La denuncia di Pietro Palau Giovannetti, presidente del Movimento per la Giustizia Robin Hood e di Avvocati senza Frontiere, vittima da oltre 20 anni di una persecuzione massonico-giudiziaria, senza precedenti nella storia del diritto, da parte delle procure di Milano e Brescia, su cui non è stata mai svolta alcuna indagine.
Oltre 750 procedimenti sparsi nelle procure di tutta Italia e condanne a ben 6 anni di reclusione per pretesi “reati ideologici” per avere avuto il coraggio di denunciare la corruzione giudiziaria e le collusioni tra massoneria, mafia, politica e istituzioni.
A riguardo, pubblichiamo un’intervista rilasciata da Francesco Saverio Borrelli al Corriere della Sera in data 10.5.1997, che la dice lunga sull’epilogo di “mani pulite” e l’esistenza di massoni coperti nel pool di Milano, nella quale l’ex Procuratore di Milano, nominato con l’intervento di Craxi, afferma di “non avere mai avuto neppure il più vago e remoto sentore“, aggiungendo con ancora minor credibilità di escludere che alcuno dei colleghi possa essere iscritto alla “massoneria ufficiale“. La curiosità è che quelle sei misteriose schede, riguardanti magistrati di Milano, non le ha potute conoscere neppure il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti che pure, dopo un lungo tira e molla, era stato autorizzato dall’allora Presidente del Consiglio Prodi a prendere visione del fascicolo con la procedura ultrariservata della lettura “solo per gli occhi“, senza estrarne copia, e senza portarlo via dalla sede del Sisde. Insomma quelle sei misteriose schede pare siano sparite nel nulla. Forse è questa la ragione per cui l’ex Procuratore capo di Milano afferma che crede non lo riguardino personalmente?
Quello che possiamo affermare con certezza è che le “delicatissime indagini” affidate alla Procura di Brescia, che pare fosse l’unica ad avere ricevuto copia dal Sisde delle schede, sono state affossate e che l’ex Procuratore capo di Brescia Lisciotto, anch’egli appartenente alla P2, aveva occultato in soffitta oltre 26000 fascicoli, senza neppure registrarli nel registro delle notizie di reato, molti dei quali riguardanti denunce della Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood nei confronti di magistrati di Milano e lo stesso Borrelli.
Chissà se l’ex Procuratore di Milano Borrelli lo hai mai sospettato?
Dossier Achille, il mistero di sei schede.
di Calabrò Maria Antonietta e Paolo Biondani
Pronta la relazione del Comitato parlamentare servizi che ha preso visione di tutti i rapporti del Sisde tranne quelli inviati in copia alla Procura di Brescia. Dossier Achille, il mistero di sei schede. Massoni “coperti” nel pool di Milano? Borrelli ride: ci accusano di tutto, ma questa poi… L’ organismo presieduto da Frattini lamenta una “questione insoluta”: non aver preso visione delle parti che riguardano le inchieste ambrosiane. L’ INTERVISTA. Il procuratore: Davigo direbbe che ci rivoltano come un calzino.
ROMA. Sei schede, dai titoli inquietanti, documenti su cui la Procura di Brescia ha in corso delicatissime indagini. E’ questo il “cuore” segreto del piu’ segreto dei dossier, il famoso fascicolo “Achille” del Sisde che doveva contenere presunte schedature di magistrati, soprattutto quelli del pool di Milano. Quelle sei misteriose schede non le ha potute conoscere neppure il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti che pure, dopo un lungo tira e molla, era stato autorizzato alla fine dello scorso novembre dal Presidente del Consiglio Prodi a prendere visione del fascicolo con la procedura ultrariservata della lettura “solo per gli occhi”, senza estrarne copia, e senza portarlo via dalla sede del Sisde.
L’incredibile storia di quest’ultimo “santuario” di “Achille” e’ descritta nero su bianco nella Relazione conclusiva di 56 pagine che il Comitato parlamentare ha approvato all’unanimita’ il 29 aprile. Giovedi’ scorso il documento e’ stato consegnato al presidente della Camera, Luciano Violante, per la pubblicazione, e il Corriere e’ in grado di anticiparlo. Il Comitato sostiene – senza mezzi termini – che “il Sisde non ha consentito l’esame di atti pur certamente conservati nei propri archivi e di indubbio interesse per l’attivita’ di referto al Parlamento“.
Il ministro dell’Interno Giorgio Napolitano, ascoltato in proposito nel corso di un’audizione a San Macuto il 3 aprile scorso – riferisce la Relazione – ha dovuto ammettere, alla fine, che quelle schede erano state “tolte dal contenitore” del dossier e trasferite in un altro archivio di via Lanza. “Lo stesso ministro dell’Interno – e’ scritto piu’ oltre – nel corso dell’audizione, ha preso atto della esistenza, in tale vicenda, di una questione tuttora insoluta”. Il fatto e’ che i componenti del Comitato (otto, in rappresentanza di tutte le forze politiche, presieduti da Franco Frattini di Forza Italia) in un primo tempo non si sono neppure resi conto del fatto di essere stati “bypassati”.
Ai documenti mancanti, infatti, spiega la Relazione, nel fascicolo visionato dai parlamentari “corrisponde nelle pagine di protocollo progressivo, l’indicazione, nello spazio bianco, delle parole: “inviato all’autorita’ giudiziaria di Brescia“. “Tali circostanze avevano indotto i componenti del Comitato a ritenere – continua la Relazione – che l’unico mezzo idoneo a consentire la visione della parte mancante del fascicolo “Achille” fosse quella di ottenerne, come era avvenuto nel 1996 per altre schede, la trasmissione in copia dalla Procura della Repubblica di Brescia”. Ma ecco la sorpresa. “Il procuratore Tarquini ha comunicato di avere acquisito dal Sisde le schede in questione (…) in copia e non in originale”. L’interesse dei parlamentari, in particolare, per le sei schede era nato dai “titoli” con cui esse sono individuate nel fascicolo, titoli che la Procura di Brescia aveva comunicato al Comitato parlamentare descrivendone sinteticamente l’oggetto: “1) “Novita’ in vista nell’inchiesta tangenti di Milano”; 2) “Voci su manovre internazionali contro la lira”: nel documento vi sono notizie provenienti da fonti “autorevoli” su presunti contatti tra magistrati (Di Pietro) e ambienti, anche internazionali, in grado di determinare tali manovre; 3)” La vicenda Lega – Cardinale Martini”; 4) “Il giudice Colombo indaga in Svizzera”; 5) “Avviso di garanzia a G. Balboni Acqua; 6) “Ancora indiscrezioni sulle influenze della politica ebraica”; il documento fa riferimento alla possibile appartenenza a logge massoniche coperte di magistrati della Procura di Milano”. Insomma, il problema delle sei schede costituisce davvero “una questione insoluta”, anche e soprattutto se si tiene conto che lo stesso responsabile del Viminale, Napolitano, ha rassicurato, a nome del governo, il Comitato parlamentare sul fatto che nessun magistrato e’ mai stato spiato e in particolare quelli del pool milanese di Mani Pulite a cominciare dalla sua punta di diamante, Antonio Di Pietro.
Questo l’esito delle ricerche, ordinate dallo stesso ministro Napolitano, che secondo il Comitato e’ “condivisibile” (nonostante le polemiche, sottolinea la relazione, e le strumentalizzazioni che in passato sono state fatte dell’intera vicenda). Una circostanza di non poco conto – sostiene il testo – visto che Napolitano e’ il primo responsabile del Viminale “espresso da una parte politica che dal dopoguerra ad oggi non ha mai avuto la responsabilita’ del dicastero”. Una valutazione “tranquillizzante”, dunque, delle informative del Sisde di cui e’ stata esclusa ogni possibilita’ di “collegarle a finalita’ di indebita interferenza sull’attivita’ della Procura milanese”, pur essendo le notizie “prive di rilevanza istituzionale per il servizio”.
Un giudizio su cui ha pesato molto la stessa audizione – nella passata legislatura – dello stesso Antonio Di Pietro “il quale ha affermato – in merito ad alcuni fatti descritti in una delle schede del fascicolo – che gli stessi erano proprio quelli da lui raccontati ad Achille Serra”, all’epoca questore di Milano. Resta, comunque, l’anomalia delle sei schede mancanti. Esse con ogni evidenza fanno parte del “filone” di raccolta di notizie relative all'”attivita’ della Procura di Milano”. Che, si noti, e’ solo uno (il secondo in ordine di conservazione) dei cinque “capitoli” in cui si divide il dossier “Achille”, in base alla sistematizzazione che ne ha fatto il Comitato. Il primo e’ quello sulle “correnti della Dc romana“, sul ruolo di Vittorio Sbardella, e della corrente andreottiana nel sistema delle privatizzazioni avviato nel ’92. Il terzo, nutritissimo, riguarda “informazioni su alti esponenti vaticani“, comprese notizie sulla salute del Papa, e l’esistenza di varie correnti “politiche” all’interno della gerarchia ecclesiastica. Il quarto riguarda invece vicende interne della Rai (organigrammi, progetti). Il quinto: notizie varie.
L’INTERVISTA A BORRELLI. Il procuratore: Davigo direbbe che ci rivoltano come un calzino.
MILANO. “Beh, questa non l’avevo mai sentita. Che vi devo dire?
Non penso che quelle schede mi riguardino personalmente. Ed escludo nel modo piu’ assoluto che esista qualcosa di fondato su altri magistrati del pool. Io non ho mai avuto neppure il piu’ vago e remoto sentore che tra gli attuali colleghi di questa Procura possa essercene qualcuno iscritto a logge coperte. E nemmeno alla massoneria ufficiale”.
Saverio Borrelli, ancora in ufficio alle otto di sera, commenta con tono non preoccupato ma divertito l’ultimo mistero romano: un documento del Sisde di cui si conosce solo il titolo, che accenna a oscure “influenze della politica ebraica” sulle inchieste di Tangentopoli. Ipotizzando pure “una possibile appartenenza a logge massoniche coperte di magistrati della Procura di Milano”. Informato di questa inedita appendice del famoso “dossier Achille”, Borrelli sorride: “Non ne sapevo nulla. In questi anni ci hanno accusato di tutto, ma e’ la prima volta che salta fuori la massoneria“. Nella relazione, i parlamentari si chiedono dove siano finiti gli originali di 6 schede del Sisde su Milano. “Se nelle copie non manca niente, non capisco bene la rilevanza del problema. Documenti di quel tipo non sono sottoscritti. Quindi, tra originali o copie, che differenza fa?” Lo sapeva che, su quelle 6 schede, indaga la Procura di Brescia, che e’ l’unica ad averne le copie? “Anche questa mi giunge nuova. Bisognerebbe almeno conoscere lo stato del procedimento: siete sicuri che, magari, non sia stato gia’ archiviato?” Perche’, ha qualche sospetto sull’origine della “velina” massonica? “Per carita’, io posso fare solo un’ipotesi. L’unica cosa che mi viene in mente e’ la valanga di denunce presentate da Pietro Palau Giovannetti…” Chi, il presidente dell’associazione “Robin Hood”? “Proprio lui. La conosce la sua storia? Quel signore abitava in uno stabile di un immobiliarista milanese, Virginio Battanta. Ricevuto lo sfratto, Palau lo ha denunciato. Poi, quando e’ finito sotto inchiesta per due fallimenti, ha cominciato a presentare esposti a Brescia contro i pm di Milano che, a suo dire, non avrebbero indagato. Di li’ e’ nato un groviglio di inchieste a catena, con decine o forse centinaia di denunce incrociate… Penso che ora se ne occupi Trento… Ma non escludo che prima o poi, passando da una Procura all’altra, finisca tutto a Trieste”. E la massoneria cosa c’entra? “Una delle tante denunce di Palau fu indirizzata al procuratore Cordova, che all’epoca era titolare della maxi – inchiesta sulle logge coperte.
Che io ricordi, quella e’ l’unica denuncia che abbia mai ipotizzato “infiltrazioni giudaico – massoniche”, espressione forse usata in senso generico, approssimativo, tra i magistrati di questa Procura”. Insomma, l’ennesima bufala. Questa storia delle schede segrete, pero’, prova che, prima dell’Ufficio “I” della Finanza, anche il Sisde spiava il pool. “Fin dall’inizio di Mani pulite avevamo messo in conto che le nostre vite private sarebbero state… rivoltate come un calzino, come si e’ fatto dire a Davigo. In cinque anni di indagini, mi sembra che siano stati toccati centri di potere abbastanza importanti. Era prevedibile che la nostra attivita’ avrebbe ricevuto un’attenzione spasmodica. Va detto pero’ che tutti questi controlli clandestini non hanno portato a nulla, se non a qualche disgrazia personale per Di Pietro a Brescia”. Essere spiati, insomma, non sempre e’ dannoso… Borrelli ride. “Un vantaggio c’e’: le nostre mogli hanno la prova che, quanto a fedelta’ coniugale, possono stare tranquille”.
10 maggio 1997 – Corriere della Sera
N.d.R.: Dell’efficenza dei controlli del Sisde e sulla fedeltà coniugale e credibilità dell’ex Procuratore capo di Milano si nutrono fondati sospetti, poiché al di là della diffusa appartenza di magistrati a logge massoniche coperte e non è fatto notorio che il Dott. Francesco Saverio Borrelli avesse come amante proprio una P.M. della Procura di Milano.