E’ morto così Stefano Biondo, con la faccia a terra, legato come un animale con un cavo elettrico, “per asfissia meccanica violenta – secondo i medici legali – indotta da compressione sulle vie aeree (naso e gola) o, anche, per compressione della gabbia toracica, ad opera di terze persone, nel tentativo di immobilizzarlo…” .
Stefano aveva appena 21 anni, il suo unico “torto” era quello di essere affetto da autismo e classificato come “disabile psichico”.
Rifiutato dalle comunità terapeutiche di Siracusa e Provincia viene ricoverato per quasi tre anni nel locale reparto di psichiatria, per morire barbaramente il 25 gennaio 2011 nella Casa Famiglia denominata con una certa ironia “Oasi della Speranza”, dove si trovava da appena 36 ore, a seguito di un provvedimento di urgenza del Tribunale di Siracusa (Giudice Milone) che intimava entro un mese al Sindaco e ai dirigenti sanitari locali di trovargli una adeguata sistemazione…
E’ la sorella, Rossana La Monica, a segnalarci il caso e a denunciare il tentativo della locale Procura di insabbiare tutto.
Ci scrive che, dopo avere appreso dai telegiornali quello che è accaduto a Franco Mastrogiovannni in un altro lager psichiatrico, ha rivissuto la dolorossima storia della morte del fratello minore avvenuta per la mano assassina di chi avrebbe dovuto curarlo.
Ci chiede di aiutarla a fare in modo di accertare la verità sulla morte del fratello.
La storia si ripete.
La contenzione come principale metodologia terapeutica, l’indaguatezza del personale infermieristico e delle strutture sanitarie, le condizioni di degrado morale in cui vengono tenuti i degenti ai quali viene tra l’altro imposto di rimanere vestiti tutto il giorno con il pigiama, senza che sussistano necessità di sorta, condizionandoli a ritenere di essere malati cronici.
Rossana affida il suo sfogo anche al web, chiedendo aiuto alla comunità virtuale per avviare una battaglia di verità che porti all’accertamento delle responsabilità penali non solo dell’infermiere che aveva l’affidamento del fratello ma anche dei vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale che hanno colposamente permesso e determinato con comportamenti omissivi e negligenti, contrari alle loro funzioni, un calvario di quasi tre anni, conclusosi nel più tragico dei modi.
L’autismo è una malattia che colpisce un numero sempre maggiore di famiglie soprattutto al sud.
Di questa forma di disabilità si conosce ancora troppo poco e le famiglie che vivono questo dramma conducono una vita difficile, spesso abbandonati al loro destino senza alcun sostegno da parte delle istituzioni sanitarie.
Lo scorso 31 ottobre Stefano Biondo avrebbe compiuto 23 anni.
In occasione del suo compleanno si è tenuta a Siracusa l’inaugurazione della sede di “Astrea”, un’associazione socio-culturale nata per volontà dei suoi familiari, con lo scopo di favorire programmi a tutela dei minori e dei disabili.
Il triste epilogo della breve vita di questo giovane con il cuore e l’anima da bambino non deve rimanere impunito. E’ compito delle Autorità di far luce sulle responsabilità della sua barbara uccisione da parte del personale infermieristico, affinchè casi del genere non si ripetano mai più, ponendo fine alla pratica della contenzione.
“La nostra iniziativa – dice Rossana La Monica – vuole sensibilizzare il territorio alla difesa dei più deboli. Stiamo intraprendendo numerose collaborazioni con altre associazioni. Ci proponiamo di organizzare servizi di assistenza a portatori di handicap, ai minori in difficoltà, alle donne sole e molestate, vogliamo essere un punto di riferimento per chi vive ai margini della società”.
Il nome scelto per il progetto non è casuale. “Astrea – continua Rossana – è una figura della mitologia greca che simboleggia la giustizia. La stessa che chiedo a gran voce per Stefano, morto in un luogo dove avrebbe invece dovuto essere curato e tutelato”.
Secondo il Dott. Francesco Coco, Consulente del P.M., il decesso di Stefano è stato provocato da “asfissia meccanica da soffocazione causata o dalla chiusura diretta di naso e bocca o dalla compressione di gabbia toracica”..
Conclusioni che confermano l’ipotesi accusatoria della sorella e di alcuni testimoni che il decesso di Stefano sia stato cagionato da atti dolosi posti in essere dall’infermiere che lo ha barbaramente “incaprettato” a terra, legandolo con del cavo elettrico, impedendogli di muoversi e respirare, fino all’asfissia fatale.
E’ vergognoso che ciò nonostante il P.M. abbia chiesto l’archiviazione.
Solo la ferma opposizione della famiglia di Stefano alla richiesta di archiviazione ha per ora impedito l’insabbiamento del caso, nell’ambito del quale l’infermiere ritenuto responsabile è indagato per omicidio colposo.
Sono figli di un dio minore, osserva amareggiato un genitore di un altro ragazzo autistico che non intende rassegnarsi.
La vicenda di Stefano ne è una triste testimonianza con i continui rimpalli alla ricerca di una sistemazione sempre negata.
“Ma adesso – commenta amaramente la sorella – un posto dove non darà fastidio glielo hanno trovato: una bara”.
Lì non darà più fastidio a nessuno nel frenetico mondo moderno, completamente disumanizzato e asservito agli interessi della politica e del mercato, dove la sanità è solo un business nelle mani delle mafie e delle multinazionali farmaceutiche.
I malati sono solo cavie, numeri, posti letto, o carne da macello, perdendo la loro dignità e dimensione di esseri umani.
Nessuno trova il tempo per soffermarsi a riflettere sulla condizione dei portatori di disturbi autistici e le cause da cui originano.
Gli scienziati non hanno finora individuato le origini della malattia, conclude la sorella di Stefano, ma molti esperti concordano sull’influenza dei fattori ambientali sullo sviluppo cerebrale dei bambini durante la gravidanza o nei primi mesi di vita.
La signora Rossana La Monica ha scritto anche al Ministero della Giustizia che ha trasmesso l’esposto alla competente autorità giudiziaria, ribadendo laconicamente di non avere “alcuna facoltà di interferire né sulle decisioni già rese dall’autorità giudiziaria, né sui procedimenti in corso dinanzi ad essa.”
Noi sappiamo che non è così e continueremo a seguire il caso e siamo pronti a costituirci parte civile.
Pietro Palau Giovannetti
(presidente Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood)
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