a) dopo aver promosso un’inchiesta-intervista a Rai-3 Ambiente Italia (trasmessa il 5 maggio 2007) in cui denunciava, con nomi e cognomi, i «mini» conflitti di interesse di 3 autorevoli compagni di partito del Sindaco e della Dirigente Scolastica, consiglieri comunali e leader di partito locali, nelle tante lottizzazioni di Comuni limitrofi della Val d’Arbia e tutti strettamente connessi con l’attività scolastica del Maestro Fontani (Monteroni e Murlo dove insegna ora, Buonconvento e Montalcino dove insegnava prima);
b) dopo aver denunciato sulla stampa ad ottobre 2007 lo scandalo di una serie di smaccati favoritismi che denominò «Lo Scuolabus degli amici del Sindaco di Murlo» (comune limitrofo che fa parte del suo stesso ISC), che penalizzava seriamente un bambino di 6 anni iscritto alla prima classe;
c) dopo aver fondato nel 2007 un Comitato nazionale contro il mobbing e bossing scolastico, vera piaga endemica e sociale della scuola pubblica italiana, iniziativa che ebbe una larga eco sulla stampa nazionale in coincidenza del primo incontro fondativo che si tiene a Siena il 15 giugno 2007.
Per concludere, ai primi di luglio del 2008, al Maestro Fontani, già oggetto di un pesante procedimento disciplinare che potrebbe portare al suo licenziamento o comunque alla sospensione dal servizio e dallo stipendio e di un procedimento cautelare per il secondo trasferimento d’ufficio in 3 anni, la massima autorità operativa scolastica statale, il Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale della Toscana, Cesare Angotti, notificava la richiesta di 250.000 euro di risarcimento danni morali ed esistenziali.
Di seguito riportiamo la recente interrogazione parlamentare che riassume l’odissea scolastico-giudiziaria del maestro di Siena.
Pubblicato il 21 settembre 2010
Seduta n. 425
PERDUCA , PORETTI – Al Ministro della giustizia. -Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:
Una feroce ed intensa persecuzione scolastica e politica, originata da una chiara e gravissima discriminazione religiosa assecondata dalla scuola pubblica, è in corso a carico del maestro di scuola primaria della Provincia di Siena Adriano Fontani a far data dal settembre 2004;
tale sua odissea è testimoniata dalle sue denunce sulle tante e gravi ingiustizie patite e sui mille abusi del mondo della scuola “post-autonomia”, documentati anche a seguito della vasta casistica raccolta dal Comitato nazionale contro il mobbing e bossing scolastico da lui promosso che ha adesioni già in 15 diverse regioni italiane, ingiustizie e abusi finiti decine e decine di volte, fin dagli inizi, sulla migliore stampa italiana nazionale, quotidiana (“Corriere della sera”, “la Repubblica”, “Quotidiano Nazionale”, “l’unità”) e periodica (“Panorama”), sulle migliori testate televisive (TG1, TG5, RaiNews 24) e radio (Radio Radicale, RadioRai1-Radio anch’io), e hanno pure avuto vasta eco in Parlamento (due interrogazioni alla Camera presentate in data 10 marzo 2005 e 29 luglio 2008, un’audizione nella Commissione Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni della Camera in data 16 luglio 2007, un interesse dei senatori della 7a Commissione Istruzione ad acquisire elementi conoscitivi sulla vicenda);
dalla fine del 2004, per motivi scolastico-religiosi (ma poi soprattutto politici) ben documentabili, il maestro Fontani viene sommerso dalla scuola da monumentali quanto squadristiche e volutamente false ispezioni preconfezionate (le ultime due, una di 800 pagine, 2005, e una di 400 pagine, nel 2008, con relativi allegati: tutte con gravi conseguenze per lui sotto forma di punizioni disciplinari, sospensioni dal servizio, trasferimenti d’ufficio, visite d’idoneità, minacce di licenziamento) da una lunga serie di ripetuti, pretestuosi e persecutori procedimenti disciplinari privi di ogni fondamento (tre in un solo mese tra ottobre e novembre 2007, a difesa dai quali pure il difensore civico della Regione Toscana Giorgio Morales scrisse quattro mesi dopo una documentata quanto inutile lettera a favore del Fontani a tutta la filiera gerarchica scolastica locale, provinciale, regionale e nazionale), oltre che da centinaia di rendiconti scritti – tutti falsi, tendenziosi e calunniosi – che, redatti e protocollati dalla scuola, controllano ogni sua minima mossa in ogni minimo dettaglio, movimento, posizione del corpo, tono di voce, espressione testuale, interlocuzione, partecipazione a manifestazioni, riunioni, assemblee o altre iniziative perfino esterne alla scuola, fuori e dentro la scuola, nella vita reale e sul web, a partire dal 1990;
tutte le due fasi della suddetta persecutoria vicenda scolastica del Fontani si sono svolte in scuole di tre comuni limitrofi (Buonconvento-Montalcino, nel periodo compreso tra il 2004 e il 2006, e Monteroni d’Arbia, nell’anno scolastico 2007/2008) sotto due dirigenti scolastici che al contempo erano pure entrambi esponenti di spicco ed amministratori locali del partito politico egemone nei Comuni menzionati (Montalcino-Buonconvento: Mauro Guerrini che era stato al contempo due volte Sindaco del paese e membro del direttivo provinciale del partito, e deputato della fondazione Monte dei Paschi di Siena; Monteroni d’Arbia: Maria Donata Tardio che era al contempo consigliere comunale di maggioranza e membro del direttivo provinciale del partito);
tale persecuzione è diventata particolarmente intensa e feroce dal gennaio 2005, quando il primo ispettore scolastico inviato sul posto (Antonio Fratangelo, quello “naturale” dell’Ufficio scolastico provinciale di Siena) osò difendere, lodare e dare pienamente ragione al Fontani riconoscendo valide le sue proteste e condannando l’operato della scuola per la discriminazione subita e quando il suo direttore scolastico provinciale ha sostenuto le ragioni di Fontani e la relazione del “suo” ispettore: allora la direzione scolastica di Firenze prima annullò ed invalidò tale ispezione, negò illegittimamente al Fontani la relazione che lo sosteneva che aveva chiesto a norma di legge, e poi arrivarono perfino minacce di sanzioni a carico dell’ispettore, un trasferimento punitivo a carico del dirigente scolastico provinciale che sosteneva lui ed il maestro e cominciò a carico del Fontani la raffica di sanzioni ed ispezioni prefabbricate sopra descritte protrattesi per quattro anni fino al 2009;
tale persecuzione è subita dal Fontani sostanzialmente per il solo fatto di aver violato l’omertà e non aver collaborato o non aver taciuto i mille piccoli e grandi abusi, ingiustizie, discriminazioni, illegalità, scandali, arbitrii e favoritismi subiti e visti fare nel mondo della scuola od averli in qualche caso apertamente denunciati a stampa e magistratura, dopo che i mille inutili tentativi da lui fatti di “lavare i panni sporchi in famiglia” e di cercare il dialogo interno erano sempre andati a vuoto e gli avevano appunto procurato solo campagne di calunnie, sanzioni, ritorsioni e punizioni;
tale persecuzione viene inflitta a carico di un docente preparatissimo, motivato e stimatissimo come pochi e come tale inutilmente amato e difeso (a Buonconvento nel 2005, come a Monteroni nel 2008) da centinaia di genitori, alunni, ex alunni e famiglie che si sono vanamente mobilitati a suo favore e ai quali è stato perciò sempre e sistematicamente impedito di testimoniare a suo favore, ovvero in alcuni casi la testimonianza è stata assunta surrettiziamente in modo da apparire contraria al maestro; in molti casi coloro che si erano mobilitati in suo favore sono stati messi in imbarazzo, rimandati subito via ed obbligati a non parlare da parte degli ispettori scolastici inviati a suo carico, uno dei quali si è pure vantato per iscritto nella sua relazione (8 marzo 2008) di cotanti abusi, del fatto che genitori e testimoni a suo favore siano stati talvolta perfino “avvicinati” in modo minaccioso ed indirettamente puniti da autorità scolastiche e da quelle municipali politicamente vicine e colluse con il dirigente scolastico locale;
tale cinica e feroce persecuzione sta rovinando e distruggendo da tempo la salute, la vita privata e professionale, la reputazione, i risparmi e la famiglia del maestro Adriano Fontani;
fin dall’inizio della vicenda giudiziaria del Fontani (originata da un esposto del dirigente scolastico, Sindaco, deputato MPS contro di lui del 28 febbraio 2005 e non viceversa) l’atteggiamento di giudici e magistrati del Tribunale e della Procura di Siena verso i numerosi ricorsi e denunce, in sede penale e civile, presentati dal maestro Fontani è stato a giudizio degli interroganti unilaterale e fazioso, animato da chiari e gravi pregiudizi e chiusure contro di lui, manifesta ostilità e avversione verso la sua persona e le sue argomentazioni, concretizzatisi nel rifiuto totale di indagare sulle sue denunce e chiamare i numerosissimi test che Fontani citava; mentre la Procura si comportava in modo esattamente opposto quando erano i dirigenti scolastici e i politici a denunciare il Fontani, tanto che in una delle sei sentenze dei sei ricorsi, tutti persi in sede civile (ricorsi d’urgenza ex art. 700 del codice di procedura civile) egli veniva condannato e sprezzantemente definito ed implicitamente deriso, invece che difeso, come “il Serpiko della Scuola Italiana” (sentenza del Tribunale di Siena RG 530 dell’8 novembre 2005);
nella suddetta montagna di carte redatte a suo carico (appare evidente che, per quanto numerose siano le sue denunce, esse sono solo una piccola parte di quelle che avrebbe potuto e dovuto presentare a fronte di tanta mole di persecuzione e diffamatori documenti scritti a suo carico), piene di falsità e calunnie contro di lui, stilate dalla scuola contro Fontani, ricorrono decine e decine di volte diverse precise e lampanti ipotesi di reato a suo carico (diffamazioni, ingiurie, falsi, abusi ed omissioni d’ufficio, peculato, lesioni, reati associativi) ma giudici e magistratura di Siena, di fronte alle numerose inevitabili denunce del Fontani, oltre a non voler indagare come sopra detto, hanno ripetutamente schernito un cittadino in cerca di giustizia, che, senza cercare vendette personali, da cittadino retto e civile, si è dimostrato esemplarmente rispettoso del patto sociale, come uno che strumentalizza la giustizia per risolvere i suoi problemi personali e religiosi (così ha scritto a carico del Fontani il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siena Francesco Bagnai in ben tre dei suoi 13 decreti di archiviazione su 13 richieste dei pubblici ministeri a seguito delle denunce presentate da Fontani (RGNR 885-2006, R-GIP 1483-2006 DA del 14 novembre 2006; RGNR 1896-2008, R-GIP 322 del 12 agosto 2009; RGNR 2998-2008, R-GIP 494-2009 del 12 agosto 2009);
la linea della Procura della Repubblica di Siena di fronte al caso del maestro Fontani – a quanto risulta agli interroganti pienamente consapevoli i pubblici ministeri, il GIP e altri giudici del fatto che egli si ritrova contro non solo l’intera amministrazione scolastica nazionale ma tutti i poteri locali forti (nella specifica realtà senese tutti ben sanno che sarebbe più corretto parlare purtroppo di un potere unico senese) per tanti altri motivi ben documentabili oltre a quanto sopra esposto – è stata fin dall’inizio molto semplice, con le significative e del tutto confermative eccezioni di seguito riportate:
1) archiviare sistematicamente sempre tutte le numerose denunce che Fontani presenta senza mai fare alcuna indagine né chiamare alcuno dei numerosi test da lui citati perché le indagini sono definite “inutili e defatiganti” dal GIP Francesco Bagnai quando è Fontani a chiederle (RGNR 1896-2008, R-GIP 322 del 12 agosto 2009; RGNR 2998-2008, R-GIP 494-2009 del 12 agosto 2009);
2) fare invece sempre senza eccezione puntualmente e rapidamente (6 volte su 6) tutte le indagini quando sono alti dirigenti scolastici e politici a denunciare il maestro Fontani o chi lo sostiene pubblicamente perché allora le indagini non sono evidentemente più inutili e defatiganti (RGNR: 353-2553/2005, 132/2008, 2379/2008 oltre a quella contro il professor Giannino di Milano, RGNR 374-2009, pm Mario Formisano; 204/2008, pm Francesca Firrao) e procedere sempre ad avvisi di garanzia o rinvii a giudizio ogni volta che è formalmente possibile (nei primi due dei procedimenti citati sopra il pm Formisano ed il GIP Bagnai si sono dovuti fermare, loro malgrado, data l’improcedibilità formale della querela presentata contro il maestro, altrimenti lo avrebbero rinviato a giudizio);
le significative e confermative eccezioni a questa tendenza sono le seguenti:
1) finché è rimasto a Siena, il pubblico ministero Alessandra Chiavegatti (8-2008) è stato l’unico che ha sempre, prontamente e senza eccezioni fatto le indagini e convocato i testimoni sulle sei denunce del Fontani ricevute, ricavandone quattro rinvii a giudizio a carico di personale scolastico (di cui tre a carico di persone “eccellenti”) denunciato da Fontani (RGNR 364-2006 e 242-2008); ciò dimostra come siano fondate e documentate le accuse che Fontani espone in quelle sue querele che tutti gli altri pubblici ministeri e GIP rifiutano di prendere in minima considerazione, archiviando sempre e sistematicamente spesso senza neppure leggere. Ma il pubblico ministero Chiavegatti ha sempre fatto indagini ed ottenuto rinvii a giudizio (una trentina, molti dei quali “eccellenti”, tre anche nel caso del Fontani) non solo sul “Caso Fontani” ma anche e soprattutto su altre inchieste scottanti (Policlinico, Università, Carabinieri), è stata, secondo gli interroganti proprio per tale ragione, trasferita da Siena a Catania e per il maestro Fontani è stato da allora totale “buio della giustizia” alla Procura di Siena;
2) un’unica volta il pm Mario Formisano ha fatto indagini su una denuncia di Fontani di tipo “documentale”, dove non aveva indicato testimoni da interrogare (RGNR 941/2006) e da esse è risultato che laddove Fontani aveva denunciato “100” in quanto ad abusi subiti dai vertici scolastici (con l’abuso e la menzogna gli hanno negato documenti che gli spettavano), dalle indagini è risultato “150” (tali documenti contro Fontani erano pure gestiti in modo illegittimo), cioè ancora di più. Ciononostante tutto è stato archiviato dal pm Formisano e dal GIP Francesco Bagnai, che ha sempre archiviato 13 volte su 13 richieste dei pubblici ministeri su 13 denunce del Fontani nei suoi decreti di archiviazione. Non solo, ma visto che secondo gli interroganti Fontani aveva evidentemente ragione hanno pensato bene di non avvisarlo neppure della richiesta di archiviazione, come da lui richiesto a norma di legge, così non ha potuto neppur fare opposizione alla richiesta di archiviazione come era suo diritto;
3) in una denuncia del Fontani ricevuta dal dottor Formisano per la prima volta in assoluto e finora unica (per ciò che ad ora si conosce) sono stati chiamati solo due dei numerosi testimoni da lui indicati in querela (RGNR 1843/2008), significativamente ciò solo dopo che (a far data dagli inizi di marzo 2009, RGNR 1890 Firrao) Fontani aveva iniziato a scrivere, nell’intestazione delle sue opposizioni alle sistematiche richieste di archiviazione che copia andava inviata per conoscenza all’ufficio ispettivo del Ministero della giustizia ed alle massime magistrature nazionali di controllo come esposto;
a conferma dell’evidente e grave strategia di denegata giustizia che secondo gli interroganti va avanti a carico del maestro Fontani esattamente da ormai oltre cinque anni (e precisamente dal marzo 2005) ecco un prospetto che sintetizza il diverso ed opposto comportamento ed atteggiamento della giustizia a Siena a seconda che il maestro sia il denunciante o il denunciato:
a) quando è il maestro Fontani a presentare querele-esposti: da cinque anni sono state sistematicamente sempre archiviate da tre pubblici ministeri su quattro, GIP Bagnai e giudice di pace tutte le sue circa 30 documentate denunce presentate pur davanti ad evidenti e comprovate ipotesi di reato. Sempre, con le significative eccezioni sopra ricordate assai significative e confermative della tendenza denunciata, senza svolgere la minima indagine né interrogare alcuno dei numerosi test, talvolta testimoni oculari diretti dell’evento incriminato. Significativa, per confermare una chiara volontà ed una precisa strategia di denegata giustizia a carico di Fontani al Palazzo di giustizia di Siena, l’ultimissima archiviazione delle 13 archiviazioni su 13 disposte dal GIP Francesco Bagnai (RGNR 406-2009, pm Firrao; R.Gip 890-2009, decreto di archiviazione del 9 settembre 2009). Egli infatti dichiara perfino inammissibile la sua documentata opposizione ed archivia la querela del Fontani per calunnia quindi senza disporre neppure l’udienza in camera di consiglio, motivando, da una parte, con la mancata indicazione di fare indagini, mentre Fontani aveva indicato in querela ed in opposizione ben sei diretti testimoni oculari dell’evento (testimoni oculari che per il GIP non hanno un minimo requisito di pertinenza e di rilevanza in ordine all’oggetto della notizia di reato) e, dall’altra, con la mancata archiviazione della querela di partenza della controparte mentre Fontani lo avevo informato in querela che c’era stata l’archiviazione ben 15 mesi prima (10 giugno 2008). Evidentemente il GIP non ha neppure letto le documentatissime denunce e le opposizioni presentate dal Fontani. D’altra parte il GIP ha perfino scritto esplicitamente in due suoi decreti di archiviazione in modo testuale che fare le indagini da Fontani richieste nelle sue denunce è inutile e defatigante accusandolo di usare la giustizia per risolvere problemi personali e religiosi (si veda sopra). A quanto detto ha fatto eccezione solo il pubblico ministero Chiavegatti come sopra detto, poi trasferita;
b) quando sono i dirigenti scolastici, nonché esponenti politici a denunciare Fontani: premesso che, contrariamente all’affermazione riportata in certi atti giudiziari di Siena, è stata la scuola (oltre a tanti altri poteri collegati) che per prima si è messa contro Fontani (28 febbraio 2005: il primo dei procedimenti sotto elencati) e non è stato Fontani a cominciare questa guerra giudiziaria presso la Procura, sempre e senza mai una sola eccezione si è invece proceduto a rapide indagini e convocazione di testimoni si è prontamente proceduto ad avvisi di garanzia o rinvii a giudizio tutte le volte in cui è stato formalmente possibile quando la scuola ha denunciato Fontani (cinque) o chi lo ha difeso e sostenuto denunciando i gravi abusi a suo carico (uno è tutto del professor Alberto Giannino da Milano). Solo nel caso dei primi due dei citati sei procedimenti i pubblici ministeri e il GIP si sono visti costretti ad archiviare, loro malgrado, impediti a procedere a carico di Fontani solo da omissioni procedurali (mancata formalizzazione della querela), altrimenti sarebbero andati avanti perché vi avevano individuato chiare ipotesi di reato, come hanno esplicitamente scritto. Si ricorda che quando qui si scrive scuola deve intendersi (cinque volte su sei) non semplici docenti o semplici dirigenti bensì dirigenti di alto livello o dirigenti locali che ricoprono/ricoprivano al contempo localmente anche altri importanti incarichi politici (dirigenti provinciali del partito egemone da 65 anni) o amministrativi (rispettivamente sindaco e consigliere comunale di maggioranza nello stesso paese svolgevano incarichi scolastici dirigenziali) o di alta gestione bancaria (il primo dirigente che aveva operato la denuncia iniziale era pure membro della potente fondazione Monte Paschi di Siena);
eccone l’inconfutabile distinta che supporta inequivocabilmente quando detto, verificabile e controllabile: RGNR 353 o 2553-2005, pm Formisano (archiviato solo per improcedibilità, ma i reati c’erano); RGNR 132-2008, pm Formisano (archiviato solo per improcedibilità formale ma il reato c’era); RGNR 2379-2008, pm Formisano (avviso di garanzia a carico di Fontani, non si deve archiviare); RGNR 204-2008, pm Firrao (rinvio a giudizio a carico di Fontani); RGNR 374-2009, pm Formisano (rinviato a giudizio il professor Alberto Giannino da Milano); RGNR 89-2009, pm Formisano (dopo aver archiviato, come sempre, la querela di Fontani, per reciproci insulti, peraltro inesistenti, lo stesso pm fa procedere invece la controquerela della controparte: gli interroganti si interrogano sul perché, considerato che erano “reciproci” gli insulti, che ovviamente si sarebbero dovuti annullare a vicenda);
come dire che delle denunce di alti esponenti scolastici e politici locali presentate alla Procura di Siena contro Fontani nessuna è andata “sprecata”, nessuna loro querela è mai andata a vuoto (cioè archiviata subito senza indagare come invece si fa sempre con Fontani). Appare evidente ed inconfutabile che quando sono alti esponenti dell’amministrazione scolastica e bancaria o politici o amministratori che chiedono indagini a carico di Fontani, compierle contro un semplice cittadino-docente, isolato e privo di qualunque minima protezione politica o gerarchica come Fontani (per di più scomodissimo ed odiato dai potenti per le sue numerose denunce sui migliori mass media nazionali e per le iniziative civili contro gli abusi sia della scuola italiana che delle amministrazioni locali), evidentemente per i pubblici ministeri e il GIP le indagini non sono più inutili e defatiganti. C’è da chiedersi se a Siena la legge sia uguali per tutti quando un semplice cittadino ha contro simili potentati e personaggi;
clamorosa conferma di tale evidente e dichiarato doppio metro e doppia misura a seconda che Fontani sia il denunciante o il denunciato si ha quando il GIP Francesco Bagnai si esprime in modi opposti pur sugli stessi contenuti della stessa denuncia (la prima voluminosa denuncia del già citato potente dirigente scolastico, Sindaco e deputato della fondazione MPS contro di lui, 28 febbraio 2005, 5 pagine e 44 allegati: RGNR 353 o 2553-2005- Formisano; R-GIP 2481, decreto di archiviazione del 3 marzo 2006) e poi sulla controdenuncia per calunnia a suo carico su di essa basata (RGNR 1896-2008-Firrao; R-GIP 322 o 382-2009, decreto di archiviazione del 12 agosto 2009). Quando infatti il dirigente scolastico Mauro Guerrini di Montalcino, sotto cui iniziò l’odissea del maestro Fontani, fece quella prima voluminosa denuncia di tutta la vicenda alla magistratura, quelle determinate cose da lui denunciate a suo carico furono valutate dal pm Formisano e dal GIP Bagnai (R-GIP 2481-2005, decreto di archiviazione del 3 marzo 2006) come aventi valenza e rilievo penale, per cui volevano rinviarlo a giudizio (bloccati però dalla improcedibilità formale della querela), ma quando su quelle stesse determinate cose è stato il medesimo Fontani a fare una contro querela per “calunnia”, il pm Firrao e lo stesso GIP Bagnai, che prima, contro di lui, le aveva giudicate di valenza penale, cambiano idea pur di archiviare a favore del potente dirigente scolastico, Sindaco ed ora non valutano più di rilievo penale le determinate cose da lui denunciate a suo carico pur di giustificare così, per l’ennesima volta, la archiviazione della sua denuncia (R-GIP 322 o 382-2009, decreto di archiviazione del 12 agosto 2009);
in sede civile la tendenza è identica se non peggiore, come dimostrato, oltre a quanto sopra già accennato, dal fatto che nei citati sei ricorsi su sei respinti (presentati dal Fontani contro le numerose ingiuste punizioni subite) nei ricorsi d’urgenza (ex art. 700 del codice di procedura civile) da lui presentati si è addirittura avuto il caso (RG 814-2006, sentenza dell’11 marzo 2009, Tribunale di Siena) – assai emblematico e significativo per dimostrare il grave pregiudizio, la forte ostilità ed avversione, la mancanza di equità ed imparzialità, contro Fontani – in cui, pur di giustificare l’ennesima sentenza puntualmente a lui avversa, sono stati citati dal Tribunale a suo carico due documenti scolastici che, sulla base della data, risultano del tutto inesistenti ed un documento scolastico che in realtà dava ragione al Fontani e non conteneva nulla a suo carico se solo fosse stato letto anziché, come sempre è stato fatto in altre occasioni, prendere per buone e vere tutte le numerose false affermazioni ed accuse della scuola contro Fontani per quindi ricopiare acriticamente senza controllare ciò che la scuola scrive contro Fontani;
in un’altra sentenza (RG 707-2008, sentenza del 26 novembre 2008) il giudice unico del lavoro Delio Cammarosano, respingendo il ricorso di Fontani come ha fatto tre volte su tre, conferma l’assurda sospensione a suo carico di tre mesi dal servizio e dallo stipendio, dall’ottobre al dicembre 2008 (motivata dalla scuola innanzi tutto con il fatto che Fontani avrebbe disubbidito profeticamente, ad una delibera del collegio dei docenti del 14 febbraio 2007, di cui avrebbe avuto conoscenza solo 35 giorni dopo, in data 20 marzo 2007), motivandola per aver egli coscienziosamente fatto doverose note sul diario di una bambina per richiamare più volte una madre affinché non mandasse più a scuola la figlia in canottiera e priva del quaderno e libro di inglese, ciò che la esponeva a derisioni da parte dei compagni (queste note potevano essere fonte di grave violenza psicologica all’alunna, secondo Cammarosano, non potendo assolutamente egli dimostrare che l’alunna li abbia mai effettivamente avuti tali turbamenti) ed essersi lamentato della vicenda narrandola su Internet (senza far nomi ovviamente), laddove, tanto per esemplificare, a Bergamo un docente che ha spacciato droga agli alunni durante una gita a Londra ed a Milano, un altro docente lombardo che per due volte ha molestato e indotto un’alunna ad avere rapporti sessuali con lui durante colloqui sono stati sospesi dal servizio e dallo stipendio per soli due mesi;
come se non bastasse tale gratuita vessazione e grossa perdita economica di tre mesi decurtati di stipendio (valutabile in oltre 20.000 euro calcolando pure la conseguente penalizzazione di scatti e di anzianità), peraltro come sopra detto del tutto ingiustificata, a carico di un docente che fa del suo stipendio di maestro il perno economico del mantenimento della sua famiglia, il giudice unico del lavoro di Siena, noto perché pronto a riconoscere le ragioni dei lavoratori e comunque a non addebitare al dipendente ricorrente le spese anche quando, soccombente, si vede respingere i propri ricorsi, in quella sentenza citata volle ulteriormente infierire sul maestro Fontani addebitandogli pure circa 2.600 euro di spese legali talmente inesistenti che, in sede di appello, pur respingendo di nuovo il suo ricorso, la camera collegiale si vide costretta a togliere al Fontani un simile ingiustificabile addebito visto che la controparte scuola di spese non ne poteva aver avute dato che usava come legale un funzionario pagato in pianta stabile dal locale Ufficio scolastico provinciale,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia informato del dettagliato e documentato esposto di 35 pagine con numerosi allegati presentato dal maestro Fontani in data 29 maggio 2009 direttamente agli ispettori ordinariamente presenti al Palazzo di giustizia di Siena (ispettore dottor Cannavale) e dei successivi esposti integrativi di aggiornamento da lui presentati, come quello originale, sia all’Ufficio ispettivo del Ministero della giustizia di Roma Bravetta che alle massime magistrature nazionali e regionali di controllo (CSM, PG-Cassazione, PG-CorteAppello);
se, quindi, abbia disposto adeguate ed urgenti ispezioni al Palazzo di giustizia di Siena per verificare quanto dettagliatamente e documentatamente denunciato dal maestro Fontani nei suddetti esposti e quali iniziative intenda adottare per accertare eventuali responsabilità nella vicenda che riguarda un semplice, retto e stimatissimo cittadino e docente, ma notoriamente assai scomodo in entrambi i ruoli, da sempre del tutto privo di protezioni politiche e sindacali e vittima da cinque anni, da una parte, di una grave e feroce persecuzione scolastica e politico-ambientale e, dall’altra, di un’evidente strategia di denegata giustizia che risente chiaramente dell’avverso quadro ambientale descritto, il quale chiede che gli sia riconosciuto il diritto alla giustizia con la puntuale effettuazione delle indagini da lui richieste e la convocazione dei numerosissimi testimoni a suo favore da lui indicati, che ormai da oltre cinque anni attendono inutilmente di esser chiamati a difendere le numerose ed evidenti ragioni del maestro Adriano Fontani, stimatissimo, amato ed esemplare docente e cittadino che paga duramente per la sua tenacia di voler difendere strenuamente, dentro e fuori la scuola, legalità, diritto, trasparenza e democrazia: queste infatti paiono essere le sue uniche “colpe” da cinque anni a questa parte.
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