CHI DENUNCIA L’INQUINAMENTO IN SLOVENIA E CROAZIA FINISCE PER COMMETTERE REATO.
E’ la solita giustizia alla rovescia. Il segretario degli Amici della Terra – Friends of the Earth di Trieste e consigliere nazionale degli Amici della Terra Italia, Roberto Giurastante, è stato condannato dal Tribunale locale per avere presentato una denuncia alle autorità italiane ed europee contro gli inquinamenti dell’aria e del mare prodotti in Italia, Slovenia e Croazia dall’inceneritore e dal depuratore della città. La magistratura locale ha infatti emesso contro di lui un “decreto penale”, che in Italia consente di accusare, indagare e condannare una persona senza nemmeno avvisarla (e senza processo), affermando che egli non rappresenterebbe la sua stessa associazione. Questa condanna assurda serve in realtà a negare a Giurastante ed all’associazione ambientalista locale il diritto legale di opporsi all’archiviazione di una denuncia che tocca interessi e responsabilità degli influenti amministratori, politici ed organi giudiziari di Trieste che non hanno ancora fatto cessare questi ed altri inquinamenti gravi e documentati. I Friends of The Earth di Trieste e lo stesso Giurastante sono gli autori delle principali indagini e denunce, anche a livello europeo, contro gli inquinamenti industriali nella provincia di Trieste, la violazione delle norme di sicurezza sugli impianti industriali pericolosi (Legge Seveso) e la violazione dell’obbligo di informazione e prevenzione sul rischio nucleare relativo al porto ed alla vicina centrale sloveno-croata di Krsko.L’associazione locale triestina, che ha piena autonomia giuridica, ha subìto anche pesanti attacchi dalla dirigenza nazionale politicizzata di “Amici della Terra Italia” (Roma), che per questo motivo è ora sotto inchiesta da parte di Friends of The Earth International.
Il Segretario di Greenaction Transnational Paolo G. Parovel
LA STORIA IN SINTESI.
L’Associazione Amici della Terra Trieste affronta da anni con coraggio e fermezza potenti, radicati cartelli imprenditoriali e politici locali dello smaltimento illecito di enormi quantità di rifiuti tossici e degli appalti (ne hanno monopolizzati illecitamente per oltre mille miliardi di lire negli ultimi vent’anni), e le loro connessioni e protezioni nazionali radicate in reti di corruzione ordinaria e mafiosa. Sono le camorre del settentrione, affini e collegate a quelle del resto del Paese. L’Associazione ottiene successi e consenso, ma subisce minacce anche gravi. Si finanzia da sola e tiene duro da anni con difficoltà personali e collettive immaginabili.
Per bloccarci, questi poteri forti, ci denuncia il suo Presidente, hanno esercitato pressioni sulla nostra associazione nazionale. Che alla fine ha deciso di revocarci l’autorizzazione all’uso del nome e del marchio. Ci siamo opposti a tale illegittima decisione richiedendo l’intervento dell’associazione internazionale Friends of the Earth di cui facciamo parte. La federazione internazionale ha deciso quindi un procedimento di ispezione nei confronti di Roma riservandosi ad esito dello stesso di sospendere gli AdT Italia dell’associazione internazionale. L’accusa è di comportamento antidemocratico e violazione dei principi di Friends of the Earth International. Rosa Filippini (presidente AdT Italia), sotto ispezione internazionale, si è rivolta all’autorità giudiziaria italiana avviando cause civili e proponendo quelle penali contro di noi. Il Tribunale Civile di Trieste ha inspiegabilmente accolto in appello il ricorso di Roma. Inspiegabilmente, e senza motivazioni in quanto, in primo grado il ricorso era stato rigettato per mancanza dei presupposti (eravamo accusati di portare un danno all’associazione nazionale e internazionale, ma non sono riusciti a dimostrarlo visto che con le nostre azioni difendiamo solo l’ambiente e i diritti dei cittadini, e questo non è un danno …. semmai ….). La decisione è stata presa da un collegio giudicante presieduto dal presidente del Tribunale di Trieste Arrigo De Pauli (gli altri due componenti erano Riccardo Merluzzi e Arturo Picciotto).
Sul piano penale la Procura della Repubblica di Trieste procedeva a richiedere l’archiviazione delle nostre denunce escludendoci dai procedimenti come parte offesa e civile. Si arrivava così all’illegittima archiviazione di alcune importanti inchieste senza che noi potessimo opporci. Si trattava di casi, solo per citare i più importanti, quali l’inquinamento del terrapieno di Barcola (una delle principali discariche a mare di diossina e rifiuti industriali della provincia di Trieste) e della gare d’appalto pubbliche truccate (caso parcheggi). Alcuni di questi procedimenti venivano archiviati nonostante fosse in corso un’istruttoria da parte della Commissione Europea e da parte di altri organi giudiziari. Nei procedimenti che venivano archiviati gli indagati erano quasi sempre influenti politici e imprenditori della nostra regione.
Le nostre denunce venivano quindi trasformate in azione penale contro di noi, senza svolgere alcuna indagine, con l’arbitraria accusa di avere falsamente rappresentato l’associazione Amici della Terra. Da qui il decreto penale di condanna richiesto dal Procuratore di Trieste Nicola Maria Pace. Nel capo di imputazione si legge: “Per avere con più azioni esecutive di un medesimo disegno crminoso, al fine di procurarsi il vantaggio costituito dalla maggiore rappresentatività delle denunce sporte in quanto all’apparenza riconducibili ad una associazione ambientalista di rilevanza nazionale avente titolo ….. indotto in errore i magistrati del pubblico ministero presso il Tribunale di Trieste e dell’ufficio GIP presso il Tribunale di Bologna, loro indirizzando nel primo caso l’esposto denuncia 9/3/2007 nei confronti del sindaco di Trieste e nel secondo atto in data 10/4/07 contenente opposizione alla richiesta di archiviazione ed integrazione della precedente denuncia, attribuendo a se, in entrambi gli atti, redatti su carta intestata Friends of the Earth la falsa qualità di segretario del Club di Trieste Amici della Terra, benché tale qualità, cui la legge riconnette gli effetti giuridici di cui all’art. 91 c.p.p. citato, fosse venuta meno per effetto di revoca dell’autorizzazione all’utilizzo del simbolo e del nome del Club precedentemente intervenuta da parte della direzione nazionale dell’associazione Amici della Terra.
La denuncia a cui si fa riferimento riguardava l’inquinamento dell’inceneritore e del depuratore di Trieste. All’interno di questa denuncia veniva anche messo in evidenza che il sindaco di Trieste aveva pubblicamente affermato che i magistrati dovevano vergognarsi per avere parzialmente sequestrato l’inceneritore a tutela della salute pubblica. Qualsiasi cittadino avesse dichiarato tanto sarebbe stato rinviato a giudizio. Nel caso del sindaco di Trieste invece accadeva che nessun magistrato triestino si riteneva offeso dalle sue dichiarazioni. La Procura di Bologna (competente sul caso) richiedeva l’archiviazione della mia denuncia senza indagini, travisandone tra l’altro il contenuto, e la Procura di Trieste avviava l’azione penale nei miei confronti. L’inceneritore era stato intanto dissequestrato.
L’accusa nei miei confronti non si regge perché:
– Il Club di Trieste degli Amici della Terra ha da statuto completa autonomia giuridica;
– Il logo e il nome dell’associazione appartengono a quella internazionale e non a quella nazionale;
– L’associazione internazionale Friends of the Earth non solo non ha avallato l’illegittimo comportamento degli AdT Italia, ma anzi ha avviato, su nostra denuncia, un’azione di ispezione nei confronti dell’associazione nazionale riservandosi di sospenderla;
– le denunce erano da me presentate come segretario del Club di Trieste di Friends of the Earth – Amici della Terra gruppo autonomo, e con piena autorità giuridica, dagli Amici della Terra Italia;
– ogni cittadino può presentare, se riscontra una violazione, di legge denuncia alle autorità competenti le quali devono procedere.
Sono preoccupanti le affermazioni del Procuratore di Trieste Pace secondo il quale le denunce hanno un peso diverso a seconda di chi le presenta (maggior rappresentatività per le denunce …..).
Ad ogni modo, per maggiore sicurezza, avevamo fin dal novembre 2006 provveduto ad informare la Procura della Repubblica di Trieste della situazione determinatasi tra noi e Roma depositando tra gli altri anche i documenti inviatici dalla Federazione Internazionale di Friends of the Earth in cui si comunicava l’avvio dell’ispezione nei confronti degli AdT Italia. Ribadivamo inoltre la nostra completa autonomia giuridica che ci consentiva (e ci consente) di agire senza alcuna delega da parte dell’associazione nazionale. L’autonomia giuridica ci è peraltro riconosciuta dallo stesso Stato visto che abbiamo un nostro codice fiscale.
Tutto questo veniva dimostrato con prove documentali pure al Tribunale di Trieste nelle cause civili intentate dagli AdT Italia.
Sia la Procura della Repubblica che il Tribunale di Trieste non tenevano, senza motivazione, in alcuna considerazione le prove da noi presentate.
Dal codice etico dei Magistrati:
Art. 13 – La condotta del Pubblico Ministero
Il pubblico ministero si comporta con imparzialità nello svolgimento del suo ruolo.
Indirizza la sua indagine alla ricerca della verità acquisendo anche gli elementi di prova a favore dell’indagato e non tace al giudice l’esistenza di fatti a vantaggio dell’indagato o dell’imputato.
Evita di esprimere valutazioni sulle persone delle parti o dei testi, che non siano conferenti rispetto alla decisione del giudice e si astiene da critiche o apprezzamenti sulla professionalità del giudice e dei difensori.
Non chiede al giudice anticipazioni sulle sue decisioni, nè gli comunica in via informale conoscenze sul processo in corso.
Nel mio caso il P.M. (Procuratore della Repubblica di Trieste Nicola Maria Pace) pur essendo a conoscenza delle prove a mio discarico le ha completamente omesse inducendo cosý in errore anche il G.I.P. che doveva decidere sul decreto penale di condanna.
Roberto Giurastante
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