AUGUSTA: Un’altra strage preannunciata con la complicità dello Stato e della mafia?
Dobbiamo morire, sì; ma non essere assassinati dalle Istituzioni!
C’era una volta… MARINA DI MELILLI.
Non è l’inizio di una favola, ma una delle pagine più oscure e vergognose della storia italiana.
Io sono un cittadino di Augusta, quarantamila abitanti, una città tra Catania e Siracusa, dove c’era anche MARINA DI MELILLI.
Il nome di Augusta, di solito, ormai, si trova unito a PRIOLO e MELILLI, con le quali condivide un destino amaro: l’olocausto industriale.
Forse, un giorno, questa tragedia entrerà a pieno titolo nei libri di storia come Bhopal, Chernobyl, Minamata, Seveso, Hiroshima, Auschwitz.
Sono poche, credo, in Italia, le città che come Augusta, si trovano esposte a ben tre rischi: sismico, chimico-industriale e militare. Ma di questa città e del suo triste destino si preferisce non parlare.
Ma quando se n’è parlato, lo si è fatto quasi sempre perché era successo qualcosa di grave.
Non è di tutti questa sorta di “guiness dei primati”: su 40 kmq di territorio sono state concentrate 12 industrie ad alto rischio (tre centrali termoelettriche, una fabbrica di cloro a celle di mercurio, quattro raffinerie, un cementificio, un inceneritore, una fabbrica di magnesio, un depuratore, ed altro).
Un territorio con viabilità fatiscente ed insufficiente, disseminato di discariche – non se ne conoscerà mai il numero esatto; un territorio più volte interessato da eventi sismici rilevanti; un territorio su cui insistono basi militari italiane, NATO ed USA; un territorio con una grave emergenza igienico-sanitaria in atto (accertato tasso di mortalità per cancro superiore al 30%; 1000 bambini nati malformati negli ultimi dieci anni; patologie legate al degrado ambientale del territorio; mare non balneabile dove è stato scaricato perfino mercurio in enormi quantità…
Su un territorio dichiarato dal Ministero dell’Ambiente nel 1990 ad alto rischio di crisi ambientale, e recentemente definito dal prof. Corrado Clini, assimilandolo a Porto Marghera, area in piena crisi ambientale, come se tutto ciò non bastasse, per decisione dell’attuale classe politica dirigente della Regione Sicilia, una centrale termoelettrica sarà, in parte, riconvertita a carbone ed in parte trasformata a “termovalorizzatore” per il trattamento di 500.000-650.000 tonnellate annue di rifiuti urbani indifferenziati provenienti dalle province di Enna, Catania, Siracusa e Ragusa.
Rimane irrisolto un altro problema: dove saranno smaltite le altre 173.000 tonnellate/anno di rifiuti tossici e nocivi della zona industriale di Augusta-Priolo?
Non c’è da preoccuparsi: detti rifiuti è stato decretato che verranno smaltiti nella progettata piattaforma polifunzionale che, guarda caso, sarà costruita anch’essa ad Augusta.
All’inquinamento attuale, che si protrae da oltre 50 anni, si aggiungerà anche quest’altro voluto dal Presidente della Regione Cuffaro.
Se mettessimo insieme il numero dei morti e dei feriti degli incidenti industriali, degli infortuni sul lavoro, e se unissimo ad essi il numero di morti per tumori ed il numero dei bambini malformati, potremmo parlare, senza alcuna retorica, di strage: ma di UNA STRAGE DI STATO.
Forse un giorno, verranno le telecamere a documentare l’ennesimo disastro, ad innescare polemiche, dibattiti e passerelle.
Ma non sarebbe opportuno che le telecamere venissero ora per evitare ulteriori disastri?
Distinti saluti.
Sac. Prisutto Palmiro
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