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PROCESSO MASTROGIOVANNI: ATTO D'ACCUSA CONTRO IL P.M. MARTUSCELLI

VALLO DELLA LUCANIA: LA PROCURA DELLA VERGOGNA!

In calce la traduzione in inglese del comunicato alla stampa estera per spezzare il silenzio sul comportamento del P.M. Martuscelli e l’intervista rilasciata a Radio Radicale dal difensore di parte civile, Avv. Michele Capano, in rappresentanza della Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood, aderente alla rete di Avvocati senza Frontiere.

Avvocati senza Frontiere pubblica in calce il testo integrale della Denuncia-Esposto, inviata nei giorni scorsi alla Procura di Napoli, al P.G. presso la Corte d’Appello di Salerno e al C.S.M., a carico del P.M. Renato Martuscelli di Vallo della Lucania, al fine di valutare la rilevanza sia penale che disciplinare delle gravi e molteplici violazioni procedimentali che si sono verificate nell’anomalo processo per la morte di Francesco Mastrogiovanni, tali da denunciare una situazione ambientale del tutto pregiudizievole.
In ordine al fumus persecutionis e al clima pregiudizievole venutisi a creare nei confronti della vittima che hanno permesso al P.M. di modificare le originarie più gravi imputazioni, chiedendo pene lievi nei confronti del Primario Di Genio e di 5 medici e 12 infermieri del lager pschiatrico di Vallo della Lucania, i legali dell’Associazione, costituitasi parte civile, premettono che tra le finalità della Onlus, oltre alla tutela del diritto alla salute e di adeguate cure e trattamenti sanitari, rientrano anche i fondamentali diritti dell’individuo e l’interesse della collettività di potere accedere ad una giustizia giusta e uguale per tutti, che sono inscindibilmente connessi alla più generale tutela del rispetto della dignità della persona umana e dei diritti dei soggetti più deboli, per cui nessuno può essere sottoposto a torture, tanto più in strutture sanitarie.
L’atto di accusa nei confronti del P.M. Martuscelli elogia l’attività in precedenza svolta dall’originario P.M. Dott. Rotondo che aveva svolto una ineccepibile attività investigativa e individuazione dei capi d’accusa, disponendo il rinvio a giudizio di medici ed infermieri, censurando con una meticolosa ricostruzione storica il comportamento tenuto dal nuovo P.M., indicato come personaggio già tristemente noto alle cronache giudiziarie per aver perseguitato la vittima dell’omicidio preterintenzionale di Francesco Mastrogiovanni, quando il povero maestro elementare era ancora in vita, sottoponendolo, ingiustamente, già vari anni orsono nel 1999, alla misura cautelare della custodia detentiva per oltre 9 mesi, per reati del tutto insussistenti a seguito di una banale contravvenzione al codice della strada per preteso “oltraggio e resistenza”, accuse del tutto infondate e pretestuose dalle quali venne poi assolto con formula ampia e sentenza di condanna dello Stato Italiano al risarcimento del danno morale di Lire 25.000.000, per l’ingiusta detenzione inflittagli a causa delle sommarie indagini svolte dal medesimo Martuscelli.
La denuncia diretta per competenza territoriale alla Procura di Napoli conclude chiedendo “svolgersi ogni più opportuna attività investigativa volta ad accertare per quale ordine di interessi e in base a quale percorso investigativo, il Martuscelli abbia demolito l’originario impianto accusatorio e probatorio già meticolosamente contestato e predisposto dal P.M. Rotondo e avvallato dal G.I.P. Nicola Marrone, nonché accertarsi se gli imputati e/o terzi soggetti legati alla struttura ospedaliera abbiano esercitato pressioni volte ad ottenere pene miti, stravolgendo il regolare corso della giustizia, secondo le originarie e più gravi imputazioni, di cui ai capi di accusa contestati nel decreto che dispone il giudizio, nonché, infine, accertarsi per quale ragione il Martuscelli abbia omesso qualsiasi indagine volta ad accertare l’illegittimità dei TSO e sulla circostanza che il primario dirigeva il reparto di psichiatria, senza avere titolo specialistico, come si evince dal curriculum, disponibile sul sito  dell’Asl Salerno, nonché sull’ulteriore allarmante circostanza che la stessa Dott.ssa Maria Luisa Di Matteo che ha firmato l’ultimo fatale TSO, rendendo, tra l’altro, falsa testimonianza, risulta invece specializzata in medicina dello sport [guasti profondi che rivelano una gestione politico-clientelare della sanità a fronte della quale vengono impunemente messi a capo di reparti specialistici soggetti privi delle necessarie qualifiche e personale sia medico che paramedico privi di idonee professionalità]”.
————————————————IL TESTO INTEGRALE ————————————————-
Consiglio Superiore della Magistratura
Piazza dell’Indipendenza, 6 00185 Roma

Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli
Dott. Henry John Woodcock

Centro Direzionale – via Grimaldi 80100 Napoli

Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Salerno

E, p.c.:
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vallo della Lucania
Alla stampa e alla pubblica opinione

DENUNCIA-ESPOSTO
A carico di: Renato Martuscelli, sostituito Procuratore della Repubblica attualmente applicato presso il Tribunale di Vallo della Lucania.

Scarica il testo integrale della Denuncia-Esposto nei confronti del P.M. Martuscelli

Per info: Segreteria Avvocati senza Frontiere 02/36582657 – 329/2158780

http://www.radioradicale.it/scheda/363282/processo-mastrogiovanni-intervista-a-michele-capano-rappresentante-di-parte-civile

TRADUZIONE IN INGLESE
COMUNICATO ALLA STAMPA ESTERA PER SPEZZARE IL SILENZIO SUL COMPORTAMENTO DEL P.M. MARTUSCELLI

Mastrogiovanni dying of compulsory medical treatment

“Lawyers without Borders” has published online the whole text of the complaint, sent a few day ago to the Naples Prosecutor’s Office, against the P.M. Renato Martuscelli di Vallo della Lucania, in order to evaluate the importance both criminal and disciplinary of the various and serious procedural irregularities occurred in the unusual proceeding for the death of Francesco Mastrogiovanni, so serious to report a very prejudicial situation.
Having in mind the fumus persecutionis and the prejudicial situation created against the victim that let the P.M. modifying the original and more serious charges, asking for slight punishment against the head physician Di Genio and five doctors and twelve medical attendants of the psychiatric lager of Vallo della Lucania, attorneys of the Association, taking civil action, say that among the aims of the Onlus, in addition to preservation of heath care right and adequate cares and medical treatments, there are also the fundamental individual rights and the interest of society to have the chance to real and fair justice, that are inseparably connected to the general preservation of the respect of human dignity and of weaker people rights, according to which no one can be tortured, furthermore in medical facilities.
The bill of indictment against Mr. Martuscelli praises the work previously done by the original P.M. Mr. Rotondo who had done unimpeachable investigation and individuation of the counts, deciding to remand doctors and medical attendants, blaming with a very meticulous historical reconstruction of the behavior of the new P.M., indicated as a character already known in the judiciary news for having obsessed the victim of involuntary manslaughter Francesco Mastrogiovanni, when the poor elementary school teacher was still alive, submitting him, unfairly, various years ago in 1999, to be remanded in custody as a precautionary measure for more than nine months, for absolutely inexistent crimes after a simple offence of road code for pretended “ assault and opposition”, accuses absolutely unfounded and used as an excuse from which he was later discharged with a sentence that condemn Italy to give him 25.000.000 lire as compensation for morale damage, for the unfair custody he was remanded after the hurried investigation done by Martuscelli himself.
The complaint sent to Naples Prosecutor’s Office, according to territorial competence, ends asking “to do any adequate investigation in order to ensure for which interest and following which investigation path, Martuscelli has destroyed the original accuses and proves already meticulously questioned and arranged by P.M. Rotondo and approved by G.I.P. Nicola Marrone, as well as to ensure if the defendants and/or others related to the hospital have done anything to have slighter punishment than the original and more serious charges, turning upside-down the normal justice procedures, and to ensure, finally, for which reason Martuscelli didn’t do any investigation in order to verify the illegitimacy of TSO and the fact that the head physician leaded the psychiatric department, without having a specialization, as you can see in his curriculum, available on Salerno Asl website, and the other fact that doctor Maria Luisa Di Matteo, who has signed last fatal TSO, given false testimony, is specialized in sport medicine [deep signs that reveal a political administration of health according to which power is given with impunity to people without the qualifications required]
Tomorrow morning 17 OTTOBRE 2012 about 12,00 a.m. there will be the final harangue of the attorneys of the Association “Movement for Justice Robin Hood”, who took civil action.

QUANDO IL P.M. FA L'AVVOCATO DEGLI IMPUTATI: LO SCANDALOSO CASO MASTROGIOVANNI

Udienza 2 ottobre 2012, Vallo della Lucania.
Per l’omicidio preterintenzionale di Francesco Mastrogiovanni, come prevedibile il P.M. Martuscelli ha chiesto di derubricare i reati più gravi, smontando l’impianto accusatorio del precedente P.M., Francesco Rotondo, “promosso” per impedirgli di concludere il processo.
La Segreteria di Avvocati senza Frontiere, mentre è ancora in corso la requisitoria, rende noto che, a seguito della mancata astensione del P.M. Renato Martuscelli che ha ignorato la richiesta del difensore della Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood, costituita parte civile con l’Avv. Michele Capano del Foro di Salerno, ha inviato un circostanziato Esposto al C.S.M. e al Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Salerno per procedere in sede disciplinare nei confronti del P.M. Martuscelli e per valutare la rilevanza penale delle gravi e molteplici violazioni procedimentali che si sono verificate nell’ambito del processo in corso da oltre tre anni.
Dopo aver sottoposto ad attenta disamina lo svolgimento del processo, nonché le attività svolte dalle parti, i legali dell’Associazione si sono resi conto dell’intollerabile assenza del P.M. che in spregio alle sue funzioni istituzionali ha assunto in maniera sfacciata, senza mezzi termini, la difesa degli imputati, cercando di minimizzare le gravi responsabilità degli stessi, rivolgendo, viceversa, le proprie attività d’accusa nei confronti della vittima, nel precipuo scopo di alleggerire le condotte dei medici e del personale  ospedaliero, nonché delle stesse forze dell’Ordine che hanno eseguito con modalità illegittime, il brutale fermo di una persona assolutamente sana di mente e pacifica che implorava di non venire portato presso il lager psichiatrico del San Luca di Vallo della Lucania, preavvertendo con grande lucidità che sarebbe stato ucciso.
A riguardo, i legali di Avvocati senza Frontiere hanno
ricordato la pregressa attività persecutoria del P.M. nei confronti del maestro elementare Francesco Mastrogiovanni, quando il povero Mastrogiovanni era ancora in vita, sotoponendolo, ingiustamente, già anni orsono, alla misura della custodia cautelare per oltre 9 mesi, per fatti del tutto insussistenti di pretesa “resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale“, dai quali l’odierna vittima è stata poi assolta con formula ampia dalla Corte d’Appello di Salerno, riconoscendo l’abuso da parte delle Forze dell’Ordine, e condanna dello Stato Italiano da parte della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo, per l’ingiusta detenzione.
L’esposto prosegue denunciando l’anomalo comportamento endoprocessuale e l’assoluta inerzia investigativa del P.M. Martuscelli, anche nel connesso procedimento R.G.N.R. 1799/09, nell’ambito del quale ha richiesto nelle scorse settimane l’archiviazione nei confronti dei medici che avevano disposto il TSO di Mastrogiovanni, risultando perciò evidentemente incompatibile e impensabile che potesse oggi sostenere la Pubblica Accusa, sostituendo l’originario P.M. che
aveva svolto in maniera ineccepibile le indagini e disposto i rinvii a giudizio, venendo infine rimosso, mediante promozione: “promoveatur ut amoveatur” [noto brocardo latino, la cui traduzione è “sia promosso affinché sia rimosso”, usato per esprimere la necessità di liberare un ruolo chiave dell’organigramma dalla persona che lo occupa, promuovendola ad un qualunque altro ruolo di rango superiore, quale unico mezzo per poterlo “legalmente” allontanare dalla posizione occupata, ritenuta scomoda agli interessi dei poteri dominanti].
Ciò non bastando, anche le stesse condotte endoprocessuali tenute dal Dr. Martuscelli nel corso del dibattimento hanno rivelato la sua manifesta parzialità, animosità e acrimonia verso la persona del defunto Mastrogiovanni, nei cui confronti giungeva
addirittura ad infierire con diffamanti e false insinuazioni,  dipingendolo come pericoloso sovversivo, spingendo i testimoni ad esprimere valutazioni negative e del tutto inconferenti alla illegittima prolungata contenzione che ne ha provocato la morte. D’altro canto, il Martuscelli rivelava prevenzione e grave inimicizia, omettendo qualsiasi attività, quale rappresentante della Pubblica Accusa, neppure ravvisavando la necessità di sollevare eccezione di inammissibilità circa l’ammissione della testimonianza della Dr.ssa Di Matteo, in quanto indagata nel parallelo procedimento connesso R.G.N.R. 1799/09, relativo al TSO, giungendo, infine, ad omettere di richiedere l’acquisizione del video integrale delle oltre 83 ore di tortura con mani e piedi legati, senza acqua nè cibo, da cui si poteva, altresì, accertare la presenza del primario che invece la difesa sosteneva in ferie.
Ragioni per cui prima di conoscere l’esito della requisitoria del P.M. che si è poi appreso aver richiesto la derubricazione dei reati più gravi, premonitoriamente il comunicato stampa di Avvocati senza Frontiere avanzava l’ipotesi che vi erano fondati motivi per ritenere che il Martuscelli avrebbe richiesto l’assoluzione del primario del lager psichiatrico e pene
miti nei confronti dei terzi imputati aventi causa.
In effetti, l’anomala Pubblica Accusa è andata ben oltre, ritenendo insussistente il reato di sequestro di persona, contestato in origine dal P.M. rimosso, a tutti i 18 imputati tra medici ed infermieri, ha fatto cadere l’imputazione di cui all’art. 586 c.p. (morte come conseguenza di altro delitto), sostenendo la mancanza dell’elemento doloso del delitto, chiedendo, infine, la derubricazione ad omicidio colposo.
Attraverso tale capzioso percorso argomentativo, insultando il buon senso e l’intelligenza del popolo italiano che ha visto il video integrale dell’atroce agonia inflitta ad un uomo sano, libero e in pieno possesso della sue facoltà mentali, il P.M. Martuscelli, ritenendo la contenzione che ha provocato l’atroce morte della vittima, come “blanda e irrilevante“, ovvero (sic!) un “atto medico dovuto“, anzichè barbara tortura medievale, ha chiesto lievi pene comprese tra i due anni e i due anni e 7 mesi per il personale medico e sanitario in servizio la notte tra il 3 e il 4 agosto 2009.
La difesa di Avvocati senza Frontiere anticipa che nella propria arringa richiederà anche ai sensi dell’art. 523 c.p.p., la visione del filmato integrale, sottolineando che, senza l’acquisizione agli atti di tale basilare prova, nessun giusto verdetto potrà scaturire all’esito del processo.
E’ da ritenersi infatti che l’anomalo P.M. non si mai neppure peritato di esaminare integralmente il filmato, in quanto ove avesse trovato il coraggio di farlo, posto di fronte alla consapevolezza dei fatti e a quali atroci sofferenze e’ stata ininterottamente sottoposta la vittima di tali disumani trattamenti, definiti del tutto incoscientemente “atti medici dovuti”  non avrebbe di certo avuto l’ardire di definire la contenzione praticata “blanda e irrilevante“, nè tantomeno di coprire le ben più gravi responsabilità penali e  sarebbe giunto a ben diverse ipotesi, contestando invece l’omicidio preterintenzionale.
Il testo integrale dell’esposto sarà disponibile nella Mappa della malagiustizia in Italia sul sito: https://www.avvocatisenzafrontiere.it/
Per saperne di più e vedere il video integrale:
http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=201&titolo=T.S.O.: CURA O TORTURA? ASSASSINIO MASTROGIOVANNI. LA LEGGE BASAGLIA 32 ANNI DOPO

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cosi-hanno-ucciso-mastrogiovanni/2191955

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ora-processano-mastrogiovanni/2192178/25
http://video.corriere.it/agonia-mastrogiovanni-maestro-lasciato-morire-ospedale/cae4f01e-0a30-11e2-a442-48fbd27c0e44
http://italy.indymedia.org/category/tags/michele-genio
http://informarexresistere.fr/2012/09/29/guardare-lorrore-lagonia-di-francesco mastrogiovanni/#axzz28EIyqPGV
http://magazine.liquida.it/2012/09/28/francesco-mastrogiovanni-cronaca-di-una-morte-ignorata/
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/09/28/sullespresso-lagonia-francesco-morto-dopo-letto-contenzione/205938/
“Mastrogiovanni è morto un’altra volta”, L’Unità 4/10/12
(scarica articolo da file allegato)
Brevi cenni sul Movimento per la Giustizia Robin Hood
Ente non lucrativo di utilità sociale riconosciuto con Decreto del Presidente della Regione Lombardia n. 369/99, operante su tutto il territorio nazionale, che si adopera da oltre 25 anni per il rispetto della legalità e dei diritti umani, a tutela di interessi diffusi dei cittadini e dei propri associati, contro qualsiasi forma di discriminazione e abuso di autorità, anche da parte delle istituzioni, offrendo assistenza legale ai soggetti in stato di bisogno, attraverso la rete di “Avvocati senza Frontiere”.
In particolare, tra le finalità della Onlus rientrano anche la tutela del diritto alla salute, nonché di adeguate cure e trattamenti
sanitari, quali fondamentali diritti dell’individuo e interessi della collettività, costituzionalmente protetti, che sono inscindibilmente connessi alla più generale tutela del rispetto della dignità della persona umana e dei diritti dei soggetti più deboli, come si evince dallo Statuto associativo della Onlus nei vari aggiornamenti on line.
Tali attività associative di tutela vengono svolte attraverso gli sportelli di “S.O.S. Giustizia” e la rete di “Avvocati senza Frontiere”, che si prefiggono di garantire il diritto di difesa, anche dei non abbienti, in ogni sede anche sovranazionale, tutelando con fermezza e coraggio civile i cosiddetti “diritti negati”, nonché quelli dei propri associati, come emerge dallo Statuto associativo, che prevede espressamente la facoltà dell’Ente di intervenire in giudizio e di costituirsi parte civile nei casi di particolare rilevanza sociale, anche al fine di monitorare il corretto svolgimento dei procedimenti e l’esercizio dell’azione penale, onde affermare in concreto il
principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
Nel caso di specie, L’Associazione, avuta notizia della sostituzione del P.M. originariamente titolare dell’indagine, che aveva disposto il rinvio a giudizio degli imputati, svolgendo una ineccepibile attività, poi sostituito dal P.M. Dr. Renato Martuscelli, si è costituita parte civile, non solo al fine di  monitorare il procedimento, ma anche di denunciare abusi, violazioni procedimentali, omissioni, rapporti collusivi e anomalie che soventemente possono verificarsi in processi di
particolare rilevanza sociale per coprire le responsabilità di soggetti in posizione dominante e imputati cd. “eccellenti”, in grado di esercitare pressioni sugli organi giudicanti, pilotando l’esito dei procedimenti con assoluzioni o pene molto miti.
Info: Segreteria Avvocati senza Frontiere 02/36582657 329/2158780
http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=232&titolo=QUANDO IL P.M. FA L’AVVOCATO DEGLI IMPUTATI: LO SCANDALOSO CASO MASTROGIOVANNI

Il Tso non è terapia ma tortura. Vallo della Lucania: Riprende il processo ai sanitari per la morte di Francesco Mastrogiovanni

Il 4 ottobre scorso è ripreso il processo penale a carico dei sanitari e degli infermieri che, colpevolmente, hanno concorso a provocare la morte di Francesco Mastrogiovanni, deceduto nel 2009 a seguito di un Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Nonostante il rinvio a giudizio medici ed infermieri sono scandalosamente tuttora in servizio e la locale Asl non ha neppure provveduto a richiederne cautelarmente la sospensione.
Lasciando tutti esterefatti il Direttore Sanitario, Pantaleo Palladino, nel temtativo di coprire gli illeciti operati dai medici e dagli infermieri sotto accusa, ha laconicamente affermato che la “contenzione è una terapia”, nonostante esistano schiaccianti prove audiovideo delle truci torture e trattamenti a cui è stato sottoposto per ben 4 giorni consecutivi, legato mani e piedi, senza acqua nè cibo, un uomo perfettamente sano di mente e inoffensivo.
Il Tribunale di Vallo della Lucania ha ammesso la costituzione di parte civile del Movimento per la Giustizia
Robin Hood, che attraverso la rete campana di Avvocati senza Frontiere vigila affinché il processo si svolga regolarmente e tutti i responsabili siano finalmente puniti con l’adeguata severità che il caso merita, senza sconti nè scappatoie.
Prossima udienza il 18 ottobre 2011.
Di seguito l’intervista di Radio Radicale alla nipote di Francesco Mastrogiovanni, Sig.ra Grazia Serra.
T.S.O.: CURA O TORTURA? ASSASSINIO MASTROGIOVANNI. LA LEGGE BASAGLIA 32 ANNI DOPO.

ENNESIMO CRIMINE GIUDIZIARIO: CHIUDIAMO TUTTI I LAGER DENOMINATI "OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI"

Carceri: ‘Stop Opg’, morto per soffocamento giovane internato ad Aversa

Roma, 10 mag. (Adnkronos) – ”Ieri nell’Opg di Aversa si e’ consumata l’ennesima tragedia.

Un giovane quasi trentenne e’ morto per soffocamento”. E’ quanto si legge in una nota del comitato ‘Stop Opg’, per l’abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari. ”Si aggiorna cosi’ -spiega la nota- il triste bollettino del 2011, che registra ben 4 decessi in poco piu’ di 4 mesi, tre dei quali per suicidio. Un dramma immerso in un silenzio disarmante”. ”Fatti come questo -sottolinea il comitato ‘Stop Opg’- per il contesto in cui avvengono e per le gravi ombre che gettano sulle istituzioni, non possono essere letti come tragiche fatalita’: gli Opg sono luoghi di morte, di sofferenza e di privazioni, e non e’ piu’ possibile rinviare interventi risolutivi. Il comitato StopOpg, nato da un folto cartello di associazioni e sindacati che operano nei settori della salute mentale e penitenziario, chiede semplicemente di applicare la legge e provvedere all’immediata chiusura di tutti i 6 Opg italiani”. ”Ma non basta: lo Stato italiano -si legge ancora nella nota del comitato- ha dimostrato tutta la sua inerzia, le istituzioni la loro inadeguatezza. Basti pensare che da quando con un apposito Dpcm e’ stata stabilita la chiusura delle strutture, il numero degli internati e’ inspiegabilmente lievitato, passando da meno di 1.300 internati del 2007 agli oltre 1.400 di oggi. Si assumano iniziative straordinarie, senza escludere la nomina di commissari ad acta che, a partire da Aversa, attraverso la definizione di una vera e propria road map, indichino tempi certi per la chiusura, dando solide garanzie sul reinserimento e il sostegno agli internati nel loro percorso di recupero”.

(10 maggio 2011 ore 15.50)

MASSOMAFIE: UN'INTERROGAZIONE PER SAVIANO E NAPOLITANO RIMASTA SENZA RISPOSTA

Ecco una interrogazione parlamentare di qualche anno fa ancora molto attuale sull’esistenza delle massomafie di cui nessuno parla. Neppure Saviano. La riproponiamo integralmente rilevando che è rimasta senza risposta, curiosamente quando l’attuale Presidente della Repubblica Napolitano era Ministro dell’Interno. 

Al Ministro dell’interno e per il coordinamento della protezione civile

Premesso:

– che le recenti notizie di cronaca hanno messo in luce una grave situazione di collusione tra appartenenti alle forze dell’ordine operanti in Campania e ambienti camorristici;– che dall’attività istruttoria risulterebbero coinvolti agenti e funzionari delle forze di polizia i quali sarebbero inoltre affiliati ad associazioni segrete;

– che il Ministro dell’interno Napolitano, in merito a quanto accaduto, ha affermato di essere pronto a compiere ogni necessaria azione   di bonifica;

– che i cittadini napoletani reagiscono mostrando una profonda sfiducia verso le istituzioni; infatti, secondo un sondaggio effettuato dalla CIRM per conto del quotidiano «Il Mattino», il 60 per cento dei napoletani ritiene che la camorra non sarà mai sconfitta, mentre il 70 per cento condivide le affermazioni del procuratore Agostino Cordova, espresse in occasione di un’intervista rilasciata al «Corriere della Sera», il quale ritiene che in alcuni quartieri di Napoli comanda la camorra e non lo Stato e inoltre sostiene che se ci sono infiltrazioni nella polizia la colpa è anche dei funzionari del Viminale;

– che in quest’occasione è doveroso rilevare che anche al Nord, nel profondo disinteresse delle forze dell’ordine e della magistratura, il crimine organizzato di stampo camorristico e mafioso ha impiantato pericolose centrali finanziarie dedite al riciclaggio del denaro sporco attraverso la gestione di ogni tipo di attività produttiva;

– che per decenni a Milano è stata trascurata ogni indagine (un esempio per tutti: l’autoparco di via Salomone), ma già da tempo anche Torino, Venezia, Cortina d’Ampezzo sono tra le località elette come sedi per importanti basi della mafia, grazie a decine di società per azioni, finanziarie, immobiliari, imprese edili e perfino compagnie aeree; il fenomeno è di tale vastità da coinvolgere anche alcuni istituti bancari che

gestiscono conti correnti di imprese legate alla camorra e alla mafia, in base al vecchio, ma si vede sempre valido, princìpio per il quale «pecunia non olet»;

– che la criminalità camorristica e mafiosa proveniente dal Meridione è la prima minaccia per la libertà e la sicurezza dei cittadini del Nord, gli interroganti chiedono di sapere:– se anche al Nord esistano situazioni di connivenza tra le forze dell’ordine e ambienti camorristici e mafiosi;

– sul totale degli appartenenti alle forze dell’ordine, quanti provengano dalle regioni del Nord e quanti da quelle del Sud del paese.

(3-00773) Senato della Repubblica

– 10 – XIII Legislatura 141a SEDUTA (antimerid.)

ASSEMBLEA – RESOCONTO STENOGRAFICO 4 MARZO 1997

PERUZZOTTI, TABLADINI, GASPERINI, CECCATO, ROSSI, MORO, BRIGNONE. –

15 OTTOBRE 2010 NAPOLI IN PIAZZA CONTRO LA CAMORRA

Napoli: Fiaccolata per la legalità

Venerdì 15 ottobre 2010 – Ore 18.00 – Piazza Madonna dell’Arco, Miano ex birreria Peroni

Dopo la feroce aggressione di stampo camorristico al Segretario regionale dell’Unione Inquilini, presso la sede di Mianella, diciamo basta alla violenza che dilaga nei nostri territori.

“ACCENDIAMO LA SPERANZA…… non spegniamo quella luce che resta sempre accesa”

FIACCOLATA PER LA LEGALITA’

“…la paura circonda i quartieri
tanto da far serrare le porte
ma non la speranza
che l’innocenza dei bambini
possa dar loro un futuro”

(Federica, III^ media)

A seguito della pesante aggressione, nella sede del sindacato nel quartiere di Miano ad opera di 4 camorristi inviati a picchiare il segretario dell’Unione Inquilini di Napoli, Mimmo Lopresto si è sviluppata una vasta rete di solidarietà che ha promosso per venerdì 15 ottobre una fiaccolata anticamorra.

Contro la camorra

battere la violenza e l’illegalità che soffocano il nostro territorio

fermare il degrado delle nostre periferie

vivere finalmente liberi da ogni forma di sopraffazione

difendere la nostra dignità di cittadini onesti

garantire un futuro di “normalità” ai nostri figli

Perché tutti, cittadini e istituzioni, facciano fino in fondo la propria parte

PROMUOVONO : Unione Inquilini, Confederazione Unitaria di Base, Parrocchia di S. Francesco Caracciolo, Comunità Cristiana di Base del “Cassano”, Ass. Scuola di Pace, Libera, Cantiere Futuro, Associazioni in Movimento,

ADERISCONO : Rosa Russo Jervolino (Sindaco di Napoli), Luigi De Magistris eurodeputato IDV, Vincenzo Acampora Presidente Iacp Napoli e componente Giunta Nazionale Federcasa, Associazione Rosso Democratico, FlaicaUniti CUB, Comunisti Uniti Campania, Associazione S.Maria delle Grazie Barra, PRC SEL Giovani Comunisti, Associazione Campo Libero, A.N.P.I Associazione Nazionale Partigiani Sez. Napoli, Coordinamento Giovani Diplomati Disoccupati Scampia,Francesco Maranta, Associazione (R)ESISTENZA Anticamorra, Umberto Ranieri Responsabile per il Mezzogiorno del Pd, Gridas Scampia, Ovidio Attanasio Coord.Reg. Giovani Idv Campania Vice Segretario Nazionale Giovani Idv, CGIL Camera del Lavoro di Napoli, Nicola Oddati Assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Leonardo Impegno Presidente del Consiglio Comunale di Napoli, Avv. Fabio Maria Ferrari Coordinatore Area Legale Civile Comune di Napoli, Associazione Legal Team Italia, Luigi Rispoli Presidente Consiglio Provinciale di Napoli, Vincenzo Vanacore Presidente delle cooperative sociali L’uomo e il legno e Altro Mondo, Franco Brescia per la Comunità Cristiana di Base del Vomero, Giovanni Russo Spena e Giorgio Tecce della Direzione nazionale Prc, G. D’Alessandro ; segretario Prc Napoli, Giuliano Pennacchio Dipartimento Nazionale Lavoro- Welfare di Rifondazione Comunista Rosario La Rossa associazione di scampia VODISCA (voce di scampia), Movimento per la Giustizia Robin Hood, Avvocati senza Frontiere.

Si chiede di far pervenire la propria adesione alla seguente email:

caracciolininapoli@virgilio.it

unioneinquilininapol@libero.it

Il sacco di Casalnuovo sui terreni dell'Augustissima Arcinconfraternita. Collusioni tra alti prelati, magistrati, pezzi dello Stato e potere politico.

L’INCREDIBILE ODISSEA GIUDIZIARIA DI LUIGI IOVINO.

C’è di mezzo la Augustissima Arciconfraternita dei Pellegrini, elitaria compagine fra poteri occulti e religione comprendente magistrati, alti prelati, medici e pezzi dello Stato, nel calvario quotidiano degli ultimi 15 anni di Luigi Iovino, il blogger divenuto famoso per essersi incatenato dinanzi al palazzo del Consiglio Superiore della Magistratura.

Luigi Iovino nel 1993 stipula un preliminare di compravendita per un appartamento all’interno del Parco delle Ginestre, a Casalnuovo. L´immobile in questione rientra in una lottizzazione richiesta dalla “Arciconfraternita degli ospedali e Santissima Trinità dei Pellegrini e dei Convalescenti“, di cui “la Voce”, nel 2002, divulgò gli elenchi segreti.

E’ il Comune di Casalnuovo a rilasciare la concessione edilizia n. 133 del 1990, successivamente girata alla società “Del Vecchio Costruzioni spa”. Casalnuovo è uno di quei comuni a rischio nella zona nord di Napoli su cui sorgono interi villaggi di cemento abusivi. A un anno dal preliminare di vendita, Iovino prende possesso («come consegnatario») della casa, ma non salda il prezzo concordato, perché scopre che «la società non era in grado di regolarizzare la vendita e che i documenti catastali e amministrativi non erano legali».  Ma con la solita logica della magistratura di regime, usando due pesi due misure, nei confronti dei poveracci, la famiglia Iovino è costretta a sloggiare dagli immobili costruiti in violazione alle norme di legge, mentre nulla sfiora i potenti costruttori e i religiosissimi padroni dei terreni, ignorando vergognosamente che gli Iovino per acquistare quell’appartamento avevano speso un’intera vita di lavoro, vedendosi volatilizzare tutti i loro risparmi.

Poco dopo la sentenza del tribunale il tenace Iovino scopre però che lo stesso appartamento che è stato costretto a rilasciare dai giudici civili partenopei è stato venduto ad altra famiglia. Da questo momento comincia una vera e propria guerra giudiziaria prima in sede civile e poi penale. Iovino fa i nomi e i cognomi di chi lo avrebbe truffato. Nelle sue denunce chiama in causa il Comune di Casalnuovo, la Curia di Napoli, il Gruppo Ferlaino. Poi gli stessi magistrati che accusa di “truffa processuale”.

Iovino dedica la sua vita a ottenere la restituzione della caparra (circa 87.500.000 di vecchie lire su un totale di 175.000.000) versata per una casa che lui definisce «abusiva» e soprattutto per «avere giustizia». Quindici anni di processi, un blog (www.luigiiovino.it) ben documentato e pieno di documenti e denunce sui giornali da L’Espresso e la Repubblica a giornali locali.

Circa due anni fa, a seguito del clamore suscitato dli articoli apparsi sulla stampa, finalmente il procuratore capo di Nola (Procura competente per gli abusi edilizi) chiede un incontro urgente al magistrato che sta curando il “fascicolo Iovino”, Francesco Raffaele. I carabinieri raccolgono tutte le denunce e preparano un dossier per il procuratore Mancuso, partendo dalla prima denuncia (1998) per vizi strutturali dell´immobile (tra cui il giardino) e la mancanza di documenti. Nel dossier, le denunce prodotte negli anni da Luigi Iovino (sia in sede civile che penale) ruotano attorno a due reati: abusivismo edilizio e falsità documentale. Il primo reato è legato a una domanda di condono edilizio, ancora in fase di definizione. Mentre “la falsità documentale” potrebbe essere inficiata da tre domande di sanatoria presentate dalla “Del Vecchio” e per cui la Procura di Napoli nel dicembre 2005 aveva già chiesto l´archiviazione. Insomma un processo sul filo burocratico-amministrativo e con un forte rischio di prescrizione dei reati, causato dalla ingiustificata inerzia degli organi giudiziari e dall’omesso tempestivo esercizio dell’azione penale.

Nella lettera aperta e Denuncia del 21.7.09, pubblicata sul suo blog, Iovino ricostruisce il calvario giudiziario della sua famiglia e gli abusi subiti dalle Procure di Napoli e Roma, dove aveva ottenuto l’apertura di un fascicolo sulle indagini archiviate troppo velocemente nel 2005 dalla Procura di Napoli e sull’operato del personale di giustizia nei processi civili e penali.

Ma anche la procura di Roma rimane del tutto inerte e quindi il procedimento passa nelle mani della procura di Perugia, nota roccaforte massonica e punto di approdo degli insabbiamenti romani, che “more solito” pare cerchi di mettere tutto a tacere, senza alcuna indagine.

Il “j’accuse” di Iovine si concentra soprattutto sul fatto che gli immobili realizzati, grazie al “sacco di Casalnuovo” (sette palazzi su un totale di 135 abitazioni) sono ancora in piedi, tutti “regolarmente” abitati e i frutti economici dello scempio vanno ancora oggi a beneficio dei costruttori proprietari dei terreni, nonostante le tante sentenze penali che avevano riconosciuto le violazioni edilizie. Le procure via via adite non potevano quindi non riconoscere le gravissime responsabilità dell’Amministrazione Comunale di Casalnuovo sia nelle costruzioni abusive ma anche e soprattutto in relazione alla frode amministrativa e giudiziaria in atto, i cui mandanti secondo i difensori della famiglia Iovino non possono che essere gli enti di Culto controllati dalla Curia di Napoli che prima favorirono la costruzione di 135 appartamenti abusivi, omettendo ogni tipo di controllo sugli abusi edilizi ed amministrativi e da ben 15 anni a questa parte si godono i frutti degli illeciti commessi, cioè i canoni di locazione di 40 appartamenti abusivi, costruiti con i soldi ricavati dalla vendita di altri 95 appartamenti abusivi a famiglie ignare di avere acquistato immobili non commerciabili.

Conclusivamente, il blog di denuncia chiude affermando che deve necessariamente esistere un “patto tra operatori deviati” di Chiesa, Stato, magistratura, forze dell’ordine e colletti bianchi, in danno di chi cerca giustizia contro una delle componenti del patto mafioso. “Un patto che non esclude il riscorso alla violenza, alla prevaricazione, alla negazione dei diritti e della giustizia, con l’unico scopo di salvaguardare gli interessi illeciti dell’uno e dell’altro, in un carosello che travolge ogni legittima aspirazione dei cittadini comuni”.

http://www.luigiiovino.it/default.asp?idSettore=72&idPagina=79&what=testopagina

 

 

Vassallo e Mastrogiovanni. Un Sindaco e un anarchico. Due omicidi senza movente?

Vassallo e Mastrogiovanni. Un Sindaco e un anarchico. Due omicidi senza movente? 

E’ stato sicuramente terribile per tutti apprendere la tragica notizia dell’assassinio del sindaco Vassallo che, ininterrottamente, per 15 lunghi anni ha amministrato Pollica, un piccolo comune della provincia di Salerno. Dalle colonne di Repubblica di oggi ne parla persino Roberto Saviano.

E’ stata la camorra? O altro?

E’ certo che con la morte di Vassallo viene messo definitivamente a tacere il mistero del T.S.O. (Trattamento sanitario obbligatorio), da lui abusivamente disposto presso il locale “lager psichiatricodi Vallo della Lucania, nei confronti del povero maestro di scuola Francesco Mastrogiovanni che lo ha condannato a morte la scorsa estate 2009.

Come molti ricorderanno per il suo preannunciato assassinio a sangue freddo sono già stati rinviati a giudizio ben 18 imputati, a partire dal Primario del reparto di psichiatria e da altri cinque medici del reparto per avere formato false cartelle cliniche, occultando i disumani trattamenti, da torturatori medioevali, a cui era stato sottoposto Francesco Mastrogiovanni, durante il T.S.O., il quale veniva barbaramente legato mani e piedi per oltre 80 ore, sino a provocarne la morte.

Il processo, dapprima fissato con rito immediato, per il 28 giugno scorso avanti al Tribunale monocratico di Vallo della Lucania, è stato rinviato al 30.11.2010 per i soliti “difetti di notifica“, con cui spesso la storia giudiziaria insegna mafiosi e colletti bianchi riescono a farla franca.

Con Vassallo non sarà quindi più possibile approfondire nelle sedi competenti la questione dell’anomalo T.S.O. eseguito nel territorio di un altro comune, disposto, purtroppo, proprio dallo stesso Sindaco Vassallo, assassinato da mani ignote, il quale era il principale teste che avrebbe potuto svelare gli oscuri retroscena di un altro omicidio politico-mafioso, legalizzato dallo Stato Italiano. Quello di Francesco Mastrogiovanni, reo di essere “anarchico”.

Per amore di verità con riferimento al suo operato di amministratore il Sindaco Vassallo non è stato solo campione di legalità come scrivono più o meno tutti i giornali.

Nel suo comune ormai non aveva più avversari politici.

L’ultima volta si è presentata solo la sua lista. E tranne la parentesi di qualche mese per aggirare la legge sulla elezione diretta del sindaco, era sindaco da una quindicna di anni.

C’erano varie denunce nei suoi confronti – secondo quanto si apprende dalle fonti giornalistiche – per estorsione, concussione e reati contro l’amministrazione della giustizia.

Anche il Comitato Verità e Giustizia per Francesco Mastrogiovanni aveva presentato un esposto denuncia anche contro di lui, in relazione ai tragici fatti del 31 luglio 2009.

A riguardo, lo stesso Sindaco Vassallo in un intervista ammise essere un provvedimento eccezionale ed averne firmati al massimo tre in tutta la sua vita. 

E allora perché proprio nei confronti dell’innocuo Franco? Mentre stava tranquillamente trascorrendo alcuni giorni di vacanza in un campeggio a San Mauro del Cilento.

Perché i Carabinieri vanno a prelevarlo per l’ennesima volta con la forza?

Perché circondano il suo bungalow con un inusitato spiegamento di forze neppure si trattasse di un pericoloso latitante o di un mafioso, seppure non avesse commesso alcun reato?

Perché viene ordinato di portarlo presso il famigerato reparto psichiatrico di Vallo della Lucania, dove Franco scongiurava, senza opporre alcuna forma di resistenza,  di non essere ospedalizzato, certo che questa volta non ne sarebbe uscito vivo? 

A chi dava fastidio o cosa sapeva e aveva denunciato Franco Mastrogiovanni?  

Le risposte ufficiali sinora date non sono convincenti.

Quello che appare come un dispiegamento di forze per catturare un importante criminale viene giustificato da ragioni pressoché banali e del tutto fumose, fermamente contestate dai parenti e conoscenti della vittima. Mastrogiovanni, la sera del 30 luglio avrebbe generato caos e panico guidando a forte velocità la sua auto nel centro abitato del comune di Acciaroli, la mattina successiva la cosa si sarebbe ripetuta nel centro di Agnone Cilento, provocando il tamponamento di una vettura. Ma è stranamente il Sindaco di Pollica A. Vassalo, ad avvisare la polizia municipale e sarà sempre lui a sottoscrivere l’ordine di ricovero ospedaliero.

Singolarmente, a riguardo non risulta alcuna denuncia da parte di chicchesia e l’autovettura di Franco non riporta alcuna forma di danno, neppure lieve. Era quindi fondato il sospetto del povero Mastrogiovanni che se lo avessero riportato nel lager psichiatrico di Vallo della Lucania non ne sarebbe uscito vivo. 

La circostanza riferita dai vigili urbani di Pollica  e quindi anche dal sindaco Vassallo, secondo cui Francesco la sera del 30 luglio 2009 avrebbe attraversato con la sua auto a folle velocità l’isola pedonale di Acciaroli è stata smentita anche da un indagine giornalistica di Massimo Romano giornalista del mensile “Il Cilento”, che recatosi sul posto nei giorni successivi al verificarsi dei fatti, ha potuto appurare che nessuna delle diverse persone intervistate ha visto mai una scena del genere (auto a folle corsa nell’isola pedonale). Anzi un locale operatore turistico riferisce di aver assistito all’attraversamento dell’isola pedonale da parte di Francesco con la sua auto, in MODO NORMALE, A PASSO LENTO e non a folle corsa. Ma, singolarmente, i vigili scrivono contraddittoriamente che aveva lo sguardo fisso nel vuoto e andava ad altissima velocità la sera del 30 luglio 2009.

C’è da chiedersi come si può andare ad alta velocità ed avere lo sguardo fisso nel vuoto? E, come si fa a vedere lo sguardo di una persona alla guida di un auto che va ad altissima velocità?

Lo stesso Sindaco Vassallo aveva denunciato collusioni e deviazioni tra le forze dell’ordine.

A questo punto c’è da chiedersi chi aveva interesse a rappresentare al Sindaco di Pollica una falsa situazione di pericolo, tanto da indurlo a disporre un T.S.O.?  

Nell’esposto presentato contro Sindaco, Vigili, Carabinieri (questi ultimi scrivono che la mattina del 31 alle ore 8.30 scendono da Pollica ad Acciaroli per fare il TSO al Mastrogiovanni), etc.,  i parenti di Francesco chiedono  al P.M. di verificare la sussistenza della contestazione di eventuali infrazioni al codice della strada. Se è vero quello che hanno detto a proposito del comportamento di Francesco alla guida della sua auto la serata del 30 luglio, come mai i vigili non hanno elevato delle contravvenzioni? 

Come mai quel fatidico 31 luglio 2009 Francesco viene ugualmente sottoposto a T.S.O., seppure non abbia opposto alcuna resistenza alla sedazione farmacologica?

Come mai è il Vassallo, Sindaco TERRITORIALMENTE INCOMPETENTE a disporre tale disumano trattamento? Come mai il primo  T.S.O. – nel 2002 – Francesco lo subiva proprio nello stesso Comune di Pollica?

I parenti denunciano tra l’altro di non avere mai capito i motivi di tale primo TSO.

Noi il perché non lo sappiamo, ma è chiaro che la Procura territorialmente competente dovrà svelare le ragioni di entrambi gli omicidi.

Alla fiaccolata a cui diamo la ns. adesione dovrà venire perciò ricordato per amore di verità e giustizia anche Francesco Mastrogiovanni, affinché non sia dimenticato e venga fatta luce sul perché di quell’ingiustificato provvedimento amministrativo che ne ha provocato la morte.

http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=201&titolo=T.S.O.: CURA O TORTURA? ASSASSINIO MASTROGIOVANNI. LA LEGGE BASAGLIA32 ANNI DOPO .

Avvocati senza Frontiere

Posted, 7 settembre 2010

Perchè pecorella infanga Don Peppe Diana?

 

 di Roberto Saviano

Mi è capitato nella vita di fare pochissimi giuramenti a me stesso. Uno di questi, che non riuscirei a tradire se non vergognandomi profondamente, è difendere la memoria di chi nella mia terra è morto per combattere i clan. Ho giurato a me stesso sulla tomba di Don Peppe Diana il giorno in cui alcuni cronisti locali, alcuni politici e diversa parte di quella che qualcuno chiama opinione pubblica iniziarono un lento e subdolo tentativo di delegittimarlo.

Il venticello classico di certe parti d’Italia che calunnia ogni cosa che la smaschera; il tentativo di salvare se stessi dalla scottante domanda “perché io non ho mai detto o fatto niente?”. Ho letto in questi giorni sulla rivista Antimafia Duemila che due ragazzi, Dario Parazzoli e Alessandro Didoni, hanno chiesto durante una trasmissione Tv a Gaetano Pecorella come mai, quando era presidente della commissione giustizia, difendeva al contempo il boss casalese egemone in Spagna Nunzio De Falco, poi condannato come mandante dell’omicidio di Don Peppe Diana. Mi ha colpito e ferito sentire alcune dichiarazioni dell’Onorevole Pecorella in merito all’assassinio di Don Peppe Diana. In una intervista al giornalista Nello Trocchia per il sito Articolo 21, Pecorella dichiara: “Io dico che tra i moventi indicati, agli atti del processo, ce ne sono tra i più diversi. Nel processo qualcuno ha parlato di una vendetta per gelosia, altri hanno riferito che sarebbe stato ucciso perché si volevano deviare le indagini che erano in corso su un altro gruppo criminale. E altri hanno riferito anche il fatto che conservasse le armi del clan. Nessuno ha mai detto perché è avvenuto questo omicidio, visto che non c’erano precedenti per ricostruire i fatti. Se uno conosce le carte del processo, conosce che ci sono indicate da diverse fonti, diversi moventi”.

Proprio leggendo le carte si evince chiaramente che non è così, Onorevole Pecorella. Perché dice questo? È vero esattamente il contrario. Dalle carte del processo emerge invece che è tutto chiaro. E pure la sentenza della Corte di Cassazione del 4 marzo 2004 conferma che Don Peppe è stato ucciso per il suo impegno antimafia e per nessun’altra ragione. Che De Falco (di cui lei, Onorevole, ha assunto la difesa) ha ordinato l’uccisione di Don Peppe per dimostrare, uccidendo un nemico in tonaca, un nemico senza armi, che il suo gruppo era più forte e coraggioso di quello di Sandokan. E anche per deviare la pressione dello Stato proprio sul clan Schiavone. Quelli che lei definisce più volte “moventi indicati” furono, come dimostrano le sentenze, delle calunnie che alcuni camorristi portarono per lungo tempo in sede processuale per discolparsi. Calunnie nate dal fatto che persino loro cercavano di lavarsi le mani, in buona o cattiva fede, del sangue innocente che avevano versato. Ne avevano vergogna. Questo è quel che dicono gli iter conclusi della giustizia italiana. Ed è per questo che la risposta che l’Onorevole Pecorella ha dato appena qualche giorno fa alla domanda se Don Diana, a suo avviso, non fosse stato ucciso per il suo impegno contro i clan lascia basiti.

L’onorevole dice: “Io non ho avvisi. Io riporto quello che è emerso nel processo e nulla più. Ci sono diversi moventi, c’è anche quello, che all’inizio non era emerso, che faceva attività anticamorra. Per la verità nel processo non è venuto fuori molto chiaro neanche questo come movente. È inutile che costruiamo delle fantasie sulle ipotesi. Quella dell’impegno anticamorra è tra le ipotesi. Ma nel processo non è emerso in modo clamoroso, non è mai venuta fuori un’attività di trascinamento, di gente in piazza. Non è che c’erano state manifestazioni pubbliche, documenti. Qualcuno ha detto anche questa ragione. Come vede ci sono tanti moventi. Certamente è stato ucciso dalla camorra. Chi viene ucciso dalla camorra è una vittima della camorra. Ora se è un martire bisogna capirlo dal movente che non è stato chiarito”.

È stato chiarito. Lo Stato Italiano considera Don Peppe un martire della battaglia antimafia, migliaia di persone hanno sfilato in sua difesa. E i documenti che non ci sarebbero, ci sono eccome. Hanno non solo un nome, ma anche un titolo: “Per amore del mio popolo non tacerò”. È il documento stilato da Don Peppe insieme ad altri preti della forania di Casal di Principe in cui viene annunciata una battaglia pacifica, ma priva di compromessi alle logiche dei clan, al loro predominio, alla loro mentalità, alla loro cultura, alla loro falsa aderenza alla fede cristiana. Persino Papa Giovanni Paolo II, dopo la morte di Don Peppino Diana, pronunciò nell’Angelus: “Voglia il signore far sì che il sacrificio di questo suo ministro […] produca frutti [..]di solidarietà e di pace”. Per Giovanni Paolo non ci furono dubbi, fu un martire. Per Lei, Onorevole Pecorella, invece ce ne sono. Perché, mi chiedo?

Le chiedo inoltre se considera legittimo rivestire il ruolo di Presidente della Commissione Giustizia del Parlamento Italiano e portare avanti la difesa del boss Nunzio De Falco? Lei immagino mi risponderà di sì, che anche il peggiore dei presunti criminali, ne ha il diritto. Ma questo principio di garanzia vale soltanto fino al verdetto finale. Tale verdetto di colpevolezza del suo mandante è stato emesso e confermato. Quindi la prego di non diffondere falsi dubbi sulla condanna a morte di Don Diana. Chi ha ucciso Don Peppe Diana è uno dei clan più potenti e feroci d’Italia che ha ancora due latitanti, Iovine e Zagaria, liberi di investire, costruire, e portare avanti i loro affari.

Oggi, Onorevole Pecorella, lei è presidente della commissione d’inchiesta sui rifiuti, e i Casalesi, come saprà, sono i maggiori affaristi nel traffico di rifiuti tossici e legali. Loro quindi dovrebbero essere i suoi maggiori nemici anche se in passato ha difeso in sedi processuali i loro capi. La prego di avere rispetto per Don Peppe e non dare nuovamente credito a calunnie che negli anni passati killer e mandanti hanno cercato di riversare su una loro vittima innocente. Questa mia domanda non è questione di destra o di sinistra. La legalità è la premessa del dibattito politico, o almeno dovrebbe esserlo. La premessa e non il risultato. Quando iniziai a trascrivere delle parole che Don Peppe aveva detto nel Casertano ho ricevuto lettere commosse da molti lettori conservatori, da cattolici di Comunione e Liberazione sino ai ragazzi della Comunità di Sant’Egidio, dalla comunità ebraica romana e da tante altre.

La battaglia alle organizzazioni criminali, l’ho vista fare da persone di ogni estrazione politica e sociale. Ho visto, quando ero bambino, manifestazioni nei paesi assediati dalla camorra in cui sfilavano insieme militanti missini, democristiani, comunisti e repubblicani. L’onestà non ha colore, spesso così come non ne ha l’illegalità. Per questo, il mio non è un appello che possa essere ascritto a una parte politica. Non permetterò mai a nessuno, e come dicevo me lo sono giurato, che la memoria di Don Peppe sia oltraggiata da accuse false, demolite dai Tribunali, che ebbero il solo scopo di screditare le sue parole, emettendo nel silenzio il ronzio malefico “quello che dice non è vero”. Questo non lo permetterò. Lei mi dirà che questa mia è una battaglia troppo personale. Io le ribadirei che, sì, lo è, è vero. Tutto ciò che riguarda la mia terra, ormai riguarda la mia vita stessa e quindi non può che essere personale. Difendere la memoria di Don Peppe Diana è una questione personale anche per un’altra ragione: è una questione di onore. Onore è una parola che spesso hanno abusivamente monopolizzato le cosche facendola diventare sinonimo del loro codice mafioso. Ma è il tempo di sottrarla alle loro grammatiche. Onore è il sentire violata la propria dignità umana dinanzi a un’ingiustizia grave, è il seguire dei comportamenti indipendentemente dai vantaggi e dagli svantaggi, è agire per difendere ciò che merita di essere difeso. E io l’onore, l’ho imparato qui a Sud. Per meglio spiegarmi, mi sovvengono le parole di Faulkner: “Tu non puoi capirlo dovresti esserci nato. In realtà essere del Sud è una cosa complessa. Comporta un’eredità di grandezza e di miseria, di conflitti interiori e di fatalità, è un privilegio e una maledizione. Vi è il senso aristocratico dell’onore e dell’orgoglio”. Mi piacerebbe poter mettere una parola definitiva su questo. Su quanto accaduto a don Peppe. Permettere di farlo riposare in pace. Riposare in pace significa non chiamarlo in causa laddove non può difendersi. A volte, come accade a molti miei compaesani per cui conserva il suo valore, mi viene di rivolgermi a lui. Don Peppe se è vero che tu hai visto la fine della guerra, perché, come dice Platone, solo i morti hanno visto la fine della guerra, sta a noi vivi il compito di continuare a combatterla. E non ci daremo pace.

da repubblica.it

ECOMAFIE E RETI DELL'ILLEGALITÀ ISTITUZIONALIZZATA