Ecco un incoraggiamento a non denunciare il racket…
Quando l’antimafia non paga, la storia di Bernardo Raimondi
Legalità è una parola che ha un suo peso, assume le forme di giudici coraggiosi, associazioni che tutelano i cittadini ed i commercianti, può avere la forma dello Stato, ma scegliere la via della legalità non è sempre facile. Ne sa qualcosa un artigiano molto ricercato per i suoi lavori, Bernardo Raimondi, vittima per anni del racket che decise di ribellarsi a quella morsa così soffocante per affidarsi ad una associazione che lo tutelasse. Anni di peripezie, richieste più o meno palesi di “sponsorizzazioni importanti” per entrare nel circuito di protezione nelle vittime del racket, alla fine Raimondi era riuscito a trovare una soluzione, portando in giro i suoi prodotti e recentemente aveva riaperto il suo laboratorio artigianale a Borgo Molara, una frazione tra Palermo e Monreale. Proprio mentre gli affari ricominciavano a girare, con alcune commesse chieste da turisti in visita, il locale è stato dichiarato inagibile. Mancavano un paio di mensilità arretrate ma il lavoro andava bene, Raimondi sarebbe riuscito a mettersi in pari, poi l’ultima tegola. Nonostante la sua storia sia più volte finita sui media nazionali, Raimondi non riesce ad ottenere lo status di vittima dell’usura, in un silenzio che dopo ben due anni si fa assordante.
Pubblicato da Francesco Quartararo il 22 luglio 2010
http://www.blogpalermo.it/2010/07/22/quando-lantimafia-non-paga-la-storia-di-bernardo-raimondi/
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