20 aprile 2010
Due anni fa il Csm puniva Luigi De Magistris, vietandogli di fare mai più il pm, e lo trasferiva da Catanzaro a Napoli, dopo che aveva denunciato un complotto politico-giudiziario per sottrargli e insabbiare le inchieste Poseidone e Why Not. Un anno fa lo stesso Csm destituiva il procuratore di Salerno Luigi Apicella e puniva i suoi sostituti Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, trasferendoli nel Lazio e vietando pure a loro di fare mai più i pm, dopo che avevano accertato il complotto ai danni di De Magistris e dunque indagato e perquisito i vertici della magistratura catanzarese che da mesi rifiutavano di trasmettere copie del fascicolo Why Not. Un ampio e trasversale fronte politico-giudiziario-affaristico-mediatico, con l’avallo del capo dello Stato, spacciò le indagini sulla fogna di Catanzaro per una “guerra fra procure” e i provvedimenti del Csm per una saggia azione pacificatrice. In realtà le indagini di De Magistris erano corrette e doverose, così come quelle dei pm salernitani, e chi ha trasferito gli uni e gli altri non ha fatto altro che coronare la congiura ordita dalla cupola calabrese. L’avevano già stabilito i provvedimenti emessi dal Riesame di Salerno (respingendo i ricorsi dei perquisiti a Catanzaro) e dal Tribunale di Perugia (che aveva archiviato le denunce dei pm catanzaresi contro Nuzzi, Verasani, Apicella e De Magistris).
Che sia diventato improvvisamente anche lui un incapace, come i colleghi puniti, esiliati e degradati sul campo? Che meriti pure lui un’intemerata dal Quirinale e un’immediata punizione dal Csm? Fino a quando le istituzioni fingeranno di non vedere quel che è accaduto e ancora accade nella fogna di Catanzaro, eliminando e imbavagliando chiunque osi metterci il naso (oltre ai pm già citati, quella cloaca ha risucchiato Clementina Forleo, Carlo Vulpio, Gioacchino Genchi e altri galantuomini). Nessuno confonde un avviso di chiusura indagini con una sentenza di condanna. Ma se, sotto la guida di Roberti, la Procura di Salerno giunge alle stesse conclusioni di quella guidata da Apicella, vuol dire che le indagini che costarono la carriera ai quattro pm erano tutt’altro che sballate.
E ora chi li ha linciati dovrebbe cospargersi il capo di cenere, ammettere la clamorosa cantonata e correggere l’errore. In due modi: ripulendo finalmente gli uffici giudiziari di Catanzaro dai magistrati inquisiti (e fra breve imputati) per corruzione giudiziaria e altri gravissimi reati, finora incredibilmente lasciati quasi tutti al loro posto; e annullando le sanzioni contro Nuzzi e Verasani (De Magistris ormai è eurodeputato e Apicella pensionato), restituendo loro l’onore, le funzioni e l’ufficio. Il 1° ottobre 2009 De Magistris si dimise dalla magistratura con una lunga lettera al presidente della Repubblica (e del Csm) Giorgio Napolitano, pubblicata integralmente dal Fatto. Conteneva una serie di drammatici interrogativi sulle sconcertanti interferenze del capo dello Stato nel caso Catanzaro-Salerno. Nessuna risposta.
Alla luce delle ultime notizie in arrivo da Salerno, il capo dello Stato non ha nulla da dichiarare?
Da: “il Fatto Quotidiano” del 20 aprile 2010
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2476421&yy=2010&mm=04&dd=20&title=e_ora_per_favore_chiedete_scus
Come spesso accade, nell’Italietta degli ultimi 10-15 anni spessissimo, emergono fatti di tale gravità da documentare l’annichilimento dello Stato di Diritto.
Ci era stato dato di assistere, nei primi di dicembre dell’A.D. 2008, all’operato di alcuni magistrati deviati che si erano sottratti al sequestro probatorio in un procedimento penale che li vedeva indagati semplicemente sequestrando a loro volta. Cioè abusando dei poteri loro conferiti perché difendessero e applicassero la Legge, li avevano usati per difendere il loro privato interesse.
Qualsiasi altro cittadino, pubblico ufficiale, avvocato, parlamentare o vattelapesca, sottraendo cose e documenti sequestrati dall’Autorità Giudiziaria, se individuato, sarebbe stato arrestato. Loro no, per loro la Legge è più uguale, per loro la Legge coincide con un’opinione: la propria.
Sono in molti a condividere siffatto convincimento anticostituzionale, tutti coloro che avendone la responsabilità ed i poteri nulla hanno fatto per interrompere le condotte criminose di LOMBARDI Mariano, MURONE Salvatore, FAVI Dolcino, IANNELLI Enzo, GARBATI Alfredo, DE LORENZO Domenico, CURCIO Salvatore Maria (Magistrati).
Nemmeno quei magistrati di Salerno che oggi hanno stigmatizzato condotte criminose di tale gravità da postulare immediate esigenze cautelari. Quelle che la Legge impone quando vi è il rischio dell’inquinamento probatorio e della reiterazione del reato. Dicono, i dottori Maria Chiara Minerva, Rocco Alfano e Antonio Cantarella, Sost.ti Procuratore della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Salerno, che i nominati “magistrati” si sono associati per delinquere e precisamente per addomesticare le indagini penali a carico di loro stessi e di sodali da cui ricevevano ora denari ora altre utilità. Dicono che lo hanno fatto arrampicandosi sugli specchi, eludendo scientemente il sistema normativo dettato a presidio della competenza per reati nei quali un Magistrato assume la qualità di persona sottoposta ad indagini ovvero di persona offesa o danneggiata, evocando a più riprese istituti processuali diversi ed incoerenti rispetto alla situazione venutasi a determinare e reiteratamente prospettata dall’A.G. funzionalmente competente.
Non dicono i salernitani che tutte le massime autorità dello Stato poste a presidio delle garanzie costituzionali hanno taciuto (a volte) oppure hanno parlato difendendo siffatti magistrati e favorendone l’operato criminoso e criminogeno (più spesso).
Non dicono, i salernitani, che ancora oggi, per il procedimento penale “Toghe Lucane” è stata intrapresa da subito un’opera di parcellizzazione dell’unitario contesto investigativo senza una piena cognizione degli atti del procedimento.
Non dicono che molti degli indagati citati sono attualmente all’opera dove erano allora, con i metodi di allora che sono quelli di oggi. Non dicono i dottori Rocco Alfano eccetera, che hanno archiviato l’indagine a carico di Vincenzo Capomolla, erede di De Magistris in Toghe Lucane, e complice di Curcio, Iannelli, Murone, Favi e chissà quanti altri.
Non dicono che l’hanno fatto mentendo su dati documentali presenti in atti e per i quali dovranno rispondere alla Procura di Napoli. Non dicono che i loro colleghi Gabriella Nuzzi, Dionigio Verasani e Luigi Apicella hanno pagato un prezzo professionale altissimo ed oggi si scopre che i “cattivi magistrati” (ma anche cattivi Presidenti della Repubblica, cattivi membri del CSM, cattivi ministri della Giustizia, cattivi Ispettori Ministeriali, cattivi e infedeli avvocati) che li hanno condannati hanno errato, sapendo di sbagliare, volendo sbagliare.
Sono imminenti le elezioni dei membri togati del CSM. Saranno eletti dei magistrati votati da altri magistrati. Mettiamo che un Procuratore titolare di indagini a carico di colleghi si voglia candidare. Peseranno di più i voti degli indagati o quelli dei coraggiosi che hanno subito pur di rispettare la Costituzione? Siamo ad una svolta delicatissima nella storia repubblicana, occorre un grande senso dello Stato ed una enorme stima della propria dignità personale per venirne fuori. Doti di cui riconosciamo alcuni “portatori sani” e che, auspichiamo, risveglino in tanti il fascino umano della libertà, della verità, della bellezza e della giustizia.
Qualcuno lo deve pur dire, visto che i più guardano lontano quanto la punta delle proprie scarpe, rimandando sempre al raggiungimento del “gradino successivo” il momento di smettere con i compromessi e le neghittosità.
mercoledì 21 aprile 2010