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Firenze. Caso Sannino Belgrave. Oltre cento procedimenti.

La vicenda nasce dall’intreccio di due cause civili (8753/81 e  2421/89) presso il Tribunale di Firenze, che causa denegata giustizia si sono moltiplicate in maniera esponenziale, sino a diventare un centinaio. L’intera vicenda è trattata sul sito creato dalle stesse vittime: www.casosannino.com di cui qui riportiamo i passi essenziali. Per gli allegati rinviamo i lettori al sito dei coniugi Sannino . In calce l’elenco dei cento procedimenti.

Questa è la storia autobiografica di Gino Sannino e sua moglie Zionela Belgrave.

E’ una storia incredibile di corruzione, frode ed ingiustizia. E’ una storia di due persone, le cui vite sono state sistematicamente distrutte da persone disoneste aiutate da avvocati, pubblici ufficiali e giudici ugualmente disonesti. E’ uno scandalo contro una famiglia comune, perseguitata senza tregua e che rischia di essere annientata. Una realtà che accade qui di fronte ai nostri occhi.

Ventuno anni fa Gino Sannino e Zionela Belgrave decisero di realizzare il loro futuro e quello dei loro figli, di 4 e 8 anni, in Italia, investendo quanto avevano per acquisire una proprietà sulle incantevoli colline toscane, in Vicchio del Mugello, Città natale di Giotto e Beato Angelico.

Foto della proprietà contesa, vista del lago dall’ingresso.

Con grande entusiasmo ed impegno ristrutturarono la vecchia casa, costruirono locali e realizzarono quanto necessario per avviare un’attività di bar, pizzeria e pesca sportiva che chiamarono “Lago Due Torrenti di Sannino Gino”.

La proprietà aumentò notevolmente di valore per le opere e migliorie fatte e anche perché il terreno fu dichiarato edificabile dopo l’approvazione del Piano Regolatore del Comune di Vicchio, che prevedeva la costruzione di un complesso turistico sportivo. Nel 1987 per realizzare il progetto di edificazione fu costituita la società “I Due Torrenti Srl” nella quale nel 1988 si associò il Sig. Antonio Tangocci, acquistando il 25%. 

Presto Tangocci volle avere più partecipazione nella società, ma non ci fu accordo e, insoddisfatto per la propria condizione di socio minoritario, si rivolse al Tribunale denunciando Gino, che era l’amministratore della società, accusandolo d’irregolarità nell’amministrazione. Sucessivamente, Tangocci perse il 23% perché si rese moroso nei versamenti di capitale, rimanendo con il 2%. Nel frattempo il Tribunale di Firenze nominò un amministratore giudiziario, il Dr. Roberto Scialdone, assistente del giudice incaricato della procedura Dr. Sebastiano Puliga. (Per sapere chi è Puliga si rimanda al sito dei coniugi Sannino).

In luogo di compiere il suo dovere legale e salvaguardare gli interessi della società, risultò che l’unico obbiettivo di Scialdone era quello di arricchirsi, abusando della fiducia a lui data dal Tribunale. Per ottenere questo tentò di portare la Due  Torrenti al fallimento per costringerla a disfarsi delle sue proprietà.Per realizzare questo eseguì manovre illegali come:

  1. Falsificare il bilancio, includendo debiti non esistenti a carico della società; (sul sito dei coniugi alcune delle voci contestate e le prove di falsità);
  2. Stima inferiore del valore dei beni immobili sociali, falsa perizia;
  3. Fatturare alla società suoi onorari di amministratore eccessivamente alti. Per la srl era impossibile pagare questi onorari e conseguentemente Scialdone divenne il maggior creditore della società. La I Due Torrenti aveva una modesta entrata di circa 20 mila euro l’anno e Scialdone, per lo stesso periodo, ne riscosse 50 mila per alcune ore di lavoro alla settimana; (vedi sul sito le notule Scialdone e gli incassi della Società. Vedi anche le notule della moglie di Scialdone, da lui incaricata per conto della I Due Torrenti);
  4. Chiudere l’attività commerciale per aggravare ulteriormente la situazione economica.

Intanto il giudice incaricato, Sebastiano Puliga, non mostrò nessun interesse in tutto questo.Contemporaneamente accadeva che due funzionari del Tribunale di Firenze, i signori Antonio Rinaldi e Angela Catanese, offrirono aiuto a Gino e Zionela dicendo di poter intercedere per loro davanti il giudice Puliga, loro amico. L’intervento dei due funzionari non sarebbe stato a titolo di puro favore, ma volevano che Gino vendesse loro i suoi diritti in un altro procedimento pendente davanti lo stesso giudice Sebastiano Puliga. Gino e Zionela, terrorizzati dall’idea che la liquidazione dei beni della I Due Torrenti, che Scialdone aveva già chiesto al Tribunale, avrebbe comportato la perdita della loro casa e attività commerciale, accettarono la proposta dei due cancellieri. Più tardi vennero a sapere del coinvolgimento dei giudici della causa nella vicenda, in quanto che venne accertato che 40 milioni per comprare i diritti di causa a Gino le diede uno dei giudici nei procedimenti, il dr. Valentino Pezzuti. (Leggi qui un provvedimento che spiega l’intreccio delle due vicende giudiziarie) (Leggi sul sito dei coniugi la relazione della Squadra Mobile)

Quanto promesso dai cancellieri non successe e la società I Due Torrenti fu posta in stato di liquidazione alla fine del 1992.

Il Puliga nominò liquidatore giudiziario il dr. Alessandro Lozzi (leggi sul sito chi è il dr. Alessandro Lozzi).

Trascinati dalla crisi provocata e per non perdere tutto, nel 1993 Gino e Zionela dovettero svendere la loro quota sociale (98%) per appena 150.000 euro (contro un valore reale all’epoca di più di un milione di euro), e dovettero anche accettare la condizione di un pagamento in cambiali che il compratore, tale Franco Marcucci, esigeva. Lozzi, come Scialdone, non mirava affatto a curare gli interessi della Società, ma al contrario si adoperò a fare tutto per far riconfermare lo stato di liquidazione dalla Corte di Appello, alla quale si era rivolta Zionela con ricorso. Per questo, si mise d’accordo con i vari soggetti interessati, Tangocci e Scialdone, Marcucci ed un tale Sandro Boni di Vicchio del Mugello nonché il notaio fiorentino Ernesto Cudia. Quest’ultimo, ingannava Zionela dicendole che un’assemblea, fondamentale per la decisione della Corte, non sarebbe stata tenuta il giorno della convocazione
Zionela, rassicurata dalle dichiarazioni del pubblico ufficiale, non andò all’assemblea, che invece fu fatta e data per deserta (vai al sito per vedere i documenti). In questo modo la banda ottenne dalla Corte di Appello il provvedimento loro necessario per mantenersi il controllo totale della società, circoscrivendo Zionela di ostacoli e minacce ancora più incisive, fino a farle firmare addirittura la cessione del 98% come se le quote fossero già state pagate (idem per cessione delle quote).

In questo momento si compie il culmine della frode subita da Gino e Zionela da parte di Antonio e Miranda Tangocci, Sandro Boni, Franco Marcucci e dei pubblici ufficiali Ernesto Cudia, Roberto Scialdone, Alessandro Lozzi e Sebastiano Puliga.

Ma il pagamento, come dimostrano i documenti, non fu mai effettuato perché il Marcucci, firmatario delle cambiali, che sono ancora insolute ed in possesso dei coniugi Sannino, non era altro che un prestanome di Sandro Boni.Sandro Boni dice di avere agito in buona fede e che la frode la aveva fatta soltanto il Marcucci. Per questo rifiuta di pagare, anche se Marcucci (oggi defunto) per tutelarsi aveva  fatto sottoscrivere a Sandro Boni un contratto che lo impegnava a pagare in sua vece quanto dovuto a Gino e Zionela (leggi qui la clausola del contratto).

Da quasi 20 anni Gino e Zionela conducono una battaglia legale che prosegue tutt’ora. Il caso non è andato a giudizio nonostante che i coniugi Sannino abbiano le cambiali protestate in loro possesso e che prove inconfutabili, emergenti da indagini ufficiali confermino quanto loro hanno denunciato (scarica dal sito le relazioni di polizia). E’ così che dopo dodici anni Gino e Zionela non hanno ottenuto la soluzione del caso.Il caso fu condotto da giudici e funzionari corrotti, come il dr. Sebastiano Puliga che fu trasferito da Firenze a Milano per delitti come concussione, corruzione e associazione per delinquere (scarica dal sito il provvedimento del CSM e relazione della Squadra Mobile) Anche il Lozzi è inquisito per gli stessi delitti, ed è stato in prigione recentemente in ambito alla vicenda del fallimento dell’Hotel Sheraton di Firenze. Lo stesso Lozzi fu scarcerato ma il Tribunale del Riesame fiorentino ordinò nuovamente il suo arresto. (scarica dal sito il provvedimento del Tribunale del Riesame).

Durante tutto questo tempo, le domande legali di Gino e Zionela non sono state prese in considerazione, mentre quelle contro di loro hanno marciato senza problemi ne ritardi, fino al punto che i Boni hanno potuto avere l’ordine per poter sfrattare Gino Sannino e la sua famiglia dalla loro casa. Questo è potuto accadere in virtù di una sentenza della Corte d’Appello di Firenze che annulla un vecchio atto di uso della casa, la cui validità legale era decaduta, stante che fu sostituito con il contratto di vendita del 98% di quota. Gino e Zionela erano obbligati a consegnare la casa solo dopo avere riscosso quanto stabilito nel contratto, cosa mai accaduta. (scarica dal sito il contratto fra Zionela e Marcucci) e il contratto fra il Franco Marcucci e Sandro Boni).

Ma grazie ad avvocati infedeli, corrotti o fratelli massoni, quella fondamentale circostanza non fu trasmessa tempestivamente e correttamente ai magistrati giudicanti. A Gino e Zionela non fu possibile trovare un legale che facesse loro un ricorso alla Suprema Corte, soprattutto perché il fascicolo di causa era “sparito” dalla cancelleria (vedi dal sito l’attestazione del cancelliere).Oggi il problema vero, a questo punto, si è rivelato la negazione della magistratura incaricata a promuovere il processo, trovandosi Gino e Zionela davanti un ostacolo per loro insormontabile che solo la magistratura stessa può risolvere ma che, evidentemente, non vuole farlo. A questo punto la domanda sorge spontanea:

Per quale motivo la magistratura italiana non vuole fare questo processo?
A chi si vuole coprire e per chè?
Chi è l’interessato che guida i fili in questa vicenda?

Col passare degli anni i Boni hanno avuto tutto il tempo per disperdere i beni defraudati alla famiglia Sannino, usando una serie di società di capitale, italiane e straniere, controllate e rappresentate da membri della famiglia Boni di Vicchio del Mugello e di Borgo San Lorenzo.
(vedi dal sito lo schema delle società coinvolte e relazione P.G. sulle società).

Andiamo avanti con la storia.

Il 6 ottobre 2004, l’amministratore della società Residenze Toscane Srl, Maurizio Boni (nipote di Sandro Boni), accompagnato dall’ufficiale giudiziario Sergio Plini, dal suo avvocato Francesco Grignolio e da carabinieri dei comandi di Vicchio e di Borgo San Lorenzo, si presentarono per sfrattare la famiglia Sannino. Gino, totalmente disperato, si cosparse di benzina e fu sul punto di darsi fuoco. Furono momenti molto tesi e angosciosi perché Gino veramente era disposto a morire prima di accettare l’ingiusto sfratto. Passati alcuni momenti, l’ufficiale giudiziario decise di sospendere lo sfratto trasmettendo in seguito tutto al giudice perché desse istruzioni di come procedere.
Due mesi dopo dal primo tentativo di sfratto, il 3 dicembre del 2004, senza sapere che i loro movimenti erano controllati, Gino e Zionela sono andati a Firenze.  Approfittando della loro assenza e, dopo avere montato due posti di controllo lungo la strada che porta a casa Sannino, il maresciallo capo dei Carabinieri di Vicchio, seguito dall’ufficiale giudiziario, Maurizio Boni, Sauro Boni, Sandro Boni e Filippo Boni, diverse persone sconosciute e numerosi carabinieri, in borghese ed altri con il mitra, diverse pattuglie e altri veicoli, invasero della casa della famiglia Sannino Belgrave.

Il figlio, che tranquillamente dormiva in altra ala dell’immobile, fu preso brutalmente e cacciato a forza di casa. I carabinieri non lo lasciarono chiamare subito l’avvocato e fu ammanettato quando insisteva per entrare nella casa per prendere documenti dei suoi genitori. Alla fidanzata, che era presente, non lasciarono telefonare ai genitori per chiedere aiuto e le fu assegnato un carabiniere che vigilava che non si allontanasse.

I Boni e tutta quella gente sconosciuta ebbero abbastanza tempo per mettere mano a documenti importanti di cause pendenti contro gli stessi Boni e negli effetti personali de la famiglia. Svuotarono la casa. Smantellarono la cucina e il riscaldamento, rovistarono e stiparono tutto in sacchi della spazzatura o in scatole in modo che molte cose si ritrovarono rotte o inservibili. Furgoni e macchine andavano e venivano portando tutti gli oggetti personali della famiglia Sannino ad in luogo sconosciuto. Fu soltanto dopo insistere e dopo avere completato lo svuotamento della casa, che ebbero la “considerazione” di informare Gino e Zionela che tale luogo era un magazzino dei Boni a Vicchio e che i custodi dei loro documenti ed effetti personali erano gli stessi Boni. Portarono via persino il furgone di lavoro di Gino con una gru rifiutandosi di informare per quale motivo ne dove. Misero sbarre. Murarono porte e finestre.

Il figlio tentò di comunicare con Gino e Zionela, ma per cominciare i carabinieri non gli permisero di usare il telefono. Quando poté farlo telefonò ripetutamente al legale incaricato de la causa, Avv. Stefano Magherini di Borgo San Lorenzo, ma questo riattaccava o semplicemente non rispondeva. Chiamò diverse volte il luogo dove Gino e Zio erano andati e fu risposto o semplicemente lo facevano aspettare senza trasferire la telefonata a qualcuno che potesse rispondere. Finalmente, permisero al figlio di parlare con un ufficiale il quale in seguito fece in modo che Gino e Zionela fossero informati di ciò che stava accadendo.

Gino e Zionela cercarono subito di arrivare alla casa, ma non ci arrivarono perchè una pattuglia di carabinieri li bloccò, impedendogli di allontanarsi in modo di non fargli  vedere il crimine che si stava commettendo nella loro abitazione. Sul posto arrivarono una vicina della famiglia sfrattata e il Sindaco di Vicchio che furono testimoni di quanto accaduto e delle modalità usate. L’ufficiale giudiziario responsabile dell’operazione effettuata non informò di niente i coniugi Sannino. L’ufficiale giudiziario permise soltanto che Zionela leggesse una parte dell’ordinanza del giudice della che imponeva che l’operazione dovesse essere effettuata senza dare avviso a nessuno dei due coniugi. 

Gino e Zionela non hanno avuto un nessun documento ufficiale, vuoi  l’elenco dei loro effetti personali e neanche la copia dell’ordine di sfratto.Questa è stata un’operazione più idonea per un criminale pericoloso, un fuggitivo o un terrorista che per due cittadini comuni. I due coniugi mai si sarebbero immaginati che il potere dei Boni potesse arrivare a coinvolgere a tal punto pubblici ufficiali di vari livelli, cominciando per dal giudice che dette il via libero per procedere in tal modo, l’ufficiale giudiziario, il maresciallo capo e i semplici carabinieri. Tutte queste autorità acconsentirono ad ogni modo che lo sfratto avvenisse con tanto vandalismo. Il potere dei Boni è ovviamente più grande di quello dei diritti costituzionali fondamentali delle persone.Tutto questo accade ad una famiglia che ha solo cercato di far valere i propri diritti per poter conservare gli unici beni che possiede.Ancora impotenti e confusi Gino Sannino e la sua famiglia si domandano com’è possibile che in un paese civilizzato del ovest europeo si permetta che ci sia tanta ingiustizia per tanti anni e come sia possibile che i suoi diritti legali e fondamentali siano violati così palesemente e con tanta furia? Perchè tanta intimidazione e persecuzione durante tanto tempo?. Solo perchè non lasciarono al gruppo Boni e complici rubare la loro proprietà in pace? 

E NOI CI DOMANDIAMO COM’E’ POSSIBILE CHE, ANCHE CON PROVE DI FRODE, SI PERMETTA AD UNA PERSONA IMPADRONIRISI DI UNA PROPRIETA SENZA PAGARLA?

“Inademplendi  non  est  ademplendum” 

In altre parole: Quello che non hai pagato non è tuo. 

Il primo fra Gino Sannino, Pietro Bartoli e l’Ing. Giovanni Tognozzi, e il  secondo promosso da Antonio Tangocci socio di minoranza della I Due Torrenti Srl. Il magistrato istruttore delle due cause nel periodo della truffa era l’ex giudice Sebastiano Puliga. I collegi nelle due cause insieme a Puliga lo formavano i giudici Valentino Pezzuti e Armando Sechi.

ECCO L’ELENCO DEI 100 PROCEDIMENTI

(IN BLU I PROCEDIMENTI DOVE I CONIUGI SANNINO SONO PARTE OFFESA O DANNEGGIATA)

1)  1989/2421 – Tribunale di Firenze (dott. Puliga) denunzia ex-art.2409 c.c. di Antonio Tangocci contro l’amministratore unico della I Due Torrenti Srl Gino Sannino. ACCOLTA.

2)  1992/2105 – Tribunale di Firenze (dott. Puliga), ricorso presentato da Belgrave per la revoca dell’amministratore giudiziario Scialdone nominato nel procedimento 2421/89. RESPINTO.

3)  1992/R.G.N.R. 3680 –  Procura di Firenze (dott. Maresca).  Esposto di Belgrave nei confronti di Scialdone ed il socio Tangocci. Esito: ARCHIVIATO.

4)  1992/R.G. 4256 –  Procura e Tribunale di Firenze (dott. Maresca).  Querela di Scialdone nei confronti di Belgrave che fu rinviata a giudizio per calunnia. Il processo iniziò dopo sei anni ma non si concluse perché gli atti furono rispediti al pm (dott. Canessa). Nessuna indagine, nessun interrogatorio. Il pm non trasmise gli atti al tribunale per continuare il processo ma chiese l’archiviazione. ARCHIVIATO.

5)  1993/12-V.G. 2556 cron. – C. Appello Firenze (relatore dott. di Nubila), ricorso Belgrave avverso l’ordinanza di liquidazione della I Due Torrenti Srl emessa da Sebastiano Puliga. RESPINTO.

6)  1993/09-12 Settembre 1993 – Procura e Tribunale di Firenze (dr. Cosentino – dr. Bonfiglio – gip dott. gatta) denuncia Belgrave per furto dei documenti originali sulle trattative di vendita delle quote della soc. I Due Torrenti Srl a Marcucci Franco. Nessuna indagine. Esito: ARCHIVIATO.

7)  1993/RG 3732/93 riunito al 102/94 (m.21) – Procura e Tribunale di Firenze (dott. Marziani- dott. Crivelli). Querela di Marcucci nei confronti di Belgrave e suo avvocato. ARCHIVIATA.

8)  1993/RG.T. 604 – Tribunale di Firenze (dott. Abiosi), ricorso proposto da Marcucci Franco per sequestro dei titoli rilasciati a Belgrave in pagamento delle quote. RESPINTO.

9)  1993/Sequestro N. 197 –  Tribunale di Firenze (dott. D’amora). Ricorso per sequestro di quote promosso da Belgrave. ACCOLTO. Risultato negativo perché le quote erano state subito  acquistate dalla soc. Edil Pitti Srl dei Boni.

10)  1993/Sequestro N. 215 –  Tribunale di Firenze (dott. D’amora). Ricorso per sequestro di credito promosso da Belgrave. ACCOLTO E POI REVOCATO.

11)  1993/RG.T. 9301 – Tribunale di Firenze (ultimo g.i. dott. Pompei): Citazione Belgrave per risoluzione dei contratti. IN PRIMO GRADO DA 16 ANNI.

12) 1994/10021- E – Borgo San Lorenzo (dott. Magnelli) pignoramento di somme promosso da Belgrave. SOSPESO.

13)  1994/1677/94 –  Tribunale di Firenze (dott. Riviello): Opposizone a decreto ingiuntivo. Il fascicolo di Belgrave intervenuta nella causa e che aveva pignorato le somme, era sparito ed il giudice dott. Emanuele Riviello non ritenne di doverlo trovare decidendo in favore di Mariotti. Il procedimento continuò e venne riunito alla 9301/93. IN PRIMO GRADO DA 15 ANNI.

14)  1994/468 RG- Procura di Firenze (dott. Maresca, dott. Pappalardo)– Proc. Generale Corte Appello Firenze. Denunzia Sannino e Belgrave al Presidente della Repubblica. Esito: NESSUNA NOTIZIA.

15) 1994/908/94 m.22 Procura e Tribunale di Siena (dott.Pasca). Denuncia Marcucci. Indagato Sannino. Rinvio a giudizio. Reato percosse. Esito: ASSOLTO.

16)  1994/N.R.C. 15092 – Tribunale di Firenze Sez. Borgo S. Lorenzo: Ricorso Toscana Invest Srl contro i coniugi Sannino per rientro nel possesso dei terreni e della casa. RESPINTO.

17)  1994/R.G. 10.380 + altri Procura Circ. di Firenze (PM dott. Massimo Bonfiglio). Denuncia querela dei coniugi Sannino. Indagati: Boni Sandro, Marcucci Franco. ARCHIVIATO

18)  1994/R.G.N. 3.858 – Tribunale di Firenze (dott. Mariotti), citazione deI Boni per annullamento atto di comodato per uso della casa da parte della famiglia Sannino. RESPINTO.

19) 1994/RG 10603 – Tribunale di Firenze (dott. Prodomo): Citazione Belgrave. Simulazione cessione credito, accertamento di credito. Convenuti: Edil Pitti Srl, Marcucci, Mariotti. Riunita alla 9301/93. IN PRIMO GRADO DA 15 ANNI.

20)  1994/RG.T 5863 – Tribunale di Firenze (dott. Patrizia Pompei): citazione della Toscana Invest Srl per asseriti danni creati alla società. Domanda riconvenzionale di Sannino. RESPINTE TUTTE LE DOMANDE.

21)  1994/RG.T 5864 – Tribunale di Firenze (dott. Colomo): Citazione di Sandro Boni (Toscana Invest Srl) per asseriti danni creati alla società. domanda riconvenzionale Belgrave. UNA ACCOLTA E ALTRA RESPINTA.

22)   1995/1677 –  C. Appello di Firenze (dott. di Nubila), ricorso Sannino avverso la sentenza del Tribunale di Firenze n.2254/95 (dott. Puliga). TRANSAZIONE.

23)   1995/27.05.1995 – Tribunale di Prato (dott. Manna) Citazione Sannino per dichiarazione di nullità ex-art.1261 c.c. dell’atto di cessione dei diritti della causa 8753/81. TRANSAZIONE.

24)   1995/6336/94-63 – Tribunale di Firenze Sez. Borgo San Lorenzo (dott. Di Pietro). Querela Boni Sandro. Indagati Sannino e Belgrave. Reato ingiuria. Esito: ASSOLTI.

25) 1996/2386/96R – Tribunale di Firenze (dott. Pietro Suchan) – 2095/95 N.R – 255/96 R.G.GIP- Procura, Tribunale e Corte di Appello di Bologna (dott. Grassi – dott. Persico) denuncia Sannino e Belgrave nei confronti di Puliga, Pezzuti, Rinaldi, Catanese, Scialdone, Lozzi, Cudia, Marcucci, Boni. ARCHIVIATE le posizioni dei magistrati. Chiesto il rinvio a giudizio dei cancellieri Catanese e Rinaldi. Stralciata la posizione degli altri e trasmesso a Firenze dove fu SUBITO ARCHIVIATA dietro richiesta del PM dott. Bonfiglio. Il procedimento contro cancellieri fu assegnato ad altro Gip dott. Sibilia (4130/97 – 2329/97) – ASSOLTI TUTTI.

26) Domanda per sequestro della proprietà chiesto dai coniugi Sannino al procuratore di Bologna dott. Persico. RIGETTATA.

27)  1996/R.G. 259/C – Tribunale di Firenze sez. Borgo S. Lorenzo/Pontassieve: Residenze Toscane Srl (Maurizio Boni) per togliere l’uso di una strada. Convenuti Sannino e Belgrave, Esito: RESPINTO.

28) 1996/R.G. 3285 m.21 – Procura di Firenze (dott. Canessa): querela Belgrave nei confronti di Franco Marcucci. Reato calunnia. Interrogatori pm a indagati: nessuno. Esito: Richiesta di archiviazione dopo sette anni. Dopo sette anni venne ARCHIVIATA.

29) 1997 R.G.N.R. 16077; 732/98 gip – Procura e Tribunale di Firenze (dott. Bonfiglio): stralcio dal proc. 2095/95 N.R trasmesso dalla Procura di Bologna, indagati Boni, Marcucci, Scialdone ed altri. Nessuna indagine, nessun interrogatorio. ARCHIVIATA.

30)  1997/3289 m.21 Procura e Tribunale di Bologna (dott. Persico), riscritto al n. 4130/97 m.21 (dott. Persico), e poi riscritto al n. 5625/97 m.21 (dott. Persico), riunito al n. 2095/95, una parte trasmessa a Firenze il 20.12.97. Denuncia dei coniugi Sannino. Esito: ARCHIVIATA LA POSIZIONE DEI MAGISTRATI, CHIESTO GIUDIZIO PER CANCELLIERI, il Gip fu cambiato. Il nuovo Gip dott. Sibilia ha ASSOLTO I CANCELLIERI.

31) 2000/913 Ricorso di appello del Procuratore Generale alla sentenza del Gip Sibilia che assolveva i cancellieri Rinaldi e Catanese. Esito: NON LUOGO A PROCEDERE per prescrizione dei reati.

32)  1997/620 C. – Appello Firenze (dott. Bruno), domanda di appello del Boni per  la sentenza di assoluzione di Sannino (proc.6336/94-63).  ACCOLTA.

33) 1997/N. 200/97 C – Tribunale di Firenze sez. Pontassieve: attore Residenze Toscane Srl convenuti Sannino e Belgrave per asseriti impedimenti a completare una domanda di condono. ACCOLTO.

34) 1997/R.G. 3055, Procura e Tribunale di Firenze RNR PM – 101164/97 –GIP (dott. Pappalardo – dott. Crivelli) Proc. Firenze: Denuncia coniugi Sannino Belgrave. Indagati Scialdone, Lozzi, Boni, Marcucci, Vitartali Augusto, Vitartali Aldo, Ardino, d’Isanto, Tangocci. Reati individuati: Truffa in concorso aggravata, appropriazione indebita continuata, false comunicazioni sociali, impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita. Indagini: nessuna. Interrogatorio pm a indagati: nessuno. Esito: ARCHIVIATA.

35)  1997/R.G. D.P.447 – Tribunale di Firenze (Sechi, Puliga e Riccucci) ricorso del giudice Valentino Pezzuti per togliere il suo nome dalla sentenza che definì parzialmente la causa 8753/81 vinta dal cancelliere Rinaldi. ACCOLTA.

36) 1997/RG.T 4630 –  Tribunale di Firenze (giudice Elisabetta Materi): Citazione Belgrave per risoluzione degli atti di trasferimento dei beni e delle quote I Due Torrenti Srl. RESPINTA.

37) 1998/1425 (dott. Nencini) Querela di Boni Filippo nei confronti di Sannino per ingiuria. Nessuna indagine. RINVIO A GIUDIZIO E CONDANNA.

38) 1998/21447 C. – Cassazione. Ricorso Sannino avverso la sentenza sopra indicata. Esito: RESPINTO.

39) 1998/2167/98R – 101848/98 gip – Procura e Tribunale di Firenze (dott. Bocciolini – dott. De Luca). Proc. Firenze. Denuncia dei coniugi Sannino. Indagati Boni Sandro, Sauro e Maurizio, Scialdone,  Tangocci, Tangocci Miranda, Marcucci, Lozzi, Cudia. Reati: truffa in concorso, associazione per delinquere, estorsione, usura. Indagini: furono fatti i primi atti e poi interrotti. Chiesta archiviazione in meno di un mese. ARCHIVIATA.

40) Istanza dei coniugi Sannino al Procuratore dott. Bocciolini per il sequestro della proprietà. NESSUNA RISPOSTA.

41)  1998/N.37350/98 C – Cassazione, Sez. V. Ricorso Sannino per l’archiviazione del procedimento 3055/97. RESPINTO.

42) 1998/R.G. 2533/98R – Procura di Firenze (dott. Canessa). Querela Belgrave nei confronti di Sandro Boni. Reato calunnia. Indagine nessuna. Esito: ARCHIVIATA.

43) 1998/R.G. 6596 –  Tribunale di Firenze (dott. Elisabetta Materi): Citazione Belgrave per risoluzione contratti. Convenuta Edil Pitti Srl, ripetizione di citazione perché il legale non aveva convenuto la Edil Pitti nella causa sopra e il giudice non aveva accettato nè la chiamata in causa della Edil Pitti nè la domanda di riunione dei due procedimenti. Esito: RIGETTO.

44) 1998/RG 4705 – 3820/98gip  Procura e Tribunale di Bologna (dott. Persico, dott. Grassi). Denuncia Sannino per la correzione di sentenza. Indagini: nessuna. Interrogatorio pm a indagati: nessuno. Esito: ARCHIVIATA.

45) 1999/5490 r.g. m.22 Procura e Tribunale di Firenze (PM dott. Tei). Querela Boni Filippo e Lago Viola Sas di Boni Diletta e C. del 18.03.1999. Indagini: nessuna. Rinviato a giudizio Sannino. IL PROCESSO NON FU TENUTO per difetto di querela rilevato dal legale dei Boni.

46) 1999/5490 r.g. m.22 (PM dott. Piras)Proc. Firenze. Querela esporta da Boni Filippo e Lago Viola Sas di Boni Diletta e C. del 18.03.1999 nei confronti dei coniugi Sannino. Indagini: nessuna. NESSUNA NOTIZIA.

47) 1999/653  Procura Siena – 21601/00 – 104069/00 gip Procura di Firenze (PM dott. Francesco Fleury, GIP dott. Grazia Aloisio) denuncia Belgrave nei confronti di Marcucci, Boni ed altri. Reati individuati: calunnia; furto aggravato; Trasmesso a Firenze da Siena. Indagini: nessuna; ARCHIVIATO.

48) 1999/R.G. 20418 – Tribunale di Firenze sez. Pontassieve (dott. Alessandro Nencini): citazione Boni Sandro contro Sannino per danni relativi a condanna per ingiurie. ACCOLTA.

49) 1999/R.G. 2195/99 Mod.21 Procura e Tribunale di Firenze (dott. Fleury, dott. Cannizzaro): Denuncia coniugi Sannino. Indagini: La polizia giudiziaria (Guardia di Finanza) rileva associazione per delinquere ed altro, chiede misure cautelari, sequestri ed altro; Esito: ARCHIVIATO.

50) Richiesta di sequestro (gip Cannizzaro) presentata dai coniugi Sannino al Procuratore nel procedimento 2195/99. NON ACCOLTA.

51) 1999/R.G. 352 Mod.21 – Procura e Tribunale di Firenze (dott. Suchan): denuncia dei coniugi Sannino nel 1999 corredata di fotografie documentali dei soggetti denunciati (parenti Boni) colti in flagranza. Dalle indagini dei Carabinieri sono emersi ipotesi di reato di associazione per delinquere ed altro. Indagati Scialdone, Lozzi, Cudia, Boni ecc. Il procedimento è stato smembrato in diversi fascicoli. Sono stati rinviati a giudizio i gestori del Lago e poi ASSOLTI dal Tribunale di Firenze sez. Pontassieve. La Procura di Bologna (dott. Cieri) chiese l’archiviazione per parte del procedimento. ARCHIVIATO.

52) 2000/14510 Procura di Bologna (dott. Materia). Denuncia di Sannino. Procedimento che era stato trasmesso alla Procura di Perugia per competenza e restituito alla Procura di Bologna iscritto al n.3910/04 (dott. Cieri). Indagati i magistrati: Puliga Sebastiano, Bonfiglio Massimo; Pappalardo Francesco, Pezzuti Valentino, il notaio Cudia Ernesto. Reati: abuso d’ufficio. ARCHIVIATO.

53) 2000/16916 Procura di Bologna (dott. Persico). Parte offesa Sannino. NESSUNA NOTIZIA.

54) 2000/3129/00 m.45. – Parte offesa Sannino. Procura di Genova. Trasmessa alla Procura di Bologna in data 19.04.2001 per competenza. NESSUNA NOTIZIA.

55) 2000/4830 – Tribunale di Firenze (dott. Miraglia). Citazione Belgrave per la revocatoria e risoluzione di contratti. Convenuti: Toscana Invest, Residenze Toscane, Edil Pitti, Boni Sandro, Marcucci Franco, Lago Viola sas di Boni Diletta e C. Esito: RESPINTA.

56) 2000/6894 – 111630/00 Procura e Tribunale di Firenze (dott. Suchan)  – Denuncia Sannino nei confronti di Rinaldi per reati fiscali. ARCHIVIATO.

57) 2000/N.R. 4642 Procura e Tribunale di Firenze (dott. Bonfiglio): Stralcio dal proc. 2195/99 Mod.21. Indagati: Scialdone, Tangocci Antonio e Miranda, Bonechi. Reati: abuso d’ufficio, calunnia, interesse privato, falsa perizia. ARCHIVIATA.

58) 2000/RG 913 –  Corte di Appello Bologna, appello proposto dal PM e dal PG contro la sentenza n.737/99 che assolveva i cancellieri Rinaldi e Catanese. Esito: I reati più gravi non vennero riconosciuti e il solo rimasto, abuso d’ufficio, era prescritto. NON LUOGO A PROCEDERE.

59) 2001 503 e 504 riuniti, Corte di Appello di Firenze, ricorso di Maurizio Boni (amministratore Residenze Toscane Srl) avverso la sentenza del comodato. ACCOLTO.

60) 2001/1050/01 m.45 Procura e Tribunale di Firenze (dott, Fleury – Gip Cannizzaro), procedimento aperto dalla Procura in relazione all’indagine spletata dalla Guardia di Finanza per esposto dei coniugi Sannino. Interrogatori pm: nessuno. ARCHIVIATA.

61) 2001/16827 m.21 Procura di Firenze (dott. Prodomo). Denuncia Boni Maurizio ex art.20 L.47/85. Indagato: Belgrave. NESSUNA NOTIZIA.

62) 2001/20633/01 m.44 – Procura di Genova – 15698/02 – Procura di Bologna (dott. Cieri). Esposto Sannino del 15.11.2001 indagati Puliga, Pezzuti, Catanese, Rinaldi, Scialdone, Lozzi, Boni, Cudia. Trasmessa per competenza alla Procura di Bologna in data 05.01.02. ARCHIVIATO.

63) 2001/6102 – Trib. Firenze (dott. Breggia): Decreto ingiuntivo promosso da Belgrave e causa di opposizione della la Edil Pitti. ACCOLTA LA DOMANDA DELLA EDIL PITTI.

64) 2001/104069 Procura e Tribunale di Firenze (dott. Soresina). Indagato Marcucci. Reato calunnia a danni di Sannino. Rinvio a giudizio. Esito:Il PROCESSO NON TENUTO perché Marcucci morì nel 2001.

65) 2001/8699. Procura di Bologna (pm. Persico). Sannino parte offesa. PENDENTE al 14.10.2002.

66) 2002/1194/02 – Corte Appello Firenze (dott. Bruno Rados): ricorso Sannino avverso sentenza giudice Patrizia Pompei per crediti. RESPINTO.

67) 2002/1254 Corte di Appello Firenze: Ricorso Sannino e Belgrave avverso la sentenza del giudice Elisabetta Materi nella 4630/97. IN CORSO.

68) 2002/2561 m.45. Procura di Bologna (dott. Persico). Sannino parte offesa. ARCHIVIATO.

69) 2002/3272 m.44 – Procura di Genova. Stralcio dal proc. 20633/01 m.44. Trasmessa per competenza alla Procura di Bologna in data 02.12.03. NESSUNA NOTIZIA.

70) 2002/3575 m.45 – Procura di Firenze (dott. Fleury). Stralcio dal proc. 20633/01 m.44. Trasmesso alla Procura di Bologna (dott. Cieri) per competenza. Indagati Scialdone , Lozzi , Boni , Cudia . Reati: falsità continuata, ideologica e materiale, in atti pubblici. ARCHIVIATO.

71) 2002/636 Procura di Bologna (dott. Materia). Trasmesso alla Procura di Ancona in data 15.01.02. Indagati: Pulig , Pezzuti, Persic , Lozzi, Scialdone . La Procura di Ancona ha comunicato al legale che ha ritrasmesso a Bologna. In seguito a richiesta di archiviazione del PM Cieri venne ARCHIVIATO.

72) 2002/8013 – Procura e Tribunale di Firenze (dott. Fleury, dott. Nannucci – dott. Cannizzaro). Stralcio dal proc. 20633/01 m.44. Procedimento a carico del dott. Persico. Esito: NON LUOGO A PROCEDERE.

73) 2003/7400, 111321/03 m 21 – Procura e Tribunale di Firenze (dott. Fleury – dott. De Luca). Stralcio dal proc. 20633/01 m.44. Indagati: Lozzi Alessandro, Scialdone Roberto. Reati: abuso d’ufficio. ARCHIVIATO.

74) 2003/R.G./A/343 C. Appello Firenze: ricorso Belgrave contro sentenza sopra causa 5864/94. RESPINTO.

75) 2003/R.G. 1681/03 –  Procura di Bologna- Stralcio dal proc. 2352/99 Mod.21proveniente da Firenze. Indagati: sconosciuti. Reati: sconosciuti. Stato: NESSUNA NOTIZIA.

76) 2003/R.G. 20319 – Tribunale di Firenze Sez. Pontassieve citazione Sandro Boni nei confronti di Sannino e il quotidiano “Il Galletto”. RESPINTO.

77) 2003/R.G.AA.CC.73 cron. 1077 – Corte di Appello Genova, fra Sannino e Ministero di Giustizia, per la lunga durata del procedimento 8753/81. LIQUIDATI 2.900 EURO PER 22 ANNI DI CAUSA.

78) 2004 –  Procura di Firenze procedimento penale a carico dell’ufficiale giudiziario Plini Sergio per le modalità adoperate per lo sfratto della famiglia Sannino il giorno 03.12.2004. NESSUNA NOTIZIA.

79) 2004/20483- Tribunale di Firenze Sez. Pontassieve (dr. Nencini). Opposizione dei coniugi Sannino allo sfratto. RESPINTO.

80) 2004 – Procura di Firenze – Procedimento penale nei confronti di Sannino per essersi opposto allo sfratto il giorno 06.10.2004. NON SI HANNO NOTIZIE.

81) 2004/728 T.A.R. (dottori Vacirca, Migliozzi e Massari) ricorso della Residenze Toscane Srl (Maurizio Boni) contro il provvedimento di sospensione degli atti esecutivi emanato dalla Prefettura di Firenze. In parte dichiarato CESSATO e in parte dichiarato INNAMISSIBILE.

82) 2005/814 m45. Procura di Genova (PM dott. Lari) Esposto coniugi Sannino. BLOCCATO ALL’UFFICIO DEL PM DA 4 ANNI.

83) 2004Tribunale di Firenze Sez. Pontassieve (dr. Nencini, dott. Anselmo) Ricorso coniugi Sannino contro le modalità adoperate per eseguire lo sfratto il giorno 3.12.2004. RESPINTO.

84) 2004/1252 – 8082/04 Proc. Bologna (PM dott. Cieri). Esposto dei coniugi Sannino. Proveniente dalla Procura di Firenze. Indagati Boni Sandro, Boni Sauro, Boni Maurizio, Boni Filippo e Boni Diletta. Reato: ricettazione. Richiesta archiviazione dal PM Bolognese benché non risultassero indagati magistrati. ARCHIVIATO.

85) 2004/R.G. 4556 – 8487/04 (8787/04?) Procura e Tribunale di Firenze (dott. Suchan – dott. Crivelli): stralcio dal proc. 2352/99 Mod.21. Indagato Boni Filippo. ARCHIVIATO.

86) 2005/2022 m.21/b – Procura di Firenze (dr. Merlo) – procedimento penale indagato Sannino, parti offese  Boni Filippo e Boni Maurizio. ARCHIVIATO.

87) 2005/R.G. 64221 – Tribunale di Roma citazione per danni di Sannino nei confronti di Rinaldi. PENDENTE.

88) 2005/653 m.21/b (dott. Emma Cosentino)-denuncia di Maurizio Boni amministratore della Residenze Toscane s.r.l. e Filippo Boni nei confronti della famiglia Sannino per occupazione d’immobile. Chiesto al PM dott. Cosentino l’allontanamento coatto della famiglia dalla casa, RICHIESTA RESPINTA. ARCHIVIATO.

89) 2006/7879 m21 – (dott. Turco) nuova denuncia di Maurizio Boni amministratore della Residenze Toscane s.r.l. per occupazione di immobile. Chiesto da parte del PM il sequestro della proprietà domanda rigettata dal gip Crivelli. Rinviato a giudizio Sannino. Il giudice Magnelli condanna Sannino. IN APPELLO.

90) 2006/RG 1732 – Procura e Tribunale di Firenze (PM dott. Tei) denuncia dei coniugi Sannino nei confronti dei Boni per ricettazione ed altro. ARCHIVIATA.

91) 2006/10312 RG – Tribunale di Firenze (dott. Susanna Raimondo) citazione della Residenze Toscane Srl (Boni Maurizio) per reintegra nel possesso d’immobile. ACCOLTO ANCHE SE ERANO SCADUTI I TERMINI PER LA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA.

92) 2006/4547 m 21- Procura e Tribunale di Firenze (PM dott. Bocciolini – dott. Frizillo) querela dell’ufficiale giudiziario Sergio Plini contro Sannino per il sito web casosannino.com. Rinvio a giudizio Sannino. RITIRATA LA QUERELA.

93) 2007 – (dott. Antonello Cosentino) reclamo dei coniugi Sannino contro decisione dott. Raimondo nel proc.10312 per reintegra nel possesso. RESPINTO.

94) 2007 – denuncia coniugi Sannino al Ministero, alla Procura antimafia e al CSM  per diniego di giustizia. NESSUNA NOTIZIA.

95) 2007 – (dott. Patrizia Pompei, dott. Cosentino e dott. Fantoni) ricorso per sequestro della proprietà presentato da Belgrave nella causa 9301/93. NON ACCOLTO.

96) 2007/6786 – Tribunale di Firenze (dott. Grazia Aloisio) ricorso per sequestro della proprietà presentato da Belgrave. NON ACCOLTO.

97) 2008/R.G. 1339 – Corte di Appello di Firenze, ricorso Belgrave avverso la sentenza del g.i. Patrizia Pompei sulla querela di falso proposta in causa 9301/93. PENDENTE.

98) 2007 – querela di Maurizio Boni amministratore della Residenze Toscane srl nei confronti dei coniugi Sannino per diffamazione – PENDENTE.

99) 2009 – Tribunale di Firenze (dott. Monteverde – dott. Governatori) ricorso per sequestro della proprietà e contestuale chiamata di terzo nella causa 9301/03 presentato da Belgrave. NON ACCOLTO.

100) 2009 – Querela di falso presentata da Sannino nella causa 1254/A/2002 (dott. Bellagamba, dott. Romoli, dott. Trovato) – NON AUTORIZZATA.

Da: www.casosannino.com

Siena: Persecuzione scolastico-politico-religiosa

Caso Fontani. Un maestro scomodo ai politici locali per le sue attività di denuncia contro il quale si è scatenata una vera e propria persecuzione e isolamento subito dopo tre significative circostanze ed eventi:

a) dopo aver promosso un’inchiesta-intervista a Rai-3 Ambiente Italia (trasmessa il 5 maggio 2007) in cui denunciava, con nomi e cognomi, i «mini» conflitti di interesse di 3 autorevoli compagni di partito del Sindaco e della Dirigente Scolastica, consiglieri comunali e leader di partito locali, nelle tante lottizzazioni di Comuni limitrofi della Val d’Arbia e tutti strettamente connessi con l’attività scolastica del Maestro Fontani (Monteroni e Murlo dove insegna ora, Buonconvento e Montalcino dove insegnava prima);

b) dopo aver denunciato sulla stampa ad ottobre 2007 lo scandalo di una serie di smaccati favoritismi che denominò «Lo Scuolabus degli amici del Sindaco di Murlo» (comune limitrofo che fa parte del suo stesso ISC), che penalizzava seriamente un bambino di 6 anni iscritto alla prima classe;

c) dopo aver fondato nel 2007 un Comitato nazionale contro il mobbing e bossing scolastico, vera piaga endemica e sociale della scuola pubblica italiana, iniziativa che ebbe una larga eco sulla stampa nazionale in coincidenza del primo incontro fondativo che si tiene a Siena il 15 giugno 2007.

Per concludere, ai primi di luglio del 2008, al Maestro Fontani, già oggetto di un pesante procedimento disciplinare che potrebbe portare al suo licenziamento o comunque alla sospensione dal servizio e dallo stipendio e di un procedimento cautelare per il secondo trasferimento d’ufficio in 3 anni, la massima autorità operativa scolastica statale, il Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale della Toscana, Cesare Angotti, notificava la richiesta di 250.000 euro di risarcimento danni morali ed esistenziali.

Di seguito riportiamo la recente interrogazione parlamentare che riassume l’odissea scolastico-giudiziaria del maestro di Siena. 

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03687
Atto n. 4-03687
Pubblicato il 21 settembre 2010
Seduta n. 425

PERDUCA , PORETTI – Al Ministro della giustizia. -Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

Una feroce ed intensa persecuzione scolastica e politica, originata da una chiara e gravissima discriminazione religiosa assecondata dalla scuola pubblica, è in corso a carico del maestro di scuola primaria della Provincia di Siena Adriano Fontani a far data dal settembre 2004;

tale sua odissea è testimoniata dalle sue denunce sulle tante e gravi ingiustizie patite e sui mille abusi del mondo della scuola “post-autonomia”, documentati anche a seguito della vasta casistica raccolta dal Comitato nazionale contro il mobbing e bossing scolastico da lui promosso che ha adesioni già in 15 diverse regioni italiane, ingiustizie e abusi finiti decine e decine di volte, fin dagli inizi, sulla migliore stampa italiana nazionale, quotidiana (“Corriere della sera”, “la Repubblica”, “Quotidiano Nazionale”, “l’unità”) e periodica (“Panorama”), sulle migliori testate televisive (TG1, TG5, RaiNews 24) e radio (Radio Radicale, RadioRai1-Radio anch’io), e hanno pure avuto vasta eco in Parlamento (due interrogazioni alla Camera presentate in data 10 marzo 2005 e 29 luglio 2008, un’audizione nella Commissione Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni della Camera in data 16 luglio 2007, un interesse dei senatori della 7a Commissione Istruzione ad acquisire elementi conoscitivi sulla vicenda);

dalla fine del 2004, per motivi scolastico-religiosi (ma poi soprattutto politici) ben documentabili, il maestro Fontani viene sommerso dalla scuola da monumentali quanto squadristiche e volutamente false ispezioni preconfezionate (le ultime due, una di 800 pagine, 2005, e una di 400 pagine, nel 2008, con relativi allegati: tutte con gravi conseguenze per lui sotto forma di punizioni disciplinari, sospensioni dal servizio, trasferimenti d’ufficio, visite d’idoneità, minacce di licenziamento) da una lunga serie di ripetuti, pretestuosi e persecutori procedimenti disciplinari privi di ogni fondamento (tre in un solo mese tra ottobre e novembre 2007, a difesa dai quali pure il difensore civico della Regione Toscana Giorgio Morales scrisse quattro mesi dopo una documentata quanto inutile lettera a favore del Fontani a tutta la filiera gerarchica scolastica locale, provinciale, regionale e nazionale), oltre che da centinaia di rendiconti scritti – tutti falsi, tendenziosi e calunniosi – che, redatti e protocollati dalla scuola, controllano ogni sua minima mossa in ogni minimo dettaglio, movimento, posizione del corpo, tono di voce, espressione testuale, interlocuzione, partecipazione a manifestazioni, riunioni, assemblee o altre iniziative perfino esterne alla scuola, fuori e dentro la scuola, nella vita reale e sul web, a partire dal 1990;

tutte le due fasi della suddetta persecutoria vicenda scolastica del Fontani si sono svolte in scuole di tre comuni limitrofi (Buonconvento-Montalcino, nel periodo compreso tra il 2004 e il 2006, e Monteroni d’Arbia, nell’anno scolastico 2007/2008) sotto due dirigenti scolastici che al contempo erano pure entrambi esponenti di spicco ed amministratori locali del partito politico egemone nei Comuni menzionati (Montalcino-Buonconvento: Mauro Guerrini che era stato al contempo due volte Sindaco del paese e membro del direttivo provinciale del partito, e deputato della fondazione Monte dei Paschi di Siena; Monteroni d’Arbia: Maria Donata Tardio che era al contempo consigliere comunale di maggioranza e membro del direttivo provinciale del partito);

tale persecuzione è diventata particolarmente intensa e feroce dal gennaio 2005, quando il primo ispettore scolastico inviato sul posto (Antonio Fratangelo, quello “naturale” dell’Ufficio scolastico provinciale di Siena) osò difendere, lodare e dare pienamente ragione al Fontani riconoscendo valide le sue proteste e condannando l’operato della scuola per la discriminazione subita e quando il suo direttore scolastico provinciale ha sostenuto le ragioni di Fontani e la relazione del “suo” ispettore: allora la direzione scolastica di Firenze prima annullò ed invalidò tale ispezione, negò illegittimamente al Fontani la relazione che lo sosteneva che aveva chiesto a norma di legge, e poi arrivarono perfino minacce di sanzioni a carico dell’ispettore, un trasferimento punitivo a carico del dirigente scolastico provinciale che sosteneva lui ed il maestro e cominciò a carico del Fontani la raffica di sanzioni ed ispezioni prefabbricate sopra descritte protrattesi per quattro anni fino al 2009;

tale persecuzione è subita dal Fontani sostanzialmente per il solo fatto di aver violato l’omertà e non aver collaborato o non aver taciuto i mille piccoli e grandi abusi, ingiustizie, discriminazioni, illegalità, scandali, arbitrii e favoritismi subiti e visti fare nel mondo della scuola od averli in qualche caso apertamente denunciati a stampa e magistratura, dopo che i mille inutili tentativi da lui fatti di “lavare i panni sporchi in famiglia” e di cercare il dialogo interno erano sempre andati a vuoto e gli avevano appunto procurato solo campagne di calunnie, sanzioni, ritorsioni e punizioni;

tale persecuzione viene inflitta a carico di un docente preparatissimo, motivato e stimatissimo come pochi e come tale inutilmente amato e difeso (a Buonconvento nel 2005, come a Monteroni nel 2008) da centinaia di genitori, alunni, ex alunni e famiglie che si sono vanamente mobilitati a suo favore e ai quali è stato perciò sempre e sistematicamente impedito di testimoniare a suo favore, ovvero in alcuni casi la testimonianza è stata assunta surrettiziamente in modo da apparire contraria al maestro; in molti casi coloro che si erano mobilitati in suo favore sono stati messi in imbarazzo, rimandati subito via ed obbligati a non parlare da parte degli ispettori scolastici inviati a suo carico, uno dei quali si è pure vantato per iscritto nella sua relazione (8 marzo 2008) di cotanti abusi, del fatto che genitori e testimoni a suo favore siano stati talvolta perfino “avvicinati” in modo minaccioso ed indirettamente puniti da autorità scolastiche e da quelle municipali politicamente vicine e colluse con il dirigente scolastico locale;

tale cinica e feroce persecuzione sta rovinando e distruggendo da tempo la salute, la vita privata e professionale, la reputazione, i risparmi e la famiglia del maestro Adriano Fontani;

fin dall’inizio della vicenda giudiziaria del Fontani (originata da un esposto del dirigente scolastico, Sindaco, deputato MPS contro di lui del 28 febbraio 2005 e non viceversa) l’atteggiamento di giudici e magistrati del Tribunale e della Procura di Siena verso i numerosi ricorsi e denunce, in sede penale e civile, presentati dal maestro Fontani è stato a giudizio degli interroganti unilaterale e fazioso, animato da chiari e gravi pregiudizi e chiusure contro di lui, manifesta ostilità e avversione verso la sua persona e le sue argomentazioni, concretizzatisi nel rifiuto totale di indagare sulle sue denunce e chiamare i numerosissimi test che Fontani citava; mentre la Procura si comportava in modo esattamente opposto quando erano i dirigenti scolastici e i politici a denunciare il Fontani, tanto che in una delle sei sentenze dei sei ricorsi, tutti persi in sede civile (ricorsi d’urgenza ex art. 700 del codice di procedura civile) egli veniva condannato e sprezzantemente definito ed implicitamente deriso, invece che difeso, come “il Serpiko della Scuola Italiana” (sentenza del Tribunale di Siena RG 530 dell’8 novembre 2005);

nella suddetta montagna di carte redatte a suo carico (appare evidente che, per quanto numerose siano le sue denunce, esse sono solo una piccola parte di quelle che avrebbe potuto e dovuto presentare a fronte di tanta mole di persecuzione e diffamatori documenti scritti a suo carico), piene di falsità e calunnie contro di lui, stilate dalla scuola contro Fontani, ricorrono decine e decine di volte diverse precise e lampanti ipotesi di reato a suo carico (diffamazioni, ingiurie, falsi, abusi ed omissioni d’ufficio, peculato, lesioni, reati associativi) ma giudici e magistratura di Siena, di fronte alle numerose inevitabili denunce del Fontani, oltre a non voler indagare come sopra detto, hanno ripetutamente schernito un cittadino in cerca di giustizia, che, senza cercare vendette personali, da cittadino retto e civile, si è dimostrato esemplarmente rispettoso del patto sociale, come uno che strumentalizza la giustizia per risolvere i suoi problemi personali e religiosi (così ha scritto a carico del Fontani il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siena Francesco Bagnai in ben tre dei suoi 13 decreti di archiviazione su 13 richieste dei pubblici ministeri a seguito delle denunce presentate da Fontani (RGNR 885-2006, R-GIP 1483-2006 DA del 14 novembre 2006; RGNR 1896-2008, R-GIP 322 del 12 agosto 2009; RGNR 2998-2008, R-GIP 494-2009 del 12 agosto 2009);

la linea della Procura della Repubblica di Siena di fronte al caso del maestro Fontani – a quanto risulta agli interroganti pienamente consapevoli i pubblici ministeri, il GIP e altri giudici del fatto che egli si ritrova contro non solo l’intera amministrazione scolastica nazionale ma tutti i poteri locali forti (nella specifica realtà senese tutti ben sanno che sarebbe più corretto parlare purtroppo di un potere unico senese) per tanti altri motivi ben documentabili oltre a quanto sopra esposto – è stata fin dall’inizio molto semplice, con le significative e del tutto confermative eccezioni di seguito riportate:

1) archiviare sistematicamente sempre tutte le numerose denunce che Fontani presenta senza mai fare alcuna indagine né chiamare alcuno dei numerosi test da lui citati perché le indagini sono definite “inutili e defatiganti” dal GIP Francesco Bagnai quando è Fontani a chiederle (RGNR 1896-2008, R-GIP 322 del 12 agosto 2009; RGNR 2998-2008, R-GIP 494-2009 del 12 agosto 2009);

2) fare invece sempre senza eccezione puntualmente e rapidamente (6 volte su 6) tutte le indagini quando sono alti dirigenti scolastici e politici a denunciare il maestro Fontani o chi lo sostiene pubblicamente perché allora le indagini non sono evidentemente più inutili e defatiganti (RGNR: 353-2553/2005, 132/2008, 2379/2008 oltre a quella contro il professor Giannino di Milano, RGNR 374-2009, pm Mario Formisano; 204/2008, pm Francesca Firrao) e procedere sempre ad avvisi di garanzia o rinvii a giudizio ogni volta che è formalmente possibile (nei primi due dei procedimenti citati sopra il pm Formisano ed il GIP Bagnai si sono dovuti fermare, loro malgrado, data l’improcedibilità formale della querela presentata contro il maestro, altrimenti lo avrebbero rinviato a giudizio);

le significative e confermative eccezioni a questa tendenza sono le seguenti:

1) finché è rimasto a Siena, il pubblico ministero Alessandra Chiavegatti (8-2008) è stato l’unico che ha sempre, prontamente e senza eccezioni fatto le indagini e convocato i testimoni sulle sei denunce del Fontani ricevute, ricavandone quattro rinvii a giudizio a carico di personale scolastico (di cui tre a carico di persone “eccellenti”) denunciato da Fontani (RGNR 364-2006 e 242-2008); ciò dimostra come siano fondate e documentate le accuse che Fontani espone in quelle sue querele che tutti gli altri pubblici ministeri e GIP rifiutano di prendere in minima considerazione, archiviando sempre e sistematicamente spesso senza neppure leggere. Ma il pubblico ministero Chiavegatti ha sempre fatto indagini ed ottenuto rinvii a giudizio (una trentina, molti dei quali “eccellenti”, tre anche nel caso del Fontani) non solo sul “Caso Fontani” ma anche e soprattutto su altre inchieste scottanti (Policlinico, Università, Carabinieri), è stata, secondo gli interroganti proprio per tale ragione, trasferita da Siena a Catania e per il maestro Fontani è stato da allora totale “buio della giustizia” alla Procura di Siena;

2) un’unica volta il pm Mario Formisano ha fatto indagini su una denuncia di Fontani di tipo “documentale”, dove non aveva indicato testimoni da interrogare (RGNR 941/2006) e da esse è risultato che laddove Fontani aveva denunciato “100” in quanto ad abusi subiti dai vertici scolastici (con l’abuso e la menzogna gli hanno negato documenti che gli spettavano), dalle indagini è risultato “150” (tali documenti contro Fontani erano pure gestiti in modo illegittimo), cioè ancora di più. Ciononostante tutto è stato archiviato dal pm Formisano e dal GIP Francesco Bagnai, che ha sempre archiviato 13 volte su 13 richieste dei pubblici ministeri su 13 denunce del Fontani nei suoi decreti di archiviazione. Non solo, ma visto che secondo gli interroganti Fontani aveva evidentemente ragione hanno pensato bene di non avvisarlo neppure della richiesta di archiviazione, come da lui richiesto a norma di legge, così non ha potuto neppur fare opposizione alla richiesta di archiviazione come era suo diritto;

3) in una denuncia del Fontani ricevuta dal dottor Formisano per la prima volta in assoluto e finora unica (per ciò che ad ora si conosce) sono stati chiamati solo due dei numerosi testimoni da lui indicati in querela (RGNR 1843/2008), significativamente ciò solo dopo che (a far data dagli inizi di marzo 2009, RGNR 1890 Firrao) Fontani aveva iniziato a scrivere, nell’intestazione delle sue opposizioni alle sistematiche richieste di archiviazione che copia andava inviata per conoscenza all’ufficio ispettivo del Ministero della giustizia ed alle massime magistrature nazionali di controllo come esposto;

a conferma dell’evidente e grave strategia di denegata giustizia che secondo gli interroganti va avanti a carico del maestro Fontani esattamente da ormai oltre cinque anni (e precisamente dal marzo 2005) ecco un prospetto che sintetizza il diverso ed opposto comportamento ed atteggiamento della giustizia a Siena a seconda che il maestro sia il denunciante o il denunciato:

a) quando è il maestro Fontani a presentare querele-esposti: da cinque anni sono state sistematicamente sempre archiviate da tre pubblici ministeri su quattro, GIP Bagnai e giudice di pace tutte le sue circa 30 documentate denunce presentate pur davanti ad evidenti e comprovate ipotesi di reato. Sempre, con le significative eccezioni sopra ricordate assai significative e confermative della tendenza denunciata, senza svolgere la minima indagine né interrogare alcuno dei numerosi test, talvolta testimoni oculari diretti dell’evento incriminato. Significativa, per confermare una chiara volontà ed una precisa strategia di denegata giustizia a carico di Fontani al Palazzo di giustizia di Siena, l’ultimissima archiviazione delle 13 archiviazioni su 13 disposte dal GIP Francesco Bagnai (RGNR 406-2009, pm Firrao; R.Gip 890-2009, decreto di archiviazione del 9 settembre 2009). Egli infatti dichiara perfino inammissibile la sua documentata opposizione ed archivia la querela del Fontani per calunnia quindi senza disporre neppure l’udienza in camera di consiglio, motivando, da una parte, con la mancata indicazione di fare indagini, mentre Fontani aveva indicato in querela ed in opposizione ben sei diretti testimoni oculari dell’evento (testimoni oculari che per il GIP non hanno un minimo requisito di pertinenza e di rilevanza in ordine all’oggetto della notizia di reato) e, dall’altra, con la mancata archiviazione della querela di partenza della controparte mentre Fontani lo avevo informato in querela che c’era stata l’archiviazione ben 15 mesi prima (10 giugno 2008). Evidentemente il GIP non ha neppure letto le documentatissime denunce e le opposizioni presentate dal Fontani. D’altra parte il GIP ha perfino scritto esplicitamente in due suoi decreti di archiviazione in modo testuale che fare le indagini da Fontani richieste nelle sue denunce è inutile e defatigante accusandolo di usare la giustizia per risolvere problemi personali e religiosi (si veda sopra). A quanto detto ha fatto eccezione solo il pubblico ministero Chiavegatti come sopra detto, poi trasferita;

b) quando sono i dirigenti scolastici, nonché esponenti politici a denunciare Fontani: premesso che, contrariamente all’affermazione riportata in certi atti giudiziari di Siena, è stata la scuola (oltre a tanti altri poteri collegati) che per prima si è messa contro Fontani (28 febbraio 2005: il primo dei procedimenti sotto elencati) e non è stato Fontani a cominciare questa guerra giudiziaria presso la Procura, sempre e senza mai una sola eccezione si è invece proceduto a rapide indagini e convocazione di testimoni si è prontamente proceduto ad avvisi di garanzia o rinvii a giudizio tutte le volte in cui è stato formalmente possibile quando la scuola ha denunciato Fontani (cinque) o chi lo ha difeso e sostenuto denunciando i gravi abusi a suo carico (uno è tutto del professor Alberto Giannino da Milano). Solo nel caso dei primi due dei citati sei procedimenti i pubblici ministeri e il GIP si sono visti costretti ad archiviare, loro malgrado, impediti a procedere a carico di Fontani solo da omissioni procedurali (mancata formalizzazione della querela), altrimenti sarebbero andati avanti perché vi avevano individuato chiare ipotesi di reato, come hanno esplicitamente scritto. Si ricorda che quando qui si scrive scuola deve intendersi (cinque volte su sei) non semplici docenti o semplici dirigenti bensì dirigenti di alto livello o dirigenti locali che ricoprono/ricoprivano al contempo localmente anche altri importanti incarichi politici (dirigenti provinciali del partito egemone da 65 anni) o amministrativi (rispettivamente sindaco e consigliere comunale di maggioranza nello stesso paese svolgevano incarichi scolastici dirigenziali) o di alta gestione bancaria (il primo dirigente che aveva operato la denuncia iniziale era pure membro della potente fondazione Monte Paschi di Siena);

eccone l’inconfutabile distinta che supporta inequivocabilmente quando detto, verificabile e controllabile: RGNR 353 o 2553-2005, pm Formisano (archiviato solo per improcedibilità, ma i reati c’erano); RGNR 132-2008, pm Formisano (archiviato solo per improcedibilità formale ma il reato c’era); RGNR 2379-2008, pm Formisano (avviso di garanzia a carico di Fontani, non si deve archiviare); RGNR 204-2008, pm Firrao (rinvio a giudizio a carico di Fontani); RGNR 374-2009, pm Formisano (rinviato a giudizio il professor Alberto Giannino da Milano); RGNR 89-2009, pm Formisano (dopo aver archiviato, come sempre, la querela di Fontani, per reciproci insulti, peraltro inesistenti, lo stesso pm fa procedere invece la controquerela della controparte: gli interroganti si interrogano sul perché, considerato che erano “reciproci” gli insulti, che ovviamente si sarebbero dovuti annullare a vicenda);

come dire che delle denunce di alti esponenti scolastici e politici locali presentate alla Procura di Siena contro Fontani nessuna è andata “sprecata”, nessuna loro querela è mai andata a vuoto (cioè archiviata subito senza indagare come invece si fa sempre con Fontani). Appare evidente ed inconfutabile che quando sono alti esponenti dell’amministrazione scolastica e bancaria o politici o amministratori che chiedono indagini a carico di Fontani, compierle contro un semplice cittadino-docente, isolato e privo di qualunque minima protezione politica o gerarchica come Fontani (per di più scomodissimo ed odiato dai potenti per le sue numerose denunce sui migliori mass media nazionali e per le iniziative civili contro gli abusi sia della scuola italiana che delle amministrazioni locali), evidentemente per i pubblici ministeri e il GIP le indagini non sono più inutili e defatiganti. C’è da chiedersi se a Siena la legge sia uguali per tutti quando un semplice cittadino ha contro simili potentati e personaggi;

clamorosa conferma di tale evidente e dichiarato doppio metro e doppia misura a seconda che Fontani sia il denunciante o il denunciato si ha quando il GIP Francesco Bagnai si esprime in modi opposti pur sugli stessi contenuti della stessa denuncia (la prima voluminosa denuncia del già citato potente dirigente scolastico, Sindaco e deputato della fondazione MPS contro di lui, 28 febbraio 2005, 5 pagine e 44 allegati: RGNR 353 o 2553-2005- Formisano; R-GIP 2481, decreto di archiviazione del 3 marzo 2006) e poi sulla controdenuncia per calunnia a suo carico su di essa basata (RGNR 1896-2008-Firrao; R-GIP 322 o 382-2009, decreto di archiviazione del 12 agosto 2009). Quando infatti il dirigente scolastico Mauro Guerrini di Montalcino, sotto cui iniziò l’odissea del maestro Fontani, fece quella prima voluminosa denuncia di tutta la vicenda alla magistratura, quelle determinate cose da lui denunciate a suo carico furono valutate dal pm Formisano e dal GIP Bagnai (R-GIP 2481-2005, decreto di archiviazione del 3 marzo 2006) come aventi valenza e rilievo penale, per cui volevano rinviarlo a giudizio (bloccati però dalla improcedibilità formale della querela), ma quando su quelle stesse determinate cose è stato il medesimo Fontani a fare una contro querela per “calunnia”, il pm Firrao e lo stesso GIP Bagnai, che prima, contro di lui, le aveva giudicate di valenza penale, cambiano idea pur di archiviare a favore del potente dirigente scolastico, Sindaco ed ora non valutano più di rilievo penale le determinate cose da lui denunciate a suo carico pur di giustificare così, per l’ennesima volta, la archiviazione della sua denuncia (R-GIP 322 o 382-2009, decreto di archiviazione del 12 agosto 2009);

in sede civile la tendenza è identica se non peggiore, come dimostrato, oltre a quanto sopra già accennato, dal fatto che nei citati sei ricorsi su sei respinti (presentati dal Fontani contro le numerose ingiuste punizioni subite) nei ricorsi d’urgenza (ex art. 700 del codice di procedura civile) da lui presentati si è addirittura avuto il caso (RG 814-2006, sentenza dell’11 marzo 2009, Tribunale di Siena) – assai emblematico e significativo per dimostrare il grave pregiudizio, la forte ostilità ed avversione, la mancanza di equità ed imparzialità, contro Fontani – in cui, pur di giustificare l’ennesima sentenza puntualmente a lui avversa, sono stati citati dal Tribunale a suo carico due documenti scolastici che, sulla base della data, risultano del tutto inesistenti ed un documento scolastico che in realtà dava ragione al Fontani e non conteneva nulla a suo carico se solo fosse stato letto anziché, come sempre è stato fatto in altre occasioni, prendere per buone e vere tutte le numerose false affermazioni ed accuse della scuola contro Fontani per quindi ricopiare acriticamente senza controllare ciò che la scuola scrive contro Fontani;

in un’altra sentenza (RG 707-2008, sentenza del 26 novembre 2008) il giudice unico del lavoro Delio Cammarosano, respingendo il ricorso di Fontani come ha fatto tre volte su tre, conferma l’assurda sospensione a suo carico di tre mesi dal servizio e dallo stipendio, dall’ottobre al dicembre 2008 (motivata dalla scuola innanzi tutto con il fatto che Fontani avrebbe disubbidito profeticamente, ad una delibera del collegio dei docenti del 14 febbraio 2007, di cui avrebbe avuto conoscenza solo 35 giorni dopo, in data 20 marzo 2007), motivandola per aver egli coscienziosamente fatto doverose note sul diario di una bambina per richiamare più volte una madre affinché non mandasse più a scuola la figlia in canottiera e priva del quaderno e libro di inglese, ciò che la esponeva a derisioni da parte dei compagni (queste note potevano essere fonte di grave violenza psicologica all’alunna, secondo Cammarosano, non potendo assolutamente egli dimostrare che l’alunna li abbia mai effettivamente avuti tali turbamenti) ed essersi lamentato della vicenda narrandola su Internet (senza far nomi ovviamente), laddove, tanto per esemplificare, a Bergamo un docente che ha spacciato droga agli alunni durante una gita a Londra ed a Milano, un altro docente lombardo che per due volte ha molestato e indotto un’alunna ad avere rapporti sessuali con lui durante colloqui sono stati sospesi dal servizio e dallo stipendio per soli due mesi;

come se non bastasse tale gratuita vessazione e grossa perdita economica di tre mesi decurtati di stipendio (valutabile in oltre 20.000 euro calcolando pure la conseguente penalizzazione di scatti e di anzianità), peraltro come sopra detto del tutto ingiustificata, a carico di un docente che fa del suo stipendio di maestro il perno economico del mantenimento della sua famiglia, il giudice unico del lavoro di Siena, noto perché pronto a riconoscere le ragioni dei lavoratori e comunque a non addebitare al dipendente ricorrente le spese anche quando, soccombente, si vede respingere i propri ricorsi, in quella sentenza citata volle ulteriormente infierire sul maestro Fontani addebitandogli pure circa 2.600 euro di spese legali talmente inesistenti che, in sede di appello, pur respingendo di nuovo il suo ricorso, la camera collegiale si vide costretta a togliere al Fontani un simile ingiustificabile addebito visto che la controparte scuola di spese non ne poteva aver avute dato che usava come legale un funzionario pagato in pianta stabile dal locale Ufficio scolastico provinciale,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia informato del dettagliato e documentato esposto di 35 pagine con numerosi allegati presentato dal maestro Fontani in data 29 maggio 2009 direttamente agli ispettori ordinariamente presenti al Palazzo di giustizia di Siena (ispettore dottor Cannavale) e dei successivi esposti integrativi di aggiornamento da lui presentati, come quello originale, sia all’Ufficio ispettivo del Ministero della giustizia di Roma Bravetta che alle massime magistrature nazionali e regionali di controllo (CSM, PG-Cassazione, PG-CorteAppello);

se, quindi, abbia disposto adeguate ed urgenti ispezioni al Palazzo di giustizia di Siena per verificare quanto dettagliatamente e documentatamente denunciato dal maestro Fontani nei suddetti esposti e quali iniziative intenda adottare per accertare eventuali responsabilità nella vicenda che riguarda un semplice, retto e stimatissimo cittadino e docente, ma notoriamente assai scomodo in entrambi i ruoli, da sempre del tutto privo di protezioni politiche e sindacali e vittima da cinque anni, da una parte, di una grave e feroce persecuzione scolastica e politico-ambientale e, dall’altra, di un’evidente strategia di denegata giustizia che risente chiaramente dell’avverso quadro ambientale descritto, il quale chiede che gli sia riconosciuto il diritto alla giustizia con la puntuale effettuazione delle indagini da lui richieste e la convocazione dei numerosissimi testimoni a suo favore da lui indicati, che ormai da oltre cinque anni attendono inutilmente di esser chiamati a difendere le numerose ed evidenti ragioni del maestro Adriano Fontani, stimatissimo, amato ed esemplare docente e cittadino che paga duramente per la sua tenacia di voler difendere strenuamente, dentro e fuori la scuola, legalità, diritto, trasparenza e democrazia: queste infatti paiono essere le sue uniche “colpe” da cinque anni a questa parte.

FIRENZE. LA MASSONERIA GARANTISCE IMPUNITA' A NOTAI E INCIUCI GIUDIZIARI

“UNA TRUFFA DIETRO QUELLA VENDITA”.

DUE notai molto stimati a Firenze, Marcello Mariani e Tommaso Tavassi, sono sotto inchiesta per concorso in truffa aggravata e sono stati perquisiti su ordine del pm Giuseppina Mione. Al centro dell’ inchiesta vi sono una cospicua eredità, una lite e un errore. L’ eredità è quella lasciata ai suoi sette figli da Oscar Alfred Pio, il fondatore della Plasmon, morto nel 1999. La lite è stata intentata dalla seconda moglie di Oscar Alfred, Ornella Bertoni, che lo aveva sposato un mese prima della morte, che nel testamento risultava destinataria di un legato e che chiede il riconoscimento della qualifica di erede. L’ errore – fonte infinita di cause civili e di denunce penali – è stato compiuto nello studio dei notai Mariani e Tavassi l’ 11 giugno 2002. Quel giorno uno degli eredi, Roberto Cesare Pio, ha acquistato da cinque dei sei fratelli le loro quote ereditarie, ha diviso i beni con il sesto fratello, ha stipulato un mutuo e ha ceduto a tre società immobiliari parte della fattoria Il Torricino in via di Valimorta a San Martino a Torri (uno dei beni ricevuti in eredità). Gli atti hanno richiesto quasi 13 ore, e gli ultimi sono stati eseguiti dal notaio Tavassi, anche se gli acquirenti avevano fino ad allora trattato con il notaio Mariani: il quale – hanno poi denunciato – aveva garantito che la causa ereditaria intentata dalla vedova non avrebbe mai potuto riguardare i beni messi in vendita, e quell’ 11 giugno 2002 dichiarò che, in base alle visure fatte quella stessa mattina alla conservatoria, sui beni oggetto delle compravendite non gravava alcun vincolo. Non era così. I compratori lo seppero solo nell’ ottobre 2003, quando avevano quasi finito di ristrutturare gli immobili acquistati e avevano cominciato a venderli. Da uno dei fratelli Pio appresero che la vedova Bertoni aveva chiesto al tribunale di Milano il sequestro di tutta la fattoria. Poi scoprirono che sin dall’ agosto 2001, cioè 10 mesi prima della stipula del contratto, i beni erano gravati dalla trascrizione della domanda giudiziale di petizione ereditaria, e dunque tutt’ altro che liberi da vincoli. I due notai, assistiti dall’ avvocato Valerio Valignani, sono stati ascoltati dal pm. Negano fermamente la truffa. Ammettono l’ errore. Sembra che siano state controllate le trascrizioni sui beni di Roberto Cesare Pio (a cui peraltro la petizione di eredità non era stata notificata) ma non sui beni dei suoi fratelli. Gli acquirenti sospettano una trappola, anche perché una volta sottoscritti gli atti di compravendita il notaio Tavassi chiese loro di firmare un documento che lo sollevava da ogni responsabilità. Roberto Cesare Pio, che con i fratelli è indagato per concorso in truffa aggravata ed è difeso dall’ avvocato Marco Rocchi, sostiene di essere il principale danneggiato e chiede ai notai 5 milioni di euro di danni. E in causa sono anche gli acquirenti. «I notai costituiscono la miglior difesa dei cittadini», dichiara il consiglio nazionale del notariato, ricordando che essi sono coperti da una assicurazione obbligatoria che protegge i clienti da ogni rischio. Ma in questa vicenda sono passati 4 anni e sinora i clienti non sono stati risarciti.
FRANCA SELVATICI
Repubblica — 26 giugno 2007   pagina 5   sezione: FIRENZE

L’errore di due notai blocca l’eredità, congelato fino al 2018 il patrimonio Plasmon.

Repubblica — 18 agosto 2010   pagina 5   sezione: FIRENZE

L’ ERRORE di due stimati notai. I tempi biblici della giustizia. L’ impotenza di chi ha subìto i danni e non vede una via d’ uscita. L’ eredità del fondatore della Plasmon, Oscar Alfred Pio, morto nel lontano 1999, è un labirinto senza sbocco. Almeno fino al 2018. Per un errore, anzi una serie di errori, commessi nel 2002. L’ 11 giugno 2002 nello studio dei notai Marcello Mariani e Tommaso Tavassi uno degli eredi Pio, Roberto Cesare, ha acquistato le quote ereditarie di cinque dei suoi sei fratelli, ha diviso i beni con il sesto fratello e ha ceduto a tre società immobiliari e al dottor Sandro Mencucci parte della fattoria Il Torricino a San Vincenzo a Torri, uno dei beni ricevuti in eredità. Era già noto, all’ epoca, che la seconda moglie del defunto Oscar Alfred Pio, Ornella Bertoni, aveva impugnato il testamento e chiesto il riconoscimento della qualifica di erede. I notai certificarono, tuttavia, che in base alle visure catastali sui beni posti in vendita non gravava alcun vincolo. Non era così: nell’ agosto 2001 la vedova aveva trascritto anche sulla fattoria Il Torricino la domanda giudiziale di petizione ereditaria. E tuttavia nei 17 atti stipulati davanti ai notai non vi è traccia di quella trascrizione. Gli acquirenti ne ebbero notizia solo nell’ ottobre 2003, quando gli immobili acquistati erano stati quasi interamente ristrutturati ed erano stati stipulati diversi preliminari di compravendita. Da quel momento si è bloccato tutto. Anche se sette famiglie sono andate ad abitare in alcuni degli edifici ristrutturati, nessuno può perfezionare i contratti, e neppure vendere e andarsene, e le società immobiliari hanno subìto danni ingenti, se si considera che il valore complessivo dei beni bloccati ammonta a circa 15 milioni di euro. Il processo penale per truffa a carico dei due notai siè chiuso pochi mesi fa con una sentenza di prescrizione. In sede civile i due notai sono stati dichiarati responsabili per non aver rilevato la trascrizione e condannati in primo grado il 9 settembre 2008 a risarcire, tramite i Lloyd’ s di Londra, le società immobiliarie Roberto Cesare Pio. Però è stato necessario intentare una seconda causa per quantificare il danno. Al momento nessuno ha visto un euro. Il consiglio notarile non risulta aver preso alcuna iniziativa nei confronti dei due notai per indurli a pagare. Il consiglio nazionale del notariato, con il quale i danneggiati presero contatto sei anni fa con i loro avvocati, promise una risposta che non ha mai dato. Uno degli acquirenti degli appartamenti, che vorrebbe venderlo e non può, è indignato da questo silenzio: «Il notaio rappresenta lo Stato. Mettiamo che non sia stato dolo, che sia stato un errore. Allora pagate. Invece niente. E il consiglio notarile protegge i suoi iscritti invece dei cittadini». E non è finita. Con una sentenza depositata il 20 aprile 2009, il tribunale civile di Milano ha dichiarato la qualità di erede della vedova Bertoni e il suo diritto su un terzo dei beni ereditari, ha attribuito l’ intera fattoria Il Torricino a Roberto Cesare Pio e a suo fratello Julian Oscar e ha posto a loro carico l’ obbligo di corrispondere alla vedova Bertoni, a titolo di conguaglio, la somma di 2 milioni e 288 mila euro. Roberto Cesare Pio ha presentato appello. E la corte d’ appello di Milano ha stabilito che la sentenza diventerà efficace solo dopo che sarà passata in giudicato. Fino a quel momento, perciò, la signora Bertoni manterrà la trascrizione sui beni ereditari, e in particolare sulla fattoria Il Torricino. Quella trascrizione che i notai avrebbero dovuto vedere e non hanno visto. Gli sfortunati acquirenti hanno fatto i conti. In primo grado la causa civile, intentata nel 2001 dalla vedova, si è conclusa nel 2009. Fra appello e Cassazione, si calcola che trascorreranno altri 8-9 anni. In tal caso, la sentenza diventerà esecutiva nel 2018: 16 anni dopo la firma dei contratti di compravendita. Una sciagura alla quale sembra che nessuno sappia o voglia porre rimedio.
FRANCA SELVATICI
 http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/08/18/errore-di-due-notai-blocca.html

IL MOSTRO DI FIRENZE. UNA NUOVA IPOTESI SUL MOVENTE

 
 
Dal sito: http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/10/il-mostro-di-firenze-una-nuova-ipotesi.html
 
I delitti del Mostro di Firenze e i delitti di Jack lo Squartatore. Le analogie.
I delitti del Mostro di Firenze, insieme a quelli di Jack lo Squartatore, sono quelli che più hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica in questo secolo. Essi hanno molte analogie, e difatti sono entrambi delitti compiuti dai membri dell’Ordine della Rosa Rossa. Il primo che individuò le analogie e formulò un’ipotesi in questo senso (cioè individuando la Golden Dawn, e la Rosa Rossa, come collegamento tra le due vicende) fu Giuseppe Cosco che scrisse sul suo blog l’articolo: Il Mostro di Firenze e Jack lo Squartatore, inquietanti analogie.
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/jack_lo_squartatore.htm
Passò poco tempo e Giuseppe morì.
Le analogie sono state ben comprese anche dal regista del film “From Hell – La vera storia di Jack lo Squartatore”.
Nel film, infatti, quando muore una delle vittime si vede chiaramente il vestito, su cui compaiono delle evidenti rose rosse. In un’altra scena sulla tomba della vittima viene gettata una rosa rossa. Alle vittime viene sempre offerta dell’uva, ed è evidente il riferimento al tralcio di vite infilato nella vagina di una delle vittime del Mostro di Firenze, come è evidente il riferimento al luogo in vui vennero uccise le vittime (accanto ad una vigna, appunto).
Ma le analogie tra le due vicende non sono solo quelle evidenziate da Cosco nel suo articolo. Ce ne sono in realtà molte di più, e molto più eclatanti.
Sia nella vicenda di Firenze che in quella di Londra troviamo analogie per quanto riguarda i protagonisti coinvolti; in entrambi i casi nel novero dei sospetti troviamo:

1) un medico (Francesco Narducci nel primo caso, Micheal Ostrog nel secondo, ma nel film From Hell si ipotizza un’altra pista, sempre collegata ad un medico);

2) uno scrittore (Alberto Bevilacqua per i delitti di Firenze e Oscar Wilde pe quelli di Londra);

3) un pittore (Claude Falbriand per i delitti italiani e Walter Sickert per quelli inglesi).

Altra analogia non da poco è che i delitti del Mostro di Firenze sembrano apparentemente terminare con il ritrovamento del cadavere di Narducci nel lago Trasimeno; i delitti di Jack lo Squartatore paiono terminare nel 1888 con il ritrovamento nelle acque del Tamigi di John Druitt.
Per John Druitt si ipotizzò il suicidio, come per Narducci, ma sappiamo che le piste successive portarono altrove.
Curiosamente, anche John Druitt era figlio di un medico, come Narducci. Altrettanto curiosamente, in entrambi i casi venne fuori che facevano parte di un’organizzazione esoterica, e si ipotizzò che fossero stati eliminati dalla stessa organizzazione cui appartenevano, perché ormai erano diventati scomodi. Druitt pare facese parte di un gruppo esoterico chiamato “Gli apostoli”, mentre Narducci pare facesse parte proprio della Rosa Rossa.

In entrambi i casi si ipotizzò ad una certo punto la pista esoterica e satanica. Per il Mostro di Firenze, ricordiamo che la pista esoterica e i collegamenti con la Rosa Rossa vengono fatti addirittura dal commissario che si è occupato del caso, Michele Giuttari, nel suo libro “Il Mostro”.

Un’altra analogia fu l’atteggiamento della stampa. In entrambi i casi i giornali si occuparono a fondo del caso, solo che, dopo un iniziale “tifo” per gli inquirenti, successivamente si è passati ad una fase distruttiva, denigratoria, con accuse di incapacità ecc.

Questo atteggiamento trova la sua causa in un fattore che ancora una volta è comune ad entrambe le vicende. Infatti i sospetti degli investigatori si accentrarono di volta in volta su personaggi sempre diversi, che poi inevitabilmente venivano scagionati.
Il che è logico, perché gli inquirenti partivano dall’errato presupposto che si trattasse di delitti seriali, di un maniaco. Ovviamente non potevano ipotizzare che si trattasse di un’organizzazione strutturata, efficiente, di rilievo addirittura internazionale, e che i delitti fossero compiuti da più persone contemporaneamente.
Quindi, nella logica semplicistica del serial killer unico, quando gli indizi portavano a qualcuno nuovo, questo escludeva che il precedente indiziato fosse coinvolto. A maggior ragione, se il sospettato era in carcere, il compimento di un altro delitto lo faceva immediatamente scagionare, come accade con Vincenzo Spalletti, che verrà incarcerato ma che verrà rilasciato quando gli assassini colpiranno ancora. Analoga sorte toccherà a Francesco Vinci.

E un’altra analogia sono gli incredibili depistaggi, gli inquinamenti delle indagini, e le protezioni ad altissimo livello di cui gli assassini godevano, tanto che è ormai chiaro che i mandanti dei delitti del Mostro non erano certo Narducci e Calamandrei, ma personaggi ai più alti livelli dello Stato.

D’altronde anche alcuni particolari più piccoli coincidono.

Gli assassini avvenivano tutti nel quartiere londinese di Whitechapel (cappella bianca); uno dei delitti del Mostro di Firenze avvenne in località Villa Bianca; del resto, la famosa villa di cui tanto si parlò e che venne messa sotto sequestro, era (ed è) una bellissima villa completamente bianca.

Le vittime hanno subìto gravi mutilazioni ma in entrambi i casi sui corpi non c’era segno di violenza sessuale. E in entrambi i casi le mutilazioni sono fatte da mani esperte (ecco perché in entrambi i casi si parlò di un chirurgo e si indagò nell’ambiente medico).

Sia al procuratore Silvia Della Monica, a Firenze, che agli investigatori di Londra, vennero inviate per posta delle parti di cadavere.

Insomma. Queste due vicende non solo sono state volute dalla stessa organizzazione esoterica, l’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro, ma hanno seguito andamenti molto simili tra loro; uccisioni molto simili, stesse tappe, stesse vicende, stessi protagonisti, e stesse conclusioni, quasi come un remake, come un film già visto. Come se fosse stato seguito un copione preciso fin dall’inizio.

Un film che poi ha lo stesso finale, perchè nessuno ha mai capito chi è l’assassino. Il che è logico, perché gli assassini sono molti, e i mandanti si trovano ai più alti vertici dello Stato, il che rende impossibile capire la verità effettiva.

 Un’ipotesi sul movente.
A vedere le cose da questa angolazione, però, salta agli occhi in modo evidente una incongruenza apparente.
Non quadra il fatto che questa organizzazione, ovvero l’Ordine della Rosa rossa e della Croce d’Oro, nata nell’ambito della Golden Dawn, ha il potere di mettere a tacere tutto ciò che la riguarda e allora non si spiega il motivo per cui questi delitti siano stati compiuti alla luce del sole, con grande eco di stampa.
Ricordiamo ad esempio che tempo fa il Tg disse che erano stati trovati i corpi di tre prostitute in sacchi della spazzatura, tagliati a pezzi. Alla notizia è stato dedicato qualche secondo, e il cronista ha appena solo accennato all’ipotesi di un serial killer, ma nessuno si è occupato della vicenda.
A Roma, negli anni ’80, furono uccise dodici donne in due anni; delitti che, per le loro modalità, erano simili a quelli del Mostro (e anche dietro a questi c’era quasi sicuramente la Rosa Rossa), ma tutto è stato messo a tacere. Lo raccontiamo nell’articolo:
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/09/dodici-donne-una-solo-assassino.html

In altre parole: quando su un omicidio rituale commesso dalla Rosa Rossa deva calare il silenzio (quindi quasi sempre, fatta eccezione per i soliti triti e ritriti delitti di Cogne, Erba, Meredith e Garlasco), il silenzio cala. Inesorabilmente. E senza che nessun giornalista se ne occupi davvero.

D’altronde nella mia breve esperienza in questi anni, sono venuto a conoscenza di stragi molto più efferate di quelle perpetrate a Londra e Firenze, e di cui nessun giornale o telegiornale si è mai occupato.
Allora viene spontaneo domandarsi come mai invece, per questi delitti, ci sia stata questa eco mediatica; e viene altrettanto spontaneo pensare che tale eco sia stata assolutamente voluta.
La domanda è perché? Perché l’organizzazione ha voluto dare la vicenda in pasto ai media?

Facciamo alcune considerazioni e poi traiamo le nostre conclusioni.

Salta agli occhi, a riflettere su questi delitti, che sono entrambi delitti della Rosa Rossa; ma soprattutto salta agli occhi la località.

Londra: luogo della nascita della Golden Dawn. La Rosa Rossa viene infatti fondata proprio nel 1887 da William Wynn Westcott (che era membro della Società Rosacrociana in Anglia), Samuel Liddell MacGregor Mathers e William Robert Woodman.

Firenze: luogo esoterico, che dette i natali a Dante, colui che dà ispirazione a molti dei delitti della Rosa Rossa, è che è considerato uno dei padri dei Rosacroce.

Ricapitolando… I delitti seriali di cui maggiormente si è parlato sono avvenuti proprio nelle città simbolo della Golden Dawn e dei Rosacroce, di cui la GD è una filiazione.
Non può essere un caso che su migliaia di città in Europa, i delitti di maggiore impatto su un intero continente, siano stati commessi proprio nelle città simbolo dell’organizzazione che li ha ideati ed eseguiti.
E a questo punto, il rilievo mediatico dato alla vicenda non può essere casuale, ma deve necessariamente essere voluto, come parte integrante del significato esoterico di questi delitti.
In realtà è probabilmente corretto affermare che le due città sono state scelte proprio perché sono fondamentali per la Golden Dawn. A livello esoterico, infatti, uccidere le vittime serve ad accrescere l’energia di chi uccide, e dell’organizzazione.
Quando i delitti hanno rilievo mediatico e vengono riproposti in TV in tutte le salse, a livello esoterico si ha un’amplificazione del significato esoterico di essi.
In tal senso credo che abbia ragione Gabriella Carlizzi quando dice che questi delitti sono compiuti per marcare il territorio.

A pag. 135 del libro di Gabriella Carlizzi “Gli affari riservati del Mostro di Firenze”, troviamo la spiegazione di alcuni delitti. Con riferimento al delitto della coppia francese Jean-Michel Kravechvili e Nadine Mauriot la Carlizzi sostiene che furono scelti due francesi per “fertilizzare” il territorio francese, ovverosia per rafforzare la potenza esoterica dell’organizzazione in territorio francese.
L’ipotesi è plausibile, in questo caso la stessa cosa vale per le due vittime tedesche Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch.

In altre parole queste due vicende, servivano a sacralizzare i territori di Londra e Firenze, consacrandoli alla Rosa Rossa, e accrescendo la forza dell’organizzazione per i suoi scopi a venire.

E per dispiegare gli effetti benefici di tali delitti non solo al territorio italiano, ma anche negli altri territori ove la Rosa Rossa è più potente, cioè la Germania e la Francia (ricordiamo poi che è proprio a Kassel, in Germania, che i Rosacroce fanno la prima apparizione pubblica; mentre la Francia è la nazione dove nasce l’Ordine Cabalistico della Rosacroce, fondata da Stanislav De Guaita e da Papus).
Tali delitti, dovevano essere pubblicizzati il più possibile, perché questo a livello esoterico accresce i benefici del “rito”, in tutti i sensi. Quindi la localizzazione territoriale di questi delitti, e la loro risonanza mediatica, erano senz’altro collegate all’importanza che questi due luoghi assumevano per l’intera organizzazione della Rosa Rossa.
Allora, dare eco mediatica a questi delitti significa indebolire le energie di chi ascolta il Tg o legge il giornale, e da questo indebolimento queste organizzazioni accrescono in realtà la loro forza.
Un po’ come la domenica alcune televisioni mandano la Santa Messa, la Rosa Rossa ha spesso cura che il valore mediatico di certi eventi venga enfatizzato ad arte affinché a livello esoterico gli effetti di questi riti vengano diffusi sulla popolazione.

La stessa cosa vale per tutti i delitti a cui è dato ampia eco mediatica.

Ecco spiegate quindi le oltre 30 trasmissioni di Bruno Vespa sul caso Cogne, ad esempio.
Ed ecco il motivo per cui sul Mostro di Firenze le notizie, le ipotesi, le ricerche, gli scoop, ecc… ancora non sono sopiti.

Ricapitolando, quindi, i delitti del Mostro di Firenze e quelli di Jack lo Squartatore furono delitti rituali, che servivano per sacralizzare i territori di Londra e Firenze, mentre il clamore su giornali e TV, serviva ad amplificare gli effetti di tale rito, propagandone gli effetti esoterici anche alla cittadinanza.
Le uccisioni, e tutte le conseguenze successive, compreso quindi l’immenso clamore dei mass media, sono state in realtà pianificate e volute e facevano parte del piano, fin dall’inizio.

FALLIMENTOPOLI FIORENTINA: PROCESSO A UN GIUDICE

 

“Fallimentopoli fiorentina”: prosegue al Tribunale Penale di Genova il processo nato dall’inchiesta “Fallimentopoli fiorentina” gravissimo scandalo scoperto a Firenze che si concluse con duecento capi d’imputazione e trentasei indagati, quasi tutti pubblici ufficiali, fra i quali l’ex magistrato Sebastiano Puliga. Il processo è iniziato nel 2007 dopo l’udienza preliminare nella quale alcuni accusati avevano patteggiato la pena. Si riporta un elenco delle ditte e persone travolte dall’enorme giro corruttivo che si era radicato nell’ambito delle procedure fallimentari ed esecutive del Tribunale di Firenze e che aveva gravemente danneggiato centinaia di imprese e cittadini della Regione Toscana.

Uno sas – A.C. Fiorentina spa – Aeroploting srl – Afan srl – Alessi srl – Angiolo Del Gobbo – Antiche Fattorie Fiorentine – Antitesi Trend sas – Api Dolciaria – Api spa – Apollo Immobiliare – Apparita srl – Area bagno – Area Sas – Armeria Centrale srl – Art & Co. Srl – Assia Sistemi sas – Autocar 2000 srl – Autofficina Montalbano sas – Autosalone Montalbano – Autospa srl – B e A snc – Bandini Rubinetterie srl – Bardotti Patrizia – Base sas – Bassi Piero – Belgrave Zionela – Belisario Licia – Benvenuti Trading sas – Bianconi Marco – Bijoux Cascio – Bike City – Boninsegni Vittorio – Braccini elettroimpianti – Brescarta snc – Bruni Spa – C.S. sas – Cactvp scarl – Caldini Serafina – Cartomatic srl – Cinematografico Fiorentino sas – Centro Acca srl – Centro Nord Beni Imm. spa – Centrofoto srl – Ceramiche Artistiche Toscane snc – Ceramiche Brogioni snc – Ceramiche Brunelleschi spa – Cesic srl – Cessare Cacciarelli – Cessare Sestini srl – Coccio Umidificatori srl – Comart 2000 scarl – Condotta 29 sas – Confezioni Mascoff snc – Corsini Lorenzo – Cose così – Cottini Ignazio – Creazioni Barbara snc – Creazioni Il Leone srl – Cruciani Gianfranco – Cts Toscana Suinicultori srl – Cubattoli Costruzioni spa – D’Andrea Costruzioni srl – Da Nino sas – Daddi Enio – Dalia srl – Dama Restauri sas – David Fantucci sas – Di Già srl – Doney Ciocolato srl – Edil Sarno snc – Edilcima srl – Edilizia Industrializzata Martini srl – Edil-Sarno snc – Ediluco sas – Edilvami srl – Elettrotecnica Valdisieve – Elite S. Domenico – Elite San Domenico srl – Elto srl – Emporium srl – Eredi Paganelli – Erika Edizioni snc – Erta Canina srl – Essecarta srl – Europa 92 srl – Fantacci – Ferramenta Delfino srl – Finco srl – Fingepin – Fratelli Catalani – Free Time – Future srl – Gaia srl – Galli Mario – Gea Ferroviaria srl – Gefin srl – Gemignani srl – Giannelli snc – Sannino Gino – Gli Argini srl – Gori Maria Grazia – Gori Sostene – Goti Maria eredi – Grimaldi srl – Guarfin srl – Gvp sas (già Il Moro sas) – High Taste srl – I Due Torrenti Srl – Iciet-Sime spa – Ifd sas – Il Coccio Umidificatori srl – Il Ferrone spa – Il Gabbiano srl – Il Gioiello srl immobiliare – Il Maneggio srl – Il Pasticciere Fiorentino – Illario Pagliai srl – Immobiliare Corti – Immobiliare Fantacci – Immobiliare Lecconi – Immobiliare Messina – Immobiliare Montebuoni srl – Immobiliare Vari Giorgio – Impresa Edile Palazzolo snc – Industria laterizi Plp srl – Ingrolat sas – Innocenti Alba – Intermedical srl – Ips spa – Isocinesi 1 srl – La Biscondola sas – La Magona d’Italia spa – Landi Livio – Lanificio Walter Banci sas – Laterizi Plp srl – Laterizi Silap spa – Libertas Etruriae srl – Lo Scoiattolo Azienda agrituristica – Longinotti spa – Luciano Sostegni snc – Lu-Se snc – Lutrix srl – Madco srl – Maglieria Cosetta sas – Maneggio srl – Marchi Alberto – Margheri srl – Maria Grazia Gori – Martoccia Giuseppe – Massimo e Luca snc – Master Group srl – Meali Acciai srl – Melchiran srl – Messina – Mexital srl – Montebuoni srl – Montevivo snc – Monti Sandra – Nencioli Roberto – Neon Lamp sas – Noferini Rudi – Nuova Florenpesca srl – Open Informatica snc – Orcagna Costruzioni – Orsini srl – Paganelli eredi – Panami srl – Pancani Massimo – Par snc – Pelletterie Terzani – Pigreco System snc – Pima snc – Pratella srl – Prefabbricati Plp – Prefabbricati Toscani srl – Prestige Poggetto Imm. Srl – Previdenza Uno coop – Prisma snc – Promoarno srl – Pz srl – Quattro Emme srl – Ranfagni srl – Rassenno spa – Reflui Tech srl – Regnicoli Foresto – Relax – Relp Acciai srl – Replay Spa – Resco srl – Riba di Li Pira Rosa sas srl – Ricci Luciano snc – Rimaggio 3 srl – Risi Giuseppe snc – Ristorante Silvio snc – Romar sas – Salumificio del Colle srl – Salumificio Salis srl – Sama spa – Sammezzano spa – San Giusto scarl – Sangalli srl – Saturno srl – Seib srl – Sestini Andrea Cesare Sestini srl – Sestini Piero – Sieni Giancarlo – Silak spa – Silt srl – Sim & Fed – Sipel – Scriva Frederic – Siti spa – Siti srl – Sky Hotels srl – Sofiass srl – Sogima spa – Sostegni Luciano – Sostene Gori – Spagli Aldemaro – Stabilimento Cartotecnico di Castello – Stella Srl – Stigliano Sviluppo srl – Sts Servizio Turistico Sociale – Studio Moda sas – Tecnoimpianti Mugello sas – The Corner srl – Tipografia L’Artigiano – Tomasi Chimica srl – Toscana Factoring srl – Toscarta snc – Toscopasta snc – U.M. Portastampi srl – Vallarno Impex srl – Vari Giorgio – Vasco Guarducci – Vega srl – Vento srl – Verweyen snc – Vescovi Marcello – Vescovi Mario – Vitrum snc – Volta Industries srl

QUANTO COSTA LA CORRUZIONE DEI MAGISTRATI?

 
Malagiustizia. Quanto costa la corruzione? Mercimonio d’uffico
Calcolare quanto costa allo Stato la corruzione dei magistrati si può fare guardando qualche numero dell’inchiesta sulla fallimentopoli fiorentina condotta dalla Procura di Genova che di recente ha chiesto il rinvio a giudizio del giudice Sebastiano Puliga e una trentina di professionisti. 200 i capi d’imputazione. Le persone o ditte defraudate sono oltre 150 (in fondo l’elenco). Se è vero che la vicenda del Sannino (casosannino.com) ha generato un centinaio di cause tanto da veder impiegati una cinquantina uffici con i loro magistrati, segreterie, cancellieri, spese, ecc, immaginiamo quante cause ci saranno per le disperate vittime del Puliga che chiedevano e chiedono giustizia e si trovavano sempre a schiantarsi contro un muro di gomma. Sarà una cifra enorme in circa 27 anni di lavoro del Puliga come giudice a Firenze.
Se un solo caso mi costa 50 magistrati e corteo, per 150 sarebbe un’enormità di magistrati impegnati -si deduce- a coprire per 27 anni l’ingratitudine del Puliga e compagnia alle vittime, alle istituzioni e ai cittadini che sono costretti a pagare sempre più tasse a causa della corruzione. Immagina il malloppo sconfinato che sarà considerando quelli che covano nei tribunali italiani… e il Ministero di Giustizia non ha soldi sufficienti per pagare le conseguenze di questa emorragia d’avidità impazzita, realtà che incide parecchio nella conosciuta carenza di mezzi per mandare avanti il lavoro dei magistrati veri che seriamente si impegnano nella loro funzione.

Questa è una lista delle persone e ditte che sono state defraudate dall’exintoccabile corrotto (Procedimento penale 15183/2005 nei confronti di Puliga Sebastiano – Nato casualmente in Treviso il 26.08.1954)

A. Uno sas – 8e;
Aeroploting srl -1d
Alessi srl – 1 b
Alfredo Bartalani sas -14e
Angiolo Del Gobbo – 3 b
Antitesi Trend sas -13e
Apollo Immobiliare -1i
Apparita srl – g5,3
Area bagno – 3d
Assia Sistemi sas – 10e
Autocar 2000 srl – g4
Autofficina Montalbano sas – g5,103
Autosalone Montalbano – g5,103
Az. Agrituristica Lo Scoiattolo – g5,144
B e A snc -21e
Bandini Rubinetterie srl– 39b
Base sas – 17e
Bassi Piero (Api Dolciaria) – g5,12
Benvenuti Trading sas -22e
Bianconi Marco -1c
Bike City -23e
Boninsegni Vittorio 3 a
Brescarta snc – g5,16
C.S. sas – g5,33
Cactvp scarl – c.26 a
Cartomatic srl -4d
Cent. Cinematografico Fiorentino sas – g5,24
Centro Acca srl – g5,23
Centrofoto srl –c.28 a
Ceramiche Artistiche Toscane snc-10f
Ceramiche Brogioni snc – g5,17
Cesare Sestini- 74°
Comart 2000 scarl – 15b, 39b
Condotta 29 sas -31e
Confezioni Mascoff snc -86e
Cose così -16b
Cottini Ignazio – 33e
Creazioni Barbara snc – g5,30
Creazioni Il Leone srl – 71e
Cruciani Gianfranco -37e
Cts Toscana Suinicultori srl – 38 a
D’Andrea Costruzioni srl – g5,40
Da Nino sas – 45e
Daddi Enio – 47e
Dalia srl – 48e
Dama Restauri sas– g5,45
David Fantucci sas – g5,61
Di già srl – 18b
Edil Sarno snc – 20f
Edilcima srl -51e
Edilizia industrializzata Martini srl, 48 a
Ediluco sas– g5,49
Edilvami srl -53e
Elettrotecnica Valdisieve spa -84a
Elite San Domenico srl – 23f
Elto srl – 40 a
Emporium srl -41 a
Erika Edizioni snc– g5,53
Erta Canina srl – 54e
Essecarta srl – g5,57
Ferramenta Delfino srl– g5,46
Free Time – Nencioli -56 a
Future srl -23b
Gaia srl – 44 a
Galli Mario – 60e
Gea Ferroviaria srl – 27f
Gli Argini srl– g5,5
Grimaldi srl – 66e
High Taste srl -10d
Ifd sas – g5,77
Il Gabbiano srl– g5,65
Illario Pagliai srl – g5, 108
Immobiliare Corti – 16f
Immobiliare Fantacci -20b
Immobiliare Lecconi -14f
Immobiliare Messina – 35f
Immobiliare Montebuoni srl – 38f
Immobiliare Vari Giorgio – g5,171
Industria Laterizi Plp srl – 58 a
Ingrolat sas – 73e
Innocenti Alba – g5,79
Intermedical srl – 20c
Ips spa
Isocinesi 1 – 75e
La Biscondola sas– g5,14
Landi Livio – 77e
Libertas Etruriae srl – g5,85
Lu-Se snc -85e
Madco srl – g5,88
Maglieria Cosetta sas – g5,29
Maneggio srl – 47 a
Maria Grazia Gori -46 a
Martoccia Giuseppe – g5,98
Massimo e Luca snc – g5,100
Master Group srl – g5,101
Meali Acciai srl
Melchiran srl -90e
Mexital srl – 25b
Monti Sandra – 52 a
Nencioli Roberto (Free Time)– g5,105
Neon Lamp sas -92e
Noferini Rudi – 96e
Opern Informatica snc – g5,106
Orcagna Costruzioni – 100e
Orsini srl – 112e
Paganelli eredi -46 a
Panami srl – 116e
Pancani Massimo – g5,113
Par snc – g5,115
Pelletterie Terzani – 37b
Pigreco System snc – 119e
Pima snc – g5,117
Pratella srl -12d
Prefabbricati Plp -42f
Prefabbricati Toscani srl -125e
Prestige Poggetto Imm.srl, -g5 127
Previdenza Uno coop, – g5, 128
Prisma snc – 128e
Promoarno srl -28b
Pz sas – 30b
Quattro Emme srl – 131e
Ranfagni srl – 132e
Rassenno spa – 10c
Reflui Tech srl – 136e
Regnicoli Foresto -2j
Replay Spa -61 a
Resco srl – 138e
Riba di Li Pira Rosa sas srl
Rimaggio 3 srl – g5, 131
Risi Giuseppe snc – 142e
Ristorante Silvio snc – g5,133
Romar sas – g5, 134
Salumificio del Colle srl -67
San Giusto scarl -72a
Sangalli srl -161e
Saturno srl – 48f
Silt srl – g5,148
Sim & Fed – 28c
Siti spa – 168e
Siti srl (o silt?)-78 a
Sofiass srl – 170e
Sostegni Luciano -8h
Sostene Gori -46 a
Spagli Aldemaro – g5,151
Stigliano Sviluppo srl – g5,157
Sts-Servizio Turistico sociale -173e
Studio Moda sas -177e
Tecnoimpianti Mugello sas – g5,160
The Corner srl -36 a
Tomasi Chimica srl – g5,162
Toscana Factoring srl -16d
Toscopasta snc -82a
U.M. Portastampi srl – 123e
Verweyen snc – g5,175

DENUNCIA DI UNA MAESTRA DI PRATO

DENUNCIA DI UNA MAESTRA DI PRATO A CUI IL LOCALE TRIBUNALE NEGA OGNI DIRITTO

Da premettere che la Sig.ra C. S. subiva, sin da tenera età, maltrattamenti e percosse da parte del padre, G. B. S., a cui si aggiungeva l’abbandono ed il completo disinteresse della madre, C. V.

Appena diciottenne, all’ennesimo tentativo del padre di metterle le mani addosso, lei scappò di casa e si rifugiò dalla sorella G. S., già coniugata con A. G., chiedendo aiuto e sostegno.

Dopo un primo momento in cui sembrava che la sorella volesse sinceramente aiutarla, entrarono in gioco questioni di natura puramente economica: il padre aveva un discreto patrimonio che, alla morte, il cognato Sig. A. G. (un funzionario di un importante istituto bancario intrallazzato con influenti personaggi locali) cominciò a gestire, minimizzando di fatto l’accaduto e cercando di far apparire la Sig.ra C.S. come mentalmente instabile e disturbata.

Invero, la stessa, pur trovandosi da sola, giovanissima e scioccata, non era affatto malata di mente né si perse d’animo: terminò gli studi conseguendo il diploma da maestra elementare e vinse un concorso per un incarico ad Alessandria.

Dopo qualche anno ottenne il trasferimento a Prato, sua città d’origine, dove cercò di riallacciare i rapporti con la famiglia, ma si trovò di fronte ad un muro invalicabile di odio, cattiveria e accanimento, tale da gettarla in una profonda prostrazione fisica e psicologica.

Grazie alla innata forza di carattere riuscì, in larga parte, ad affrontare e superare tutte quelle problematiche derivatele dalle violenze subite, dagli abbandoni periodici e reiterati dei suoi familiari (la madre, C. V., aveva abbandonato la famiglia di punto in bianco quando la nostra maestra era ancora una bambina e non ha mai tenuto con lei un comportamento “materno”, in definitiva ignorandola; la sorella l’ha allontanata proprio quando aveva trovato la forza di denunciare quello che subiva da anni in casa; la morte della amatissima nonna, l’unica familiare ad averla mai amata e sostenuta sinceramente), dalla solitudine in cui si trovava a vivere, ricorrendo anche all’aiuto di medici seri e preparati che la seguono nel suo percorso di ricostruzione interiore.

Ma veniamo ai fatti.

Nel 1989 la Sig.ra C. S. trovò la forza di formalizzare in una denuncia vera e propria, sporta presso l’allora Commissariato di P.S., la propria situazione, interrompendo, di conseguenza, ogni rapporto con i congiunti.

Il 15.10.1992 morì il padre, in Prato, ma C. S. venne informata solo dopo molte ore e, recatasi presso la casa paterna, trovò a sbarrarle l’accesso un cancello elettrico appena installato.

Di fatto, dalla data della morte del padre, non ha mai avuto accesso né alla casa paterna, né ai documenti relativi alla consistenza patrimoniale del de cuius, che pure sapeva ingente.

Il relativo inventario veniva redatto dalla sorella e dal cognato unilateralmente, senza consultare la Sig.ra C. S., che conseguentemente rifiutava di sottoscriverlo.

Ella sapeva esistere alcuni conti correnti bancari intestati al padre, dove, a detta dello stesso, erano depositati diverse centinaia di milioni di vecchie lire: alla morte del padre questi conti risultavano contenere pochi spiccioli.

Il de cuius lasciava un testamento olografo dove dichiarava di lasciare le sue sostanze alle figlie e che, se non poteva diseredare la moglie (i coniugi non avevano mai formalizzato legalmente la separazione né, tantomeno, avevano chiesto il divorzio), a questa toccasse proprio il minimo di legge; inoltre, lasciava un legato pari al 4% delle sostanze alla nipote A. G..

In successione sono entrati dunque: la casa di Via M. R. (un immobile grande, di 180 mq. con giardino e rimessa), il 50% di un terreno in località Galciana di svariati ettari, con una colonica a rudere, coltivato da un contadino in “affitto” e i beni mobili.

Inspiegabilmente, sin dal momento dell’apertura della successione, la Sig.ra C. S. paga annualmente tasse e balzelli per un valore di circa Lire 70.000.000 (in dieci anni) sui suddetti beni, senza averne mai percepito alcun reddito!!

In particolare, per quel che attiene al terreno, la sorella e lo zio, A. S., proprietario al 50%, si sono sempre rifiutati di corrisponderle la sua quota di affitti (inutili sono state anche le richieste formali avanzate tramite legali) così come la sorella ed il cognato si sono sempre rifiutati di dare le chiavi dell’immobile di Via M. R..

Cominciavano così due cause civili, una per la divisione dell’eredità e una per la simulazione della compravendita (in realtà una donazione) di un immobile in Via M. R., attiguo a quello di proprietà del padre, effettuata tra lo stesso e la figlia G. ed il genero A. G., poi riunite, ed attualmente ancora pendenti innanzi al Tribunale di Prato.

In data 2 aprile 1999 la sig.ra C. S. presentava, tramite il proprio legale, atto di denuncia querela presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, da cui prendeva inizio il procedimento nr. 1296/99 R.G.N.R.

Dato che nulla si muoveva dopo anni, in data 28 dicembre 2001 la Sig.ra C. S. integrava la suddetta querela di mano propria e, contestualmente, veniva interrogata dal P.M. Dott. E. Paolini.

Da sottolineare che detto interrogatorio fu del tutto “SOMMARIO E ILLEGITTIMO”, tanto che la Sig.ra C. S. non veniva informata della possibilità di farsi assistere da un legale, né che le dichiarazioni rese potevano essere usate contro di lei.

Ancora niente.

Si rivolgeva ad altro legale che in data 30.12.2002 proponeva istanza di acquisizione urgente, stante l’impellente scadere dei dieci anni per la conservazione dei documenti, della documentazione bancaria relativa alla situazione patrimoniale del fu G. B. S.

Alla suddetta istanza la Procura rispondeva con il diniego della richiesta e con la richiesta di archiviazione: entrambi gli atti portano la data del 31.12.2002; seguiva la notifica in data 9.01.2003 della richiesta, da parte del P.M., di archiviazione del procedimento, cui veniva proposta tempestiva opposizione in data 18.01.2003.

Ciò nonostante, il G.I.P. di Prato, Dott. Moneti, respingeva indebitamente l’istanza e disponeva l’archiviazione del procedimento, accogliendo la richiesta del P.M. secondo cui le uniche ipotesi di reato astrattamente configurabili sarebbero state quelle di appropriazione indebita di cose comuni, erroneamente ritenute entrambe prescritte, senza rinvenire la continuazione e la sussistenza di ipotesi di reato ben più gravi quali la truffa aggravata e continuata, furto e rapina e frode processuale.

Come spesso accadde quando vi sono interessi cospicui e personaggi di potere, la denuncia presentata dalla Sig.ra C. S. si risolve in un nulla di fatto, mentre la denuncia presentata dalla sorella e dal cognato contro di lei per presunte ingiurie e minacce prosegue a vento in poppa, secondo lo stile della magistratura compiacente con il male e con i potenti.

La Sig.ra C. S. ha così deciso di lanciare tramite Avvocati senza Frontiere un appello per trovare un nuovo difensore che abbia il coraggio di difenderla nelle cause civili (in cui non le viene neppure riconosciuto il gratuito patrocinio perché risulta una facoltosa ereditiera, proprietaria di vari beni immobili e rendite…) e fare riaprire il procedimento penale arbitrariamente archiviato.

Nel suo appello fa presente che tra le persone coinvolte ci sono vari professionisti tra loro collegati, cosa che le ha impedito di risolvere una situazione che si protrae da oltre 13 anni, man mano aggravandosi, tanto da subire vere e proprie forme di mobbing da parte delle istituzioni, anche nell’ambito professionale.

Ciò non deve destare sorpresa poiché è notorio che vi sono poteri occulti in grado di controllare non solo la magistratura, ma tutti gli ambiti istituzionali, riuscendo a influenzare la sorte delle persone che vengono discriminate in varie forme.

In proposito, vale la pena ricordare che l’Ispettore scolastico, dove l’insegnante prestava servizio, è giunto al punto di attribuirle appellativi ingiuriosi, cosa che ha determinato un’oggettiva situazione di mobbing sul lavoro, fino a costringerla a scegliere la via pensionistica a causa delle ripercussioni sulla salute e la sua onorabilità.

Assurdamente alla Sig.ra C. S. è precluso di accedere al gratuito patrocinio in quanto, seppure il suo reddito netto rientri nei limiti previsti dalla legge, percependo solo una pensione di circa Euro 819 al mese, risulta proprietaria degli immobili coereditati, sui quali non ha nessuna gestione né reddito né reale possesso, essendo. però. suo malgrado, costretta a pagarvi le tasse, onde evitare il pignoramento dell’appartamento dove abita

Una delle tante situazioni kafkiane, di cui abbiamo già avuto occasione di parlare diffusamente, che impedisce in radice l’accesso dei cittadini alla giustizia, negando il principio di uguaglianza di fronte alla legge.

 

 

Toscana

 

Prima di accingerVi a leggere i vari casi, pensate che si tratta di storie vere, per cui molti uomini sono morti e tante famiglie sono state distrutte dal dolore, senza ricevere alcuna tutela, da parte delle varie Autorità a cui fiduciosamente si erano rivolte. Pensate che non si tratta di casi isolati e non crediate che ciò che è capitato agli altri non possa, prima o poi, capitare, anche, a Voi od, a qualche stretto congiunto. Sarebbe il più grave errore che potreste commettere, dal quale genera l’indifferenza verso i mali della giustizia e su cui si fonda il dominio del male e della menzogna sulla Verità.