LA COLLINA DI PORTO SAN ROCCO (MUGGIA) NELLA SENTENZA DI CONDANNA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA CONTRO L’ITALIA PER LE DISCARICHE ILLEGALI

DOVE CI SONO DISCARICHE ILLEGALI C’E’ MALAGIUSTIZIA. ORA SI PROCESSINO I GIUDICI CHE HANNO COPERTO GLI ILLECITI EDILIZI ACCANENDOSI CONTRO LE PARTI LESE.

Lo scorso 22 settembre la Commissione per le petizioni del Parlamento Europeo ha confermato a Greenaction Transnational che nella causa C-135/05 che ha portato alla sentenza
di condanna contro l’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea (26 aprile 2007) per le discariche illegali presenti sul territorio nazionale è stata inserita anche la discarica realizzata nel marina di Porto San Rocco nel comune di Muggia. Questa discarica ha una storia particolare. Si è trattato infatti di un’opera di occultamento di rifiuti tossico nocivi coperta dalle amministrazioni pubbliche.
La discarica è stata infatti eseguita seppellendo 18.000 metri cubi di terra inquinata provenienti dal cantiere del marina turistico sotto una collina artificiale fronte mare sulla quale veniva pure costruito un parco
giochi per bambini. La collinetta era quindi funzionale a coprire quello che a tutti gli effetti era uno smaltimento illecito di rifiuti. La pericolosità di tale discarica (contenente concentrazioni elevate dei cancerogeni metalli pesanti) venne denunciata pubblicamente e all’autorità giudiziaria dal
responsabile di Greenaction Transnational Roberto Giurastante, con l’unico risultato di finire rinviato a giudizio su richiesta del P.M. Federico Frezza accolta dal G.I.P. Paolo Vascotto.
L’accusa era di avere leso l’onore della società responsabile della discarica comunicando pubblicamente il rischio che gli inquinanti contenuti nella collinetta artificiale potessero percolare e finire nel mare antistante (pochi metri di distanza) con gravi conseguenze per gli ignari bagnanti.
Lo stesso G.I.P. Vascotto non provvedeva al sequestro dell’area inquinata nonostante il rischio per la salute pubblica  fosse stato segnalato anche dal Nucleo Ecologico dei Carabinieri (N.O.E.).
Nessun altro provvedimento (a parte il rinvio a giudizio dell’ambientalista) venne preso dall’autorità giudiziaria. Lo stesso dicasi per le amministrazioni pubbliche competenti (Comune di Muggia, Provincia di Trieste, Regione Friuli Venezia Giulia) che, basandosi sul giudizio dell’autorità giudiziaria, nulla fecero per bonificare la pericolosa discarica. Roberto Giurastante presentò quindi una petizione al Parlamento Europeo e una denuncia alla Commissione Europea da cui scaturì il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia Europea.
Ora laconferma della condanna da parte delle suprema autorità giudiziaria dell’Unione Europea che fa giustizia su una situazione di incredibile inversione della legalità, come troppo spesso purtroppo accade di vedere nella degradatissima Italia delle ecomafie di Stato.
La Commissione Europea precisa che se le autorità italiane non si conformeranno alla sentenza, potrà essere decisa una seconda richiesta alla Corte di Giustizia per l’imposizione di sanzioni economiche.
L’importanza della sentenza è evidente. La “collinetta artificiale” di Porto San Rocco strenuamente difesa dalla istituzioni italiane ha aperto la strada per l’inserimento delle altre discariche del “sistema
Trieste” nel procedimento di infrazione in corso. E pone un non piccolo problema per le amministrazioni pubbliche che hanno coperto gli inquinatori e che ora potrebbero trovarsi a rispondere direttamente dei danni.

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