Giudice, imprenditore e avvocati romani

 

PERUGIA (26 luglio) – Ci sono un giudice e due avvocati di Roma tra i cinque arrestati dai carabinieri per corruzione, concussione ed altri reati. L’inchiesta è svolta dalla sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri di Perugia e della capitale.

In manette un ex imprenditore edile, sua moglie e i due figli, entrambi avvocati, tutti residenti a Roma: sono quattro dei cinque arrestati dai carabinieri al termine dell’operazione “Mattone d’oro” che ha portato anche all’arresto di un giudice. L’indagine – condotta dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della procura di Perugia – sarebbe scaturita da una denuncia dell’Avvocatura generale dello Stato su un contenzioso riguardante appalti tra il ministero della Difesa e la ditta dell’imprenditore arrestato.

Gli arrestati sono il giudice onorario della IV sezione bis civile del tribunale di Roma Giovanni Dionesalvi, l’imprenditore in pensione Giampaolo Mascia, la moglie Piera Balconi e i loro due figli, gli avvocati Vittorio e Giammarco.

L’ accusa contestata a vario titolo è associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Gli atti erano già stati vagliati dal procuratore di Roma, Giovanni Ferrara che poi li aveva trasmessi per competenza al capoluogo umbro. Secondo gli inquirenti la famiglia Mascia avrebbe promesso e dato “utilità” al giudice onorario del tribunale capitolino di in relazione alla gestione di alcune esecuzioni immobiliari affinchè fossero ritardate o quantomeno non eseguite.

«La condotta del giudice Giovanni Dionesalvi è stata sempre, tecnicamente, corretta ed in linea con quanto imposto dal codice di procedura civile». Così l’avvocato Remo Pannain, difensore del giudice onorario della IV sezione bis civile del tribunale di Roma.

Falsificando gli atti, chiedevano denaro dal ministero della Difesa per presunte «riserve» (in realtà inesistenti) relative ad alcuni lavori edili eseguiti dall’imprenditore edile, sardo ma residente a Roma, in strutture militari della Sardegna fra gli anni ’80 e ’90..

Dal gennaio scorso ad oggi, gli investigatori hanno quantificato un giro d’affari di un milione di euro. L’attività andava avanti da anni. Gli inquirenti sono alle prese con decine di migliaia di documenti da analizzare (per trasportare una parte di questo materiale da Roma a Perugia è stato necessario un furgone).

Ieri si sono svolti gli interrogatori di garanzia per le cinque persone arrestate giovedì scorso, con la collaborazione dei carabinieri della stazione di Porto Cervo (Sassari). Dopo la convalida degli arresti, per tutti è stata confermata la custodia in carcere. Il giudice e uno degli avvocati, arrestati a Roma, si trovano nel carcere di Capanne, a Perugia. Gli altri tre sono stati arrestati in Sardegna: la donna è rinchiusa nel carcere di Sassari, l’imprenditore e l’altro suo figlio avvocato sono nel carcere di Tempio Pausania.

Il giudice avrebbe ottenuto anche l’esecuzione di lavori edili gratuiti nella sua villetta a Porto Cervo, in cambio della sua partecipazione alla presunta associazione a delinquere. È quanto hanno potuto accertare gli investigatori, che stanno ancora svolgendo indagini anche per valutare altri eventuali vantaggi ottenuti dal giudice.

La ditta edile di Mascia negli anni ’80 e ’90 aveva eseguito lavori in strutture militari in Sardegna e, dopo circa 15-20 anni, aveva cominciato a presentare ricorsi (135 in tutto) alla magistratura civile per ottenere denaro dal ministero, facendo risultare (falsificando gli atti) l’esistenza di riserve legate a quei lavori. In molti casi i ricorsi erano stati trattati dallo stesso giudice arrestato, che aveva emesso i relativi decreti ingiuntivi alla Banca d’Italia, dando la possibilità all’imprenditore di riscuotere il denaro. In altri casi il giudice avrebbe tentato di parlare con i suoi colleghi per agevolare le pratiche.

da ilmessaggero.it

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