Archivio Autore: Palau Giovannetti Pietro - Pagina 28

MAGISTRATI DI CATANZARO ASSOCIATI A DELINQUERE…

MAGISTRATI DI CATANZARO ASSOCIATI A DELINQUERE SECONDO LA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI SALERNO. DAL PROCURATORE GENERALE PRO TEMPORE, AL PROCURATORE AGGIUNTO MURONE, FINO AL GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA IANNELLI”.
ALLEGHIAMO IL TESTO INTEGRALE DEL PROVVEDIMENTO DELLA PROCURA DI SALERNO.
20 aprile 2010
Due anni fa il Csm puniva Luigi De Magistris, vietandogli di fare mai più il pm, e lo trasferiva da Catanzaro a Napoli, dopo che aveva denunciato un complotto politico-giudiziario per sottrargli e insabbiare le inchieste Poseidone e Why Not. Un anno fa lo stesso Csm destituiva il procuratore di Salerno Luigi Apicella e puniva i suoi sostituti Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, trasferendoli nel Lazio e vietando pure a loro di fare mai più i pm, dopo che avevano accertato il complotto ai danni di De Magistris e dunque indagato e perquisito i vertici della magistratura catanzarese che da mesi rifiutavano di trasmettere copie del fascicolo Why Not. Un ampio e trasversale fronte politico-giudiziario-affaristico-mediatico, con l’avallo del capo dello Stato, spacciò le indagini sulla fogna di Catanzaro per una “guerra fra procure” e i provvedimenti del Csm per una saggia azione pacificatrice. In realtà le indagini di De Magistris erano corrette e doverose, così come quelle dei pm salernitani, e chi ha trasferito gli uni e gli altri non ha fatto altro che coronare la congiura ordita dalla cupola calabrese. L’avevano già stabilito i provvedimenti emessi dal Riesame di Salerno (respingendo i ricorsi dei perquisiti a Catanzaro) e dal Tribunale di Perugia (che aveva archiviato le denunce dei pm catanzaresi contro Nuzzi, Verasani, Apicella e De Magistris).
Ma ora lo conferma anche l'”avviso di conclusione delle indagini” appena depositato dalla “nuova” Procura di Salerno, che Il Fatto oggi rivela: un atto che prelude alle richieste di rinvio a giudizio per i magistrati catanzaresi che scipparono le indagini a De Magistris e/o presero il suo posto (Lombardi con la convivente e il figliastro, Favi, Murone, Iannelli, Garbati, De Lorenzo, Curcio) e per gli indagati eccellenti che avrebbero corrotto alcuni di loro per farla franca (Saladino, Pittelli e Galati).
Le accuse vanno dalla corruzione giudiziaria all’abuso, dal falso al rifiuto di atti d’ufficio al favoreggiamento.
La nuova Procura di Salerno che conferma la bontà delle indagini di Nuzzi, Verasani e Apicella è quella guidata da un anno da Franco Roberti, il valoroso pm campano protagonista delle più recenti indagini su Gomorra, che ha il merito di avere decapitato il clan dei Casalesi.
Che sia diventato improvvisamente anche lui un incapace, come i colleghi puniti, esiliati e degradati sul campo? Che meriti pure lui un’intemerata dal Quirinale e un’immediata punizione dal Csm? Fino a quando le istituzioni fingeranno di non vedere quel che è accaduto e ancora accade nella fogna di Catanzaro, eliminando e imbavagliando chiunque osi metterci il naso (oltre ai pm già citati, quella cloaca ha risucchiato Clementina Forleo, Carlo Vulpio, Gioacchino Genchi e altri galantuomini). Nessuno confonde un avviso di chiusura indagini con una sentenza di condanna. Ma se, sotto la guida di Roberti, la Procura di Salerno giunge alle stesse conclusioni di quella guidata da Apicella, vuol dire che le indagini che costarono la carriera ai quattro pm erano tutt’altro che sballate.
E ora chi li ha linciati dovrebbe cospargersi il capo di cenere, ammettere la clamorosa cantonata e correggere l’errore. In due modi: ripulendo finalmente gli uffici giudiziari di Catanzaro dai magistrati inquisiti (e fra breve imputati) per corruzione giudiziaria e altri gravissimi reati, finora incredibilmente lasciati quasi tutti al loro posto; e annullando le sanzioni contro Nuzzi e Verasani (De Magistris ormai è eurodeputato e Apicella pensionato), restituendo loro l’onore, le funzioni e l’ufficio. Il 1° ottobre 2009 De Magistris si dimise dalla magistratura con una lunga lettera al presidente della Repubblica (e del Csm) Giorgio Napolitano, pubblicata integralmente dal Fatto. Conteneva una serie di drammatici interrogativi sulle sconcertanti interferenze del capo dello Stato nel caso Catanzaro-Salerno. Nessuna risposta.
Alla luce delle ultime notizie in arrivo da Salerno, il capo dello Stato non ha nulla da dichiarare?
Da: “il Fatto Quotidiano” del 20 aprile 2010
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2476421&yy=2010&mm=04&dd=20&title=e_ora_per_favore_chiedete_scus
Qualcuno lo deve pur dire (da http://toghelucane.blogspot.com/ )

Come spesso accade, nell’Italietta degli ultimi 10-15 anni spessissimo, emergono fatti di tale gravità da documentare l’annichilimento dello Stato di Diritto.
Ci era stato dato di assistere, nei primi di dicembre dell’A.D. 2008, all’operato di alcuni magistrati deviati che si erano sottratti al sequestro probatorio in un procedimento penale che li vedeva indagati semplicemente sequestrando a loro volta. Cioè abusando dei poteri loro conferiti perché difendessero e applicassero la Legge, li avevano usati per difendere il loro privato interesse.
Qualsiasi altro cittadino, pubblico ufficiale, avvocato, parlamentare o vattelapesca, sottraendo cose e documenti sequestrati dall’Autorità Giudiziaria, se individuato, sarebbe stato arrestato. Loro no, per loro la Legge è più uguale, per loro la Legge coincide con un’opinione: la propria.
Sono in molti a condividere siffatto convincimento anticostituzionale, tutti coloro che avendone la responsabilità ed i poteri nulla hanno fatto per interrompere le condotte criminose di LOMBARDI Mariano, MURONE Salvatore, FAVI Dolcino, IANNELLI Enzo, GARBATI Alfredo, DE LORENZO Domenico, CURCIO Salvatore Maria (Magistrati).
Nemmeno quei magistrati di Salerno che oggi hanno stigmatizzato condotte criminose di tale gravità da postulare immediate esigenze cautelari. Quelle che la Legge impone quando vi è il rischio dell’inquinamento probatorio e della reiterazione del reato. Dicono, i dottori Maria Chiara Minerva, Rocco Alfano e Antonio Cantarella, Sost.ti Procuratore della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Salerno, che i nominati “magistrati” si sono associati per delinquere e precisamente per addomesticare le indagini penali a carico di loro stessi e di sodali da cui ricevevano ora denari ora altre utilità. Dicono che lo hanno fatto arrampicandosi sugli specchi, eludendo scientemente il sistema normativo dettato a presidio della competenza per reati nei quali un Magistrato assume la qualità di persona sottoposta ad indagini ovvero di persona offesa o danneggiata, evocando a più riprese istituti processuali diversi ed incoerenti rispetto alla situazione venutasi a determinare e reiteratamente prospettata dall’A.G. funzionalmente competente.
Non dicono i salernitani che tutte le massime autorità dello Stato poste a presidio delle garanzie costituzionali hanno taciuto (a volte) oppure hanno parlato difendendo siffatti magistrati e favorendone l’operato criminoso e criminogeno (più spesso).
Non dicono, i salernitani, che ancora oggi, per il procedimento penale “Toghe Lucane” è stata intrapresa da subito un’opera di parcellizzazione dell’unitario contesto investigativo senza una piena cognizione degli atti del procedimento.
Non dicono che molti degli indagati citati sono attualmente all’opera dove erano allora, con i metodi di allora che sono quelli di oggi. Non dicono i dottori Rocco Alfano eccetera, che hanno archiviato l’indagine a carico di Vincenzo Capomolla, erede di De Magistris in Toghe Lucane, e complice di Curcio, Iannelli, Murone, Favi e chissà quanti altri.
Non dicono che l’hanno fatto mentendo su dati documentali presenti in atti e per i quali dovranno rispondere alla Procura di Napoli. Non dicono che i loro colleghi Gabriella Nuzzi, Dionigio Verasani e Luigi Apicella hanno pagato un prezzo professionale altissimo ed oggi si scopre che i “cattivi magistrati” (ma anche cattivi Presidenti della Repubblica, cattivi membri del CSM, cattivi ministri della Giustizia, cattivi Ispettori Ministeriali, cattivi e infedeli avvocati) che li hanno condannati hanno errato, sapendo di sbagliare, volendo sbagliare.
Sono imminenti le elezioni dei membri togati del CSM. Saranno eletti dei magistrati votati da altri magistrati. Mettiamo che un Procuratore titolare di indagini a carico di colleghi si voglia candidare. Peseranno di più i voti degli indagati o quelli dei coraggiosi che hanno subito pur di rispettare la Costituzione? Siamo ad una svolta delicatissima nella storia repubblicana, occorre un grande senso dello Stato ed una enorme stima della propria dignità personale per venirne fuori. Doti di cui riconosciamo alcuni “portatori sani” e che, auspichiamo, risveglino in tanti il fascino umano della libertà, della verità, della bellezza e della giustizia.
Qualcuno lo deve pur dire, visto che i più guardano lontano quanto la punta delle proprie scarpe, rimandando sempre al raggiungimento del “gradino successivo” il momento di smettere con i compromessi e le neghittosità.

mercoledì 21 aprile 2010

SOS – APPELLO DISPERATO IN DIFESA DI UN OSPEDALE

SOS – APPELLO DISPERATO IN DIFESA DI UN OSPEDALE

E’ l’ospedale pubblico di Tinchi di Pisticci (MT), vittima di un vero e proprio piano a dir poco criminale.

Lo stanno letteralmente smontando pezzo dopo pezzo, reparto dopo reparto.

Negli anni scorsi avevano illuso il grande bacino di utenza locale (50.000 persone in inverno e ben 350.000 come in questi giorni d’estate), che le chiusure per ristrutturazioni transitorie di molti reparti come ostetricia, sale parto, pediatria, chirurgia sarebbero servite per riammodernare il nosocomio. Così è stato, infatti sono stati spesi svariati milioni di euro solo che nel frattempo hanno deciso di chiuderlo definitivamente per “regalarlo” a una fondazione privata che si occuperà di “ricerche in neuropsichiatria infantile”,  creando ulteriori dubbi e inquietudini alla già provata popolazione costretta a inenarrabili calvari.

Dal  1° luglio hanno chiuso anche la divisione di Medicina, e da allora alcuni membri del Comitato Cittadiniattivi di Bernalda e Metaponto (che siamo semplici cittadini e non dipendenti in mobilitazione) siamo saliti a oltranza sul tetto più alto dell’ospedale.

Nei giorni prossimi smantelleranno anche gli ultimi reparti rimasti, compreso il laboratorio di analisi e il pronto soccorso.

Le rassicurazioni fornite dal Direttore Generale ASM (Azienda Sanitaria del Materano) davanti alle telecamere di Striscia la Notizia qualche mese fa, sono clamorosamente smentite dai fatti di questi giorni, probabilmente studiati ad hoc per non incappare in un nuovo servizio di Striscia che come è noto riprenderà in autunno.

Per le conseguenze sulla popolazione (molti vecchietti soli  stanno rifiutando i ricoveri negli altri ospedali che distano da Tinchi più di 40 Km, preferendo così di lasciarsi morire), sembra di essere finiti nelle grinfie di qualche criminale nazista curriculato ad Auschwitz.

Ben 12.000 (dodicimila) firme contrarie raccolte tra i cittadini di Pisticci, Marconia, Bernalda, Metaponto non contano nulla per gli aguzzini della Regione Basilicata. Il loro piano continua imperterrito.

Grazie a chi ci aiuterà diffondendo questo appello.

il Comitato Cittadiniattivi di Bernalda e Metaponto

guardate in questo link il servizio di Striscia

http://www.pisticci.com/index.php?option=com_content&view=article&id=520:gaudiano-a-striscia-la-notiziaqlospedale-di-tinchi-non-chiudeq&catid=58:cronaca&Itemid=181

e il presidio in corso ininterrottamente dal 1° luglio sul tetto più alto dell’ospedale di Tinchi

http://www.pisticci.com/index.php?option=com_content&view=article&id=830:tinchi-non-puo-chiudere-pisticcicom-documenta-lo-sperpero-di-denaro-pubblico-&catid=58:cronaca&Itemid=181

ROMA: CASE POPOLARI PER DISABILI ASSEGNATE A CHI NON NE HA DIRITTO

 

ROMA: CASE POPOLARI PER DISABILI ASSEGNATE A CHI NON NE HA DIRITTO
di FRANCESCO PALESE

“Almeno otto appartamenti di una struttura dell’Ater al Tiburtino Terzo, al pian terreno di via Trivento e via Venafro, predisposti per essere assegnati ai disabili, sono utilizzati da normodotati”. E’ quanto documentato da un servizio di Francesco Palese per il programma di Retesole “L’Altra Inchiesta” che andrà in onda domani alle 20:35, ma che può essere visionato all’indirizzo www.laltrainchiesta.com

Sempre Palese, lo scorso 13 febbraio aveva documentato il rifiuto di 7 agenzie immobiliari su 10 di affittare un alloggio ad un ragazzo disabile solo pochi minuti dopo aver offerto ad un normodotato innumerevoli soluzioni abitative.

Protagonisti della protesta allora furono alcuni studenti universitari de La Sapienza in procinto di esssere sfrattati dalla casa dello studente in via Cesare De Lollis, in quanto al termine degli studi. Il programma L’Altra Inchiesta torna quindi a denunciare le difficoltà per una persona con handicap di reperire un alloggio nella capitale.

Gli interessati hanno denunciato nel corso della trasmissione l’inadeguatezza delle strutture pubbliche a fornire delle risposte e chiesto che una quota delle assegnazioni delle case popolari sia destinata ai disabili carrozzati.

Sui 100mila alloggi popolari presenti nella capitale in ben 5mila casi – denuncia il programma – sono state riscontrate dalla Polizia Municipale situazioni di illegalità, e molte di queste riguardano i disabili. Basti pensare che solo al Tiburtino Terzo, negli ultimi due anni, sono state 30 le denunce.

CHI SIAMO

AVVOCATI SENZA FRONTIERE è una rete di operatori del diritto e  professionisti, a livello nazionale ed europeo, istituita ad iniziativa della Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood, che opera dal 1986, di cui fanno parte avvocati, praticanti, iurisperiti, consulenti tecnici, medici forensi, notai, commercialisti, traduttori, assistenti sociali, docenti, studenti, comuni cittadini e volontari, animati da puro senso di giustizia sociale, coraggio civile e solidarietà verso i soggetti più svantaggiati.

Statuto Associativo.

La struttura italiana prefigge di tutelare con la necessaria fermezzasenza timori reverenziali, i cosiddetti “diritti negati” delle persone più deboli, contro ogni forma di abuso della Pubblica Amministrazione e/o di soggetti privati in posizione dominante, contribuendo a fare crescere la legalità e l’etica deontologica della professione forense, la cui nobiltà è troppo spesso offuscata da comportamenti non sempre improntati a lealtà professionale, ovvero dalla diffusa debolezza dei Consigli dell’Ordine, incapaci di uscire dalle logiche dominanti e, in genere, più vicini agli interessi del potere e delle corporazioni che a quelli della collettività.

A tale scopo, stiamo cercando di implementare la rete di A.s.F. in ogni Regione d’Italia, onde rispondere sempre più capillarmente al diffuso bisogno di giustizia e di legalità, ovvero alle crescenti richieste di assistenza legale per casi di malagiustizia che ci vengono segnalati da ogni parte del Paese. Ragione per cui siamo sempre aperti a nuove collaborazioni nonché a ricevere donazioni e progetti per aprire sportelli di “S.O.S. GIUSTIZIA”, tenuto conto che non usufruiamo di alcun finanziamento pubblico né abbiamo padrini politici. 

Gli sportelli di “S.O.S. GIUSTIZIA” offrono orientamento legale e la necessaria assistenza alle persone in stato di bisogno vittime della malagiustizia. Tale attività viene svolta da operatori del settore, a livello di volontariato, e comprende: consulenza telefonica gratuita e valutazione del caso; studio degli atti e classificazione giuridica; individuazione dei rimedi più acconci; intervento sugli enti e parti controinteressate; assistenza legale tecnica, attraverso l’intervento di legali civilisti, penalisti e amministrativisti; stesura di istanze di gratuito patrocinio; stesura di ricorsi alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo; patrocinio e intervento in giudizio della Associazione, ove il caso rivesta un interesse pubblico.

Allo stato non siamo in grado di coprire l’intero territorio nazionale né tantomeno di seguire, indistintamente, tutti i casi segnalatici, data l’enorme mole di richieste da ogni parte d’Italia, per cui ci troviamo a nostro malgrado costretti a dare la precedenza ai casi più emblematici e di rilevante interesse sociale. Ciononostante invitiamo le persone bisognose di tutela a non perdere la speranza, inviandoci via mail una breve denuncia dei fatti utilizzando il modulo di segnalazione che, ove ben documentata, provvederemo a pubblicare nelle pagine web della Mappa della malagiustizia in Italia e nella ns. rivista on line www.lavocedirobinhood.it

D‘altronde, lo sviluppo della rete di Avvocati Senza Frontiere e la capacità di estendere il servizio, affermando il diritto di accesso alla giustizia e di difesa di tutti i cittadini, dipendono essenzialmente dalla sensibilità degli utenti a condividere in concreto gli ideali dell’Associazione e dalla consapevolezza che l’auspicato cambiamento epocale del rapporto tra governanti e sudditi, necessario a rendere effettivo il principio di uguaglianza di fronte alla legge, potrà nascere solo attraverso una rivoluzione delle coscienze e da una forte pressione popolare.

UN KILLER SUBDOLO PER MIGLIAIA DI LAVORATORI E PER LE LORO FAMIGLIE

A cura di Ezio Bonanni (Avvocato)Il Legislatore (art. 247 D. Lgs. 9 aprile 2008, n° 81) con “il termine amianto (designa) … i seguenti silicati fibrosi:
L’actinolite d’amianto, n. CAS 77536-66-4 ,
La grunerite d’amianto (amosite), n. CAS 12172-73-5
L’antofillite d’amianto, n. CAS 77536-67-5
Il crisotilo, n. CAS 12001-29-5
La crocidolite, n. CAS 12001-28-4
La tremolite d’amianto, n. CAS 77536-68-6 “.
I silicati (finemente) fibrosi, con struttura microcristallina di magnesio, ferro, calcio e sodio, in natura non sono solo sei (contrariamente al declinato normativo), ma circa quattrocento, e vengono individuati, in via generale, con il termine amianto (amiantos), e cioè incorruttibile, che è sinonimo di asbesto (asbestos) e cioè inestinguibile, attraverso la identificazione delle qualità chimico-fisiche, già conosciute nell’antichità.
Nel passato se n’è fatto un uso indiscriminato, nonostante già negli anni ’30, il Prof. Vigliani ne dimostrava la pericolosità per l’uomo, fino a condurre al riconoscimento dell’asbestosi come malattia professionale, con relativo indennizzo, con Legge n°455/43.
Sembrava un tiro beffardo della storia: mentre uomini e donne si fronteggiavano in tutti i teatri di guerra, tra lutti e tragedie, ed indicibili distruzioni, il legislatore italiano trovava il tempo di costituire una rendita per i lavoratori malati di asbestosi.
L’amianto veniva utilizzato marginalmente, e negli anni a seguire, pur dopo la disposizione costituzionale di cui all’art. 32 (protezione della salute, come diritto del singolo ed interesse della collettività) venne utilizzato sempre di più, in tutti i settori, in quanto economicamente conveniente.
L’idea di massimizzare il profitto prevaleva sulla vita umana!
Nelle fabbriche, nei mezzi di trasporto, nelle attività e luoghi di vita, fino agli aerei, alle navi ed ai treni, perfino nelle culle e nelle tende di teatro.
Questo killer si è insinuato, con costi altissimi in termini di vite umane e paradossalmente quelle costruzioni, quelle fabbriche, dette della morte, non avevano più alcun valore commerciale, anzi con costi enormi per la bonifica, da aggiungere a quelli sociali e quelli economici per le cure mediche.
Nel tempo, lo stato consapevole del rischio morbigeno indotto dalla presenza di amianto, non solo era inadempiente degli obblighi costituzionali, ma arrivava a violare le norme di diritto internazionale (art. 2 e 8 CEDU), fino al non recepimento delle direttive comunitarie.
Con la Direttiva n°477/83/CEE, avente ad oggetto la “protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con un’esposizione all’amianto durante il lavoro”, sono state emanate norme specifiche di tutela dei lavoratori dal pericoloso cancerogeno.
In particolare era stato vietato l’uso dell’amianto a spruzzo, ed erano stati imposti i limiti di soglia: e poiché il rischio è proporzionale all’esposizione, per durata ed intensità, evidentemente l’inadempimento degli obblighi comunitari, come pure dell’efficace rispetto della normativa interna, che pure sussisteva (e per il quale lo Stato si sarebbe dovuto impegnare), basti qui richiamare la norma di cui all’art. 21, D.P.R. n°303/56, circa l’aspirazione delle polveri, e di cui all’art. 387, D.P.R. n°547/55, circa l’obbligo di protezione con maschere filtranti, in combinato disposto con l’art. 32 della Costituzione, costituisce inadempimento di contratto sociale, e/o fatto antigiuridico, fonte di obbligazione ex art. 1173 c.c.).
Tuttavia, al fine di favorire i gruppi industriali dell’amianto, lo stato non recepiva tempestivamente la direttiva e ne seguiva l’inizio di una procedura di infrazione (n°240/89) che veniva definita con sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee del 13.12.1990, con la quale la Repubblica Italiana veniva condannata, ed altre condanne ne seguirono, una delle ultime, quella relativa all’inadempimento della direttiva, pure attinente alla sicurezza sul lavoro, n°391/89 CEE, con sentenza depositata in data 15.11.2001, a definizione della procedura di infrazione n°49/00.
Recentemente, nel processo Eternit, è stata accolta l’istanza di chiamata in causa dello Stato come responsabile civile, e tutt’oggi, in fondo vittime dell’amianto, pure istituito con l’art. 1, commi 241/246 della Legge 244/2007, e che costituiscono la fonte specifica della responsabilità solidale dello Stato per il fatto degli imputati, la fonte del rispondere di fatti altrui, non è operativo per mancanza del decreto di attuazione.
Tutte le vittime di tutta Italia, e non soltanto quelle della fabbrica della morte Eternit, non possono accedere a somme già stanziate per mancanza del regolamento di attuazione della legge che istituisce in fondo.
Il termine per emanarlo era di 3 mesi, ma sono passati oltre 2 anni, e non se n’è fatto nulla: e le vittime ancora attendono…
Con Decreto Legislativo n°277/91, finalmente, è stata recepita la direttiva comunitaria n°477/83, e con la legge n°257/92 è stata vietata la estrazione, produzione e commercializzazione del pericoloso minerale, ed erano stati riconosciuti dei benefici contributivi, che poi sono dei risarcimenti, in favore di lavoratori esposti, che per ciò stesso hanno minori aspettative di vita ed il rischio incombente di contrarre patologie che portano alla morte nel volgere di qualche mese.
Ma questi risarcimenti contributivi di cui all’art. 13, commi 7 e 8, Legge n°257/92, sono anch’essi rimasti sulla carta, tranne rare eccezioni, fino ad ulteriori iniziative di regressione e limitazione.
Non possiamo che affermare “lo Stato chieda scusa ai morti d’amianto”.
Sono pendenti procedimenti innanzi la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo e ricorsi presso la Commissione Europea.
C’è da auspicare una inversione di tendenza…almeno si spera.
L’importante è non arrendersi, nella ricerca della verità e della giustizia, che è anche dignità e libertà.
Roma, 20.01.2010
Avv. Ezio Bonanni

 

LA NUOVA ROSARNO NELL'AGROPONTINO

La memoria della “battaglia di Rosarno” è ancora viva, nell’opinione pubblica italiana.

I suoi protagonisti erano africani immigrati e clandestini, raccoglitori d’arance prostrati dalle paghe da fame e dalle condizioni di vita indegne, che reagirono alla discriminazione e alla violenza dei rosarnesi con altrettanta violenza.

Sull’agropontino non si è ancora arrivati a uno scontro da Far West come quello,

eppure i 60-70mila(nei picchi stagionali) lavoratori dei campi clandestini sono costretti a subire la stessa umiliante sorte.

Provengono dal Punjab, nord dell’India, terra di contadini.

Non parlano quasi per nulla l’italiano, pagano 300 euro per avere un tetto sopra la testa e lavorano senza sosta. Per due euro all’ora, se clandestini.

La clandestinità è un reato molto conveniente: la regolarizzazione di un immigrato avrebbe dei costi sociali da sostenere, per un imprenditore.

Lo stesso imprenditore-sfruttatore spesso incoraggia la regolarizzazione per lucrarci sopra, chiede in cambio della procedura 3mila-5mila euro, e poi rispedisce a “casa” il lavoratore per sostituirlo con un clandestino.

Il mercato del lavoro nero è inesauribile e pare che lo sia anche l’assenza di scrupoli di certi imprenditori.

L’agropontino è una delle zone più fertili d’Italia sin dalla bonifica che Mussolini fece negli anni 30′, per sottrarlo alla malaria.

Settantamila ettari congiunti da quattro punti cardinali, Latina Sezze Terracina e Sabaudia.La Camera di Commercio registra 11mila aziende e solo 10mila lavoratori regolari.

Tutto il resto del lavoro è sotterraneo, nascosto e sottratto alla tutela dello Statuto dei Lavoratori.

 http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-52a6ed2c-8b9f-4d75-89f2-17e97a5ed68f.html (video)

CERCASI DISPERATAMENTE GIUDICE CHE CREDE NELLA GIUSTIZIA

MASSOMAFIA E TSO A PERUGIA

Pubblichiamo il toccante appello della Dr.ssa Maria Rosaria Morra, apparso sui muri adiacenti al Palazzo di Giustizia di Perugia, alcuni anni fa, a seguito del quale è stata internata in manicomio e sottoposta a “trattamento sanitario obbligatorio” (T.S.O.).
All’incredibile odissea di Maria Rosaria Morra, nota commercialista, che ebbe il coraggio di denunciare il malaffare locale e le complicità della magistratura perugina, diede qualche tiepido eco, solo, la stampa locale, con un articolo apparso sul Corriere dell’Umbria, l’8.9.98.
Toccati dallo spessore morale e della sincerità dell’appello, non ancora raccolto da nessun giudice…, riteniamo doversoso segnalare l’emblematico caso dove la corruzione si serve di giudici e medici compiacenti per assecondare i propri fini diabolici.

Dopo oltre 13 anni di inerzia della magistratura dalla pubblicazione del caso sulla stampa locale e sul nostro sito internet si è fatto vivo il marito dell’avvocato citato dalla dr.ssa Morra, apostrofandola come una pazza, e minacciando denunce nei nostri confronti, ove non avessimo provveduto a cancellare il nome del ritenuto “infidelis procurator“, cosa di cui lo accontentiamo, seppure trattasi della mera riproduzione del testo di una denuncia apparsa su tutti i muri di Perugia e sui quotidiani locali.

A questo punto, insistiamo per la riapertura del caso, anche ai sensi dell’art. 414 c.p.p., ove le indagini fossero state eluse o insabbiate, riservando di costituirci parte civile, a tutela di interessi diffusi dei cittadini vittime di abusi sanitari e malagiustizia. 

Cercasi disperatamente un giudice che ha scelto di fare il giudice perchè crede pronfondamente nella Giustizia…

A T T E N Z I O N E

Caro Palazzo di Giustizia, sai ho dovuto attaccare un volantino proprio sul tuo portone. Ma credimi non sarò certo stata io ad insudiciarti con un foglio bianco che dice una verità.

 

 

Il mio avvocato xxxxxx xxxxxxx mi ha venduto alle controparti e la cosa è dimostrabile. L’ho denunciata, per infedele patrocinio ma i giudici hanno archiviato tutto.
Caro Palazzo di Giustizia di fuori sei tanto bello, ma di dentro sei brutto come una pancia piena di malattie.
Dentro la tua pancia ci sono tanti corridoi come budelli, scale, cunicoli, con tanti animaletti che vanno su e giù come nei disegni di Escher, dove ci sono scale e scalette con tanti omini che salgono e scendono da scale che non portano da nessuna parte, coccodrilli che sbucano da un foglio, per poi rientrarci come per incanto. Omini che guardano su grandi libri, dove c’è scritto tutto e il contrario di tutto, li chiamano i libri della legge, poi usano quelle leggi secondo i personaggi delle storie e la convenienza del momento. Caro Palazzo di fuori sei tanto bello, sei rimasto come tanto tempo fa, come quando ti nominarono Palazzo di giustizia, e magari allora le intenzioni erano buone. Adesso invece con tutte le trasformazioni interne che ti hanno fatto, sei tanto strano! Dentro di te ci si sente smarriti. Sei scollegato, poco pratico, un labirinto scomodo, parti moderne, parti antiche, scoordinato, disarmonico, sconfortante. Ti hanno scomposto tutto e del Palazzo originale, conservi solo la facciata.
Io non so alla fine cosa venga fuori da quella tua grande pancia, ma quello che ho sentito io, PUZZAVA!

Maria Rosaria Morra

Campania

Prima di accingerVi a leggere i vari casi, pensate che si tratta di storie vere, per cui molti uomini sono morti e tante famiglie sono state distrutte dal dolore, senza ricevere alcuna tutela, da parte delle varie Autorità a cui fiduciosamente si erano rivolte. Pensate che non si tratta di casi isolati e non crediate che ciò che è capitato agli altri non possa, prima o poi, capitare, anche, a Voi od, a qualche stretto congiunto. Sarebbe il più grave errore che potreste commettere, dal quale genera l’indifferenza verso i mali della giustizia e su cui si fonda il dominio del male e della menzogna sulla Verità.

Marche

Prima di accingerVi a leggere i vari casi, pensate che si tratta di storie vere, per cui molti uomini sono morti e tante famiglie sono state distrutte dal dolore, senza ricevere alcuna tutela, da parte delle varie Autorità a cui fiduciosamente si erano rivolte. Pensate che non si tratta di casi isolati e non crediate che ciò che è capitato agli altri non possa, prima o poi, capitare, anche, a Voi od, a qualche stretto congiunto. Sarebbe il più grave errore che potreste commettere, dal quale genera l’indifferenza verso i mali della giustizia e su cui si fonda il dominio del male e della menzogna sulla Verità.

Abruzzo

Prima di accingerVi a leggere i vari casi, pensate che si tratta di storie vere, per cui molti uomini sono morti e tante famiglie sono state distrutte dal dolore, senza ricevere alcuna tutela, da parte delle varie Autorità a cui fiduciosamente si erano rivolte. Pensate che non si tratta di casi isolati e non crediate che ciò che è capitato agli altri non possa, prima o poi, capitare, anche, a Voi od, a qualche stretto congiunto. Sarebbe il più grave errore che potreste commettere, dal quale genera l’indifferenza verso i mali della giustizia e su cui si fonda il dominio del male e della menzogna sulla Verità.