Le indagini insabbiate 14 anni fa dal Procuratore di Aosta Del Savio sono tornate alla ribalta con il caso P3.
Il nuovo titolare dell’inchiesta romana, il P.M. Dott. Capaldo, ha definito la P3 in maniera non dissimile da quella dell’ex P.M. di Aosta, David Monti, scippato 14 anni dal suo Procuratore capo di due importanti inchieste sui santuari dei poteri occulti: “Una società occulta devastante che condizionava le istituzioni”. Manovre sulla Corte costituzionale per far promuovere il Lodo Alfano e sulla Cassazione in favore dell’azienda del premier. Telefonate nelle quali si fa riferimento a Cesare, beneficiario e terminale delle trame della P3, nomignolo che secondo i carabinieri è riferito a Berlusconi. Manovre dell’ex ministro Nicola Cosentino per infangare il suo rivale di partito Caldoro nella corsa a governatore della Campania. Pressioni sul Csm per favorire l’ascesa alla presidenza della Corte di Appello di Milano (che deve occuparsi delle cause che riguardano Berlusconi e le sue aziende) di Alfonso Marra. E ci sono anche le vicende dell’energia eolica in Sardegna con le prove che gli inquirenti ritengono di avere trovato dei passaggi di denaro da Carboni a una società editoriale di Denis Verdini.
Insomma tutte attività di lobbyng per condizionare la vita politica italiana, riportando alla ribalta le inchieste “Phoney Money” e “Operazione Lobbying“, insabbiate dalla Procura di Aosta, che crediamo oggi istruttivo ricordare e ricostruire per i nostri attenti lettori.
Per gli investigatori della Procura di Aosta era ‘l’amerikano’, lo scomodo P.M. David Monti fautore delle inchieste denominate “Phoney Money” e “Operazione lobbyng” su una misteriosa associazione segreta in grado di condizionare la vita politica italiana, che tanto segreta non è visto che oggi ritornano alla ribalta vecchi personaggi della disciolta P2.
Come riportava un circostanziato articolo del quotidiano la Repubblica, dal titolo “l’AMERICANO ACCHIAPPA-POTENTI“, dopo quello di Gianmario Ferramonti, l’ex consigliere della Pontidafin, la finanziaria della Lega Nord, finito in galera nell’aprile 1996 insieme a 17 complici per una megatruffa internazionale con titoli rubati e falsificati e con obbligazioni emesse dalla Repubblica di Weimar negli anni Venti è il nome di Enzo De Chiara quello che ricorre sempre più frequentemente nella inchiesta di Monti. Italoamericano, così addentro la politica statunitense da poter vantare una stretta amicizia con Bill Clinton ed esibire lettere scritte di pugno dal presidente, De Chiara è l’ uomo che accompagnò l’ allora capo della polizia Vincenzo Parisi e Ferramonti alla cena in cui si tentò di convincere Bossi a scegliere per Maroni il ministero della Difesa al posto di quello dell’ Interno. Ed era De Chiara il destinatario del fax inviato a Washington il 25 novembre ‘ 93 da Ferramonti per segnalare un ‘ pericolo mortale’ : la possibile nomina di Pino Arlacchi a supervisore dei servizi segreti italiani. De Chiara, il cui nome è iscritto nel registro degli indagati, è irreperibile. “Probabilmente è negli Stati Uniti” spiegano gli investigatori, che però sono riusciti a mettere le mani sulla sua agenda. Ed è proprio seguendo l’ indice dell’ agenda che il pm David Monti continua a convocare nel suo ufficio personaggi eccellenti. Ieri mattina il magistrato aostano ha sentito Paolo Berlusconi, finito nel mirino della gang dei truffatori. Berlusconi jr. ha ammesso di essere stato contattato dal marzo e l’ aprile scorso da Girolamo Scalesse detto il professore, e considerato la mente della truffa e da Domenico Presacane, ex ufficiale della Finanza ed ex funzionario delle Partecipazioni statali, entrambi finiti in carcere con Ferramonti. “Volevano propormi uno strano investimento. Rifiutai dopo aver chiesto consiglio alle banche” ha spiegato Berlusconi, aggiungendo che i due erano riusciti a fissare un appuntamento con lui tramite un prete, un certo don Aquilante. L’ interrogatorio di Paolo Berlusconi è però durato poco meno di tre quarti d’ ora. Una specie di formalità sbrigata in fretta da David Monti che ormai ha ben chiaro l’ intreccio della mega truffa portata alla luce da “Phoney Money” e che è ben più interessato alla seconda inchiesta, denominata lobbyng sulla misteriosa associazione segreta in grado di suggerire nomi per gli incarichi di governo e di determinare nomine e promozioni nell’ empireo della burocrazia statale. Per questo il pm continua ad interrogare personaggi di spicco della vita pubblica italiana. “Si tratta di capire se Ferramonti è un millantatore o un pericoloso lobbista con collegamenti internazionali” spiega il magistrato. E mentre Roberto Maroni ieri ha smentito ogni suo coinvolgimento nella vicenda (“idiozie, tutte barzellette”), ieri pomeriggio Monti ha interrogato per un’ ora e mezza l’ ex direttore del Tg1 e ora direttore della Stampa Carlo Rossella il cui nome compariva sia nell’ agenda di Ferramonti che di De Chiara. Rossella ha spiegato al magistrato di aver conosciuto occasionalmente entrambi. Questa mattina il magistrato dovrebbe sentire Lorenzo Necci ex amministratore dell’ Ente Ferrovie e Giuseppe Tatarella di An.
Poi venerdì toccherà ad Ernesto Pascale amministratore della Stet e infine a Mirko Tremaglia.
Ma i nomi di spicco nel carnet del magistrato sono altri: quelli di Antonio Di Pietro e Umberto Bossi.
da: la Repubblica – L’ “Amerikano” Acchiappa – Potenti