Giuseppe Caldarola, 31 anni, avvocato a Reggio Emilia è figlio del questore di Trento, Angelo Caldarola.
Il provvedimento, di cui hanno dato notizia oggi vari giornali locali e quotidiani risulta riguardare un’inchiesta della Procura di Brescia, eseguita dalla Squadra mobile della polizia della città lombarda, in merito ad un giro di permessi di soggiorno falsi, in cui sarebbe coinvolto anche un ex vigile emiliano. Giuseppe Caldarola, che esercita la professione da pochi anni, alle ultime elezioni comunali si era presentato come candidato in una lista civica a Reggio Emilia. Giuseppe Calderola è accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e uso di atto falso. Ma per lui non si sono aperte le porte del carcere, come accade di norma per gli extracomunitari: ha ottenuto subito gli arresti domiciliari. L’inchiesta nella quale è rimasto impigliato il giovane legale – da quel poco che filtra dagli ambienti investigativi di Brescia – sarebbe scattata partendo da un gruppo di cittadini pachistani che dalla zona di Brescia gestivano una lucrosa compravendita di permessi di soggiorno ottenuti con false certificazioni. Una maxi inchiesta che vede coinvolto anche un ex vigile urbano, residente in provincia di Reggio, a cui è stato notificato l’obbligo di firma. L’indagine era partita oltre due anni fa in concomitanza con il termine delle regolarizzazioni del decreto flussi del 2007, quello diventato famoso col nome di «Click-Day». Bocche cucite, adesso, in Procura e in Questura. La Mobile di Brescia starebbe ancora lavorando per ricostruire con esattezza quanto accaduto tra il 2007 e il 2008 sulla «gestione», considerata illegale, dei permessi di soggiorno. Toccherà allo stesso Caldarola provare a difendersi, nei prossimi giorni, davanti ai magistrati. Una notizia choc, quella del suo arresto, che ha messo in subbuglio l’ambiente del foro reggiano e ha lambito anche la politica cittadina, visto che Caldarola, nelle ultime elezioni comunali, si era presentato come candidato della lista civica guidata da Luigi Piscopo, un ex ispettore di polizia. L’avvocato alle urne ottenne però solo 18 preferenze. Da quanto filtra dagli ambienti investigativi bresciani, nell’indagine che ha permesso di smantellare l’organizzazione che gestiva il mercato «nero» di permessi di soggiorno, sarebbero coinvolte parecchie altre persone. Personaggi che avrebbero avuto ruoli importanti nello scovare stranieri pronti a sborsare denaro per ottenere la regolarizzazione in Italia.
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