UN’ALTRA ESECUZIONE SELVAGGIA DA PARTE DELL’ALER CONTRO DUE ANZIANI INVALIDI
Il caso dei coniugi Antonio Ferrari e Vilde Elda Bini, due vecchietti ultrasettanticinquenni invalidi e gravemente malati, che, anziché venire aiutati dalle istituzioni, si vedranno buttare in mezzo alla strada e spogliati della loro unica abitazione, dove sono vissuti per oltre 30 anni, nasce con il passaggio dalla gestione Gescal a quella dell’Istituto Autonomo Case Popolari (IACP), allorquando l’ex IACP e in seguito l’ALER pongono in essere una serie di condotte volte a conseguire un flusso ininterrotto di illeciti profitti (extra legem) nei confronti dei 9000 assegnatari di alloggi popolari della Lombardia, i quali godono del canone sociale a condizioni agevolate rispetto al mercato.
Il meccanismo è quello classico utilizzato dagli speculatori del settore immobiliare: da una parte gonfiare fraudolentemente le spese accessorie e dall’altra separare le richieste di pagamento del canone dell’abitazione da quello del box pertinenziale, per cui vengono via via pretese somme sempre maggiori, prima in base all’equo canone eppoi al libero mercato, ignorando le leggi previgenti in materia di canone sociale e pertinenzialità tra abitazione e box (per cui non può venire preteso un canone disgiunto nè tantomeno a valori di libero mercato), nonché le stesse numerose pronunce del Tribunale e della Corte di Appello di Milano, tutte favorevoli agli assegnatari, tra cui i coniugi Ferrari.
In tale contesto, dopo 25 anni di cause vittoriose, durante i quali Iacp e Aler hanno ciò nonostante continuato a pretendere indebitamente maggiori somme, dietro minaccia di sfratto e azioni ingiuntive, il caso perviene agli sportelli di Avvocati senza Frontiere circa sette anni fà, quando ormai si era dimenticata l’esistenza delle vittoriose sentenze che imponevano all’ex IACP l’applicazione del canone sociale, dovendosi ritenere il locale box, compreso nella superficie abitativa dell’alloggio principale, in base ai principi vigenti.
Ciò mentre l’ALER, che era subentrato allo IACP, non si accontentava più di pretendere il solo equo canone, anziché quello sociale, più favorevole, previsto dalla legge n. 392/78, bensì esigeva, sempre dietro minaccia di sfratto ed ingiunzioni coattive, il pagamento di canoni a valori di libero mercato, mai pattuiti, né accettati dagli assegnatari che, in gran parte si erano rifiutati di firmare i nuovi contratti vessatori.
A questo punto il Sig. Ferrari, unitamente ad altre 200 famiglie, patrocinate da Avvocati senza Frontiere, chiede al Tribunale di Milano di dare esecuzione alle sentenze vittoriose che in oltre 25 anni di cause avevano visto la piena soccombenza dello Iacp, inibendo all’Aler di pretendere somme maggiori da quelle stabilite contrattualmente.
Senonché, i vari giudici milanesi incaricati erigevano un vero e proprio muro protettivo, anche in sede penale, per consentite all’Aler di continuare ad esigere somme palesemente non dovute, negando ai ricorrenti qualsiasi forma di tutela cautelare immediata, volta ad inibire gli sfratti e le pretese di canoni extra legem, pur in assenza di sottostanti contratti di locazione, in base a quali l’ALER possa legittimamente fondare le proprie pretese, che appaiono quindi di natura estorsiva (il caso è più diffusamente spiegato in altre pagine web dedicate all’Aler).
E così che, mentre le cause di merito continuano a venire trascinate da svariati decenni, che giungiamo allo sfratto degli anziani coniugi Ferrari e Bini, per cui ieri i legali di Avvocati senza Frontiere hanno depositato l’ennesimo ricorso per la sospensione dell’esecuzione.
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