Palermo. Mobbizzata da banca, famiglia e magistrati.

Chi scrive è una cittadina palermitana che, dopo aver fatto ricorso al Tribunale del Lavoro a causa di un mobbing ventennale subito e conclusosi con il licenziamento, oltre al danno esistenziale, ha subito la beffa di non vedere presa in considerazione dai Magistrati giudicanti, in nessuno dei 3 gradi di giudizio, la propria storia di mobbing, corredata da n. 102 documenti allegati a supporto della veridicità degli episodi denunciati.

Nessun giudice è mai entrato nel merito della mia storia di vittima di mobbing per far emergere la verità dei fatti accaduti. Infatti, sia nel giudizio di 1° grado, sia in sede di Corte d’Appello, non è stata presa assolutamente in considerazione la relazione dettagliata che ho allegato al mio ricorso, non mi è stata data l’opportunità di dire una sola parola, non è stato fatto alcun cenno alla “abbondante” documentazione di prova esibita e, addirittura, neanche l’avvocato della parte avversa si è preso la briga, nella sua memoria difensiva, di contestare gli episodi denunciati. Il racconto di 20 anni di vita lavorativa distrutta dal mobbing, corredato da n. 102 documenti a supporto di ogni singolo episodio denunciato, è stato ignorato e considerato come un frutto della fantasia!!! E anche la Corte di Cassazione, che avrebbe potuto fare Giustizia, rinviando ad altro Giudice per esaminare finalmente tali allegati, disattesi dai precedenti Giudici, ha preferito, in data 11/5/2010, con una semplice ordinanza, porre la parola fine alla mia vicenda umana.

Ciò premesso

Invito chi opera nel settore Giustizia a leggere la mia storia di mobbing, appurandone la veridicità, consultando il dossier intestato al mio nome e depositato in Corte di Cassazione: basta leggere i n. 102 documenti allegati, esibiti e ordinati in ordine cronologico!!!

Qui di seguito riporto i riferimenti occorrenti per rintracciare la mia pratica:

RICORSO ex art. 413 e segg. c.p.c. (previa reintegrazione urgente del posto di lavoro) e per violazione degli artt. 1175, 1375,2087, e 2119 c.c.(“Mobbing”) tra Silvana Catalano e IRFIS Mediocredito della Sicilia spa

Tribunale civile di Palermo Sezione lavoro – Giudice: Dr. Dante Martino Fascicolo inserito nella causa civile iscritta al n. 638/2005 R.G.

Corte d’Appello di Palermo : – Presidente: Dr. Antonio Ardito

Consigliere relatore – Dr.Fabio Civiletti.

Fascicolo inserito nella causa civile iscritta al n. 782 R.G.A. 2008,

Corte di Cassazione di Roma – Presidente: Dr. Bruno Battimiello

Consigliere relatore: Dr. Saverio Toffoli.

Fascicolo inserito inscritto al R.G. 11181/09.

In particolare, chiedo che “chi può” legga i n. 102 allegati, poiché dalla semplice lettura di questi documenti emerge inequivocabilmente la verità dei fatti per i quali avevo reclamato Giustizia, documenti che certificano in modo specifico e conducente quanto raccontato e che, invece, non sono stati presi assolutamente in considerazione dai Giudici, pur avendoli agli atti.

Sembra che da più parti esista una ritrosia a identificare il mobbing, (i cui effetti, oltre ad esplicarsi nell’ambito lavorativo, distruggono ogni aspetto dell’esistenza delle vittime), come un crimine pianificato dalla “mafia dei colletti bianchi”, mirante a liberarsi di un dipendente scomodo. Chi denuncia la violenza psichica subita, si ritrova “solo” a combattere una dura battaglia, abbandonato a se stesso da chi si proclamava paladino della giustizia, isolato, talvolta, dai suoi stessi familiari, con la consapevolezza che, per proteggere il silenzio omertoso su certe vicende, esiste chi sarebbe pronto ad usare qualsiasi arma!!!

E’ da 6 anni, da quando ho deciso di denunciare la mia esperienza di vittima di mobbing, che vivo disoccupata, separata in casa dal marito, con 2 figlie che mi considerano morta, senza mai avermi affrontato per dirmi ciò di cui mi accusano. E nessuno, (parenti, amici, conoscenti ecc.) è mai intervenuto per tentare di abbattere questo muro di silenzio, le cui cause “sembra” che siano a tutti sconosciute. Ma non è possibile che nessuno sappia i motivi di tale silenzio; non è “normale” che non si siano confidate con nessuno e tutto mi porta a pensare che esse, a loro insaputa, siano state “manipolate” ad hoc per indurmi, con il loro silenzio, a desistere dalla mia lotta contro il mobbing, divenuta causa, altresì, del clima omertoso che mi circonda.

E’ inquietante il silenzio assordante che aleggia sulla storia di una vita distrutta, ampiamente denunciata da una donna che chiede da anni Giustizia!!!

Auspico di trovare, tra i tanti a cui inoltro questa lettera, qualche persona interessata a dare un “autorevole” contributo al trionfo della Giustizia, portando la mia vicenda dinanzi alla Corte Europea e utilizzando tutti gli strumenti democratici, di cui non dispone un semplice cittadino. I Tribunali italiani mi hanno dimostrato come viene affondata facilmente la semplice “barchetta” con cui una persona comune reclama Giustizia; pertanto per invocare la Giustizia Europea cerco una “corazzata” con persone che abbiano iscritto nell’anima l’ideale di Giustizia!!!

La mia vicenda è un tipico caso di doppio mobbing (è stata distrutta anche la mia famiglia) ed è solo facendo emergere la verità dei fatti accaduti che potrò ricomporre il mio progetto di vita e riabbracciare le mie figlie!!!

Se credete veramente nella Giustizia,  aiutatemi…

Silvana Catalano

Lascia un commento


NOTA - Puoi usare questiHTML tag e attributi:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>