Archivio Autore: Palau Giovannetti Pietro - Pagina 6

Addio alla famigerata Equitalia. Basta ai prelievi forzosi nei confronti dei cittadini sardi!

Equitalia lascia la Sardegna! Per una volta è il popolo che vince?
Si, sembra proprio così, come in Islanda!
Per il momento è solo Equitalia che se ne va dalla Sardegna.
E l’Isola tira un grande sospiro di sollievo.
Ad esultare sono in tanti.
Tutti quelli che fino ad oggi hanno dovuto subire le vessazioni di Equitalia e dei suoi mandanti.
Per una volta il Popolo ha combattuto e – forse – vinto la sua battaglia!
Una vittoria ottenuta grazie alla fortissima spinta delle proteste capeggiate dal cosidetto “Popolo delle partite Iva” che in tutta la Sardegna hanno combattuta una strenua battaglia contro Equitalia e sfociate nel clamoroso digiuno di un gruppo di donne che si sono accampate davanti al palazzo della Regione Sardegna.
Il Consiglio regionale ha deciso così di approvare un ordine del giorno unitario che da’ l’addio alla famigerata Equitalia, accusata di prelievi forzosi nei confronti di tanti cittadini sardi.
La Giunta si è impegnata a trasmettere al nuovo Governo il disegno di legge costituzionale – varato ieri dalla Giunta regionale – che si pone come obiettivo primario quello di riscuotere le tasse e i tributi direttamente in Sardegna, con una apposita Agenzia regionale. La speranza di tutti è naturalmente che questa Agenzia regionale non si trasformi in una “Equitalia in salsa sarda”.

SOSTENIAMO BRUNO FALZEA VITTIMA DELLA MAFIA DELLE ASTE

Un’altra vergogna all’italiana… Un onesto cittadino rischia di vedere venduta all’asta la sua casa poichè, dopo 8 anni di causa giudiziaria, viene coinvolto nel fallimento della società costruttrice nonostante avesse già pagato l’intera somma d’acquisto. Da oltre 20 anni porta avanti interminabili vertenze legali, dove sembra scontrarsi contro un… gigantesco muro di gomma composto da un losco intreccio di politica, organi di giustizia, massoneria e quant’altro…
In particolar modo il Comune di Grosseto, a partire dal 1991, si è reso più volte complice, di varie imprese edili, nel truffare ripetutamente circa 400 famiglie (nella sola zona p.e.e.p. dell’Alberino) assegnatarie di alloggi popolari, e continua tuttora a commettere gravissime illiceità.
Per conoscere dettagliatamente la storia e per ogni altro specifico argomento è disponibile il sito:  www.brunofalzea.it
Divulghiamo questa grottesca vicenda nell’intento, quantomeno, di portarla a conoscenza del maggior numero possibile di persone.
http://www.facebook.com/messages/?action=read&tid=id.283496051693741#!/groups/103101053071055/

AIUTIAMO AURORA STRAPPATA DALLA MAMMA A TORNARE A CASA!

Le Associazioni a TUTELA DEI FIGLI  MINORI E DEI LORO GENITORI manifesteranno al fine di far tornare da sua mamma una bambina che dal 14 novembre 2007 é stata ingiustamente collocata presso una comunità in Provincia di Domodossola.
La Regione Piemonte ha un discutibile primato nell’ambito dei Minori “strappati agli affetti famigliari” ed è anche per… questi bambini e per le loro famiglie d’origine che la nostra protesta sarà forte!…
Siamo stanchi di assistere alla prevaricazione dei più forti contro i più deboli.
Siamo stanchi di assistere alla cancellazione dei diritti inalienabili dei cittadini e in particolar modo di bambini innocenti.
Siamo stanchi di assistere alle speculazioni economiche sulla pelle della gente e sui Minori.
Se in alcuni paesi si sono attivate rivoluzioni per abbattere i dittatori, che hanno ridotto alla fame la popolazione, noi diciamo che dopo la rivoluzione del pane in Italia è arrivata l’ora di fare la rivoluzione del CUORE!
I Tribunali per i Minorenni non devono remare contro la famiglia.
I Servizi Sociali devono essere riformati.
Basta con le caste/lobby e con lo sperpero di danaro pubblico per ottenere solo continui fallimenti.
Nelle comunità / case famiglia ecc ecc, CHE NESSUNO CONTROLLA ci dovrebbero andare solo i Minori abbandonati o maltrattati e l’affidamento o l’adozione a soggetti terzi dovrebbe avvenire solo dopo aver valutato con attenzione il ramo parentale fino al 4° grado come già prevede la legge.

Inoltre il giorno 6 di maggio ore 14:00 Annarita sarà ospite nuovamente in RAI 1 per promuovere anche la manifestazione.
Infine si ringraziano le Associazioni: Papà Separati Lombardia ONLUS e Papà Separati Torino per il sostegno fornito a questa mamma.

L’INDIFFERENZA E L’EGOISMO UCCIDONO IL FUTURO DI TUTTI!

N.B. striscioni identificativi ecc.. verranno visionati dall’Associazione Genitori Negati quale garante nei confronti della questura.

Ass.Ni Genitori Negati & Figli Liberi

http://www.facebook.com/search/results.php?q=auitiamo%20aurora&init=quick&tas=0.967814074688417#!/groups/218573864835526/

In manette avvocato milanese e giudice di Reggio Calabria, Presidente di Corte d'Assise ed esponente della corrente di sinistra di Magistratura Democratica

Dieci gli arresti della DDA di Milano per favoreggiamento dei clan della ‘ndrangheta.

Una decina di provvedimenti cautelari, tra cui spicca l’arresto del giudice del Tribunale di Reggio Calabria, Giuseppe Vincenzo Giglio, sono stati eseguiti nell’ambito di una vasta operazione della Dda di Milano contro la ‘ndrangheta. Giglio è accusato di corruzione e di favoreggiamento personale di un esponente del clan Lampada.

In manette anche il consigliere regionale Pdl Francesco Morelli e l’avvocato milanese Vincenzo Minasi.

Il consigiere della Regione Calabria finito in carcere, che era stato eletto nella lista “Pdl-Berlusconi per Scopelliti”, rappresenterebbe l’anello di collegamento tra i clan e gli ambienti politici nazionali. Nel Consiglio regionale Morelli è presidente della  Commissione consiliare, Bilancio e programmazione economica.

Il giudice finito agli arresti è il presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria. Tra le altre accuse per lui, c’è anche quella della rivelazione del segreto d’ufficio con l’aggravante di aver agevolato le attività della ‘ndrangheta.

Le accuse al giudice
Giglio, 51 anni, nella sua veste di presidente della sezione “Misure di prevenzione” del Tribunale di Reggio Calabria viene accusato dalla Dda milanese di aver “agevolato” la ‘ndrangheta. Per il magistrato, finito in carcere in base all’ordinanza del gip di Milano Giuseppe Gennari, il prezzo della corruzione nei suoi confronti sarebbe stato quello di favorire, tra le altre cose, la carriera della moglie. La moglie del magistrato è infatti stata dirigente provinciale ed è poi diventata commissario straordinario della Asl di Vibo Valentia.

Il gip di Palmi corrotto con viaggi ed escort
Risulta indagato nella stessa inchiesta per corruzione in atti giudiziari il gip di Palmi, Giancarlo Giusti, che sarebbe stato corrotto  con alcuni viaggi nel Nord Italia e con alcune escort da Giulio Giuseppe Lampada, finito invece in carcere per associazione mafiosa e altri reati. Sarebbe stato proprio Lampada a pagare una ventina di viaggi al giudice nel Nord Italia, il quale poi avrebbe intrattenuto anche rapporti con alcune escort, in un hotel milanese in zona San Siro.       Sempre stando a quanto si e’ saputo, il consigliere regionale calabrese del Pdl Giuseppe Morelli, finito in carcere, avrebbe anche lui acquisito notizie riservate rivolgendosi al magistrato Giglio, il quale gli avrebbe mandato anche un fax per tranquillizzarlo sul fatto che non ci fossero indagini penali a suo carico.

Gli altri arresti dell’operazione
In arresto nella vasta operazione è finito anche il maresciallo capo della Guardia di Finanza, Luigi Mongelli, con l’accusa di corruzione, e in corso sono le perquisizioni che riguardano Giancarlo Giusti, giudice in servizio all Tribunale di Palmi, che risulta indagato in atti giudiziari. Sono poi finiti in carcere Raffaele Ferminio per associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni, e un medico di Reggio Calabria, Vincenzo Giglio, per concorso esterno in associazione mafiosa.  Dalle indagini è emerso che Giglio, cugino del magistrato di Reggio Calabria, avrebbe appoggiato la campagna elettorale di Leonardo Valle, anche lui arrestato per associazione mafiosa, che si era candidato in un Comune dell’hinterland milanese, senza poi essere eletto. In carcere è finito poi, per corruzione e intestazione fittizia di beni, Francesco Lampada, già detenuto per associazione mafiosa, concorso in usura e intestazione fittizia di beni.

Arrestato anche Giulio Giuseppe Lampada, per associazione mafiosa, corruzione, concorso in rivelazione di segreti d’ufficio, intestazione fittizia di beni, mentre all’avvocato Minasi vengono contestate le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione di segreti d’ufficio, intestazione fittizia di beni, reati aggravati dalla finalità di favorire l’associazione mafiosa. L’avvocato avrebbe in particolare raccolto una serie di notizie riservate su alcune indagini che riguardavano il clan Valle.

L’ordinanza in carcere riguarda poi  Leonardo Valle per associazione mafiosa, corruzione e intestazione fittizia di beni. Ai domiciliari  Maria Valle, moglie di Francesco Lampada, arrestata per corruzione. I provvedimenti di arresto sono stati firmati  dal gip Giuseppe Gennari.

La polizia nella sede del Consiglio regionale
Agenti della polizia di Stato sono arrivati a Palazzo Campanella, nella sede del Consiglio regionale della Calabria, dove hanno perquisito gli uffici del consigliere Morelli, arrestato la scorsa notte su richiesta della Dda di Milano.

L’inchiesta è stata condotta dal procuratore aggiunto milanese Ilda Boccassini e dei sostituti procuratori Paolo Storari e Alessandra Dolci. La Dda di Milano e il gip milanese Gennari hanno individuato la competenza territoriale della magistratura milanese per queste indagini perché il reato al centro dell’inchiesta è quello di associazione mafiosa che riguarda il clan Valle, reato che attira anche gli altri reati “satellite”.

VITERBO. NUOVO CASO CUCCHI. MUORE DOPO AVER DENUNCIATO IL PESTAGGIO DELLA POLIZIA

«Mi hanno pestato mentre mi arrestavano: sono stati i poliziotti alla stazione Termini...».

L’ ipotesi di un nuovo caso Cucchi è stata avanzata dallo stesso garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni. Il nuovo assassinio di Stato ha per protagonista Cristian De Cupis, giovane romano di 37 anni, residente alla Garbatella, che secondo quanto rivelato dal suo difensore ha denunciato l’ aggressione ai medici del pronto soccorso dell’ ospedale Santo Spirito il 9 novembre. Il giorno dopo Cristian De Cupis è stato trasferito in ambulanza nell’Ospedale Belcolle di Viterbo che ha un reparto protetto per i detenuti: lì viene sottoposto a una serie di accertamenti clinici, compresa una Tac.

Il 12 novembre però l’ uomo muore.

Secondo i discutibili risultati dell’ autopsia la causa del decesso sarebbe riferibile a un mero infarto.    Ma i familiari, contesta Marroni, «sono stati avvisati dopo la morte di De Cupis e l’ autopsia è stata fatta solo con il medico nominato dal Pm». Secondo le notizie raccolte dal garante, due giorni prima del fermo la vittima stava cercando lavoro nel centro di orientamento per gli ex detenuti e i tossicodipendenti: voleva fare il giardiniere. Marroni invita anche la magistratura «a fare al più presto chiarezza». De Cupis, secondo Marroni affetto da diverse patologie, viene arrestato il 9 novembre alla stazione Termini per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Condotto al pronto soccorso del Santo Spirito l’ uomo, che aveva delle escoriazioni alla fronte, avrebbe riferito ai medici di essere stato percosso dagli agenti che lo hanno arrestato. A chi lo ha incontrato nei giorni del ricovero l’ uomo è parso a tratti agitato, ma non in condizioni tali da far immaginare gravi problemi di salute. Il 10 novembre è stato anche convalidato il fermo e disposti i domiciliari non appena finita la degenza. Lo stesso De Cupis, secondo fonti investigative, prima del suo trasferimento al nosocomio, avvenuto due giorni dopo l’arresto del 9 novembre, non sarebbe mai stato perquisito, tanto che aveva ancora con sé il telefono cellulare. Sono due delle novità emerse nell’ambito dell’inchiesta sulla morte dell’uomo aperta dalla procura della Repubblica di Viterbo.

L’esistenza di un testimone è stata rivelata dal Garante dei detenuti del Lazio,
Angiolo Marroni, che aveva reso nota la vicenda due giorni fa. «Mi ha telefonato un avvocato – ha detto Marroni – riferendomi di aver assistito alle percosse inflitte dagli agenti della polizia ferroviaria a De Cupis mentre veniva ammanettato. Mi ha anche detto di essere disposto a testimoniare davanti agli inquirenti. E’ ormai chiaro che l’uomo, morto d’infarto a soli 36 anni, ha subito delle percosse».

Secondo la polizia ferroviaria di Roma, invece, De Cupis si sarebbe scagliato contro gli agenti
e poche ore prima dell’arresto avrebbe anche dato un pugno a un passante. Quest’ ultimo episodio sarebbe documentato dal filmato di una telecamera di sorveglianza.

Marroni ha anche riferito che all’autopsia non ha assistito il consulente di parte,
che non è riuscito ad arrivare in tempo a Viterbo, nonostante i periti della procura lo abbiano atteso a lungo.

Secondo fonti investigative, il pm Stefano D’Arma, titolare del fascicolo, sta tentando di accertare anche perché De Cupis, oltre a non essere mai entrato in carcere e a non essere stato registrato in alcuna matricola, fino al suo ingresso nel reparto di medicina protetta dell’ospedale di Viterbo, alle 23 del 10 novembre, non era stato nemmeno mai perquisito. Come risulta dal verbale inviato alla procura della Repubblica, infatti, gli agenti in servizio gli hanno trovato in tasca e sequestrato il telefono cellulare funzionante, alcuni medicinali e altro materiale che un detenuto, quale egli era formalmente, non avrebbe dovuto avere.

A chiedere l’esecuzione dell’autopsia sul suo corpo,
ancora prima che fosse disposta dalla procura, è stato il primario del reparto di medicina protetta, l’infettivologo Giulio Starnini. Lo avrebbe fatto perché al momento del ricovero De Cupis aveva riferito al medico in servizio di essere stato picchiato durante l’arresto. Lo stesso medico ha annotato sulla cartella clinica la presenza di alcune piccole escoriazioni sulla fronte, ma nessun altro segno di violenza sul corpo. I periti che hanno eseguito l’autopsia hanno concluso che il decesso sarebbe stato causato da un infarto sopraggiunto durante il sonno.

IL DEBITO NON E' PUBBLICO MA DELLO STATO MASSOMAFIOSO E DELLE LOBBY FINANZIARIE

Il debito non è pubblico ma dello Stato massomafioso e delle lobby finanziarie che da oltre 150 anni hanno sistematicamente depredato ogni risorsa pubblica, nel deliberato scopo di alimentare la corruzione e finanziare la criminalità organizzata, che si è aggiudicata il 90 per cento degli appalti di grandi opere pubbliche.

Quello che viene comunemente definito come “debito pubblico” è esclusivamente imputabile alla casta di politici, banchieri, tecnocrati alla Mario Monti e alle massime cariche dello Stato, nonché alla stessa magistratura di regime che per complicità o codardia non ne hanno mai impedito la crescita esponenziale, sino all’attuale dissesto dell’intera nazione.

Sequestriamo i beni di banche, società off shore, politici corrotti, imprenditori di regime e mafiosi. Processiamo l’intera classe dirigente  per crimini contro l’umanità!

 

 

 

 

Pubblichiamo di seguito il testo della denuncia-querela nei confronti delle massime cariche dello Stato pervenutaci da un gruppo di cittadini e depositata presso le competenti A.G. della Regione Lazio.

 

 

Alla   Procura Della Repubblica  Competente

 

 

 

 

QUERELA/DENUNCIA  CONTRO :

 

1)                  Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano;

2)                  Il Presidente della B.C.E. Mario Draghi;

3)                  Il Presidente del consiglio dei ministri Silvio Berlusconi;

4)                  Il Presidente della Camera Gianfranco Fini;

5)                  Il Presidenti del Senato Renato Schifani;

6)                  Tutti i Ministri dei governo Berlusconi (all’apparenza appena dimesso, esautorato?);

7)                  Tutti i segretari dei partiti dell’arco parlamentare

8)                  Tutti i Parlamentari che hanno accettato passivamente il “Golpe”

9)                  E quant’altri coinvolti nei fatti qui descritti che si ravvisassero nel corso delle indagini.

 

Per le ipotesi dei reati p. e p. dagli articoli:

1) Alto tradimento (art.90 Costituzione);

2)                  Concorso formale in reato continuato (art.81 c.p.);

3)                  Pene per coloro che concorrono nel reato (art.110 c.p.);

4)                  Circostanze aggravanti (art.112 c.p.);

5) Attentato contro l’integrità l’indipendenza e l’unità dello Stato (art.241 c.p.);

6)                  Intelligenze con lo straniero a scopo di guerra contro lo Stato italiano (art.243 c.p.);

7)                  Corruzione del cittadino da parte dello straniero (art.246 c.p.);

8) Infedeltà in affari di Stato (art.264 c.p.);

9) Attentato contro la Costituzione dello Stato (art.283 c.p.);

10) Usurpazione di potere politico o comando militare (art.287 c.p.):

11) Attentati contro i diritti politici del cittadino (art.294 c.p.);

12)              Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (art.319 c.p.);

13)              Corruzione di persona incaricata di pubblico servizio (art.320 c.p.);

14)              Abuso d’ufficio (art.323 c.p.);

15)              Omissione di atti d’ufficio (art.328 c.p.);

16)              Interruzione d’un servizio pubblico o di pubblica utilità (art.331 c.p.);

17)              Usurpazione di funzioni pubbliche (art. 347 c.p.);

18)              Associazione a delinquere (art.416 bis);

19)              Circostanze aggravanti (art.456 c.p.);

20)              Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 c.p.);

21)              Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in  certificati (art.477 c.p.);

22)              Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.479 c.p.);

23)              Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati (art.480 c.p.);

24)              Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.481 c.p.);

25)              Falsità materiale commessa dal privato (art.482 c.p.);

26)              Falsità ideologica commessa dal privato in atti pubblici (art.483 c.p.);

27)              Falsità commesse da pubblici impiegati incaricati di un pubblico servizio (art. 493 c.p.);

28)              Istigazione o aiuto al suicidio (art.580 c.p.);

29)              Riduzione in schiavitù (art.600 c.p.);

30)              Furto (art.624 c.p.);

31)

32)              Truffa (art.640 c.p.);

33)              Circonvenzione di persone incapaci (art.643 c.p.);

34)              Abuso della credulità popolare (art.661 c.p.);

35)              Ed eventuali altre fattispecie di reato che venissero rilevate nel corso delle indagini.-

 

 

 

36)

LUOGO DI COMMISSIONE : Tutto territorio nazionale

TEMPO DI COMMISSIONE : Reati in corso di esecuzione;

Persone offese:  la Repubblica italiana, tutti i Cittadini italiani, la Nazione italiana.

 

 

Questa è una denuncia che chiede al potere giudiziario di prendere una chiara ed inequivocabile posizione rispetto a questi illeciti, politici, finanziari, economici, morali.

Considerazione

Qualche anno fa  è stata la seconda volta dalla instaurazione della Repubblica che siamo chiamati a dare il nostro espresso voto confirmativo su un argomento basilare della vita politica :  la modifica della parte seconda della Costituzione.

 

Era ora che, come inserito dai Padri Costituenti previdentemente nello stesso testo della Costituzione, che ben avevano capito, conoscevano ed immaginavano la possibile limitatezza della Costituzione nell’evolversi della società nel divenire del tempo, qualcuno ponesse mano alla modifica, non del dettato dei principi costituenti dello Stato Italiano e della Repubblica, ma allo snellimento, ammodernamento, attualizzazione  del testo della Costituzione.

 

Era ora che si cambiasse e soprattutto che qualcuno si degnasse di chiedere il nostro parere.

 

Ricordo che la costituzione degli Stati Uniti d’America è stata modificata ben ventisette volte da quando è entrata in vigore, e gli Statunitensi non ci trovano nulla di strano ad aggiornarla periodicamente per metterla al passo con la mutazione dei tempi.

 

Il testo della Costituzione all’articolo 1 comma 2 dice :

< ….La Sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.>;

All’articolo 56 seguita molto congruamente :

 

< ……La Camera dei Deputati è eletta a suffragio universale e diretto.> ;

 

Ed anche all’articolo 58 continua molto avvedutamente :

 

< …..I Senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età.>;

ma da questo punto in poi incominciamo a deviare dalla retta via logica e razionale di procedere ed appaiono le incongruenze, illogicità, assurdità… i paradossi le sottrazioni di potere e Sovranità del popolo.

 

E quindi  la Costituzione all’articolo 83 cita :

 

< …Il Presidente della Repubblica è eletto dal parlamento in seduta comune dei suoi membri…….>.

Ma non era stabilito all’articolo 1 che ….La Sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione? Perché mai il popolo dovrebbe demandare il potere della sovranità popolare ad altri senza validi motivi??, e quando mai l’ha, o l’avrebbe, fatto???;

 

La Costituzione all’articolo 59 riporta :

 

Prima riflessione

Mai in tutta la storia della Repubblica che ci sia stato un uomo col senso delle istituzioni (vedi articolo 3) ed abbia rinunciato consapevole dell’affronto all’uguaglianza tra cittadini.

Seconda riflessione

Allora per la stessa logica demenziale, per equità di trattamento, dovrebbero essere nominati consiglieri a vita con potere di voto tutti coloro che sono stati presidenti di un qualche ente, altrettanto tutti quelli che sono stati presidenti di consigli d’amministrazione di aziende private, e tutti i presidenti di ogni genere di istituzione fino a giungere al condominio di casa.

 

Sì perché sennò verrebbe contraddetto l’articolo 3 , come fino ad oggi è stato ed è, articolo 3 che dice :

< …. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Il che mi sembra venga evidentissimamente smentito dagli articoli già citati e da quelli di seguito evidenziati.

 

E questo è un vulnus insanabile ed assoluto, indegno della cosiddetta “Carta Costituzionale!” che già solo per questo motivo andrebbe abrogata, riscritta e corretta secondo logica, razionalità e soprattutto in onore del principio di eguaglianza di trattamento e di diritti fra cittadini.

 

In particolare in merito ai rapporti tra cittadini e le istituzioni dello Stato.

 

Ma non s’era stabilito all’articolo 1 che ….La Sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione?

Vedi articolo 3 ??.

E allora… perché mai (art.59)

Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.

 

Io mi domando …. Ma come può il nostro primo funzionario dirigente dello Stato, dipendente a tempo determinato, il Presidente della Repubblica, che già il nostro Consiglio d’Amministrazione (Il Parlamento) ha nominato usurpando il nostro legittimo diritto di elezione, senza interpellarci né consultarci, nominare a sua volta altri funzionari dello Stato a nostra insaputa a cui però egli (primo funzionario) ci costringe a pagare la loro congrua e pingue prebenda mensile di circa quaranta milioni di vecchie lire, nonché tutte le regalie e pertinenze del caso.

Non vale la pena di entrare nella disamina dei meriti che hanno permesso la traslazione di queste cariatidi dal Quirinale al Senato, perché la Costituzione non lo prevede, e soprattutto non ce ne sono.

 

Voglio però focalizzare l’attenzione sul fatto che stipendiando immeritatamente ed indebitamente i sette attuali senatori a vita, che noi non abbiamo eletto (di qualunque tendenza noi fossimo questo è un dato di fatto), costoro influenzano il dibattito politico e le votazioni  (senza averne titolo e mandato popolare), determinando così le sorti politiche, economiche e sociali del Paese, ancor più falsando e distorcendo la Volontà Popolare e l’esito delle votazioni parlamentari.

 

È mai ammissibile e tollerabile quanto descritto in un paese che si definisce democratico?

 

Ora, in questi giorni di metà novembre ci tocca sopportare quest’ulteriore affronto alla volontà popolare, alla sovranità del cittadino, al sacrosanto diritto dell’ lettore di vedere a capo del Governo …….se non il proprio eletto….. quantomeno di uno degli eletti, seppure del partito antagonista…..

 

No!!

 

Analisi sintetica dei fatti :

 

1) Il Presidente della Repubblica ….. che (come abbiamo sopra ben visto),,, io ….. e nessuno dei cittadini elettori si è mai sognato di eleggere a Presidente…….

 

2) Designa un tizio non eletto da nessuno…… (che è consulente e collaboratore della Goldman-Sachs da “illo tempore”……

 

3) il quale a sua volta nomina ministri degli emeriti personaggi da nessuno votato e meno che mai eletto, dove la volontà popolare e la sovranità dei cittadini proprio non ha avuto nessuna occasione per esprimersi… ed al contrario è stata spudoratamente beffata, raggirata e truffata.

 

4) ed oggi ci ritroviamo dei perfetti usurpatori che nessuno ha votato, né eletto… a dirigere il paese;

 

5) personaggi che hanno violato ogni norma costituzionale e ogni linea di Diritto e ogni Sovranità popolare e che non hanno nessuna investitura popolare… e che sono in totale carenza di mandato istituzionale…

 

 

 

6) e che in barba a tutte le norme, regolamenti, logica, Diritto, a partire da oggi hanno la ferma intenzione di prendere in futuro decisioni a scapito ed in danno del popolo;

 

7) popolo che in una repubblica democratica e libera, come noi dovremmo essere, ha il titolo assoluto, imprescindibile, inequivocabile, inalienabile di sovranità sulle proprie decisioni.

 

8) Sovranità che nessuno, neppure, e meno che mai, il Presidente della repubblica può sottrarre ai legittimi detentori …. Che sono soli e soltanto i CITTADINI.

 

Ora veniamo alla sequela di situazioni che si sono venute a creare in questi ultimi giorni…

 

In estrema sintesi il governo Berlusconi è stato assalito da ogni posizione mediatica, politica, giudiziaria… anche con attacchi frontali al direttamente alla persona, alla sua famiglia, alle sue aziende…

 

Berlusconi si è difeso abbastanza gagliardamente su molti fronti ma alla fine la settimana scorsa, quando sono stati portati attacchi alle sue aziende, è stato toccato sul tenero… e quando in pochi giorni ha perso qualche centinaio di milioni in valore azionario delle sue aziende ha capito che era arrivato il momento di adivenire a più miti consigli…

 

Dopodichè  ha rassegnato le dimissioni….

 

Fin qui siamo in tema di ricatti, ma riguardano lotte di potere fra visioni politiche in lotta di basso impero….in un regime in disfacimento è comunque illegale, ma comprensibile… e soprattutto pur se coinvolge i sacrosanti diritti dei cittadini ad essere ben governati… e certamente non lo eravamo … però di rilevante a livello penale (che coinvolgesse i cittadini) non c’era nulla al momento di macroscopicamente ravvisabile…..

 

Ora però le cose si sono aggravate e nei comportamenti sopra descritti ci sono rilevanti  e notevoli fattispecie di reato.

 

Pure se è lecito e previsto che il Presidente della Repubblica nomini fino a cinque senatori a vita….

che secondo me è un furto legalizzato, è comunque previsto dalla Costituzione e quindi in questo momento legittimo…..

 

Certo l’averlo fatto in previsione di una nomina a capo del futuro governo è davvero emblematico di una intenzionalità di delinquere, sapendo di delinquere, e tentando di giustificare ed avvalorare in qualche modo un’azione che si sa perfettamente essere contro il dettato costituzionale e soprattutto contro il VOLERE E LA SOVRANITA’ POPOLARE.

 

E in  considerazione del fatto che in questo particolare momento storico/economico/politico di eccezionale gravità il Paese è chiamato a prendere delle gravissime decisioni che ne cambieranno obbligatoriamente la storia…..

 

Non è accettabile un comportamento del genere…e cioè che sia chiamato a governare il Paese una masnada di usurpatori, che in barba a tutte le regole che ci siamo dati… prenda impunemente, arbitrariamente ed usurpativamente decisioni epocali sulle spalle dei Cittadini –Sovrani che sono stati scavalcati da degli infami con le ghette ed i colletti bianchi, travestiti da persone per bene si sono impossessati delle leve del POTERE..

 

Come si potrebbe chiamare una simile concatenazione di avvenimenti?????

 

 

Non so voi, io tutto questo lo chiamo :

 

COLPO DI STATO

Da parte delle banche internazionali

Ma chi sono gli autori, almeno quelli manifesti?

Mario Monti – presidente del consiglio:

A) Dal 2010 è presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento “neoliberista” fondato nel 1973 da David Rockefeller

 

B) è membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg (molto chiacchierato gruppo di affaristi e dato che le discussioni durante questa conferenza non sono mai registrate o riportate all’esterno, questi incontri sono stati oggetto di critiche ed anche oggetto di varie teorie del complotto.

 

C) al 2005 è international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute, presieduto dalla economista statunitense Abby Joseph Cohen.

 

 

D) È advisor della Coca Cola Company., etc., etc.;

 

Corrado Passera

– Sviluppo Economica:

 

amministratore delegato di Banca Intesa,artefice del processo che

porterà all’integrazione tra Banca Intesa e Sanpaolo IMI dando vita a Intesa Sanpaolo;

 

Elsa Fornero – Lavoro e Pari Opportunità:

 

Vice Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo, membro della

commissione di esperti valutatori presso la World Bank (2003-4);

 

Piero Gnudi – ministro senza portafogli: consigliere di amministrazione di Unicredito Italiano;

Fabrizio Barca – ministro senza portafogli per la Coesione territoriale

direttore di Area nel Servizio Studi della Banca d’Italia S.P.A., Capo del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione ….. poi al Tesoro con Carlo Azeglio Ciampi, dove ha diretto il dipartimento per le politiche territoriali di sviluppo. I

Piero Giarda socio di “ASTRID” e dell’Aspen Institute.

Francesco Profumo

Già membro del Consiglio di Amministrazione di Reply, di Fidia SpA, Unicredit Private Bank, il 12 aprile 2011 è stato nominato membro del Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia e ha svolto ruolo di Consigliere per Il Sole 24 Ore e per Pirelli.

Paola Severino

Ha difeso, tra gli altri, Romano Prodi nel processo sulla vendita della Cirio, il legale della Fininvest Giovanni Acampora nel processo Imi-Sir, Francesco Gaetano Caltagirone nell’inchiesta di Perugia su Enimont, Cesare Geronzi pr il crac della Cirio, l’ex segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni nell’indagine sui fondi per la gestione della tenuta di Castelporziano. Ha lavorato nello studio di Giovanni Maria Flick prima che il professore fosse nominato Guardasigilli del governo Prodi, ha rappresentato l’Unione delle comunità ebraiche nel processo al nazista Erich Priebke, e tra le società-colosso alle quali ha dato assistenza legale ci sono Eni e Telecom.

Di Benedetto, marito della più nota Paola Severino, l’ ex funzionario che diventò commissario Consob…. di Paolo Di Benedetto si sapeva solo che era amministratore delegato della società di gestione dei fondi di investimento delle Poste. Di Benedetto è dal marzo 2000 amministratore delegato di BancoPosta Fondi Sgr. Lo ha nominato l’ ex amministratore delegato delle Poste Corrado Passera.

 

Elsa Fornero

Vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa San PaoloVicepresidente della Compagnia di San Paolo. Sposata all’economista Mario Deaglio Presidente del Consiglio di amministrazione di Consel SpA, società finanziaria a Torino, del Gruppo Banca Sella e partecipata da Alleanza Toro, fratello di Enrico Deaglio di “lotta Continua”.

 

 

Il principale responsabile Napolitano, demolitore ed usurpatore, sorretto dalla casta dei giornalai, dei pennivendoli (ex di “Lotta Continua” e “Potere Operaio”, e dai vari TG, ha forzato I tempi della crisi, nominando senatore a vita Monti con il chiaro fine  di incaricare l’economista della Goldman Sachs e Della BCE alla guida del governo, ancor prima di aver consultato I partiti della maggioranza uscente e dell’opposizione. …….

 

Ecco la descrizione dei fatti di Paolo Barnard che faccio mia in “toto” e che ben documenta tutte le fasi e gli sviluppi di questa infame, studiata e predefinita concatenazione di eventi.

I Fatti

 

I golpisti finanziari che hanno terminato la nostra democrazia dopo 63 anni di vita sono stati condotti al Palazzo italiano da Mario Draghi e dal Group of Thirty. Ad attenderli dentro il Palazzo vi era Giorgio Napolitano, da 35 anni uomo di punta in Italia del Council on Foreign Relations degli USA e amico delle loro multinazionali, come da lui stesso dichiarato molti anni or sono su Business Week.

 

Si consideri quanto segue:

 

1) La sovranità legislativa italiana, quella economica ed esecutiva, già compromesse dai Trattati europei e dall’Euro (si legga Il Più Grande Crimine 2011), sono state terminate del tutto. Ciò è evidente persino nei titoli del Corriere (della sera) di questi giorni, non c’è bisogno di leggere Barnard o altri.

 

2) Le misure di austerità – si legga la rapina della pubblica ricchezza e del futuro di milioni di famiglie italiane attraverso un collasso pilotato dell’economia che tali misure portano senza dubbio – non hanno ora più ostacoli, e sono espressione del volere di poteri finanziari non eletti dagli italiani. Il Parlamento non ha avuto voce in capitolo, ha dovuto obbedire di corsa, cioè è stato esautorato di fatto da forze straniere.

 

3) Saranno decenni di sofferenze e lacrime e sangue per i cittadini, un impoverimento mai visto dal 1948 e tanti morti anzi tempo a causa della demolizione dei servizi. I punti 1, 2 e 3 formano i contenuti sufficienti per un’accusa di alto tradimento della patria da parte di Mario Draghi e di Giorgio Napolitano, che devono essere incriminati e arrestati.

 

Se pensate che questa sia retorica di un esagitato, si legga la letteratura economica americana sulla crisi dell’Eurozona per fugare ogni dubbio, e si visiti l’Irlanda o la Grecia, vittime prima di noi di questi golpisti.

 

Questo è un colpo di Stato.

 

Mario Draghi è membro del Group of Thirty (GOT), dove la sua presenza segna il più scandaloso conflitto d’interessi della storia italiana, alla luce del disastro democratico che stiamo vivendo (prendano nota i demenziali travagliati dipietrosi che per anni sono corsi dietro al conflitto d’interessi del presunto ladro di polli e hanno ignorato quello dei veri ladri planetari).

 

Il lavoro dell’eccellente Corporate Europe Observatory ha denunciato il GOT e ciò che vi accade. Fondato nel 1978, è una lobby dove impunemente i grandi banchieri si mischiano a pubblici funzionari di altissimo livello.

 

Ecco i principali membri: Jacob A. Frenkel, di Jp Morgan Chase – Gerald Corrigan, Managing Director del Goldman Sachs Group – Jacques de Larosière, Presidente del Gruppo UE sulle risposte alla crisi finanziaria – William C. Dudley, ex Goldman Sachs oggi alla Federal Reserve di NY – Mervyn King, governatore della Banca Centrale d’Inghilterra – Lawrence Summers, ex ministro del Tesoro USA, oggi al Bilderberg Group – Jean-Claude Trichet, uno dei padri dell’Euro, ex governatore della BCE – David Walker Senior Advisor, Morgan Stanley International – Zhou Xiaochuan, governatore Banca Centrale Cinese – John Heimann, Istituto per la Stabilità Finanziaria – Shijuro Ogata, Vice Presidente, Commissione Trilaterale – inoltre vi sono passati Tommaso Padoa-Schioppa (ex Min. Finanze) e Timothy Geithner (attuale Min. Finanza USA). Ripeto: Draghi ne è membro oggi.

 

Cioè, in esso si mischiano i lobbisti della finanza bancaria più criminosa della Storia e i pubblici controllori delle medesime banche.

 

Mario Draghi arriva alla BCE fra il 31 ottobre e il primo novembre.

 

Il colpo di Stato finanziario contro l’Italia si svolge nella settimana successiva, il governo eletto ne è spazzato via.

 

Mario Draghi poteva fermare la mano degli speculatori golpisti semplicemente ordinando alla BCE di acquistare in massa i titoli di Stato italiani.

 

Infatti tale acquisto avrebbe, per la legge basilare che li regola, abbassato drasticamente i tassi d’interesse di quei titoli, il cui schizzare in alto a livelli insostenibili stava portando l’Italia alla caduta nelle mani degli investitori golpisti.

 

Essi sarebbero stati fermati, resi inermi di fronte al fatto che la BCE poteva senza problemi mantenere a un livello basso costante i tassi sui nostri titoli di Stato. Ma Mario Draghi siede alla BCE e non fa nulla.

 

Non siate ingannati dalla giustificazione standard offerta per questo rifiuto di acquistare titoli italiani da parte della BCE.

 

 

 

Vi diranno che le è proibito per statuto, ma non è vero: infatti clausole come la SMP Bond Purchases lo permettono, e anche le regole sulla stabilità finanziaria del trattato d Maastricht, come scritto di recente da Marshall Auerback e da altri. Draghi poteva agire, eccome.

 

Risultato: il golpe.

 

Da ora le elite finanziarie sono col loro aguzzino Mario Monti al governo a Palazzo Chigi. Fine della democrazia italiana fondata nel 1948. Comandano i mercati, non il Parlamento. Tutto ciò è stato ampiamente discusso da Mario Draghi con i suoi camerati al Group of Thirty, secondo un copione che trapelava da anni sulle pagine della stampa finanziaria anglosassone.

 

Silvio Berlusconi era stato avvistato più volte dell’esistenza di quel copione: “L’Italia ha problemi gravissimi, ha bisogno di una iniezione di libero mercato con riforme economiche neoliberali… fra cui ridurre le tasse, tagli all’impiego pubblico e alle pensioni, rafforzare il settore dei servizi privati, e rendere più facili i licenziamenti”, cioè esattamente quello che sta accadendo in queste ore nelle riforme che il golpe ci ha imposto, facendosi beffe, come già detto, del Parlamento non più sovrano.

 

La prescrizione in corsivo è del Neoliberista fanatico Alberto Alesina nell’Aprile del 2006. Lo stessa anno in cui Draghi prendeva il comando della Banca d’Italia, dopo aver lasciato la banca d’investimento più criminosa del mondo, Goldman Sachs, in cui resse una posizione di comando nel settore Europa proprio mentre la Goldman aiutava la Grecia a truccare i propri conti pubblici nel 2002.

 

Draghi mentì negando di essere stato in carica a Golman Sachs nei mesi della truffa, ma fu smascherato dalle audizioni del Senato USA, nientemeno. Tornando al golpe.

 

Le conseguenze sociali, le sofferenze per milioni di italiani per decenni, la scure che si abbatte sul futuro dei nostri piccoli, sui pochi preziosi anni che rimangono agli anziani indigenti, sull’ambiente, e sulla democrazia, saranno tragici. Nell’ordine di migliaia di volte peggiori di qualsiasi danno le mafie regionali abbiano mai potuto infliggere all’Italia, e col concreto pericolo di prostrarla per intere generazioni.

 

Alla luce di tutto ciò, e mentre si fatica a non emigrare di fronte all’idiozia epica di masse di italiani che festeggiano l’arrivo dei golpisti (sic), è doveroso chiedere l’incriminazione e l’arresto per alto tradimento di Mario Draghi e di Giorgio Napolitano in quanto cittadini italiani.

 

 

Tutto ciò premesso, con riserva di fornire ulteriori chiarimenti, se del caso, e facendo riferimento al dettato degli artt. :

 

241 Attentato contro l’integrità l’indipendenza e l’unità dello Stato;

243 Intelligenze con lo straniero a scopo di guerra contro lo Stato italiano;

246 Corruzione del cittadino da parte dello straniero;

264 Infedeltà in affari di Stato (art.264 c.p.);

283 Attentato contro la Costituzione dello Stato;

287 Usurpazione di potere politico o comando militare;

294 Attentati contro i diritti politici del cittadino;

 

ed in particolare agli artt. 283, 287 e 294.

 

 

In conclusione e ribadendo ….E’ mai possibile che in un Paese che si dichiara democratico…..

e in cui il Potere e la Sovranità sono in capo esclusivo del cittadino ……

 

a)      ci sia un tizio che si chiama Presidente della Repubblica che il Cittadino non ha mai votato e meno che mai ha eletto che…..

 

b)      a sua volta nomina un emerito sconosciuto che nessuno ha mai votato, né eletto….

 

c)      Il quale usurpatore  a sua volta convoca una combriccola e consorteria varia per la maggior parte sotto contratto delle banche sia nazionali che internazionali …. ed incarica questi ceffi in un momento transizione epocale come questo di decidere le sorti e di prendere decisioni di lacrime e sangue sulla pelle dei CITTADINI ITALIANI, che mai si sono sognati né di votarli, né di eleggerli, né di incaricarli… ma a cui per di più, colmo della beffa,  devono pagare un profumatissimo stipendio.

 

Questo è semplicemente folle….. oltre che incostituzionale, (vedere artt.61 – 87 – 88 – 90)

 

CHIEDIAMO

di procedere per la penale punizione dei colpevoli, nonché richiedere gli opportuni sequestri di documenti cartacei e telematici, etc., ai fini di:

 

a) assicurare la prova dei reati;

 

b) impedirne la soppressione e l’inquinamento;

 

c) impedire la continuazione dei reati;

 

d) assicurare la solvibilità dei responsabili nei confronti dello Stato e dei cittadini cui deve essere risarcito l’ingente ed immane danno morale ed esistenziale cagionato con i comportamenti che si descrivono.

 

Sollecitiamo pure l’esecuzione di opportune perizie per la conferma della qui fornita ricostruzione.

 

Ricordo, sottolineo ed enfatizzo ad uso di chi mi legge rammentando l’ obbligatorietà dell’azione penale in caso di evidenti violazioni di legge e l’altrettanto obbligatorio arresto in caso di flagranza di reato, e qui se ne sono verificate a josa, ricordo altresì il giuramento prestato nei confronti della Legge, delle Istituzioni, della Repubblica, dello Stato e dei Cittadini italiani tutti, a cui l’operato di questo giudice si deve uniformare e deve rispondere, e di cui noi a nostra volta saremo severi giudici.

 

Chiediamo quindi la punizione nei termini di legge per tutti i reati sopra contestati, e quant’altro ravvisabile nell’esposizione dei fatti a scaturenti dalle indagini, il ripristino della legalità, della giustizia e le più severe sanzioni e condanne previste dalla LEGGE.

 

Ci riserviamo inoltre di costituirci parte civile nell’instaurando procedimento penale;

e, ai sensi dell’ex art. 408 c.p.p., chiediamo di essere avvisati in caso di richiesta di archiviazione.

 

 

 

IN FEDE.

 

——————————————

LA DENUNCIA E’ STATA PRESENTATA OGGI : 18-11-2011

 

 

S.O.S. AMIANTO E MALAGIUSTIZIA

S.O.S. Amianto Fiamme Gialle – sentenza a sorpresa

 

 

La sentenza n. 186/2011/Pensioni, pubblicata il 10.10.2011 dalla Corte dei Conti del FVG di Trieste, ha respinto, a sorpresa, il ricorso dell’appuntato scelto in congedo della Guardia

di Finanza B. F. (iscritto per motivi professionali nel Registro Regionale degli Esposti all’Amianto del FVG e affetto da varie patologie) finalizzato al riconoscimento dei diritti previdenziali per esposizione qualificata ultradecennale all’amianto per i periodi di servizio prestati dal 1985 al 2008, a Trieste, presso il Porto Nuovo/Molo F.lli Bandiera
15 e la caserma G. di F. “Campo Marzio” di via Fiamme Gialle 6. In merito alle notevoli evidenze, emerse in causa, a riguardo dell’inquinamento ambientale per amianto dei predetti siti, a nulla sono valsi, gli sforzi del difensore legale del graduato e del suo Consulente Tecnico per avvalorare la tesi di inquinamento ambientale (in particolare per quanto riguarda l’edificio di via Fiamme Gialle 6) superiore ai limiti di Legge (0,1 ff.ll sulle otto ore lavorative), ciò in opposizione ad una consulenza Tecnica d’Ufficio assolutamente ritenuta da rinnovare o da discutere, in subordine, per i necessari approfondimenti del caso. Riportiamo, in proposito, tratto dalla sentenza stessa, uno stralcio più che significativo sulle motivazioni reperibili in atti:

 

<<[…] Tuttavia anche ad
ammettere, per ipotesi, la fondatezza degli argomenti del consulente del
ricorrente in merito ad una risalente grave di degrado della centrale di
trattamento dell’aria e quindi la rilevanza dell’esposizione lavorativa
all’amianto su otto ore al giorno in tale Caserma, ciò potrebbe essere
ovviamente ammesso, per il Sig. B., solo per i due o tre anni ivi
trascorsi  dal 16.10.1989 sino alla bonifica della Caserma
dall’amianto attuata negli anni 2000/2001, nella quale fu rimosso l’impianto di
condizionamento oggetto del discutere. Pertanto se anche, in ipotesi, si
addivenisse a dichiarare essere sussistita una qualificata esposizione
lavorativa all’amianto del ricorrente in tali due o tre anni, tale accertamento
non consentirebbe al Sig. B. F. di accedere ai benefici previdenziali richiesti,
in quanto l’art. 13, comma 8, della L. 257/1992, presuppone una accertata
esposizione lavorativa all’amianto “per un periodo superiore a dieci anni”.
[…]>>

 

Motivazioni molto
difficili da accettare per il ricorrente (condannato tra le altre al pagamento
delle proprie spese processuali e della tanto contestata Consulenza Tecnica
d’Ufficio), che impediscono la rinnovazione della CTU e, soprattutto,
l’approfondimento delle risultanze emerse, richiesti vivacemente anche
nell’interesse collettivo. E’ infatti singolare osservare come nel dispositivo
finale il computo del periodo, dal 16.10.1989 al 2001, equivalga non certo ai
“due o tre anni” dichiarati dal giudice, ma sicuramente a  molto
più di dieci, cioè quanto basta per dar corso al riconoscimento stesso…

 

Amianto? No Thank You!
http://www.youtube.com/watch?v=0xnUX29D_eE: Campagna informativa contro l’amianto della
Webcommunity di Arte e Poesia Anforah.

 

Trieste, 2 novembre 2011

 


 

 

Fedele  Boffoli (in Facebook)

 

www.Artepensiero.it/Fedele_Boffoli.htm

 

 

 

 

CASO CATANIA: COSA CI INSEGNA OGGI. PER UN GIORNALISMO FATTO DI VERITA'

“UN GIORNALISMO FATTO DI VERITÀ”

Caso Catania: cosa ci insegna oggi

“Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi sociali. tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo”.

Questa è la nostra idea di giornalismo, non quella degli effetti facili e del clamore. Un giornalismo neutrale, non dipendente – neanche come favori leciti – da alcuno, ma apertamente schierato per gli interessi essenziali dei cittadini (fra cui una giustizia indiscussa, assolutamente al di là di ogni sospetto) e pronto, ogni volta che occorre, a prendere posizione.

Perché al lettore va data la “notizia”, ovviamente; ma questo ancora non basta: accanto alla notizia bisogna dare il contesto, senza di cui la notizia resta monca e incompleta e, in taluni casi, ambigua per difetto di completezza.

A questo ci siamo attenuti, nel “Caso Catania”, in questi anni e mesi. Insieme con pochi colleghi (Finocchiaro, Giustolisi, Travaglio e non molti altri) abbiamo cercato di fornire al lettore i dati essenziali della malattia della giustizia a Catania, dove – diversamente che a Palermo – la parola “Palazzo” ha sempre evocato complicatissime e non sempre innocenti manovre e non una semplice e secca applicazione della legge.

E’ una malattia che viene da lontano, e che non può essere curata dal suo interno.

Perciò sempre più numerosi cittadini e soggetti della società civile si sono via via accodati alla soluzione proposta, ormai da anni, dal vecchio e integerrimo magistrato Scidà: chiamare un giudice terzo, uno non intromesso; dare a un “uomo di fuori”la cura del bene essenziale, la giustizia, che i vari locali notabili tirano ognuno a sé, privandone i cittadini; e poi andare avanti.

Questa opinione, isolata dapprima e poi sempre più popolare, è stata da noi sostenuta apertamente e ora, in questi giorni, verrà approvata o respinta da chi ne ha il potere.

Il Csm, fra pochi giorni, nominerà finalmente, dopo ogni rinvio possibile, il nuovo magistrato a Catania; e qui comincerà una stagione nuova. O migliore dell’altra, essendovi finalmente un Palazzo efficiente; o sprofondata nel peggio, ribadendo la prassi della giustizia come potere dei potenti, o per atto o per omissione. In entrambi i casi, noi avremo fatto il nostro dovere.

* * *

Questa storia, che non è affatto locale, serve anche per illustrare, senza troppe parole, come intendiamo fare (rifare) i Siciliani. I Siciliani Giovani proseguirà, semplicemente, sulla stessa strada. Informazione e servizio pubblico, lotta ai poteri asociali e ricostruzione della società.

Non inventiamo niente, di nuovo c’è solo l’internet, col suo concetto di rete che va ben al di là delle tecnologie e che profondamente s’inserisce (forse più che in ogni altro caso in Italia) nella nostra storia.

Attenzione: siamo già in fase operativa, nel senso che da alcuni giorni è già aperto il palinsesto del numero uno, quello che uscirà il primo dicembre. Pertanto è necessaria un’accelerazione di tutto.

Finora è stato sostanzialmente il gruppo di progettazione (Salici, Gubitosa, Guglielmino e Nicosia) a fare il lavoro di fondazione, e l’ha fatto nei tempi previsti e bene. Ora bisogna completare il lavoro di base (siti, ezine, link, struttura aziendale, tipografia) e farlo mentre già si comincia a lavorare sui contenuti.

Nei prossimi giorni e settimane contatteremo quindi, nelle varie città, i colleghi, gli amici, le testate e i gruppi che sono interlocutori e co-protagonisti di questa impresa.

Ma vorremmo che già prima, spontaneamente, essi stessi cominciassero a fare proposte, a buttar giù idee, a mettere in cantiere servizi e iniziative. Senza bisogno di chiedere permesso a nessuno, e meno che mai a noi stessi, perché questa non è un’impresa nostra, ma di tutti.

Tutti coloro che lottano per una società più civile, da oggi o da trent’anni, a Palermo o a Milano, giovani d’età o di testa, hanno il diritto di starci dentro. Con l’obbligo di starci dentro degnamente, ché non è un gioco.

E’ un momento magnifico, per mettersi in cammino. La notte sta terminando, amici che non conosciamo ci aspettano; lo zaino è quasi pronto. Nel buio che a poco a poco s’illumina, la strada ancora una volta ci chiama.

Riccardo Orioles

Ucuntu n.120, 25 ottobre 2011 – www.ucuntu.org

I VERI BLACK BLOC SONO I PARTITI CHE HANNO DISTRUTTO IL PAESE. PRESIDIO MONTECITORIO DENUNCIA FUNZIONARI DIGOS E MANDANTI

TESTO DEFINITIVO DELLA DENUNCIA-QUERELA CHE VERRA’ DEPOSITATA VENERDI MATTINA 11-11-2011 PRESSO LA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA.
ALLE ORE 11,30 CONFERENZA STAMPA PRESSO LA SALA STAMPA DEL TRIBUNALE DI ROMA VIA GOLAMETTO 11 (P.LE CLODIO) CON GAETANO FERRIERI E PIETRO PALAU GIOVANNETTI CHE ILLUSTRERANNO GLI OBBIETTIVI DEL PRESIDIO E LE RAGIONI DELLA QUERELA.
TUTTI I SIMPATIZZANTI DEL PRESIDIO DI MONTECITORIO SONO PREGATI DI PARTECIPARE E DI INVIARE INVITI VIA MAIL A TUTTI I GIORNALISTI E ORGANI DI INFORMAZIONE.
Per ulteriori info: avvocatisenzafrontiere@hotmail.com
ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
ATTO DI DENUNCIA – QUERELA
E CONTESTUALE ISTANZA DI DISSEQUESTRO EX ART. 262 ss C.P.P.
A carico di:
Agenti Digos, in forza presso la Questura di Roma, da identificarsi [si precisa che i soggetti querelati sono facilmente identificabili dalle immagini e videoriprese apparse nei notiziari di televisioni e blog che testimoniano gli atti di violenza privata, abuso d’ufficio, fermo illegale e sequestro illegittimo, perpetrati nei confronti di Gaetano Ferrieri e altri], per le ipotesi di reato di cui agli artt. 294, 323, 480, 606, 610 c.p. e artt. 253 e 384 c.p.p.;
Terzi soggetti aventi e/o danti causa, da identificarsi, quali mandanti dei reati sopra ipotizzati e/o di quelli che meglio potranno essere ravvisati dall’A.G., anche in relazione all’esistenza di un sodalizio criminoso in grado di condizionare le attività istituzionali e sovvertire l’ordine democratico e l’Autorità dello Stato, attraverso la collusione di intranei ai centri vitali di comando di forze dell’ordine, Digos, Pubblica Amministrazione (Comuni, regioni, province), ministeri, Parlamento, banche, istituzioni finanziarie, nonché della stessa magistratura, sino alla Suprema Corte di Cassazione e al C.S.M.
I sottoscritti Gaetano Ferrieri, nato a Belluno, in data 06.07.1957, residente in Mirano V.le Stazione 60 (VE);
Pietro Palau Giovannetti, nato a Milano, il 19.11.1952, residente a Milano, in via G.B. Vico n 1, in proprio e quale legale rappresentante p.t. della Onlus Movimento Giustizia Robin Hood (di seguito per brevità: “Onlus”) e della rete Avvocati senza Frontiere;
Entrambi difesi di fiducia dall’Avv. Antonino Rossi del Foro di Piacenza, elettivamente domiciliati presso la sede di Avvocati senza Frontiere, al C.so di P.ta Romana 54, 20122 Milano (fax 02-36582658),
Premesso che:
Tutti gli esponenti firmatari sono liberi e pacifici cittadini nonviolenti che hanno aderito al Presidio ad
oltranza con sciopero della fame in atto da oltre 4 mesi avanti a Palazzo Montecitorio. Iniziativa che si propone attraverso alcune petizioni popolari di richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sui privilegi di cui godono politici e parlamentari (la cosiddetta “casta”).
A riguardo, il promotore dello sciopero della fame Gaetano Ferrieri ha avuto modo di dichiarare alla stampa: “Ho smesso di mangiare e dal 4 giugno vado avanti solo a acqua e sali minerali fino a quando non prenderanno in considerazione le petizioni che abbiamo inviato alle più alte cariche dello Stato: riduzione del 50 percento dello stipendio di parlamentari e amministratori pubblici, taglio del 90 percento delle auto blu e nuova legge elettorale per creare una classe politica che veramente rispecchi e preferenze dei cittadini”.
Nell’ambito di tale iniziativa tuttora in corso lo scorso 12 Ottobre 2011 è stata promossa un’assemblea della Società civile a cui hanno aderito migliaia di cittadini provenienti da ogni parte d’Italia che si sono dati convegno in Piazza di Monte Citorio, allo scopo di fare sentire la propria voce, confrontarsi con le istituzioni e manifestare pacificamente.
Tanto premesso, i sottoscritti firmatari ut supra domiciliati e difesi
ESPONGONO E DENUNCIANO
Nella tarda mattinata del 12.10.11, al termine dell’Assemblea, svoltasi intorno al gazebo eretto da oltre 131 giorni avanti a Palazzo Montecitorio, i manifestanti prendendo atto dell’assenza dei rappresentanti delle istituzioni e dell’indifferenza dei media, decidevano all’unanimità di portarsi pacificamente all’interno del Piazzale, senza bandiere, manifesti, striscioni o altri segni distintivi, limitandosi a cantare l’Inno di Mameli. La pacifica iniziativa trovava però l’illegittimo ostruzionismo dei funzionari della Digos, che impedivano sia con transenne sia fisicamente ai manifestanti di accedere alla Piazza, facendo a scopo dissuasivo ed intimidatorio arbitraria richiesta di identificazione verso tutti coloro che avevano manifestato l’intenzione di transitare liberamente come di diritto nei pressi di Palazzo Montecitorio.
In tale contesto, onde evitare qualsiasi conflitto e polemica un gruppo di circa 150-200 manifestanti si portava, senza intralciare il traffico, in direzione dell’ingresso principale di Palazzo Montecitorio, il cui accesso veniva però ancora una volta arbitrariamente ostruito dai funzionari della Digos.
A questo punto, i manifestanti, sempre cantando l’Inno d’Italia e chiedendo a gran voce:
Via la casta da Montecitorio“, senza intralciare il traffico, si portavano in direzione del Quirinale, con
l’intenzione di incontrare il Presidente della Repubblica Napolitano, senonché, poco dopo, venivano circondati e chiusi nei pressi di Via del Corso, da svariate centinaia di agenti in assetto antisommossa e blindati delle Forze dell’Ordine.
Intorno alle 14.00, dopo circa mezz’ora di ingiustificato assedio e restrizione della libertà di movimento, da parte delle Forze dell’Ordine, che avevano praticamente blindato tutte le vie di accesso e di uscita alla Piazza SS. Apostoli, i funzionari della Digos querelati pretendevano senza legittimo motivo di identificare tutti i circa 150 pacifici manifestanti accerchiati, minacciando di arrestare chi non avesse con sé il documento di identità, seppure molti spiegavano di avere lasciato le proprie borse presso il presidio e che tale attività intimidatoria di polizia apparisse come un attentato alla libertà di manifestazione.
Tra i molti testimoni oculari presenti ai fatti di violenza posti in essere dagli agenti della Digos vi era il Presidente nazionale della Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood, Dott. Pietro Palau Giovannetti, che ha dato vita alla rete di Avvocati senza Frontiere, odierno querelante, che si riserva costituirsi parte civile, il quale dichiarando la propria qualità di “Human Right Defenders”, invitava bonariamente i predetti funzionari della Digos a rilasciare un giovane privo di documenti che, nonostante non avesse commesso alcun reato, era stato afferrato e trascinato con la forza, nonché a desistere dall’intenzione di trarlo in arresto, configurandosi come atto illegale e violativo di fondamentali libertà costituzionali, tenuto conto che nessuno tra i manifestanti aveva compiuto né manifestato l’intenzione di compiere gesti di violenza, né tantomeno opposto resistenza ai blocchi, ancorché illegittimi,  innalzati dalle Forze dell’Ordine, né infine risultassero sussistenti le specifiche ragioni previste dal R.D. n. 773/31, Testo Unico di Pubblica Sicurezza.
In tale frangente, del tutto inopinatamente, i funzionari della Digos, rilasciando il primo giovane, si scagliavano contro lo stesso Presidente della Onlus Avvocati senza Frontiere, Dott. Pietro Palau Giovannetti, odierno querelante che, senza ragione, veniva brutalmente afferrato per le braccia da più agenti e trascinato per vari metri, dichiarandolo in arresto.
Le videoriprese allegate testimoniano l’inusitata e ingiustificata violenza posta in essere nei confronti di persona del tutto inerme che usando la sola arma della parola e del Diritto cercava solo di dialogare e di invitare gli agenti della Digos al rispetto della legalità e dei diritti dei cittadini che stavano manifestando pacificamente, anche nel loro interesse.
E, pur tuttavia, senza che, come detto, sussistesse alcuna esigenza di pubblica sicurezza, anche Gaetano
Ferrieri, seppure persona ben nota ai funzionari della Digos capitolina, intervenuto a sua volta per impedire il fermo illegale del Dott. Pietro Palau Giovannetti, veniva brutalmente afferrato per le braccia, trascinato con la forza per oltre 100 metri e tratto illegalmente in arresto, senza che avesse opposto la benché minima resistenza, come pure si evince dalle videoriprese allegate.
La gravità del fermo di Gaetano Ferrieri, a seguito del cui intervento veniva poi rilasciato il Dott. Pietro Palau Giovannetti,  a una attenta ricostruzione dei fatti non può che destare seri dubbi sulla legittimità dell’operato dei funzionari querelati e assenza di odio politico, sia in quanto il Sig. Ferrieri è soggetto ben noto alla Digos, quale promotore del Presidio, nei cui confronti non poteva perciò esistere alcuna necessità di identificazione, sia perchè i predetti funzionari hanno infierito nei confronti di soggetto cardiopatico e già altamente debilitato, come ben noto in sciopero della fame da oltre 4 mesi, il quale generosamente,  pur non avendo anch’egli commesso alcun tipo di reato, si era, peraltro, offerto di essere arrestato al posto di Pietro Palau Giovannetti che, a sua volta, mosso dallo stesso spirito di giustizia, era intervenuto in difesa di altro manifestante per evitarne l’arresto.
Alla luce di tali assorbenti considerazioni è pertanto evidente che la Digos cercasse un capro espiatorio per
intimidire i manifestanti, spegnere la protesta e fermare la pacifica marcia sul Quirinale. A seguito del fermo illegale del Ferrieri molti manifestanti si sono infatti loro malgrado dispersi e altri hanno fatto rientro al Presidio in Piazza Montecitorio, rinunciando all’idea di incontrare il Presidente della Repubblica Napolitano.
Il Ferrieri, a seguito di tale brutale aggressione, come testimoniata da una serie di video e foto pubblicate sui maggiori quotidiani on line e blog, si è sentito male accasciandosi a terra, tanto da essere ricoverato d’urgenza, circostanza che non ha impedito ai funzionari della Digos di trarlo in stato di fermo, senza
contestargli, peraltro, alcun specifico reato, limitandosi a consegnargli un invito, ex art. 161 c.p.p., ai fini della mera elezione di domicilio e nomina del difensore (Doc. 1).
E non poteva essere altrimenti.
Anzi.
Non vi è chi non veda che il fermo per poter essere convertito in arresto avrebbe dovuto venire convalidato dal P.M. e dal Gip, con la conseguenza che la motivazione sia apparsa prima facie del tutto infondata,
falsa e pretestuosa, come confermato dal fatto che infine nessuna specifica contestazione sia stata poi elevata.
Lo stesso dicasi per l’illegittimo sequestro della bandiera italiana e del megafono con cui i manifestanti esprimevano la loro libertà di espressione del pensiero e di manifestazione. Beni di cui non è stato neppure redatto un verbale di sequestro da parte degli agenti Digos  che data la loro peculiarità e funzione rappresentano importanti strumenti per l’attuazione e il pacifico proseguimento del Presidio avanti a Palazzo Montecitorio, che debbono pertanto venire immediatamente restituiti agli aventi diritto. A riguardo, va denunciato che solo dopo la pubblicazione on line della bozza della presente denuncia, solo nei giorni scorsi a distanza di ben tre settimane dal fatto è stato tardivamente notificato presso il Presidio di Montecitorio un non meglio precisato “verbale di sequestro” [pare del solo megafono], senza che ne sia stata neppure rilasciata copia alla parte.
La brutalità, gratuità e assoluta ingiustificatezza dell’intervento degli Agenti della Digos e lo spropositato  spiegamento di forze dell’Ordine contro manifestanti del tutto pacifici appare quindi integrare le ipotesi di reato sopra ascritte, i cui responsabili potranno venire identificati e puniti a norma di legge, tramite l’esame dei numerosi video e testimonianze apparse sui social network che, da un lato, documentano
attraverso le riprese effettuate l’aggressione subita dal Ferrieri e dagli altri manifestanti e, dall’altro, riportano le vive testimonianze oculari degli stessi manifestanti al momento dell’aggressione.
In conclusione, si ritiene che le responsabilità degli agenti della Digos, da identificarsi, come facilmente riconoscibili dalle foto e video allegati, per i reati di abuso di potere, violenza privata, fermo arbitrario, turbativa di diritti politici dei cittadini e appropriazione indebita della bandiera tricolore e di un megafono, si appalesano dalle violente sequenze nei numerosi filmati pubblicati sulle maggiori testate on-line e
televisioni, che hanno incontrovertibilmente documentato l’effettivo svolgimento dei fatti, primo tra tutti “Tgcom”, “Ansa” etc. … (Docc. 2, 3, 4, 5, 6, 7).
Videoriprese che, oltre a dimostrare l’ingiustificato intervento e uso della forza da parte della Digos, appalesano l’assoluta gratuità di tale brutale azione repressiva della libertà di espressione del pensiero, attuata in danno di persone inermi, financo stremate dalla fame, dopo uno sciopero di oltre 131 giorni che,
pacificamente, radunatesi nelle vie di Roma, come pochi giorni dopo in altre 900 città e 89 Paesi nel Mondo, esprimevano la propria indignazione e valutazione in merito alle ben note problematiche sociali, politiche, economiche e giudiziarie, si badi bene, senza usare alcuna minaccia od espressione offensiva nei confronti di chicchessia, limitandosi a censurare quello che vedono essere un modo a senso unico di chiedere sacrifici ai cittadini per pagare un debito pubblico provocato dalla malagestio di banche, istituzioni finanziarie e dall’avidità dei politici.
La frase “via la casta da Montecitorio” e  altri slogan quali “libertà”, “no alla violenza” rappresentano ictu oculi esternazioni estemporanee del tutto pacifiche, di segno opposto all’atteggiamento marcatamente aggressivo degli agenti della Digos, così come lo era la volontà di cantare  l’inno “Fratelli d’Italia”, in un momento in cui, peraltro, i manifestanti erano già stati completamente circondati dai blindati della P.S. e non potevano rappresentare alcuna minaccia o pericolo per chicchessia.
Ne deriva che le ingiustificate violenze che hanno provocato tra l’altro l’ospedalizzazione di Gaetano Ferrieri, rappresentino un episodio la cui gravità fa ritenere che i predetti funzionari e settori della Digos possano avere agito al di fuori delle proprie finalità istituzionali e su impulso di interessi lobbistici, tenuto
conto che l’Ufficio della Digos ubbidisce al Questore e al Ministro dell’Interno, che a sua volta prende direttamente ordini dal Presidente del Consiglio, organo istituzionale quest’ultimo animato da odio politico verso chiunque dissenta dalle politiche governative e i cui disegni insurrezionali nei confronti della magistratura e della libertà di stampa sono sotto gli occhi di tutti.
In tal senso depone, altresì,  l’illegittimo e ingiustificato sequestro della bandiera italiana e del megafono che venivano strappato dalle mani di altri manifestanti, senza che venisse poi disposto né comunicato alcun formale provvedimento da parte dell’A.G. competente.
DIRITTO
I
VIOLAZIONE ARTT. 3, 16, 17, 21, 50 COST. E ART. 45 CEDU – ATTENTATO ALLA LIBERTA’ DI MOVIMENTO E DI ESPRESSIONE DEL PENSIERO
Preliminarmente, va denunciato che il fulcro dell’intera manifestazione consisteva nella semplice volontà dei manifestanti di portarsi, in maniera pacifica e senza bandiere, cartelli, striscioni o altri segni distintivi, in piazza Montecitorio per ivi, una volta entrati, intonare le note di “Fratelli d’Italia”, onde dare visibilità alle loro istanze e petizioni rivolte ai due rami del Parlamento e alle massime cariche dello Stato.
L’accesso pacifico alla piazza, il cui suolo viene quotidianamente calpestato da migliaia di visitatori e turisti, veniva da subito del tutto ingiustificatamente bloccato ai soli odierni querelanti, con evidente discriminazione, dagli sbarramenti apposti e dagli agenti della Digos, i quali hanno in tal modo di fatto violato beni protetti sia  a livello costituzionale che sovranazionale.
L’art. 16 della Costituzione, infatti, protegge la libertà di circolazione e di soggiorno, statuendo che ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.
Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.
Ne deriva che la libertà di circolazione può essere limitata solo per motivi di sanità e di sicurezza stabiliti dalla legge in via generale (ovvero senza discriminazioni, nel rispetto del principio di uguaglianza sancito all’art. 3), del tutto assenti nel caso di specie il cui motivo, invece era soltanto di tipo politico, espressamente vietato dalla Costituzione.
A riguardo va ricordato che la libertà di movimento nel territorio dello Stato è tutelata anche dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu), che all’art. 45 statuisce espressamente che: “Ogni cittadino dell’Unione ha il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati
membri…
Quindi, prima ancora di vagliare le singole responsabilità penali addebitabili agli agenti della Digos intervenuti e dei mandanti politici, il loro illegittimo operato va denunciato sia in relazione alla violazione del diritto fondamentale della libertà di movimento e di circolazione sancito dall’art. 16 della Costituzione
Italiana e dall’art. 45 della Cedu sia in relazione alle conseguenti lesioni delle libertà di espressione del pensiero e del diritto petitorio dei cittadini di rivolgere petizioni alle Camere, senza alcuna discriminazione.
II
FERMO ILLEGALE – PUNIBILITA’ EX ART. 606 C.P. – VIOLAZIONE ART. 21 COST. E Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, NONCHE’ artt. 19, 29 DELLA
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO, ARTT. 10 CEDU E 6 della TUE
(Tutela libertà DI espressione neLLA ue) e 11 Carta di Nizza
In primis, in relazione alle ipotesi di reato ascrivibili va affrontata quella di fermo illegale ex art. 606 c.p., sia con riferimento alla privazione della propria libertà personale subita da ogni singolo manifestante che come denunciato per circa 30 minuti veniva accerchiato dalle forze dell’Ordine e dagli agenti della
Digos, senza possibilità di sbocco, dalla P.zza SS. Apostoli, sia con riferimento al fermo vero e proprio subito dal sig. Gaetano Ferrieri, eseguito in ospedalizzazione per le gravi condizioni del fermato, odierno querelante.
A riguardo va osservato che non si può configurare alcuna fattispecie criminosa in capo ai querelanti, in quanto gli stessi si erano limitati a sfilare pacificamente con la bandiera italiana, intonando l’Inno nazionale e scandendo lo slogan “via la casta da Montecitorio”.
La manifestazione de qua era dunque marcatamente inoffensiva, oltre che pacifica,  composta da un modesto numero di persone (max 150), che non avevano in alcun modo ostruito il traffico o tentato di reagire alle provocazioni degli agenti della Digos, neppure dopo essere stati aggrediti, né tantomeno erano in procinto di commettere qualsivoglia atto di vandalismo e di attentato alla pubblica incolumità.
Anzi. L’unico disagio, il blocco di P.zza SS. Apostoli, è stato causato dagli stessi agenti della Digos e delle
Forze dell’Ordine, per impedire irragionevolmente ai manifestanti di dirigersi verso l’adiacente Palazzo del Quirinale, chiudendo in tal modo tutti gli accessi alla Piazza che, altrimenti, non sarebbe stata interessata da alcun assembramento.
Canti ed esternazioni degli odierni querelanti sono da inquadrare nel diritto di libertà di espressione e di critica tutelati dall’art. 21 della Costituzione italiana, nonché dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dagli artt. 19 e 29 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, nonché dall’art. 10 CEDU –
Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali, dall’art. 6 della TUE – Tutela della libertà di espressione nell’Unione Europea e dall’art. 11 della Carta di Nizza.
Ne deriva, pertanto, l’assoluta mancanza dei requisiti ex art. 384 c.p.p. necessari per procedere ad un fermo da parte della Digos che ha agito in violazione dell’art. 606 c.p.
Ciò vale anche, e soprattutto, sia per quanto attiene il Dott. Pietro Palau Giovannetti, che gli altri manifestanti, dapprima illegalmente fermati, sia per quanto attiene il sig. Ferrieri che, come si evince dai filmati, non aveva avuto nessuna reazione tale da giustificarne l’aggressione da parte della Digos e il successivo fermo, si badi bene, avvenuto in regime di ospedalizzazione, misura restrittiva resasi necessaria
a seguito del malore occorso all’organizzatore del Presidio, soggetto cardiopatico che, ciò nonostante, veniva malamente afferrato e trascinato dalla Forza Pubblica, senza alcun riguardo, sebbene da ben 131 giorni stesse praticando lo sciopero della fame avanti a Montecitorio.
In punto, va rilevato che non sussisteva infatti alcuno dei requisiti previsti dall’art. 384 c.p.p. per
procedere al fermo posto in essere, non essendosi concretata né flagranza né indizi di reato specificati dalla norma procedurale in oggetto, né tantomeno specifici elementi in relazione alla necessità e/o impossibilità di identificare i soggetti querelanti, in special modo il sig. Ferrieri, soggetto ben conosciuto, né
tantomeno pericolo di fuga.
A riguardo, va sottolineato che non sussisteva nemmeno alcuno dei motivi di cui al Testo Unico di Pubblica
Sicurezza.
Il R.D. 773/31 prevede, infatti, all’art. 4 che l’autorità di pubblica sicurezza ha facoltà di ordinare alle persone pericolose o sospette di munirsi, entro un dato termine, della carta di identità e di esibirla ad ogni richiesta degli ufficiali o degli agenti di pubblica sicurezza.
Nel caso di specie, si ribadisce, non vi era alcuna persona né sospetta né tantomeno pericolosa e non si capisce, pertanto, quale sarebbe stata l’esigenza degli agenti di chiedere il documento di identità, addirittura, a tutti i manifestanti!
Ed ancora, l’art. 20 del medesimo T.U., stabilisce che quando, in occasione di riunioni o di assembramenti in luogo pubblico o aperto al pubblico, avvengono manifestazioni o grida sediziose o lesive del prestigio dell’autorità, o che comunque possono mettere in pericolo l’ordine pubblico o la sicurezza dei cittadini, ovvero quando nelle riunioni o negli assembramenti predetti sono commessi delitti, le riunioni e gli assembramenti possono essere disciolti.
Anche con riferimento a tale ultima norma l’intervento della Digos risulta del tutto ingiustificato, dato che, come più volte si è detto, la manifestazione non era sediziosa, né lesiva del prestigio di alcuna autorità, né tantomeno idonea a mettere in pericolo l’ordine pubblico, la sicurezza dei cittadini ovvero la commissione di delitti.
Sempre il predetto Testo Unico, prevede che, solo nei limitati casi di cui sopra  qualora occorresse disciogliere una riunione pubblica od un assembramento in luogo pubblico o aperto al pubblico, le persone
riunite od assembrate vengono invitate a disciogliersi dagli ufficiali di pubblica sicurezza o, in loro assenza, dagli ufficiali o dai sottufficiali dei carabinieri (reali). Qualora l’invito rimanga senza effetto, è ordinato il
discioglimento con tre distinte formali intimazioni, preceduta ognuna da uno squillo di tromba.
Qualora rimangano senza effetto anche le tre intimazioni ovvero queste non possano essere fatte per rivolta od opposizione, gli ufficiali di pubblica sicurezza o, in loro assenza, gli ufficiali o i sottufficiali dei carabinieri (reali) ordinano che la riunione o l’assembramento siano disciolti con la forza.
All’esecuzione di tale ordine provvedono la forza pubblica e la forza armata sotto il comando dei rispettivi
capi.
Le persone che si rifiutano di obbedire all’ordine di discioglimento sono punite con l’arresto da un mese a un anno e con l’ammenda da lire 60.000 a 800.000 (artt. 22, 23, 24).
Sebbene, la manifestazione de qua non rientrasse evidentemente in quelle atte ad essere sciolte, la Digos, senza seguire le disposizioni di legge, ha direttamente usato la forza per
disperderla, assoggettando a fermo illegale vari manifestanti.
Parimenti infondata è l’attuazione della disposizione di cui all’art. 220 R.D. 773/31 che prevede che gli
ufficiali e gli agenti della polizia giudiziaria e della forza pubblica devono arrestare chi è colto in flagranza dei reati preveduti dagli artt. 19, 24, 85, 113, 157, 158, 163, 216 e 217 di questo testo unico.
Anche in tale caso non vi era alcun reato presupposto per il fermo del sig. Ferrieri.
Il carattere illegittimo ed arbitrario dell’arresto-fermo, inteso nella accezione più ampia,  include, così come dottrina maggioritaria, avvallata da giurisprudenza di legittimità, ritiene[1], non solo l’arresto in flagranza o quasi flagranza ex art. 380 ss. c.p.p, ma anche il fermo ex art. 384 c.p.p., e, più in generale ogni ipotesi di “privazione della libertà personale diretta a porre il soggetto passivo a disposizione dell’autorità giudiziaria[2].
In punto è chiaro il Supremo Collegio nell’affermare che i principi di diritto validi per il delitto di arresto
illegale si applicano anche al fermo illegale.
La differenza tra il delitto di sequestro di persona consumato da un pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni e quello di arresto illegale sta nel fatto che, mentre nella prima ipotesi l’abuso generico dei poteri connessi alle funzioni è un elemento solo circostanziale e quindi occasionale della condotta criminosa, nella seconda ipotesi viene punito proprio l’abuso specifico delle condizioni
tassative (commissione di un delitto; stato di flagranza o quasi flagranza) alle quali la legge subordina il potere di arresto. (In motivazione la Corte ha sottolineato che non sono decisive né la finalità perseguita dall’agente né le modalità dell’intervento, e che i principi enunciati si applicano anche in ipotesi di fermo illegale, oltre che in qualsiasi altra situazione che implichi, per disposizione del P.U., la privazione eccezionale ed urgente della libertà)
”. [3]
Ne si può dubitare dell’esistenza del dolo richiesto dalla norma, stante che, come detto, non vi era alcun elemento obiettivo che giustificasse l’azione violenta e repressiva degli agenti della Digos, il cui improvvido quanto gratuito intervento è lecito ritenere sia stato dettato da oscuri interessi e ordini dall’alto, per mettere a tacere una scomoda forma di dissenso, nel timore dell’impatto mediatico che avrebbe potuto avere il movimento pacifico di cittadini indignati senza bandiere  e padrini politici, ovvero la diffusione delle loro istanze petitorie dal pulpito di Piazza Montecitorio, riservato alla “Casta”.
Ne deriva pertanto che gli Agenti della Digos hanno consapevolmente e illegittimamente tratto, con l’uso di
violenza fisica, gli odierni querelanti in stato di fermo per  30 minuti, trasferendo per un tempo più lungo
presso il locale Commissariato di P.S., il Sig. Gaetano Ferrieri, al solo fine di impedirgli di privarli della loro libertà personale e di manifestare liberamente, senza che sussistessero ragioni di sorta né i requisiti previsti
dalla Legge.
III
VIOLENZA PRIVATA AGGRAVATA
PUNIBILITA’ AI SENSI DEGLI ARTT. 610, 61 C. 9 C.P.
In terzo luogo, va denunciato che i funzionari della Digos, hanno utilizzato la forza fisica, con l’aggravante della minaccia di fermo ed arresto, oltre che contro diversi manifestanti, anche contro le persone del Dott. Palau Giovannetti Pietro e del Sig. Ferrieri Gaetano, rispettivamente il primo legale rappresentante della Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood, intervenuto a sostegno dell’iniziativa e il secondo promotore del Presidio (Doc. 1).
Come si evince dai numerosi filmati allegati, gli agenti afferravano entrambi i querelanti con inaudita violenza, tanto che può notarsi come il Dott. Palau Giovannetti sia stato  brutalmente immobilizzato, senza ragione, serrandogli le braccia dietro alle spalle, trascinandolo con forza per svariati metri, nonostante le vibrate proteste di molti cittadini presenti, tra cui il Sig. Ferrieri, il quale chiedeva che gli agenti se la prendessero con lui. 
La minaccia di un danno ingiusto, cioè la privazione della libertà personale, peraltro, poi, attuata mediante il fermo arbitrario (fermo che, si ribadisce, essere consistito sia nel blocco di circa mezz’ora sia nel fermo vero e proprio del sig. Ferrieri), e le violenze subite dai querelanti sono espresse, palesi e documentate, anche nella parte audiovideo delle riprese eseguite da vari operatori indipendenti; del resto, occorre ricordare che giurisprudenza e dottrina consolidata ritengono sufficiente ai fini della configurazione del reato di cui all’articolo 610 c.p la minaccia formulata anche con frasi oblique ed obiettivamente equivoche, nonché minacce implicite o consistenti nel mero atteggiamento dell’agente e desumibili dalle
circostanze[4].
Per quanto attiene, invece, il requisito della violenza fisica, giova ricordare che, oltre all’aggressione
fisica[5] in danno dei querelanti, documentata nei video, è penalmente rilevante ex art. 610 c.p. qualsiasi compressione della libertà di movimento, intesa come limitazione alla generale possibilità di muoversi o rimanere fermi nello spazio secondo le proprie determinazioni[6], esattamente come nel caso di specie.
Sul punto la Suprema Corte è chiara e, nel tratteggiare la linea di confine tra violenza privata e sequestro di persona, individua proprio ex art. 610 c.p. aggravato ai sensi dell’art. 61 co. 9, per aver commesso il fatto con abuso di potere, o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio, la responsabilità degli agenti di P.S. nell’attuazione di comportamenti strettamente consimili al caso di specie.
Nel reato di violenza privata la condotta è diretta a limitare un singolo atto di autodeterminazione del soggetto di cui si lede la libertà psichica, mentre nel sequestro di persona viene lesa la libertà fisica della vittima, incidendo sull’autonomia dei movimenti e di locomozione per un periodo di tempo giuridicamente apprezzabile. (Nel caso di specie, la Corte ha qualificato come violenza privata la condotta di due ufficiali di Polizia giudiziaria che, nell’esercizio delle loro funzioni e in violazione di norme di legge, avevano costretto a salire sull’autovettura di servizio una persona dalla quale, con ripetute minacce, volevano avere informazioni su un traffico di stupefacenti)”. [7]
Giova sottolineare che il dolo richiesto dalla norma è dolo generico[8] e che a riguardo nulla vale che i querelati “avrebbero agito nell’esercizio delle funzioni per le finalità di cui all’art. 55 c.p.p. Quando,
infatti, l’attività che costituisce esercizio di una funzione pubblica (nel caso di polizia giudiziaria) sia posta in
essere realizzando – come nella specie – reati, l’attività stessa cessa di essere riferibile allo Stato per
essere riconducibile esclusivamente alla sfera soggettiva di coloro che hanno agito
, e non può conseguentemente discutersi sulla sicura esistenza del dolo di danno richiesto dalla norma
” Cass. n. 41972 del 27.9.2004[9].
Il fine ultimo della violenza privata perpetrata in danno dei querelanti attraverso la minaccia di procedere ad un immotivato arresto o fermo, eseguito poi, come detto, con violenza e limitazione della libertà di movimento, era quello di costringerli a tollerare un ingiustificato abuso di potere e di ufficio consistente nella coartazione della volontà dei querelanti di manifestare pacificamente, costringendoli ad
omettere di fare qualcosa, nella specie, esprimere il proprio pensiero critico rivolto alla “casta” presente a Montecitorio, nonché alle istanze di riforma del sistema sociale, economico, politico e giudiziario, rilasciare
dichiarazioni ai giornalisti presenti, ed infine raggiungere il Quirinale.
A riguardo, dottrina e giurisprudenza, ritengono sufficiente, in caso di omissione, ai fini della configurazione del reato de quo, qualsiasi ritardo nel compimento di una condotta (l’espressione del proprio diritto di manifestare o delle proprie opinioni critiche) che, in mancanza della violenza e della minaccia poste in essere dai querelati, gli odierni querelanti avrebbero compiuto senza indugio[10],
come stavano, infatti, facendo.
IV
ABUSO CONTINUATO E FALSO IDEOLOGICO IN ATTI D’UFFICIO –
PUNIBILITA’ EX ARTT. 323 E 480 C.P.
Strettamente conseguente alle plurime violazioni delle richiamate norme del Codice Penale nonché del Codice di Procedura Penale, è la palese configurazione dei reati di abuso continuato e falso ideologico in atti d’ufficio, ai sensi degli artt. 323 e 480 c.p., che si esplicano attraverso la condotta consapevole e voluta dai funzionari della Digos diretta a causare anche mediante false attestazioni gli eventi produttivi dell’ingiusto pregiudizio occorso agli odierni querelanti.
Gli agenti trascinando e trattenendo forzosamente i querelanti e, in particolare, la persona del Ferrieri, fino a provocargli un malore che ne causava l’ospedalizzazione, nonché tentando in precedenza di fare altrettanto con il Dott. Palau, arrecavano danni a livello di immagine, anche alla Onlus da quest’ultimo presieduta, dal momento che lo stesso stava per essere tratto in arresto, dinnanzi alle telecamere, inducendo chiunque a ritenere fosse una sorta di black bloc, come quelli che alcuni giorni dopo si scontravano con le forze dell’Ordine, tanto che altri manifestanti si sono frapposti per evitarne l’ingiustificato fermo, come testimoniato dalle videoriprese diffuse dai TG e notiziari in tutta Italia.
Ulteriori danni sono stati altresì subiti dal Ferrieri che, dopo essere stato spintonato, senza alcun riguardo,
fino a farlo accasciare al suolo, è stato tratto in stato di fermo con evidenti ricadute negative sia sulle sue già provate condizioni di salute sia sulla pacifica protesta in atto da oltre 131 giorni avanti a Montecitorio attuata con lo sciopero della fame.
A riguardo, va altresì denunciato che l’illegittimo fermo di Gaetano Ferrieri, seppure non  convalidato dall’A.G. competente, deve ritenersi essere stato fondato su false accuse, stante che, come già rilevato non
sussisteva alcun requisito ex art. 384 c.p.p. ovvero ex R.D. 773/31.
Ne deriva pertanto che qualunque sia il contenuto della richiesta di fermo trasmessa dalla Digos al P.M. di turno, la stessa deve ritenersi ideologicamente falsa e/o artatamente costruita per dare una parvenza di legittimità ad atti palesemente arbitrari tesi ad impedire in radice l’esercizio dei diritti politici dei promotori del Presidio di Palazzo Montecitorio.
Non vi è chi non veda, quindi la responsabilità degli agenti intervenuti ex art. 480 c.p.
E’ pertanto palese che gli Agenti procedenti, nello svolgimento delle loro funzioni e del servizio di vigilanza a
cui erano preposti in Piazza Monte Citorio, abbiano ripetutamente violato le leggi di procedura penale e, in particolare, dell’art. 384 c.p.p., causando, intenzionalmente una variegata serie di ingiusti danni agli odierni querelanti, i quali tutti si riservano costituirsi parte civile nell’istaurando procedimento penale, anche ai sensi degli artt. 91 e segg. c.p.p.
V
ATTENTATI CONTRO I DIRITTI POLITICI DEI CITTADINI
PUNIBILITA’ EX ART. 294 C.P.
In punto, va denunciato che la condotta tenuta dagli Agenti della Digos non può non rappresentare un attentato all’esercizio dei diritti politici dei cittadini, secondo una lettura costituzionalmente orientata della norma in esame.
Attualmente i diritti politici del cittadino sono protetti come valore in sé, tra cui rientrano a pieno titolo,
secondo la dottrina dominante, un insieme di diritti, sanciti nel titolo IV, parte prima Costituzione, di cui gli esponenti sono stati spogliati con violenza e minaccia,  mediante provvedimenti illegittimi, posti in essere attraverso i predetti fermi e sequestri di megafoni, negando quei diritti di libertà di manifestazione del pensiero e di riunione, nonché di iniziativa petitoria e libera circolazione sul suolo della Repubblica, ricompresi nei diritti politici, in condizioni di eguaglianza con altri cittadini, colpendo così anche di conseguenza la personalità dello Stato nella sua moderna configurazione democratica, impedendone cioè la realizzazione nel modo previsto dai suoi principi fondamentali.
I fatti denunciati sono stati commessi da più persone che, in concorso tra loro, mediante più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, avvalendosi della loro posizione dominante e della forza intimidatrice, aggravata dal fare parte della Digos, in spregio alle loro funzioni istituzionali hanno ripetutamente determinato un perturbamento nell’ordine pubblico, per finalità eversive/repressive e/o comunque contrarie all’interesse dello Stato democratico, al fine precipuo di trarre possibili vantaggi, anche sotto forma di eventuali avanzamenti di carriera o favori, derivanti dall’accettazione supina di ordini dall’alto, dando esecuzione a disegni marcatamente illegittimi e liberticidi provenienti da superiori diretti e/o da ambienti politici esterni alle forze dell’ordine, presumibilmente interessati a mettere a tacere con ogni mezzo qualsiasi forma di dissenso di pacifici manifestanti, come accaduto lo scorso 12.10.11.
A riguardo va specificato che per costante giurisprudenza e dottrina, la violenza nell’impedimento dell’esercizio di un diritto politico si intende come ogni forma di coartazione  fisica, assoluta o relativa e, per minaccia, si intende ogni forma di coazione morale o psichica, consistente nella prospettazione di un male futuro e ingiusto, la cui realizzazione dipende dalla volontà dell’agente[11],
esattamente come avvenuto nel caso di specie.
VI
SEQUESTRO ILLEGITTIMO – VIOLAZIONE ARTT. 253, 81 DISP. ATT. C.P.P.
Per quanto attiene l’illegittimo sequestro della bandiera italiana e del megafono con cui i manifestanti esprimevano la loro libertà di espressione del pensiero e di manifestazione, occorre denunciare che non è stato redatto alcun verbale di sequestro da parte degli agenti Digos, nell’immediatezza dei fatti. Anzi, va sottolineato che solo dopo la pubblicazione on line della bozza della presente denuncia, con la quale
già si contestava tale illegittimo modus operandi, discutendo sui social network sull’opportunità di denunciare gli Agenti, solo nei giorni scorsi a distanza di ben tre settimane dal fatto è  stato ultra-tardivamente notificato, pare dietro richiesta del P.M. procedente, un fantomatico verbale di sequestro
al possessore di detti beni, senza neppure rilasciargli copia di tale verbale.
I beni asseritamente sequestrati, dunque, devono ritenersi pertanto indebitamente sottratti e trattenuti per
almeno tre settimane, senza che nessun provvedimento sia stato ad oggi ritualmente notificato né convalidato dal Gip.
Tale condotta è palesemente violativa delle disposizioni di cui agli artt. 253 c.p.p. e 81 Disp. Att. c.p.p., stante che i beni oggetto di sequestro non formavano e non possono intendersi in alcun modo corpo di reato o cose pertinenti ad esso, necessarie per l’accertamento dei fatti, e che  non sono state rispettate le modalità previste dalle norme di cui in epigrafe, tanto è vero che, come detto, nessun decreto motivato rilasciato dall’Autorità giudiziaria è stato consegnato all’interessato.
°°°°°°°°°
Tutto ciò premesso e considerato gli esponenti ut supra rappresentati e difesi sporgono formale DENUNCIA-QUERELA
nei confronti degli Agenti Digos da identificarsi in forza presso la Questura di Roma, nonché dei terzi soggetti aventi e/o danti causa che, in concorso tra loro, hanno aggredito i querelanti, in data 12.10.11, violandone la libertà di riunione e di manifestazione del pensiero, nonché la libertà di movimento, diritto costituzionalmente protetto ex art. 16, tutelato, altresì, a livello europeo dall’art. 45 Cedu, per i reati di fermo illegale ex art. 606 c.p. e art. 384 c.p.p., violenza privata, ex art. 610 c.p., abuso continuato in atti d’ufficio, ex art. 323 c.p., falsità ideologica commessa da P.U., ex art. 480 c.p., sequestro illegittimo ex artt. 253 c.p.p. e 81 Disp. Att. c.p.p., nonché attentato ai diritti politici dei cittadini ex art. 294 c.p., anche a carico del Questore p.t. di Roma, per le eventuali corresponsabilità ravvisabili per omessa assunzione di qualsiasi sanzione nei confronti degli agenti, nonostante il clamore suscitato dall’episodio, che arreca danno di immagine alla stessa credibilità della Digos e della Questura di Roma.
I querelanti ut supra presentano, altresì, formale istanza di immediato dissequestro ex artt. 262 ss c.p.p., del megafono e della bandiera italiana, non essendo intervenuto alcun legittimo
provvedimento autorizzativo né sussistendo esigenze istruttorie o cautelari.
Con riserva di costituzione di parte civile nell’instaurando procedimento penale.
Si produce:
1)
Invito ex art. 161 c.p.p., sig. Gaetano Ferrieri.
2) Youtube12.10.201,  http://www.youtube.com/watch?v=isiLTW0j6PQ;
3) Articolo TGcom “Gli Indignados a Roma: tensione con le forze dell’ordine”;
4) Articolo TgCom “Roma, scontri Indignados-polizia”;
6) Ansa “No alla casta” bloccata Montecitorio;
7) La Repubblica: “Indignati protesta anti-casta. Prove d’Assedio sotto bankitalia”.
Si chiede di essere notiziati ex art. 408 c.p.p. nella denegata e non ritenuta ipotesi di richiesta di archiviazione, riservandosi di altro produrre e dedurre. Si dichiara fin d’ora di opporsi alla richiesta di
emissione di decreto penale di condanna ex art. 459 c.p.p.
Roma, 11 Novembre 2011
Gaetano Ferrieri
Pietro Palau Giovannetti

[1] Cass. 1956/55, Gallinelli, Libertà (abusive limitazioni della libertà personale), p.3; Manzini, Trattato VIII, p.724
[2] Mantovani, PtS, I, p. 287
[3] Cass. pen. Sez. V, 19-12-2005, n. 6773 (rv. 234001)
[4] Ex multis Antolisei, PtS, I, p.150, Fiandaca-Musco, PtS,  II, p.121; C. del 16.12.1982, C. del 6.6.52, C.. del 21.5.86, C. del 11.6.80.
[5] Ex multis Viganò, La tutela penale della libertà individuale – L’offesa mediante violenza, p. 241 e ss
[6] Ex Multis: Antolisei, PtS, p. 155; Mantovani, PtS, p. 286.
[7] Cass. n. 41972 del 27.9.2004
[8] Ex multis Antolise PtS, I, p.146; Mantovani, PtS, I, p.306
[9] Si noti che la Cassazione, con la presente sentenza arriva a riconoscere l’enunciato principio di diritto
addirittura con riferimento al dolo specifico richiesto ex art. 323 c.p.
[10] Ex multis Cass. 17.1.1964, GP, 1964, II, p. 590
[11] Spasari, Attentati contro i diritti politici dei cittadini, p. 974.

I pastori sardi contro la speculazione finanziaria: "Giù le mani dalle nostre fattorie"

L’ultima sfida dei pastori sardi “Giù le mani dalle nostre fattorie”

Pastori sardi

A causa dei debiti in 10mila rischiano di perdere tutto. Rifiutano di dare le terre agli speculatori attratti dalle promesse di condono. Ora le banche presentano il conto dei prestiti agevolati della fine degli anni ’80

di ANTONIO CIANCIULLO

Lo scrittore Salvatore Niffoi che difende la battaglia dei pastori sardi

ROMA – Hanno dispiegato un cordone di sicurezza impenetrabile. Hanno assediato la zona con camionette, elicotteri, poliziotti, guardia di finanza. Hanno fatto irruzione e li hanno catturati. A essere trascinati via dalla loro casa, a Terra Segada, nel Sulcis Iglesiente, non sono stati i capi di una cellula terroristica ma la famiglia di Angelo Sairu, agricoltori colpevoli di non conoscere le trappole della finanza internazionale e di essersi fidati degli amministratori locali. Più di 10 mila coltivatori e pastori si trovano nelle stesse condizioni a causa dei debiti contratti con le banche: rischiano di perdere tutto, di dover lasciare le loro terre agli speculatori che, sostenuti dalle promesse di condono, già pianificano il sacco di intere aree della Sardegna.

 

IL MOVIMENTO

 

IL FONDO AMBIENTE

 

Il conto presentato dalle banche nel 2011 si riferisce a una vicenda antica. Nel 1988 la Regione Sardegna promosse, con la legge 44, prestiti agevolati per rilanciare l’economia interna, per permettere a chi faticava nei campi di comprare una mungitrice o di rifare il tetto alla stalla. Un’intenzione buona, ma incompiuta: i funzionari dimenticarono che l’Italia fa parte dell’Europa e che bisognava verificare la compatibilità della norma con il quadro legislativo comunitario. Nel 1994 l’Unione europea ha bocciato la legge considerando illegittimi gli aiuti economici.

 

Da allora è cominciato il calvario che ha spinto i pastori allo sciopero della fame, al “movimento dei forconi”, agli scontri del dicembre scorso con la polizia a Civitavecchia. “L’errore commesso dalla Regione nel 1988 ha portato a quadruplicare i tassi di interesse, con debiti cresciuti in maniera drammatica”, precisa Paolo De Castro presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo. “Tra il 2007 e il 2008, quando ero ministro delle Politiche agricole, assieme all’ex presidente della Regione Sardegna Renato Soru eravamo arrivati a delineare un’intesa con le banche per superare il problema. Cambiati governo centrale e regionale, la possibilità è sfumata”.

 

“Noi non ci arrendiamo: la militarizzazione della Sardegna è inaccettabile”, accusa Felice Floris, leader del Movimento dei pastori. “Sono stati i funzionari della Regione a sbagliare, non noi: perché non chiedono i soldi a loro? È una vergogna assediare le fattorie con gli eserciti. Magari per poi girarle, con vendite pilotate, agli speculatori che vogliono massacrare l’isola”.

 

Mentre le campagne sarde rischiano di essere svendute all’asta, la tensione continua a crescere anche perché ai vecchi debiti se ne aggiungono di nuovi. Quelli derivanti dall’offensiva lanciata da Equitalia: un’ondata di contestazioni fiscali, in molti casi discutibili, che portano a sequestri anche di prime case condotti a tempo di record, nell’arco di poche settimane, prima che un giudice riesca a pronunciarsi su un eventuale ricorso.

 

“I cannoni di Equitalia sono puntati su 80 mila aziende e partite Iva: credo che molto presto la rabbia esploderà con forza perché la situazione è insostenibile e già sette persone si sono impiccate per la vergogna di assistere alla distruzione di quel piccolo benessere che avevano ereditato dai padri e dai nonni”, spiega Gavino Sale, presidente di Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna. “E la minaccia va oltre il rischio dei singoli. Ci sono vicende bancarie molto oscure e migliaia di ettari che fanno gola agli speculatori: proprietà anche sulla costa che possono essere comprate a 1 e rivendute a 10 o 20”.

 

“La Sardegna possiede un patrimonio straordinario non solo in termini di bellezza ma anche di potenzialità economiche legate al cibo di eccellenza, alla qualità dell’artigianato, all’espansione di un turismo soft”, osserva il presidente onorario del Fai Giulia Maria Mozzoni Crespi. “Non si può utilizzare la vicenda dei debiti per far saltare gli equilibri sociali e ambientali dell’intera isola”.

(16 ottobre 2011)