CASE POPOLARI: UNA SENTENZA IN FAVORE DELLA MAFIA POLITICA
A partire degli anni ’70, 200 assegnatari di alloggi popolari si erano rivolti all’Autorità Giudiziaria, chiedendo accertarsi il vincolo di pertinenzialità dei box e la restituzione dei canoni pagati in eccedenza, a seguito dell’indebita pretesa di ex IACP (ora ALER) di esigere canoni a valori di libero mercato.
I legali del Movimento per la Giustizia Robin Hood che hanno patrocinato, gratuitamente, la causa, intervenendo in giudizio quale O.N.L.U.S., denunciano la palese illegittimità della sentenza e l’omessa applicazione, da parte del Tribunale, degli artt. 817 e 818 c.c. che fissano i principi inderogabili, in base ai quali viene regolato il regime delle pertinenze tra alloggio e box.
E’, infatti, da ritenersi pacifico che in base ai Bandi di concorso, ai contratti di assegnazione e alle vigenti leggi sulle locazioni urbane, gli Istituti Case Popolari non possano liberamente determinare il canone dei box, in quanto assegnati quali pertinenze.
Cosa, invece, contrastata dall’ALER che sostiene che il box sia un “bene di lusso”, non meritevole della stessa tutela riservata all’edilizia abitativa, da considerarsi alla stregua di un’unità commerciale.
Singolarmente il Tribunale ha accolto questa bizzarra tesi senza fornire alcuna motivazione sul punto e senza tener conto della costante giurisprudenza dello stesso Tribunale e della Corte d’Appello di Milano, nonché della Cassazione, favorvole agli inquilini.
Ciò, mentre i box delle case degli Enti pubblici assegnate ai magistrati (con stipendi 10 volte superiori ai pensionati minimi dell’ALER) continuano a venire considerati pertinenze !
Del caso si sta occupando la 1^ Commissione Referente del Consiglio Superiore della Magistratura e la Procura di Brescia in quanto la dr.ssa Peschiera, in base all’Ordinamento del C.S.M.,, non può esercitare le sue funzioni giudicanti nello stesso Distretto di Corte di Appello in cui svolge la professione di avvocato il di lei marito.
Si ipotizzano i reati di malversazione, abuso d’ufficio e falso ideologico, finalizzati a favorire gli interessi dei partiti che controllano l’ALER, onde procurare un flusso ininterrotto di illeciti profitti, valutabile in svariate centinaia di miliardi, se si considerano le circa 9000 famiglie, assegnatarie di alloggi popolari, costrette a versare, da oltre 25 anni, canoni di locazione non dovuti, nonché a riscattare i box, separatamente dall’alloggio, a valori di libero mercato che hanno raggiunto circa 20.000 euro !
Si tratta, sicuramente, della causa più lunga nella storia del diritto del lavoro in Italia.
I legali di “A.S.F.” preannunciano appello e ricorso alla Corte di Strasburgo, in quanto i cittadini non sono più disposti a farsi defraudare dei loro diritti nè dall’ALER nè, tantomeno, da quei magistrati che non applicano le leggi, assecondando gli interessi del potere.
Corre l’obbligo di denunciare che questo comunicato è stato diffuso a tutte le agenzie giornalistiche, senza che nessun quotidiano riportasse la notizia, seppure di rilevante interesse per ben 9000 famiglie lombarde assegnatarie di alloggi popolari.
Evidentemente, si teme che la gente conosca la verità sul reale funzionamento della giustizia, che se ne parli e si organizzi di conseguenza.
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