DA MILANO A TRIPOLI LE MANI DEI PARTITI DI REGIME SULLE CASE POPOLARI LUMBARD. PERQUISITA LA SEDE DI VIALE ROMAGNA E ARRESTATA LA DIRETTRICE DEGLI APPALTI ALER, MONICA GOI.
Ne avevamo denunciato la gestione fraudolenta, sin dagli anni ’90, con le prime class action all’italiana, “ante litteram”, a tutela dei diritti abitativi degli assegnatari degli alloggi popolari, mettendo in luce un vero e proprio sistema criminale di complicità all’interno delle istituzioni regionali e della magistratura di regime, protesa a difendere ad oltranza gli interessi affaristici di Aler e i suoi padrini politici. Inascoltati, abbiamo denunciato con nomi e cognomi politici e magistrati collusi, che negli ultimi 30 anni hanno depauperato uno dei più grandi patrimoni immobiliari pubblici, gettando, ogni anno, in mezzo alla strada, migliaia di anziani e di famiglie bisognose, attraverso pretese gonfiate di canoni e spese e leggi regionali truffa ad «castam».
Ora si ha notizia del fallimento di Asset, società controllata al 100% da A.L.E.R. SpA, che ha perso milioni di euro all’anno, attraverso operazioni illegali all’estero, contrarie alle finalità istituzionali di assicurare alloggi popolari alle famiglie meno abbienti di Milano e Lombardia, mascherate da investimenti in Libia per ristrutturare i palazzi storici dell’ex dittatore Gheddafi (tra cui il Palazzo di Giustizia di Tripoli, l’ex Ente Tabacchi, etc.), come se Aler fosse una solida multinazionale dell’edilizia, e non già un Ente preposto alla sola tutela e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico regionale. Operazioni perciò costituenti una vera e propria distrazione di denaro pubblico e costituzione di fondi neri all’estero nelle mani sporche delle “famiglie” politiche che gestiscono il business immobiliare pubblico (Vedasi grafico).
I cittadini per bene si domandano indignati – non ancora a quanto pare i magistrati della Procura milanese: “Ma come l’Aler invece di ristrutturare le case popolari dei milanesi, che lascia cadere a pezzi da decenni, va a sperperare il denaro dei contribuenti nei palazzi di Gheddafi…? Ma non è finita da tempo la guerra in Libia e la Milano da bere…? Ma quale investimento del menga! Altro che Aler, sono solo dei «lader», che rubano impunemente alla povera gente con l’avvallo compiacente dei giudici …“.
Parimenti è stata preannunciata nei giorni scorsi dal Sindaco Pisapia e dal Presidente di Regione Lombardia Maroni, la costituzione di una nuova società mista, a partecipazione pubblica, denominata “newco”, che nel giro di due mesi dovrebbe sostituirsi alla gestione fallimentare di Aler S.p.A., già commissariata dal 2013, sulle cui attività fraudolente si cerca in tal modo di gettare un velo pietoso per coprirne le responsabilità penali, civili e amministrative, ovvero i conti in rosso e le consulenze d’oro, in favore degli amici degli amici.
Un buco da oltre 345 milioni di euro, creato da una gestione scellerata e criminale dei circa 68mila alloggi popolari (40mila di Aler e 28mila di proprietà di Palazzo Marino), su cui la magistratura aveva sinora omesso qualsiasi indagine, seppure siano emerse altre voragini e rapporti collusivi tra pubblico e privato, anche nelle precedenti gestioni, già sconsideratamente affidate dal Comune di Milano, dal 2003 al 2009, alla a dir poco chiaccherata “Romeo Gestioni S.p.A.” (di sospetta vicinanza alla camorra che secondo la Corte dei Conti aveva già procurato danni all’erario per oltre 87 milioni di euro derivanti da una gestione “inefficiente e inefficace” del patrimonio immobiliare del Comune di Napoli, nel periodo dal 1997 al 2007), nonché alla Edilnord Gestioni Spa, e GEFI S.p.A., attraverso cui, come affermava con soddisfazione, all’epoca, il Vice Sindaco, Riccardo De Corato [ammettendo che Milano era uno dei pochi casi in Italia di gestione dell’edilizia residenziale pubblica da parte di privati], che la nuova gestione avrebbe “elevato la qualità e gli standard del patrimonio immobiliare pubblico, rientrando nella volontà del Comune di finalizzare investimenti per nuove case e interventi di risanamento”. Interventi, invero, poi, deviati sulla Libia, facendo sparire oltre 80 milioni di euro, tramite Asset, un enorme buco nero ora ricaduto sulle spalle di Aler. Due società apparentemente distinte, ma un’unica mostruosa creatura a due teste, come Ortro, nell’antica mitologia greca (figlio del gigantesco demone Tifone e della serpentiforme Echidna), società entrambe infatti amministrate dagli stessi ex presidenti Luciano Niero e Loris Zaffra e gestite dall’ex storico e potentissimo direttore generale di Aler, Avv. Domenico Ippolito.
Ironia della sorte, l’annuncio di Maroni e Pisapia è arrivato a ridosso della perquisizione nella sede di Viale Romagna e dell’arresto di Monica Goi, responsabile degli appalti pubblici di Aler S.p.A., nonché lo stesso giorno del rinvio a giudizio dell’ex assessore regionale alla casa, Domenico Zambetti, già arrestato nel 2012, con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e voto di scambio (per cui è stato rinviato a giudizio anche Alfredo Celeste, ex sindaco di Sedriano). I furbetti Maroni e Pisapia hanno, anche, preannunciato, per addolcire la pillola, una riduzione dei canoni di locazione, dando atto della necessità di contenere le morosità, ma senza toccare le tabelle degli stipendi dei dirigenti, a partire dai 190mila euro del direttore generale, Avv. Domenico Ippolito, responsabile della truffa libica, e degli altri 16 manager, tra architetti e semplici geometri, che si portano a casa dai 90 mila ai 130mila euro lordi l’anno.
Per queste ragioni vediamo con sospetto le nuove compagini societarie e avvicendamenti nella gestione del patrimonio pubblico residenziale lombardo, annunciate e costruite di soppiatto da Maroni e Pisapia, che vedono, tra l’altro, alla guida dell’Aler di Monza, Francesco Magnano, geometra del pluripregiudicato e arcinoto faccendiere del mattone Silvio Berlusconi.
Chiediamo quindi alle forze sane della Società civile e della magistratura, anche in sede contabile, di fare piena luce sulle attività illecite dell’Aler e sui bilanci degli ultimi 10 anni, attraverso cui ad avviso di vari osservatori ha costituito fondi neri all’estero per il finanziamento illecito dei partiti e operazioni di corruzione su scala internazionale.
Oltre sei milioni di euro. Per la precisione ben € 6.094.219,50, in meno di cinque anni, è quanto ha speso solo Aler Milano, in consulenze d’oro, spacciate per “attività tecniche, comunicazione, pareri legali, gestione del patrimonio del Comune e formazione”. Scorrendo l’elenco dal 2009 al 2013, pubblicato sul sito dell’azienda, i nomi dei beneficiati, legati a boss della politica, si ripetono, tra i tanti primeggiano quelli degli accoliti della “famiglia” del senatore Pdl Ignazio La Russa.
Le perquisizioni nella sede di Aler e i 16 recenti arresti di funzionari pubblici disposti nei giorni scorsi dalla Procura di Milano aprono un nuovo squarcio sul rapporto tra pubblico e privato in Lombardia e sui perversi intrecci di interessi nella “malagestio” della cosa pubblica, riconducibili agli apparati dei partiti e alle consorterie massonico-mafiose e parareligiose, tra cui spicca la Compagnia delle Opere (braccio economico di Comunione e liberazione), al vertice del cui sistema vi sarebbe l’intoccabile ex Presidente di Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Inchiesta che ha aperto le porte del carcere per ora ai gregari di importanti aziende pubbliche lombarde, tra cui Aler Milano, e di manager di aziende ospedaliere per i reati di “corruzione e atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti”, in relazione ad appalti illeciti tra il 2006 e il 2012. In un passaggio finale dell’ordinanza del gip milanese Giuseppe Gennari, titolare della nuova inchiesta della Procura di Milano, si legge che più delle mazzette, è una “rete” di relazioni basata sulla “appartenenza politica” e sul “sentire comune”, a farsi “sistema” e a condizionare la realtà imprenditoriale, facendo pagare il prezzo dell’inquinamento del mercato alla collettività. Dimenticando l’interesse pubblico al quale ogni singolo funzionario deve essere solo preposto, in favore dell’interesse privato del compagno di cordata. Comportamenti ben più pericolosi – chiosa il Gip – della banale corruzione per denaro perché radicati su un comune sentire che non ha prezzo”.
La “corruzione per appartenenza”, siamo d’accordo con il Gip di Milano, è molto più pericolosa di ogni altra forma corruttiva, perché non lascia tracce ed ha impedito sino ad oggi anche alla magistratura, in quanto potere corporativo e autoreferenziale (in larga parte controllato dalla massomafia), di mettere a nudo questo sistema criminoso di malaffare che denunciamo inascoltati da oltre 25 anni. Auspichiamo quindi che la Procura di Milano questa volta non si faccia fermare e proceda ad indagare a tutto campo nei confronti della gestione fraudolenta di Aler, anche in relazione alle operazioni estere in Libia, delle consociate Asset, Finasset S.r.l. e Finasi S.p.A., perseguendo tutti i responsabili a norma di legge per i reati di false comunicazioni sociali e falso in bilancio (artt. 2621 e 2622 c.c.), corruzione aggravata (artt. 318 ss c.p.), truffa e insolvenza fraudolenta (artt. 640 e 641 c.p.), bancarotta fraudolenta prefallimentare, patrimoniale e documentale (artt. 216 co. 1 nn. 1 e 2 e 223 L.F.), associazione per delinquere (art. 416 c.p.) e responsabilità amministrativa ex D.lgs n. 231/01, con riserva di costituirci parte civile quale Associazione anticorruzione e antimafia, nonché di agire con una class action a tutela degli assegnatari delle case popolari e della conservazione del patrimonio immobiliare pubblico della Regione Lombardia.
Lo Staff di Avvocati senza Frontiere
Postato 30 gennaio 2014