Contestata dall’Agenzia delle Entrate all’Immobiliare Agbi il mancato versamento di venti milioni di euro. Procedimento tributario insabbiato e un solo anno di reclusione con pena sospesa e indultata.
Condanna veramente mite tenuto conto della gravità del reato di frode fiscale. In specie se paragonata alla pena che possono ricevere un giornalista e l’Editore che hanno il coraggio di pubblicare notizie che riguardano poteri occulti, società finanziarie, palazzinari, faccendieri massoni e magistrati che ne favoriscono le illecite attività.
E’ questo il caso de Danilo Pieri, ex amministratore della Agbi e liquidatore dell’Immobiliare Montana, società controllata dal Gruppo finanziario Castelfalfi, proprietaria dello splendido omonimo borgo nel comune di Montaione, ceduto dal noto faccendiere milanese Virginio Battanta alla multinazionale tedesca Touristik Union International. Operazione quest’ultima stranamente non è entrata nelle carte del procedimento davanti alla Commissione tributaria o nel fascicolo della Procura con cui l’Erario avrebbe potuto ripianare il suo credito.
La colossale evasione fiscale al centro dei due distinti procedimenti uno tributario e l’altro penale a carico della Immobiliare pratese e del suo amministratore, indagato per frode fiscale, pare sia stata così conclusa, come riferito dal quotidiano il Tirreno.
L’Agenzia delle entrate aveva ipotizzato un’evasione di oltre 10 milioni di euro, che tenuto conto delle sanzioni e degli interessi supera i 20 milioni, per quanto è stato possibile ricostruire finora.
Nessuno parla volentieri di questa storia, riferiva già un paio di anni fa il cronista de Il Tirreno, “nonostante o forse proprio perché ci sono in ballo un bel po’ di soldi”, con cui si sa aggiungiamo noi si possono “ungere” molti ingranaggi.
Tutto ha origine dalla compravendita, a cavallo tra il 2003 e il 2004, di un immobile industriale per un valore di alcune decine di milioni di euro in provincia di Milano, di proprietà della società immobiliare pratese Agbi (Acquisto gestione beni immobili) con sede in via Tasso. Una società per azioni attiva da oltre sessant’anni che alla fine del 2002 si è trasformata in srl.
La società ora è amministrata da Pierluigi Leoni, succeduto a Danilo Pieri, condannato per frode fiscale. Un primo accertamento relativo all’Iva gli contestava il mancato pagamento di circa 5.400.000 euro. Un secondo accertamento relativo all’Ires ipotizzava un’evasione di altri 4.900.000 euro. Per quanto riguarda l’Iva, la società Agbi fingeva di aderire al pagamento e avrebbe versato circa 1.600.000 euro, dopo di che interrompeva i versamenti e con una tecnica collaudata faceva ricorso alla Commissione tributaria, confidando probabilmente nei soliti santi protettori.
Dell’esito dell’udienza, fissata davanti alla quinta commissione giudice Genovese non se ne è saputo più nulla.
Nel frattempo, sulle operazioni della Agbi ha messo una pietra tombale la Procura di Prato, che dopo aver aperto un fascicolo per frode fiscale nei confronti di Danilo Pieri, ha scandalosamente accolto la richiesta di patteggiamento a un anno di reclusione (pena ovviamente sospesa e indultata), anche se sembra che il giudice per le indagini preliminari non avesse ritenuto congrua la pena, preferendo attendere l’esito del procedimento avanti alla Commissione tributaria prima di chiudere il procedimento.
Pena in effetti sostanzialmente simbolica e scandalosa per una maxi evasione da oltre 20 milioni di euro!
Ma dell’esito del procedimento tributario non si è più saputo nulla, mentre è noto che l’Immobiliare Agbi ha influenti rapporti e interessi locali, risultando controllata dal commercialista pratese Marco Magni e dalla Fiduciaria del Giglio, che fa capo a otto soci (Valentina Vichi, Pasquale Petillo, Marco Alberti, Marco Mataloni, Nicola Rabaglietti, Riccardo Rosi, Vanna Razzolini e Laura Vichi).
Nata come S.p.A., la Agbi si è poi trasformata in s.r.l. con un capitale di soli centomila euro, ovviamente insufficiente a far fronte al conto presentato dal fisco per oltre 20 milioni di euro. Ciò mentre l’ex amministratore Danilo Pieri viene lasciato dalla Procura e dal Fisco libero di portare a termine indisturbatamente la liquidazione dell’Immobiliare Montana srl, società controllata dal Gruppo finanziario Castelfalfi, e proprietaria dell’omonimo borgo nel comune di Montaione, ceduto dal noto faccendiere milanese Virginio Battanta alla multinazionale tedesca Touristik Union International. Gioiello con cui ad un certo punto della complessa maxi truffa della pratese Agbi, sembrava che la cessione di Castelfalfi potesse in qualche modo contribuire a sanare il debito dell’immobiliare col fisco.
Ma in realtà la tenuta dove è stato girato anche il “Pinocchio” di Benigni per qualche miracolo non è entrata nelle carte del procedimento davanti alla Commissione tributaria e nel fascicolo della Procura.
E mentre Danilo Pieri è uscito con una condanna simbolica c’è da chiedersi come farà l’erario a recuperare i soldi che mancano all’appello e se il Tribunale di Prato sarà così mite anche per i giornalisti come noi accusati di diffamazione o calunnia?
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