IN MEMORIA DI VALERY MELIS, VITTIMA DI UNA AMBIGUA MISSIONE DI PACE, A BASE DI "URANIO IMPOVERITO"….

IN MEMORIA DI VALERY MELIS, VITTIMA DI UNA AMBIGUA MISSIONE DI PACE, A BASE DI “URANIO IMPOVERITO”….

a cura del “Comitato Genitori militari Caduti in tempi di pace”

Quando nel luglio scorso ci recammo in Sardegna per prendere contatti con i familiari dei militari deceduti a causa dell’uranio impoverito, non sapevamo quanto questo viaggio ci potesse coinvolgere, portando alla luce una serie di storie di pura follia e disumana indifferenza da parte dello Stato e delle Istituzioni.

Abbiamo compreso che non eravamo i soli genitori ad essere le uniche “vittime sacrificali” dei soliti trucchi, bugie e ipocrisie, con cui di norma vengono ripagati i parenti dei giovani militari, che hanno dimostrato lealtà, fiducia e amore verso il Paese, tanto da offrire la loro stessa vita. Il giorno del nostro “l’Unione Sarda” pubblica la morte di Fabio Porru, giovane cagliaritano di 29 anni, caporalmaggiore della Brigata Sassari, ucciso dalla leucemia dopo tre anni di malattia “guadagnata sul campo” dopo una delle tante “missioni di pace” in Bosnia.

Nella stessa pagina viene pubblicata la lettera del Tenente Cristiano Pireddu, il quale attraverso il giornale invia una lettera aperta al Capo dello Stato, Ciampi, dall’emblematico titolo “lo Stato ha dimenticato Valery”. Ed è così che poco dopo con vivo sgomento apprendiamo che il Ten. Pireddu è stato sospeso con effetto immediato dal servizio e dallo stipendio…!

Incontrammo i genitori del soldato Salvatore Vacca di Nuxsis, morto a causa della leucemia, pure guadagnata nei Balcani in “missione di pace”. Incontrammo anche il fratello del soldato Giuseppe Pintus di Assemini, anch’egli deceduto di ritorno da altra “missione di pace” …!

Non trovammo invece il Caporalmaggiore Valery Melis di Quartu S. Elena. In quei giorni Egli era ricoverato nella nostra città di Milano, città dalla quale faceva la spola da ormai tre anni a causa di cure presso l’Istituto Oncologico Europeo, affetto da “linfoma di Hodgkin”. Malattia di guerra contratta a causa delle due missioni di pace nei Balcani (in Kosovo e Macedonia), ove i nostri alleati americani hanno sganciato le famigerate bombe all’uranio impoverito dagli effetti micidiali e di cui l’Esercito Italiano si è sempre ben guardato dal rivelare la nocività, anzi facendo di tutto per nasconderne i reali pericoli, condannando a morte (in tempi di pace) i nostri poveri figli.

Per quattro anni, fino alla morte Valery è stato abbandonato dallo Stato, il quale si è limitato a risarcire solo il 40% delle spesi di viaggi e soggiorni ai familiari, costretti anch’Essi a condividere la sofferenza del figlio (spese peraltro recuperate con molti mesi di ritardo e dietro defatiganti procedure).

La Sua famiglia è stata lasciata nelle maglie della burocrazia e della indifferenza. I genitori hanno dovuto vagare da un ospedale all’altro (Cagliari, Napoli, Milano alla ricerca di un miracolo che non si è avverato), senza ricevere le cure che avrebbe potuto ricevere negli Stati Uniti, in quanto “non previste” dal ns. sistema sanitario.

Valery, un ragazzone di 1 metro e 83 cm, dal viso sereno e sempre sorridente, anche quando ormai privo di capelli, bruciati dalla chemioterapia e dalla debolezza che non lo sorreggevano più. A chiunque gli chiedeva come stava, rispondeva sempre con un sorriso malinconico: Bene, Bene.

A settembre un trapianto di cellule staminali estratte dalla sorella, ma ci si rende subito conto che non va bene (altri due casi eseguiti contemporaneamente su altri due pazienti si rivelano subito mortali).

Subito dopo subentra un blocco renale acuto che lo costringe a dialisi renale presso l’Ospedale Humanitas, dialisi che si effettua ogni 48 ore a mezzo di lettiga che lo trasporta da un ospedale all’altro finché non viene trasferito definitivamente. Ma il destino ormai segnato si accanisce oltremodo su di lui con una nuova complicanza: il sopraggiungere di una insufficienza respiratoria tonica e la necessità di vivere quotidianamente con la maschera d’ossigeno e febbre alta continuamente. Qui giunto, sicuramente Egli percepisce la fine ormai prossima. Vuole tornare a casa nella Sua Sardegna.

Nel silenzio assoluto delle Istituzioni, si sta consumando l’esistenza di un altro martire ed eroe. Sentiamo la mamma tutti i giorni, ci racconta del male che incalza inesorabilmente nel più assoluto silenzio.

Nasce in noi la rabbia e un estremo tentativo di scuotere l’opinione pubblica da sempre disinformata, ma soprattutto i vertici delle Istituzioni; così, parafrasando un noto film americano, tentiamo l’ultimo appello: SALVIAMO IL SOLDATO MELIS. Grazie al computer inviamo l’appello via e-mail al Capo dello Stato, al Presidente del Consiglio, al Ministro della Difesa e al Ministro della Salute e fornendo gli indirizzi di posta elettronica lo inviamo a quante più persone conosciamo, con preghiera di inviarli a quante più persone, amici, parenti o solo conoscenti che a loro volta li inviano ad altri.

Il Cagliari Calcio e tutti i suoi giocatori che da sempre gli sono stati vicino giocano una partita indossando una maglietta con scritto a caratteri cubitali: VALERY MELIS, VOI l’avete dimenticato! NOI NO !!!

Valery Melis ci ha lasciati la sera di mercoledì 4 febbraio 2004, alle 22,30, attorniato come sempre dai soli genitori, dal fratello e dalla sorella. Solo quattro ore prima forse disturbati da una valanga di e-mail da Roma arriva via telefono l’offerta di un aereo militare pronto a trasportarlo ovunque i familiari desiderano. Ironia della sorte dopo tanto silenzio il tentativo di mettersi a posto le coscienze.

Anna Cremona e Angelo Garro

 

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