Archivio Autore: Palau Giovannetti Pietro - Pagina 29

Piemonte

Prima di accingerVi a leggere i vari casi, pensate che si tratta di storie vere, per cui molti uomini sono morti e tante famiglie sono state distrutte dal dolore, senza ricevere alcuna tutela, da parte delle varie Autorità a cui fiduciosamente si erano rivolte. Pensate che non si tratta di casi isolati e non crediate che ciò che è capitato agli altri non possa, prima o poi, capitare, anche, a Voi od, a qualche stretto congiunto. Sarebbe il più grave errore che potreste commettere, dal quale genera l’indifferenza verso i mali della giustizia e su cui si fonda il dominio del male e della menzogna sulla Verità.

Trentino

 

Prima di accingerVi a leggere i vari casi, pensate che si tratta di storie vere, per cui molti uomini sono morti e tante famiglie sono state distrutte dal dolore, senza ricevere alcuna tutela, da parte delle varie Autorità a cui fiduciosamente si erano rivolte. Pensate che non si tratta di casi isolati e non crediate che ciò che è capitato agli altri non possa, prima o poi, capitare, anche, a Voi od, a qualche stretto congiunto. Sarebbe il più grave errore che potreste commettere, dal quale genera l’indifferenza verso i mali della giustizia e su cui si fonda il dominio del male e della menzogna sulla Verità.

Molise

Prima di accingerVi a leggere i vari casi, pensate che si tratta di storie vere, per cui molti uomini sono morti e tante famiglie sono state distrutte dal dolore, senza ricevere alcuna tutela, da parte delle varie Autorità a cui fiduciosamente si erano rivolte. Pensate che non si tratta di casi isolati e non crediate che ciò che è capitato agli altri non possa, prima o poi, capitare, anche, a Voi od, a qualche stretto congiunto. Sarebbe il più grave errore che potreste commettere, dal quale genera l’indifferenza verso i mali della giustizia e su cui si fonda il dominio del male e della menzogna sulla Verità.

Basilicata

 

Prima di accingerVi a leggere i vari casi, pensate che si tratta di storie vere, per cui molti uomini sono morti e tante famiglie sono state distrutte dal dolore, senza ricevere alcuna tutela, da parte delle varie Autorità a cui fiduciosamente si erano rivolte. Pensate che non si tratta di casi isolati e non crediate che ciò che è capitato agli altri non possa, prima o poi, capitare, anche, a Voi od, a qualche stretto congiunto. Sarebbe il più grave errore che potreste commettere, dal quale genera l’indifferenza verso i mali della giustizia e su cui si fonda il dominio del male e della menzogna sulla Verità.

Puglia

 

Prima di accingerVi a leggere i vari casi, pensate che si tratta di storie vere, per cui molti uomini sono morti e tante famiglie sono state distrutte dal dolore, senza ricevere alcuna tutela, da parte delle varie Autorità a cui fiduciosamente si erano rivolte. Pensate che non si tratta di casi isolati e non crediate che ciò che è capitato agli altri non possa, prima o poi, capitare, anche, a Voi od, a qualche stretto congiunto. Sarebbe il più grave errore che potreste commettere, dal quale genera l’indifferenza verso i mali della giustizia e su cui si fonda il dominio del male e della menzogna sulla Verità.

Calabria

Prima di accingerVi a leggere i vari casi, pensate che si tratta di storie vere, per cui molti uomini sono morti e tante famiglie sono state distrutte dal dolore, senza ricevere alcuna tutela, da parte delle varie Autorità a cui fiduciosamente si erano rivolte. Pensate che non si tratta di casi isolati e non crediate che ciò che è capitato agli altri non possa, prima o poi, capitare, anche, a Voi od, a qualche stretto congiunto. Sarebbe il più grave errore che potreste commettere, dal quale genera l’indifferenza verso i mali della giustizia e su cui si fonda il dominio del male e della menzogna sulla Verità.

Valle D’Aosta

Prima di accingerVi a leggere i vari casi, pensate che si tratta di storie vere, per cui molti uomini sono morti e tante famiglie sono state distrutte dal dolore, senza ricevere alcuna tutela, da parte delle varie Autorità a cui fiduciosamente si erano rivolte. Pensate che non si tratta di casi isolati e non crediate che ciò che è capitato agli altri non possa, prima o poi, capitare, anche, a Voi od, a qualche stretto congiunto. Sarebbe il più grave errore che potreste commettere, dal quale genera l’indifferenza verso i mali della giustizia e su cui si fonda il dominio del male e della menzogna sulla Verità.

NUOVO CODICE DEONTOLOGICO FORENSE

 

Pubblichiamo in queste pagine il Testo del nuovo Codice Deontologico Forense approvato dal Consiglio Nazionale Forense nella seduta del 17 aprile 1997, in applicazione del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, aggiornato con le modifiche introdotte il 16 ottobre 1999, il 26 ottobre 2002, il 27 gennaio 2006, il 18 gennaio 2007 e il 12 giugno 2008.

Introduzione al Codice Deontologico Forense

Il Codice Deontologico Forense riguarda i principi e la modalità di esercizio dell’Avvocatura, a partire dalla tutela dei diritti e degli interessi della persona, assicurando la conoscenza delle leggi e contribuendo pienamente all’attuazione dell’ordinamento per i fini della giustizia.

Preambolo

L’avvocato esercita la propria attività in piena libertà, autonomia ed indipendenza, per tutelare i diritti e gli interessi della persona, assicurando la conoscenza delle leggi e contribuendo in tal modo all’attuazione dell’ordinamento per i fini della giustizia.

Nell’esercizio della sua funzione, l’avvocato vigila sulla conformità delle leggi ai principi della Costituzione, nel rispetto della Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e dell’Ordinamento comunitario; garantisce il diritto alla libertà e sicurezza e l’inviolabilità della difesa; assicura la regolarità del giudizio e del contraddittorio.

Le norme deontologiche sono essenziali per la realizzazione e la tutela di questi valori.

Di seguito, oltre al testo integrale del nuovo Codice Deontologico Forense sono pubblicate anche la relazione illustrativa delle modifiche a cura del Consiglio Nazionale Forense e il Codice di deontologia e buona condotta per il trattamento dei dati personali effettuati per svolgere investigazioni difensive o per far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria

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FALLIMENTOPOLI E CRIMINALITÀ GIUDIZIARIA NEL VENETO

FALLIMENTOPOLI E CRIMINALITÀ GIUDIZIARIA NEL VENETO:

92ENNE SPOGLIATA DELLA CASA E DERUBATA DI 1 MILIARDO!

OVVERO, QUANDO IL LEGITTIMO SOSPETTO È CERTEZZA!

Castelfranco Veneto. Abitava lì, da oltre 53 anni, l’anziana novantaduenne, Erminia Moino, affetta da demenza cronica del morbo di Alzhaimer, con la figlia Nellida Bernardi che l’accudiva nella casa coniugale lasciatale dal marito in usufrutto “vita natural durante”.

Una villetta modesta ma, situata su un’importante area fabbricabile, da poco inserita nel piano regolatore, di cui, invece, da tempo miravano impossessarsi noti speculatori senza scrupoli e banche locali (forse, vicini alla mafia del Brenta), trovando, sempre, però, la ferma opposizione della famiglia Bernardi.

Uno dei difensori di “Avvocati senza Frontiere” (ASF) racconta scandalizzato che le due anziane sono state, brutalmente, gettate in strada con una procedura lampo e l’intervento della forza pubblica, nonostante le molteplici opposizioni e il diritto d’usufrutto a vita.

Ciò, senza, neppure, tenere conto che, il medico curante della A.S.L. aveva dichiarato la “intrasportabilità” della madre inferma, paralizzata su una sedia a rotelle e bisognosa di cure.

In parole povere, i giudici del Tribunale di Treviso, Ufficiale Giudiziario, CC e Prefetto non hanno voluto sentire ragioni e respingendo ogni ragionevole appello dei difensori hanno, arbitrariamente, accolto le richieste della Cassa di Risparmio di Venezia (CARIVE) e della Prisma Immobiliare (ora Basso Costruzioni s.r.l.), dando il via libera, prima alla vendita all’asta dell’abitazione, eppoi alla frettolosa esecuzione dell’anomalo sfratto, degno di paesi privi di diritti certi.

La storia affonda le sue radici nella fallimentopoli trevigiana e nei piani di recupero speculativo delle aree del centro della ricca Castelfranco Veneto. Nel ’97, la sig.ra Nellida Bernardi, titolare di un mobilificio, la cui attività è, ormai, cessata da anni, a causa dell’avanzata età, si viene a trovare, suo malgrado, vittima del racket dei fallimenti e dell’usura bancaria.

Il mobilificio non ha debiti, eccetto un fido di circa L. 600 milioni con le banche, per cui formula un piano di rientro in 10 anni, offrendo a garanzia beni immobili del valore di oltre L. 4 miliardi, tra cui un capannone industriale, sede dell’azienda, e l’annessa abitazione che la Prisma vorrebbe rilevare in blocco, trovando la ferma opposizione della famiglia, disposta a vendere tutto il resto, ma non la casa (su cui, peraltro, grava il diritto di usufrutto a vita della madre, soggetto del tutto estraneo al successivo fallimento della ditta).

A questo punto, l’Immobiliare del Basso, pur avendo sottoscritto un preliminare di compravendita per il solo capannone, recede, in quanto, inconfessatamente, interessata a demolire l’intera area (che poi rileverà dal Tribunale fallimentare), onde portare a termine, con la complicità della giunta comunale, un profittevole piano di recupero speculativo della zona, con la costruzione di un nuovo complesso residen-ziale; cosa che risulterebbe impossibile, senza impossessarsi della casa delle due reticenti anziane.

Contemporaneamente, la CARIVE, dietro probabili pressioni del Basso, respinge qualsiasi bonario accordo, chiedendo sia il fallimento della ditta (una s.n.c.) e della sig.ra Bernardi, in proprio, sia la vendita dell’abitazione personale che il Tribunale, sorprendentemente, concede, nonostante non ne sussistessero le ragioni e pendesse un’istanza di concordato preventivo, avanzata dai difensori, i quali avevano richiesto un breve termine per concludere la vendita con altri soggetti interessati ad acquistare gli immobili.

Ed è così che la sig.ra Bernardi si è vista costretta a denunciare i giudici trevigiani che hanno pronunciato l’ingiusta sentenza di fallimento, sospettando un loro interesse personale, in quanto ignari delle ricusazioni e dei procedimenti disciplinari, da parte della 1^ Commissione Referente del C.S.M., hanno continuato a giudicare sia l’opposizione a fallimento sia ogni altra causa (rivendica abitazione, opposizione approvazione rendiconto, istanza revocazione crediti ammessi e querela di falso), in violazione del principio di terzietà del giudice.

Principio che, a norma dell’art. 51, co. 1, n. 4 c.p.c., sancisce “l’obbligo di astensione del magistrato che abbia conosciuto gli atti di causa in altro grado del processo”.

Dell’abnorme caso sono stati interessati la Procura di Bologna, competente per i reati commessi dai giudici del Veneto, il Procuratore Antimafia, dr. Vigna, il Procuratore Generale presso la Cassazione e il Ministro di Giustizia, ma tutti, in spregio alle loro funzioni, da circa 6 anni, sono rimasti inerti!

In particolare, è stata denunciata l’ingiustificata decisione del Tribunale di alienare l’abitazione privata, valutata appena L. 200.000.000, a fronte di un attivo realizzato di oltre L. 2 miliardi, già in grado di soddisfare i creditori al 100%, nonché l’ancora più arbitraria decisione, priva della benchè minima motivazione, del giudice dr. Donà di rigettare l’istanza per la “riduzione del pignoramento”, con cui veniva richiesto di limitare la vendita al solo fabbricato industriale del valore di oltre L. 800.000.000; somma che ben poteva ve-nire soddisfatta l’esigua pretesa della CARIVE di L. 49.000.000.

Dulcis in fundo, si è appreso che, recentemente, il dr. Giovanni Schiavon, ex Presidente del Tribunale di Treviso, da ritenersi uno dei principali responsabili dei denunciati abusi, è divenuto poco di meno che il Capo degli Ispettori ministeriali della c.d. “task force” nazionale che dovrebbe indagare sugli illeciti commessi dai magistrati e, quindi, anche su stesso!

FIGUARIAMOCI…….!!!!

Ma c’è di più. Quei bravi magistrati della 1^ Commissione Referente del C.S.M. che avrebbero avuto il compito di vagliare i denunciati illeciti commessi dai loro colleghi di Treviso, esercitando l’azione disciplinare, hanno archiviato tutto con una motivazione che dimostra la loro cialtroneria, inadeguatezza e assoluta mancanza di serietà nella lettura degli atti.

Basti dire che, nella decisione 20.11.02, hanno sostenuto trattarsi di “presunte irregolarità commesse nella trattazione di una procedura fallimentare a carico della Prisma Immobiliare s.r.l.” e di “censure ad attività giurisdizionale per la quale non vi sarebbero provvedimenti di competenza del C.S.M.”,

Peccato per loro che il fallimento riguardi non la Prisma Immobiliare s.r.l. bensì il Mobilificio Bernardi s.n.c !!!

Si ritiene, infine, doveroso segnalare ai lettori l’abnormità della situazione venutasi a determinare, a seguito del comportamento degli organi fallimentari e delle Autorità dello Stato Italiano, per cui la sig.ra Bernardi, pur avendo diritto al residuo di circa un miliardo di lire, giàricavato, da alcuni anni, dalla vendita dei suoi immobili, si trova, tuttora, paradossalmente, a vivere in condizioni di povertà estrema, con un sussidio di appena L. 250.000 mensili, erogato dal Tribunale, mentre giudici, politici e giornalisti, strapagati da noi cittadini, sembra sappiano discutere del “legittimo sospetto”, solo quando attiene gli interessi dei potenti e, non già, nei casi ben più gravi, di interesse generale, che riguardano la stragrande maggioranza dei comuni cittadini, vittime di conclamati abusi giudiziari, i quali non hanno mezzi, nè tantomeno televisioni e avvocati di grido per fare sentire le loro ragioni!

COMPLOTTO GIUDIZIARIO PER COPRIRE UN ABUSO EDILIZIO

DA VERONA A VENEZIA: QUANDO LA SUSPICIONE C’AZZECCA!

COMPLOTTO GIUDIZIARIO PER COPRIRE UN ABUSO EDILIZIO

Il caso riguarda il Tribunale civile e la Procura di Verona, nonché le sedi penali di Trento, Venezia, Trieste e Bologna, che, dal 1997, stanno, deliberatamente, calpestando i diritti abitativi (e di proprietà) della famiglia del sig. Filippo Salamone, di recente stroncato da crepacuore, all’età di ottant’anni, non dandosi pace per la negazione di giustizia e i gravi abusi subiti: spoglio di acqua, luce, gas da riscaldamento e passo carraio, per cui è rimasto al freddo, fino alla morte, e nella impossibilità di accedere al proprio garage, dove, tuttora, sono rimaste intercluse due autovetture.

Oggi, la battaglia giudiziaria viene continuata dalla moglie, 82enne, Rabita Grazia e dalla figlie che, nonostante si siano, fiduciosamente, rivolte a tutte le competenti Autorità, nessuna esclusa, continuano a vedersi negare giustizia.

L’allucinante vicenda nasce nel 1971, allorquando la confinante, ben introdotta nella locale Amministrazione e nella Curia, ottiene dal Comune di S. Giovanni Lupatoto, un’illegittima autorizzazione edilizia per aumentare le volumetrie della sua villetta, dichiarandosi, falsamente, proprietria di una superficie maggiore di quella effettiva (la parte eccedente è, invero, di proprietà dei Salamone).

Il Comune, dapprima, rilevando incongruenze, in base al Regolamento Edilizio e alla Legge n. 10/77, non concede l’abitabilità e chiede la creazione di una zona di rispetto, mai realizzata.

Dopo di che, del tutto “inspiegabilmente”, si rimangia tutto, senza svolgere alcuna verifica sugli atti di proprietà e le certificazioni catastali, da cui avrebbe potuto accertare che la confinante non è proprietaria dell’intera superficie dichiarata; ragione per cui avrebbe dovuto, conseguentemente, ingiungere la demolizione del fabbricato, in considerazione del fatto che non è possibile costruire un numero di metri cubi superiori a quelli consentiti dalla legge, da calcolarsi in base alla metratura del terreno, realmente, posseduto.

A questo punto, la confinante nel tentativo di sottrarre il terreno mancante, onde sanare la sua anomala posizione, cita in giudizio il povero fu Filippo Salamone, sostenendo in evidente malafede che lo stesso avrebbe sconfinato sul suo terreno, spostando il muro di confine.

Dopo alterne vicende, la Corte di Appello di Venezia, attraverso una Consulenza Tecnica di Ufficio, riconosce la piena ragione e regolarità dei confini del Salamone.

Senonchè, la Corte di Cassazione, con una sentenza “alla Corrado Carnevale”, rimette tutta la questione in gioco, restituendo gli atti alla Corte Veneta, che stravolgendo le risultanze processuali, senza precisare alcun riferimento catastale, ordina al Salamone “di arretrare per la lunghezza di 3 metri, un non meglio precisato muro di confine, assertivamente costruito negli anni 76-77”.

Da qui l’amaro calvario giudiziario dei Salamone che, a seguito di tale abnorme quanto ineseguibile sentenza, si sono visti spossessare del passo carraio e delle sottostanti tubazioni di acqua, luce, gas, nonchè costruire un nuovo muro di confine a ridosso della loro abitazione.

A nulla sono per ora valsi i molteplici ricorsi e denunce in ogni competente sede.

I giudici civili e penali di Verona, come quelli del T.A.R. di Venezia e della Cassazione fingono di non capire o, rimangono inerti. Ciò vale anche per le Procure di Trento, Bologna, Venezia e Perugia, investite di alcuni esposti nei confronti dei giudici veneti e della Cassazione.

Anziché svolgere indagini sulla reale appartenenza del terreno controverso e sulla legittimità delle concessioni edilizie, in base alle quali la confinante ha potuto stravolgere la vita della famiglia Salamone, il Tribunale di Verona ha pensato bene di condannare a 4 mesi di reclusione, con processo per direttissima, la figlia invalida, Rita Salamone, recentemente arrestata con la pretestuosa accusa di “resistenza a pubblico ufficiale”, per essersi opposta alla costruzione del muro.

L’arresto e la condanna appaiono del tutto arbitrari, in quanto la sig.ra Salamone si è limitata ad opporsi ad una palese violazione di domicilio, da parte dell’Ufficiale Giudiziario che, incurante del titolo di proprietà rammostratogli, ha cercato di fare erigere un muro divisorio, a ridosso della sua abitazione, occludendo il passaggio di servitù e il garage, di sua proprietà da ben 45 anni!

È singolare rilevare che l’abnorme misura dell’arresto di una persona anziana e malata, sia stato richiesto, proprio, dalla locale Procura, mentre ben 5 giudici veronesi, tra cui lo stesso Presidente, dr. Abbate, risultavano in attesa di rinvio a giudizio, da parte della Procura di Trento, per i reati di abuso d’ufficio continuato, falso ideologico e favoreggiamento.

Non si può, infine, sottacere il trattamento disumano e incivile riservato alla sig.ra Salamone, tenuta tutta la notte al freddo in una cella umida nella locale caserma dei Carabinieri, ove è stata colta da un blocco renale, senza ricevere pronte cure. Ciò, mentre, veri e propri delinquenti, assassini di genitori, suore, pedofili e lanciatori di sassi dai vari cavalcavia vengono lasciati circolare liberamente. I legali di “Avvocati Senza Frontiere” preannunciano ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, rilevando che nessun cittadino può venire condannato per avere difeso la sua proprietà privata, il cui diritto è tutelato dalla Costituzione.