mercoledì 18th, aprile 2007 / 14:26 Written by Pietro Palau
Intervista al Presidente di Avvocati senza Frontiere
Dott. Pietro Palau Giovannetti
(Sintesi dell’intervista su Radio 1 nella rubrica “Ipocrity correct”, messa in onda domenica 8.4.07)
Domanda: In che misura si può parlare di equivoci ed errori giudiziari?
Risposta: Gli equivoci e le ingiustizie che ne derivano nel mondo del diritto raramente nascono per caso. Lo studio della storia del diritto e l’esperienza mi hanno portato a capire che l’equivoco è una delle componenti essenziali della millenaria ambiguità della giustizia e della cultura giuridica, su si è retto sino ad oggi ogni tipo di sistema politico. Ovviamente compresi quelli attuali delle moderne democrazie, che ne rappresentano forse storicamente l’espressione più evoluta di ipocrisia mai prima raggiunta dal potere, che dagli equivoci e dalla equivocità dei fini della giustizia si alimenta e trae il suo dominio.
Domanda: Quando parla di ”millenaria ambiguità della giustizia” a quali casi si riferisce?
Risposta: Basti pensare, essendo tra l’altro in periodo pasquale, al processo intentato a Gesù di Nazareth per lesa maestà dell’Imperatore, in quanto secondo l’accusa avrebbe attentato al suo potere temporale, per essersi proclamato “Re dei Giudei”. Mentre dagli atti processuali risulta che Egli abbia invece dichiarato inascoltato: “Il mio Regno non è di questo mondo”. Tale primo più famoso “equivoco” della storia cristiana, legittimato dal diritto romano vigente, evidenzia l’uso perverso del diritto e l’ambiguità dei fini della Giustizia, che ha condannato alla più atroce delle morti, come pericoloso sovversivo, un uomo che predicava solo l’amore e la compassione, caratterizzando il suo agire al pensiero della nonviolenza. Cioè l’esatto contrario delle motivazioni contenute nella sentenza che lo ha condannato alla crocefissione.
Domanda: Secondo Lei quindi Diritto e Giustizia sono incompatibili?
Risposta: J.Derida, uno dei maggiori filosofi contemporanei, in “Forza di legge, il fondamento mistico dell’autorità”, domandandosi quale effettiva possibilità abbia il Diritto di accedere alla Giustizia, ha acutamente messo in luce l’insanabile <scissura tra diritto e giustizia>, affermando che il diritto è in rapporto asimmetrico con la giustizia, nel senso che “laddove c’è diritto non ci può essere giustizia”… “ per il semplice motivo che la forma giuridica è l’esito dei rapporti di forza politico-economici”. L’equivoco ha quindi la funzione di presentare il Giusto come ingiusto, il rovescio come diritto, l’impuro come puro e l’effimero come essenziale, onde legittimare il dominio del male sul bene. Diritto e Giustizia ritengo non siano comunque di per sé inconciliabili, nella misura in cui la collettività sarà in grado di farli coincidere, assumendosi la responsabilità della difesa del diritto e della legalità.
Domanda: In che modo la società civile può assumersi la difesa del diritto?
Risposta: Semplicemente vivendo nel rispetto dei Diritti Umani, della Verità e delle regole, facendo ciascuno il proprio dovere, senza guardare in faccia nessuno, secondo il comune senso di giustizia. A partire dai governanti e dai giudici che le regole le dovrebbero fare rispettare, e spesso sono i primi a violarle.
Domanda: Qual’è secondo Lei la corretta definizione di “equivoco”?
Risposta: Le risponderò con le parole di Heiddeger, un altro grande filosofo, secondo il quale “l’equivoco insieme alla chiacchiera e alla curiosità è una delle manifestazioni essenziali dell’esistenza anonima quotidiana”. Nell’equivoco, spiega Heiddeger: “tutto sembra essere compreso, afferrato ed espresso con purezza, e invece non lo è; oppure non lo sembra ed invece lo è”. Esso “offre alla curiosità ciò di cui va in cerca e alla chiacchiera l’illusione che tutto venga in esso deciso”. Non le pare che è proprio ciò che accade nelle aule di giustizia, dove ogni giorni si spendono fiumi di parole e di sovente, senza cogliere l’essenza dei fatti, si distorce la verità, costruendo false certezze che catturano la curiosità e il consenso?
Domanda: Se lo dice Lei che è il Presidente di Avvocati senza Frontiere… sarà così… Ma allora come possiamo evitare gli equivoci e gli eccessi del potere?
A mio avviso, semplicemente cercando di vivere in maniera più profonda e autentica, operando a partire da noi stessi, una vera e propria rivoluzione delle coscienze, che passi attraverso un diverso modo di intendere il potere e le istituzioni giudiziarie e il ruolo dei cittadini nel processo di mutamento in atto. Qualcosa che nel nostro piccolo stiamo cercando di fare attraverso l’opera del Movimento per la Giustizia e Avvocati senza Frontiere.
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