La Toscana e il Molise, la Banca di Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio e l’acquedotto milionario, le ipotesi di riciclaggio che pesano su Denis Verdini e l’associazione di imprese Btp. Nessun delirio di metà agosto. Solo una coincidenza.
Il coordinatore del Pdl, Denis Verdini appunto, al centro di una bufera giudiziaria, avrebbe sostenuto fortemente il gruppo Btp dell’amico costruttore Riccardo Fusi.
Btp sta per Baldissini-Tognozzi-Pontello, il mega raggruppamento di imprese che ha partecipato alla gara d’appalto per la realizzazione dell’acquedotto molisano, quella gestita direttamente (con colpe gravi come hanno scritto i giudici del Consiglio di Stato) dalla Molise Acque e finita nel mirino prima della giustizia amministrativa e poi di quella penale. Anche se, sotto quest’ultimo profilo, non si muove foglia nonostante ci siano sei indagati (tutti i componenti della commissione che giudicò quegli appalti milionari, gli stessi che non avevano titoli e competenze come scrissero i giudici…) e nonostante l’allora procuratore della Repubblica, Mario Mercone, avesse fatto richiesta di incidente probatorio sugli atti dell’appalto. Fatto sta che il dottor Mercone è stato trasferito a Cassino e dell’intera questione non si è saputo più nulla. Silenzio.
Secondo i magistrati di Firenze, il Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio (la banca del coordinatore del Pdl, dicono gli inquirenti) avrebbe sostenuto la ‘spericolata attività imprenditoriale di Fusi’ – come scrive La Repubblica – in maniera poco prudente. Al punto che i dirigenti non avrebbero concesso alcun prestito alla Btp se non fosse intervenuto personalmente Verdini. Lo sostengono gli imprenditori di Bankitalia che hanno messo a soqquadro atti, documenti e quant’altro. I magistrati sospettano che fusi (patron della Btp) e Verdini siano soci occulti.
La Btp arrivò seconda nella gara per l’appalto milionario per l’affidamento dei lavori di costruzione dell’acquedotto molisano centrale. I progetti, come si ricorderà, furono esaminati da una commissione che non aveva i titoli per farlo e l’aggiudicazione fu firmata prima dell’udienza fissata dai giudici a seguito del ricorso avanzato proprio dalla Btp.
I giudici amministrativi hanno anche stabilito una sorta di ‘risarcimento’ per la Btp. Il 10% del valore della gara, sui 4 milioni di euro. Una somma importante a fronte delle stranezze che hanno caratterizzato la gestione dell’appalto milionario finita all’attenzione – per i profili di competenza – del Tar, del Consiglio di Stato, della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica. Nel frattempo alla guida dell’azienda speciale Molise Acque è stato nominato l’avvocato Stefano Sabatini.
Qualche mese fa, invece, il presidente del Cda dell’impresa di costruzioni Baldassini-Tognozzi-Pontello, Riccardo Fusi, indagato nell’inchiesta fiorentina sui grandi eventi, si è dimesso dalla carica. Fusi è accusato di corruzione e anche per associazione per delinquere aggravata dalla finalità mafiosa.
“In considerazione del particolare momento nel quale mi vengo a trovare – scrive Fusi in una lettera al cda della Btp – nell’interesse della società e di tutti i suoi addetti, ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni dalla carica di presidente del consiglio di amministrazione, cosicchè l’azienda possa continuare ad operare serenamente e senza ombre come sempre fatto. Contemporaneamente – aggiunge Fusi – avrò la possibilità di tutelare con maggiore serenità la mia persona, certo di poter dimostrare la mia totale estraneità a tutti i fatti che mi vengono contestati”.
Nell’inchiesta Fusi è indagato per corruzione con riferimento anche all’appalto per la scuola dei marescialli dei carabinieri, a Firenze. Nelle numerose telefonate intercettate, uno degli interlocutori di Fusi risulta essere il coordinatore del Pdl Denis Verdini, anch’egli indagato per corruzione con riferimento alla nomina di Fabio De Santis a provveditore alle opere pubbliche della Toscana.
Ma la Bpt entra prepotentemente anche nella regione Abruzzo con il consorzio «Federico II» nato proprio allo scopo di prendere appalti all’Aquila nel dopo-sisma, sotto gli auspici del coordinatore nazionale del Pdl Verdini. Lo stesso esponente nazionale del partito del premier ha ammesso, nell’interrogatorio davanti ai pm fiorentini, «di aver raccomandato» il presidente dell’impresa Btp, Fusi, «perché avesse qualche appalto in Abruzzo. Anche perché era in un momento in cui lavorava poco». Verdini ha parlato «delle difficoltà economiche della Btp» e del fatto che «se può aiutare un’impresa con 3mila dipendenti lo fa». Lo stesso esponente Pdl chiamò al telefono, il 17 giugno 2009, l’imprenditore Fusi indagato per corruzione, e gli passò il presidente della Regione Gianni Chiodi.
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