ESPOSTO PENALE ED AMMINISTRATIVO DI ANTONIO GIANGRANDE
Così è per il Dott. Antonio Giangrande che invano invoca da anni l’applicabilità dell’art. 416 bis c.p. o di altre norme penali e amministrative, in quanto più persone, in special modo i Consiglieri dell’Ordine degli Avvocati, Magistrati e Professori Universitari, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della funzione pubblica e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti realizzano profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri o procurano voti a sé od ad altri in occasione di consultazioni elettorali politiche, amministrative e di categoria professionale.
Nella particolareggiata denuncia si legge che “i soggetti su indicati, identificati attraverso la loro partecipazione come commissari alle varie sessioni d’esame di abilitazione forense tenutesi negli ultimi 6 anni presso tutte le Corti d’appello d’Italia, in generale, ed a Lecce, in particolare:
1. al fine di sottacere l’evasione fiscale e contributiva a danno dei praticanti avvocato;
2. al fine di limitare indebitamente la concorrenza professionale forense;
3. al fine di essere rieletti nel Consiglio dell’OrdineAvvocati, attraverso il voto di scambio, conseguente alla raccomandazione elargita;
4. al fine di gestire gli incarichi giudiziari;
5. al fine di introitare profitti e realizzarsi socialmente a danno di soggetti deboli;
6. al fine di occultare ogni sistematica violazione del diritto di difesa dei soggetti deboli e di ogni altro abuso ed omissione Forense e Giudiziaria;
in qualità della carica rivestita e in qualità di commissari d’esame nelle varie sessioni d’esame per l’abilitazione forense truccano gli esami stessi, con l’intento di selezionare i candidati secondo affidabilità e nepotismo, anziché secondo preparazione e valore, affinché il sistema fondato sulla solidarietà, sull’omertà e sull’assoggettamento per realizzare profitti, non venga scalfito”.
Non mancano ovviamente le ritorsioni per coloro i quali come il dott. Antonio Giangrande cercano di ribellarsi, quale la reiterata bocciatura e la persecuzione penale per reati inesistenti, con l’impedimento di ogni attività di difesa. Tale denunciata attività qualificata dal querelante come “mafiosa” si basa in sede di esame e di valutazione:
a) sui suggerimenti dati durante la prova scritta e le agevolazioni alle copiature su altri compiti, su testi e sull’utilizzo di cellulari e computers palmari;
b) sulla correzione dichiarata valida, ma avvenuta in tempi insufficienti;
c) sulla mancanza di motivazione riferita alle valutazioni date;
d) sull’impedimento all’autotutela o al diritto di opposizione alle valutazioni date;
e) sul rapporto tra idonei e omonimia con persone influenti e studi legali affermati;
f) sul rapporto territoriale di provenienza tra commissari e idonei;
g) sulla disparità di percentuale di idonei tra le varie sedi d’esame;
h) sulla sistematica opera d’insabbiamento delle innumerevoli denuncie penali presentate per abuso d’ufficio dei commissari d’esame.
Questo sistema criminale non ha potuto impedire l’intervento del Parlamento, che resosi conto dell’illegalità perpetrata, con la L. 180/03, ha punito tutti i componenti delle commissioni d’esame:
1. i consiglieri dell’ordine degli avvocati sono stati cacciati;
2. i magistrati e i professori sono stati sbugiardati, in quanto si è prevista l’incompatibilità territoriale tra candidati e commissioni d’esami. Gli scritti effettuati presso una sede di Corte d’Appello, ma le correzioni effettuati presso altra sede.
Certo è strano che, affermato formalmente l’esistenza di un sistema mafioso, anche attraverso i dibattiti in Senato e alla Camera in sede di conversione del D.L.112/03 nella L.180/03, non si è proceduto penalmente contro Avvocati, Magistrati e Professori Universitari. Come strano è che anche quest’anno si è prorogato questo sistema mafioso, lasciando le commissioni libere di poter raccomandare i loro protetti come e quanto prima, mentre al posto dei Consiglieri dell’Ordine degli Avvocati in carica sono subentrati coloro i quali lo erano precedentemente. Giusto per dire che la legge non è uguale per tutti. Giusto per dire che i mafiosi non sono tutti uguali. Per questi motivi, sperando che almeno presso l’autorità adita si applichi la legge senza impunità ed immunità e senza distinzione di ceto o di categoria, l’esponente conclude presentando esposto penale ed amministrativo contro i soggetti identificati da soli, o in correità con persone non conosciute, per gli atti e i fatti e per i reati applicabili, scaturenti da una doverosa indagine, con istanza di punizione, con riserva di costituzione di parte civile nell’instaurando procedimento penale, che a quanto ci consta è stata archiviata senza alcuna indagine, nonostante la richiesta di sequestro penale dei compiti corretti, oltre all’audizione di tutti coloro, informati dei fatti, che, non risultati idonei, sono disposti a rompere l’omertà. Sarebbe bastato, secondo il Dott. Antonio Giangrande, verificare le denuncie insabbiate, presentate contro le commissioni d’esame.
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