Archivio Autore: Palau Giovannetti Pietro - Pagina 19

Il sacco di Casalnuovo sui terreni dell'Augustissima Arcinconfraternita. Collusioni tra alti prelati, magistrati, pezzi dello Stato e potere politico.

L’INCREDIBILE ODISSEA GIUDIZIARIA DI LUIGI IOVINO.

C’è di mezzo la Augustissima Arciconfraternita dei Pellegrini, elitaria compagine fra poteri occulti e religione comprendente magistrati, alti prelati, medici e pezzi dello Stato, nel calvario quotidiano degli ultimi 15 anni di Luigi Iovino, il blogger divenuto famoso per essersi incatenato dinanzi al palazzo del Consiglio Superiore della Magistratura.

Luigi Iovino nel 1993 stipula un preliminare di compravendita per un appartamento all’interno del Parco delle Ginestre, a Casalnuovo. L´immobile in questione rientra in una lottizzazione richiesta dalla “Arciconfraternita degli ospedali e Santissima Trinità dei Pellegrini e dei Convalescenti“, di cui “la Voce”, nel 2002, divulgò gli elenchi segreti.

E’ il Comune di Casalnuovo a rilasciare la concessione edilizia n. 133 del 1990, successivamente girata alla società “Del Vecchio Costruzioni spa”. Casalnuovo è uno di quei comuni a rischio nella zona nord di Napoli su cui sorgono interi villaggi di cemento abusivi. A un anno dal preliminare di vendita, Iovino prende possesso («come consegnatario») della casa, ma non salda il prezzo concordato, perché scopre che «la società non era in grado di regolarizzare la vendita e che i documenti catastali e amministrativi non erano legali».  Ma con la solita logica della magistratura di regime, usando due pesi due misure, nei confronti dei poveracci, la famiglia Iovino è costretta a sloggiare dagli immobili costruiti in violazione alle norme di legge, mentre nulla sfiora i potenti costruttori e i religiosissimi padroni dei terreni, ignorando vergognosamente che gli Iovino per acquistare quell’appartamento avevano speso un’intera vita di lavoro, vedendosi volatilizzare tutti i loro risparmi.

Poco dopo la sentenza del tribunale il tenace Iovino scopre però che lo stesso appartamento che è stato costretto a rilasciare dai giudici civili partenopei è stato venduto ad altra famiglia. Da questo momento comincia una vera e propria guerra giudiziaria prima in sede civile e poi penale. Iovino fa i nomi e i cognomi di chi lo avrebbe truffato. Nelle sue denunce chiama in causa il Comune di Casalnuovo, la Curia di Napoli, il Gruppo Ferlaino. Poi gli stessi magistrati che accusa di “truffa processuale”.

Iovino dedica la sua vita a ottenere la restituzione della caparra (circa 87.500.000 di vecchie lire su un totale di 175.000.000) versata per una casa che lui definisce «abusiva» e soprattutto per «avere giustizia». Quindici anni di processi, un blog (www.luigiiovino.it) ben documentato e pieno di documenti e denunce sui giornali da L’Espresso e la Repubblica a giornali locali.

Circa due anni fa, a seguito del clamore suscitato dli articoli apparsi sulla stampa, finalmente il procuratore capo di Nola (Procura competente per gli abusi edilizi) chiede un incontro urgente al magistrato che sta curando il “fascicolo Iovino”, Francesco Raffaele. I carabinieri raccolgono tutte le denunce e preparano un dossier per il procuratore Mancuso, partendo dalla prima denuncia (1998) per vizi strutturali dell´immobile (tra cui il giardino) e la mancanza di documenti. Nel dossier, le denunce prodotte negli anni da Luigi Iovino (sia in sede civile che penale) ruotano attorno a due reati: abusivismo edilizio e falsità documentale. Il primo reato è legato a una domanda di condono edilizio, ancora in fase di definizione. Mentre “la falsità documentale” potrebbe essere inficiata da tre domande di sanatoria presentate dalla “Del Vecchio” e per cui la Procura di Napoli nel dicembre 2005 aveva già chiesto l´archiviazione. Insomma un processo sul filo burocratico-amministrativo e con un forte rischio di prescrizione dei reati, causato dalla ingiustificata inerzia degli organi giudiziari e dall’omesso tempestivo esercizio dell’azione penale.

Nella lettera aperta e Denuncia del 21.7.09, pubblicata sul suo blog, Iovino ricostruisce il calvario giudiziario della sua famiglia e gli abusi subiti dalle Procure di Napoli e Roma, dove aveva ottenuto l’apertura di un fascicolo sulle indagini archiviate troppo velocemente nel 2005 dalla Procura di Napoli e sull’operato del personale di giustizia nei processi civili e penali.

Ma anche la procura di Roma rimane del tutto inerte e quindi il procedimento passa nelle mani della procura di Perugia, nota roccaforte massonica e punto di approdo degli insabbiamenti romani, che “more solito” pare cerchi di mettere tutto a tacere, senza alcuna indagine.

Il “j’accuse” di Iovine si concentra soprattutto sul fatto che gli immobili realizzati, grazie al “sacco di Casalnuovo” (sette palazzi su un totale di 135 abitazioni) sono ancora in piedi, tutti “regolarmente” abitati e i frutti economici dello scempio vanno ancora oggi a beneficio dei costruttori proprietari dei terreni, nonostante le tante sentenze penali che avevano riconosciuto le violazioni edilizie. Le procure via via adite non potevano quindi non riconoscere le gravissime responsabilità dell’Amministrazione Comunale di Casalnuovo sia nelle costruzioni abusive ma anche e soprattutto in relazione alla frode amministrativa e giudiziaria in atto, i cui mandanti secondo i difensori della famiglia Iovino non possono che essere gli enti di Culto controllati dalla Curia di Napoli che prima favorirono la costruzione di 135 appartamenti abusivi, omettendo ogni tipo di controllo sugli abusi edilizi ed amministrativi e da ben 15 anni a questa parte si godono i frutti degli illeciti commessi, cioè i canoni di locazione di 40 appartamenti abusivi, costruiti con i soldi ricavati dalla vendita di altri 95 appartamenti abusivi a famiglie ignare di avere acquistato immobili non commerciabili.

Conclusivamente, il blog di denuncia chiude affermando che deve necessariamente esistere un “patto tra operatori deviati” di Chiesa, Stato, magistratura, forze dell’ordine e colletti bianchi, in danno di chi cerca giustizia contro una delle componenti del patto mafioso. “Un patto che non esclude il riscorso alla violenza, alla prevaricazione, alla negazione dei diritti e della giustizia, con l’unico scopo di salvaguardare gli interessi illeciti dell’uno e dell’altro, in un carosello che travolge ogni legittima aspirazione dei cittadini comuni”.

http://www.luigiiovino.it/default.asp?idSettore=72&idPagina=79&what=testopagina

 

 

VITTIMA DELL'USURA E DELLO STATO MAFIOSO

Ecco un incoraggiamento a non denunciare il racket…

Quando l’antimafia non paga, la storia di Bernardo Raimondi

Legalità è una parola che ha un suo peso, assume le forme di giudici coraggiosi, associazioni che tutelano i cittadini ed i commercianti, può avere la forma dello Stato, ma scegliere la via della legalità non è sempre facile.  Ne sa qualcosa un artigiano molto ricercato per i suoi lavori, Bernardo Raimondi, vittima per anni del racket che decise di ribellarsi a quella morsa così soffocante per affidarsi ad una associazione che lo tutelasse. Anni di peripezie, richieste più o meno palesi di “sponsorizzazioni importanti” per entrare nel circuito di protezione nelle vittime del racket, alla fine Raimondi era riuscito a trovare una soluzione, portando in giro i suoi prodotti e recentemente aveva riaperto il suo laboratorio artigianale a Borgo Molara, una frazione tra Palermo e Monreale. Proprio mentre gli affari ricominciavano a girare, con alcune commesse chieste da turisti in visita, il locale è stato dichiarato inagibile. Mancavano un paio di mensilità arretrate ma il lavoro andava bene, Raimondi sarebbe riuscito a mettersi in pari, poi l’ultima tegola. Nonostante la sua storia sia più volte finita sui media nazionali, Raimondi non riesce ad ottenere lo status di vittima dell’usura, in un silenzio che dopo ben due anni si fa assordante.

Pubblicato da Francesco Quartararo il 22 luglio 2010

http://www.blogpalermo.it/2010/07/22/quando-lantimafia-non-paga-la-storia-di-bernardo-raimondi/

 

CASO CUPIC: INSABBIATA LA DENUNCIA E L'INTERROGAZIONE

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Atto a cui si riferisce:
C.4/05555 [Le gravi denunce della signora Cupic]
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-05555 presentata da ANTONIO BORGHESI
martedì 22 dicembre 2009, seduta n.261
BORGHESI. – Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:
la signora Milica Cupic, cittadina italiana, lamenta una serie di comportamenti quanto meno opinabili di organi della giustizia militare e civile in ordine a fatti da lei denunciati;
in più occasioni ed in data 4 ottobre 2003 la signora Cupic ha denunciato gravi fatti a sua detta ascrivibili a personaggi identificati e identificabili. In particolare riferiti al suo ex marito, generale a due stelle e dunque alta carica dell’Esercito italiano, che ella ebbe a denunciare già nel 1996 in relazione alla morte violenta della propria figlia e di un sottoufficiale dell’Esercito avvenuta il 3 febbraio 1986;
secondo quanto riferito dalla stessa signora Cupic ella avrebbe altresì avuto modo di segnalare come un alto grado della Guardia di Finanza avrebbe favorito la promozione al suo ex marito. Tale personaggio sarebbe poi diventato Comandante Generale della Guardia medesima;
la Procura della Repubblica di Roma, dopo aver ricevuto l’esposto firmato dalla signora Cupic, lo avrebbe trasmesso al Procuratore Aggiunto, dottor Ettore Torri, come esposto anonimo, mentre, ad avviso dell’interrogante, ne risultava esattamente identificato il soggetto che lo aveva inviato;
tali denunce sono state archiviate, ma è evidente che in tal caso la signora Cupic avrebbe dovuto essere indagata per calunnia, cosa che non è mai avvenuta;
sembra per la verità che la denuncia della signora Cupic in merito alla morte del Sottoufficiale sia stata archiviata, giustificandola con il fatto che la signora sarebbe affetta da «sindrome delirante lucida» e che di ciò la procura militare sarebbe stata informata, per quanto riferito dall’interessata, in modo improprio dal direttore del Policlinico Militare di Roma, dottor Ballarini. La Cupic fu effettivamente visitata nel 1996 presso il Policlinico Militare dal Capitano medico Marco Cannavicci, il quale fece in effetti un rapporto al direttore sullo stato psicologico della signora, nel quale tuttavia mai pronunciò la diagnosi che avrebbe portato all’archiviazione;
in data 15 gennaio 2005 la signora Cupic presentò alla procura militare di Roma una formale denuncia contro il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Giulio Fraticelli, per «omissioni in atti d’ufficio», in relazione alle denunce presentate nei confronti dell’ex marito ed alla documentazione a suo dire inviata al generale Pompegnani. Il generale Fraticelli avrebbe comunicato alla signora Cupic di aver relazionato al procuratore Intellisano, il quale per altro in un incontro avvenuto con la Cupic il 7 dicembre 2004 negò di aver mai ricevuto nulla;
della denuncia di cui sopra esiste traccia nella lettera che la procura militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma ha inviato allo studio legale Lombardi in data 16.05.2005 (Numero 8/C/04INT «mod. 45» di protocollo) a firma del Procuratore Intellisano;
nel dicembre 2004 la Cupic ebbe a presentare una denuncia alla Procura Militare contro il Ten. Col. Ballarini inviandola al A.G. Maresciallo Cervelli -:
di quali informazioni dispongano sulla vicenda e se intendano adottare iniziative nell’ambito delle proprie competenze. (4-05555)

Palermo, tenta di darsi fuoco davanti al Tribunale

Palermo, tenta di darsi fuoco davanti al Tribunale

“Al Tribunale” PalermoSi è cosparso di benzina, pronto a darsi fuoco. Poco più di 250 euro al mese per vivere, una causa di divorzio in corso che non gli rende giustizia, una leucemia che complica gravemente le cose. Lo racconta il cartello che ha tenuto in mano finché non ha preso la tanica da 5 litri per svuotarsela addosso. I vestiti zuppi di benzina, in mano un accendino.

È al centro della strada, davanti all’ingresso del vecchio Palazzo di Giustizia di Palermo.

Più giù, in strada, gli automobilisti ignari procedono a rilento, la chiazza di combustibile si allarga al centro della strada. V.C., 65 anni, è pronto ad azionare l’accendino. Un carabiniere gli piomba addosso, bloccandolo e riuscendo a togliergli l’accendino. Nel frattempo arrivano i rinforzi: in pochi istanti la zona è presidiata dalle forze dell’ordine.

Per strada il traffico rallenta, qualcuno pensa al morto ammazzato, all’attentato di mafia. Per fortuna non è morto nessuno.

Arriva l’ambulanza, ma V.C. non vuol essere trasportato in ospedale. Cercano di sedarlo, di tranquillizzarlo, ma lui non può. Ha tanto da raccontare, tanto da chiedere. Vuole tornare in strada, i vestiti che ancora puzzano di benzina: gli infermieri gli fanno togliere almeno la giacca, che viene appesa allo sportello dell’ambulanza ferma accanto all’ingresso del tribunale. I passanti rallentano per capire cos’è successo. Al carabiniere che tenta di farlo ragionare risponde con toni esagitati, continuando a inveire. Il carabiniere gli dice che possono costringerlo a restare dov’è e allora V.C. si accende di nuovo, si toglie di scatto l’apparecchietto che gli monitora le pulsazioni cardiache e scende dall’ambulanza. “Mi arresti, mi metta le manette! Se è un uomo, mi metta le manette” dice esagitato, puntandogli il dito contro.

06-11-2008 | Autore. siciliainformazioni.com

 http://castelvetranoselinunte.it/al-tribunale-palermo-tenta-di-darsi-fuoco/1950/

MALASANITA'. DONNA SI DA FUOCO DAVANTI AL QUIRINALE

Ha ustioni sul 60 per cento del corpo: sul suo caso nel 2004 un’interrogazione senza risposta.

Si è cosparsa di benzina e si è data fuoco, a sei metri dall’area che delimita l’ingresso del Quirinale. Marianna Randazzo, 64 anni, originaria di San Cono (Catania), in pochi attimi si è trasformata in una torcia umana per protestare contro la sanità.
La donna, malata da tempo, voleva morire ma è stata salvata da due poliziotti e da un vice questore di guardia alla piazza, che si sono immediatamente dati da fare per soccorrerla, e l’hanno consegnata nelle mani del servizio sanitario del Quirinale. Ora si trova nel reparto Grandi Ustianati del S. Eugenio, insieme all’agente Francesco Marcisano che, nel lanciarsi con una coperta sulla poveretta per spegnere le fiamme, si è bruciato le mani. Non è la prima volta che il Quirinale viene scelto come luogo per un tentativo di suicidio: il 26 settembre 2000 un uomo di 33 anni aveva inscenato una protesta puntandosi un cacciavite al petto, ma era stato bloccato e arrestato dai carabinieri. Doveva scontare due anni di carcere per reati contro il patrimonio.
Marianna Randazzo, invece, era malata da tempo e le sue disavventure negli ospedali pubblici, le sue vicessitudi con i medici, le sue delusioni sull’assistenza pubblica, le ha raccolte in un dossier che teneva nella borsa, poggiata su un muretto poco distante. In un biglietto ha scritto le sue ultime volontà, poi ha atteso l’attimo buono e si è completamente cosparsa di alcol, accendendo la fiamma. Ma sono intervenuti i poliziotti, i sanitari del Quirinale e un’ambulanza del 118, che l’ha trasportata in codice rosso al Reparto Grandi Ustionati del S. Eugenio, dove è stata ricoverata per bruciature di secondo e terzo grado sul 60 per cento del corpo, in particolare su torace, braccia e volto. Il caso è ora nelle mani dell’Ispettorato di polizia del Quirinale. La vicenda di Marianna Randazzo era stata già nel 2004 al centro di un’interrogazione al ministro della Salute.
L’interrogazione segnalava che la Randazzo si era sottoposta nel 2001 a una isteroscopia per un adenocarcinoma endometriale e poi a un intervento chirurgico presso la divisione ginecologia e ostetricia dell’Azienda Ospedaliera Pisana. La donna aveva segnalato all’equipe chirurgica la sua allergia ai metalli, e in modo specifico al nichel. Dal giorno dopo l’intervento avrebbe cominciato ad avvertire una sensazione di atrofizzazione della parte superiore della gamba sinistra, causata probabilmente da un errore durante l’intervento. Piano piano sarebbe diventata invalida al 70 per cento e, come se non bastasse, sarebbe caduta in depressione.

www.ilgiornale.it  (30 maggio 2008)

CLAUDIA MORI DENUNCIA: LA RAI MI HA CENSURATO FICTION SULLA PEDOFILIA

Non ci meraviglia i santuari della pedofilia sono sempre stati protetti dalla politica e dalla magistratura di regime… Leggi in calce: 

L’INSOSPETTABILE MERCATO INTERNAZIONALE DELLA PEDOFILIA

http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=123

CLAUDIA MORI: LA RAI HA RIFIUTATO FICTION SU PEDOFILIA

TV: Claudia Mori, “La RAI mi ha censurato

 fiction sulla pedofilia” 

(IRIS) – ROMA, 7 LUG – “La Rai ha tagliato due delle fiction sulla violenza sulle donne che erano in progetto”.Claudia Mori, in conferenza stampa al RomaFictionFest dove le è stato assegnato il premio all’impegno produttivo, rivela che la tv pubblica ha rifiutato i progetti che affrontano il tema della pedofilia e della tratta delle ragazze nigeriane.

“Del progetto iniziale quindi, sono rimaste quattro fiction: due con la regia di Marco Pontecorvo, sullo stalking e la violenza via web, una di Liliana Cavani sulla prostituzione ed una di Margarethe Von Trotta sulla violenza in famiglia”.

Tra gli altri progetti della ‘Ciao Ragazzi’, Claudia Mori ne annuncia uno su Caruso, uno su Fred Buscaglione ed uno in sei puntate sul gioco d’azzardo. A sorpresa poi rivela “sto pensando ad una fiction su Tortora. Un caso che ho vissuto come una tragedia personale e che in questo periodo penso sia più interessante che mai. Potrei farlo con Sky, anche se loro ancora non lo sanno!”

[ via IrisPress.it ]

L’INSOSPETTABILE MERCATO INTERNAZIONALE DELLA PEDOFILIA

http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=123

Vassallo e Mastrogiovanni. Un Sindaco e un anarchico. Due omicidi senza movente?

Vassallo e Mastrogiovanni. Un Sindaco e un anarchico. Due omicidi senza movente? 

E’ stato sicuramente terribile per tutti apprendere la tragica notizia dell’assassinio del sindaco Vassallo che, ininterrottamente, per 15 lunghi anni ha amministrato Pollica, un piccolo comune della provincia di Salerno. Dalle colonne di Repubblica di oggi ne parla persino Roberto Saviano.

E’ stata la camorra? O altro?

E’ certo che con la morte di Vassallo viene messo definitivamente a tacere il mistero del T.S.O. (Trattamento sanitario obbligatorio), da lui abusivamente disposto presso il locale “lager psichiatricodi Vallo della Lucania, nei confronti del povero maestro di scuola Francesco Mastrogiovanni che lo ha condannato a morte la scorsa estate 2009.

Come molti ricorderanno per il suo preannunciato assassinio a sangue freddo sono già stati rinviati a giudizio ben 18 imputati, a partire dal Primario del reparto di psichiatria e da altri cinque medici del reparto per avere formato false cartelle cliniche, occultando i disumani trattamenti, da torturatori medioevali, a cui era stato sottoposto Francesco Mastrogiovanni, durante il T.S.O., il quale veniva barbaramente legato mani e piedi per oltre 80 ore, sino a provocarne la morte.

Il processo, dapprima fissato con rito immediato, per il 28 giugno scorso avanti al Tribunale monocratico di Vallo della Lucania, è stato rinviato al 30.11.2010 per i soliti “difetti di notifica“, con cui spesso la storia giudiziaria insegna mafiosi e colletti bianchi riescono a farla franca.

Con Vassallo non sarà quindi più possibile approfondire nelle sedi competenti la questione dell’anomalo T.S.O. eseguito nel territorio di un altro comune, disposto, purtroppo, proprio dallo stesso Sindaco Vassallo, assassinato da mani ignote, il quale era il principale teste che avrebbe potuto svelare gli oscuri retroscena di un altro omicidio politico-mafioso, legalizzato dallo Stato Italiano. Quello di Francesco Mastrogiovanni, reo di essere “anarchico”.

Per amore di verità con riferimento al suo operato di amministratore il Sindaco Vassallo non è stato solo campione di legalità come scrivono più o meno tutti i giornali.

Nel suo comune ormai non aveva più avversari politici.

L’ultima volta si è presentata solo la sua lista. E tranne la parentesi di qualche mese per aggirare la legge sulla elezione diretta del sindaco, era sindaco da una quindicna di anni.

C’erano varie denunce nei suoi confronti – secondo quanto si apprende dalle fonti giornalistiche – per estorsione, concussione e reati contro l’amministrazione della giustizia.

Anche il Comitato Verità e Giustizia per Francesco Mastrogiovanni aveva presentato un esposto denuncia anche contro di lui, in relazione ai tragici fatti del 31 luglio 2009.

A riguardo, lo stesso Sindaco Vassallo in un intervista ammise essere un provvedimento eccezionale ed averne firmati al massimo tre in tutta la sua vita. 

E allora perché proprio nei confronti dell’innocuo Franco? Mentre stava tranquillamente trascorrendo alcuni giorni di vacanza in un campeggio a San Mauro del Cilento.

Perché i Carabinieri vanno a prelevarlo per l’ennesima volta con la forza?

Perché circondano il suo bungalow con un inusitato spiegamento di forze neppure si trattasse di un pericoloso latitante o di un mafioso, seppure non avesse commesso alcun reato?

Perché viene ordinato di portarlo presso il famigerato reparto psichiatrico di Vallo della Lucania, dove Franco scongiurava, senza opporre alcuna forma di resistenza,  di non essere ospedalizzato, certo che questa volta non ne sarebbe uscito vivo? 

A chi dava fastidio o cosa sapeva e aveva denunciato Franco Mastrogiovanni?  

Le risposte ufficiali sinora date non sono convincenti.

Quello che appare come un dispiegamento di forze per catturare un importante criminale viene giustificato da ragioni pressoché banali e del tutto fumose, fermamente contestate dai parenti e conoscenti della vittima. Mastrogiovanni, la sera del 30 luglio avrebbe generato caos e panico guidando a forte velocità la sua auto nel centro abitato del comune di Acciaroli, la mattina successiva la cosa si sarebbe ripetuta nel centro di Agnone Cilento, provocando il tamponamento di una vettura. Ma è stranamente il Sindaco di Pollica A. Vassalo, ad avvisare la polizia municipale e sarà sempre lui a sottoscrivere l’ordine di ricovero ospedaliero.

Singolarmente, a riguardo non risulta alcuna denuncia da parte di chicchesia e l’autovettura di Franco non riporta alcuna forma di danno, neppure lieve. Era quindi fondato il sospetto del povero Mastrogiovanni che se lo avessero riportato nel lager psichiatrico di Vallo della Lucania non ne sarebbe uscito vivo. 

La circostanza riferita dai vigili urbani di Pollica  e quindi anche dal sindaco Vassallo, secondo cui Francesco la sera del 30 luglio 2009 avrebbe attraversato con la sua auto a folle velocità l’isola pedonale di Acciaroli è stata smentita anche da un indagine giornalistica di Massimo Romano giornalista del mensile “Il Cilento”, che recatosi sul posto nei giorni successivi al verificarsi dei fatti, ha potuto appurare che nessuna delle diverse persone intervistate ha visto mai una scena del genere (auto a folle corsa nell’isola pedonale). Anzi un locale operatore turistico riferisce di aver assistito all’attraversamento dell’isola pedonale da parte di Francesco con la sua auto, in MODO NORMALE, A PASSO LENTO e non a folle corsa. Ma, singolarmente, i vigili scrivono contraddittoriamente che aveva lo sguardo fisso nel vuoto e andava ad altissima velocità la sera del 30 luglio 2009.

C’è da chiedersi come si può andare ad alta velocità ed avere lo sguardo fisso nel vuoto? E, come si fa a vedere lo sguardo di una persona alla guida di un auto che va ad altissima velocità?

Lo stesso Sindaco Vassallo aveva denunciato collusioni e deviazioni tra le forze dell’ordine.

A questo punto c’è da chiedersi chi aveva interesse a rappresentare al Sindaco di Pollica una falsa situazione di pericolo, tanto da indurlo a disporre un T.S.O.?  

Nell’esposto presentato contro Sindaco, Vigili, Carabinieri (questi ultimi scrivono che la mattina del 31 alle ore 8.30 scendono da Pollica ad Acciaroli per fare il TSO al Mastrogiovanni), etc.,  i parenti di Francesco chiedono  al P.M. di verificare la sussistenza della contestazione di eventuali infrazioni al codice della strada. Se è vero quello che hanno detto a proposito del comportamento di Francesco alla guida della sua auto la serata del 30 luglio, come mai i vigili non hanno elevato delle contravvenzioni? 

Come mai quel fatidico 31 luglio 2009 Francesco viene ugualmente sottoposto a T.S.O., seppure non abbia opposto alcuna resistenza alla sedazione farmacologica?

Come mai è il Vassallo, Sindaco TERRITORIALMENTE INCOMPETENTE a disporre tale disumano trattamento? Come mai il primo  T.S.O. – nel 2002 – Francesco lo subiva proprio nello stesso Comune di Pollica?

I parenti denunciano tra l’altro di non avere mai capito i motivi di tale primo TSO.

Noi il perché non lo sappiamo, ma è chiaro che la Procura territorialmente competente dovrà svelare le ragioni di entrambi gli omicidi.

Alla fiaccolata a cui diamo la ns. adesione dovrà venire perciò ricordato per amore di verità e giustizia anche Francesco Mastrogiovanni, affinché non sia dimenticato e venga fatta luce sul perché di quell’ingiustificato provvedimento amministrativo che ne ha provocato la morte.

http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=201&titolo=T.S.O.: CURA O TORTURA? ASSASSINIO MASTROGIOVANNI. LA LEGGE BASAGLIA32 ANNI DOPO .

Avvocati senza Frontiere

Posted, 7 settembre 2010

ATTO DI ACCUSA E DENUNCIA CONTRO I GIUDICI DELLA CORTE D'APPELLO DI BRESCIA

 ATTO DI ACCUSA E DENUNCIA IN MERITO ALLA SENTENZA n. 837/2007 DELLA I ^ SEZIONE CIVILE DELLA CORTE  DI APPELLO DI BRESCIA. A cura di Francesco Di Lorenzo.

Di seguito pubblichiamo il testo integrale della denuncia in oggetto, come pervenutaci dal diretto interessato a cui manifestiamo tutto il ns. appoggio e solidarietà. 

“In premessa va comunque precisato che la sentenza era meritevole  di un  ricorso per Cassazione. Purtroppo ciò non si è verificato per le disastrose condizioni  economiche del sottoscritto causate dal comportamento di un avvocato del quale è inutile fare il nome perché ormai il fatto è risaputo. Dopo aver bussato a mille porte, nessuno ha ritenuto di fargli credito. La Cassazione avrebbe senz’altro rilevato i grossolani errori commessi in fase di  appello. Primo fra tutti, quello di giudicare inammissibile  una querela di falso senza dare la benché minima motivazione sulla decisione ed in tempi congrui atti a potersi opporre.

Col presente documento, il sottoscritto DENUNCIA ed ESPONE quanto segue:

La   I ^ sezione civile della Corte d’Appello di Brescia, nella  sentenza n. 837/2007  del 4.7.2007 giudica inammissibile una “querela di falso” presentata dal sottoscritto nel corso della causa civile con Bergamo 2 srl per una lettera falsificata dal legale di quest’ultima e così prodotta nel fascicolo principale della causa, quello del giudice.

Ciò gli fu consentito, a mia insaputa, dal mio avvocato che tradì il mandato.

Senza entrare nei particolari aberranti dei 20 anni di causa trascorsi tra umiliazioni, furti e saccheggi da parte di questi assatanati che grazie all’inerzia dei giudici del Tribunale e al tradimento di un avvocato disonesto, hanno causato danni irrimediabili a me e alla mia famiglia. Dopo 17 anni il GOA di Bergamo mi attribuisce la ragione. Costoro prima tentano di trattare  ma poi decidono per l’appello. L’esecuzione del I° grado viene sospesa dalla Corte. Si decide col mio legale di presentare appello incidentale e la predetta querela di falso. Quest’ultimo con mille pretesti tentò di ostacolare la presentazione di questa querela attraverso motivazioni poco convincenti e penso che il suggerimento di non presentare il documento sia venuto proprio da qualcuno che aveva interesse in tal senso. C’è da dire che se la querela di falso fosse stata ammessa, alla fine l’avvocato Vittoni avrebbe subìto un processo per falso come prevede il Capo III – della falsità in atti del C.P. e in modo anche continuato, ai sensi art. 81C.P.  poiché la lettera falsificata l’ha proposta in tutte le memorie prodotte nei 20 anni di causa. Finanche nella fase d’interpello ai sensi dell’art. 222 c.p.c. nel corso dell’istruttoria della querela, aveva deciso di avvalersi del documento. Il fatto che il mio avvocato ( Rocchi – del quale conservo la lettera !) continuasse  ad ostacolare la presentazione della querela di falso, sostenendo che era un fatto penale e non civile. Mi ha dato molto da pensare, dopo l’esito della causa. Perché non voleva il mio avvocato che si presentasse questo documento?  Io mi ero informato e sapevo che aveva importanza sull’esito della causa civile, come sostiene la Corte di Cassazione nella sentenza n. 12399 del 28.05.2007. Pertanto ritengo che questi giudici abbiano deciso in quel modo, soprattutto per salvare l’avvocato da un possibile procedimento penale poiché questo si era reso responsabile nel produrre un documento della controparte in modo  contraffatto e poiché nella sua funzione di avvocato difensore, funge anche da pubblico Ufficiale,  è perseguibile ai sensi degli art. relativi al capo III °- della falsità in atti- del C.P. ( come già esposto) ed ai sensi dell’art. 374 C.P. per la frode processuale, e dell’art. 81 C.P.  poiché per quanto già esposto, il reato non è mai cessato, quindi si tratta anche di reato continuato. Credo che di questo il mio avvocato fosse al corrente, ma tentava di dissuadermi su mandato dell’avversario o di chi aveva interesse in questo.

Ritenevo importante che il documento fosse acquisito agli atti nella sua integralità in quanto rappresentava un ostacolo alla lettera di diffida inviata dalla controparte all’inizio della causa. Fu appunto la lettera falsificata, che metteva in mora la società ancora prima che questa decidesse di inviare lettera di diffida. La società tralasciò di rispondere a quella lettera che chiedeva legittimamente di avere prove della propria situazione debitoria presente nella fattura n. 17 nella quale appariva , tra le altre cose una richiesta che si riteneva illecita ma nessuno seppe dare certezza alla cosa. Solo recentemente si è saputo dall’ Istituto bancario che quella era una richiesta illegittima e quindi, come io giustamente pensavo,  appariva come un tentativo di estorsione di denaro a tutti i condomini, e  che,comunque,  si trattava di interessi passivi non dovuti che gravavano soltanto su chi aveva ricevuto e utilizzati i soldi di quell’anticipazione, cioè la società Bergamo 2 srl. 

Ritengo responsabili della cosa sia l’avvocato difensore (Vittoni), sia la società Bergamo 2 Srl. Chiedo l’intervento della  la S.V. su questa vicenda sulla quale si sono consumati numerosi reati quali: furti; sequestri di mobili ed effetti personali non più ritrovati; utenze peraltro pagate e 14.250.000 di Lire versate quali rate anticipate e non rimborsate le quali, oggi ammonterebbero a circa € 23.000 con interessi e rivalutazione. Va detto inoltre che una famiglia è stata messa allo sbando per questa vicenda dove ha subìto ed anche pagato le pretese del primo avvocato che ha tradito ( ne  è a conoscenza l’Ordine di Bergamo, ma non l’hanno mai voluto mettere per iscritto, anzi l’hanno assolto) e dei suoi eredi che grazie a degli stratagemmi legali hanno acciuffato oltre 22.000 €  oltre quello già pagato a  mani del congiunto.

Questo quale premio per aver rovinato la vita mia e della mia famiglia in combutta con l’atro filibustiere. I due hanno distrutto la serenità, l’avvenire dei figli e di una famiglia che potrà sopravvivere, non so per quanto ancora, soltanto attraverso carità cristiana e questo non mi sembra giusto per chi ha dato anni di vita allo Stato Italiano. Altro che costoro, difensori soltanto del proprio benessere e della Casta a cui appartengono. Mi appello alla coscienza di chi è chiamato a rendere giustizia. Sembra, però, che questo non importi a nessuno perché sono state presentate denunce, esposti al C. S. M.,  al Capo dello Stato, al Governo, al Ministero della Giustizia ed anche agli organi di stampa italiani ed anche esteri: sembra che sia stato costruito un muro a protezione per queste persone che non so più come definire.  

Chiedo infine di essere informato ai  sensi  di legge e di essere avvisato sulle decisioni che La  S.V. prenderà in merito. Gli allegati sono  parte integrante della denuncia.

Allegati alla denuncia:

            1 – Esposto   inviato al C.S.M. (ad oggi nessuna risposta  neanche  su esplicito        

                 invito del Presidente della Repubblica)                  

2- Notizie (verificabili) sui trascorsi della società

3- Lettera dal Quirinale

4- Ultima lettera per il Capo dello Stato e p.c. Ministero Giustizia.

5- Considerazioni sulla sentenza              

In fede   Francesco Di Lorenzo

"Aiuto, perdo la casa per tre milioni di lire"

Mozzo. Non pagò gli interessi del mutuo ritenuti ingiusti per tre milioni di vecchie lire. Ora dopo 19 anni di causa, oltre a venire ingiustamente condannato a pagare ben 45 mila euro, rischia di vedersi anche sfrattare dalla propria abitazione. La solita “giustizia” alla rovescia.

Francesco Di Lorenzo protesta davanti al Tribunale. Rischia di vedersi sfrattato dalla casa di sua proprietà in via Manzoni a Mozzo, in cui vive con la moglie e i due figli, per colpa di tre milioni di vecchie lire. Nemmeno 1.500 euro, che adesso, col senno di poi e dopo anni di estenuanti lentezze processuali, sembrano una bazzecola, ma che allora, 1988, costituivano una questione di principio. La vicenda giudiziaria che ha investito Francesco Di Lorenzo, 71 anni da compiere, ex dipendente dell’Agenzia delle Entrate, è la classica palla di neve che ruzzolando a valle s’è ingigantita ed è diventata valanga. Il suo calvario comincia nel 1986 con la decisione di comprare un appartamento in una palazzina in via di costruzione a Mozzo. La guerra sugli interessi. Anticipo di 14 milioni di lire, contratto che prevede la permuta della sua vecchia abitazione (quella dove vive tuttora), ma tempi di consegna che s’allungano. Pare che la società immobiliare sia in difficoltà economica, tanto che si fa anticipare dalla banca i soldi del mutuo. «Il fatto è – precisa il signor Di Lorenzo -, che il mutuo doveva partire solo al momento di consegnare l’appartamento». L’istituto di credito esige gli interessi passivi, che l’immobiliare pensa bene di addebitare ai futuri inquilini. Sono tre milioni di lire a testa, contro il cui esborso il signor Francesco s’impunta. Inizia in questo modo, tutto sommato banale, il domino di disavventure giudiziarie che gli rovinerà l’esistenza. La società reclama i soldi con tanto di fattura, il dipendente delle Entrate risponde con una lettera di diffida in cui contesta i tre milioni di interessi non dovuti, il ritardo nella consegna e alcuni lavori non eseguiti. È l’incipit della guerra legale, perché da lì in poi entrano in scena gli avvocati. Il primo legale di Di Lorenzo fa riferimento alla missiva dell’assistito, soprattutto al post scriptum sulle inadempienze contestate alla ditta che il dipendente statale aveva aggiunto a penna e che, vedremo in seguito, durante il processo sparirà misteriosamente. i contenziosi con l’immobiliare. Le cause partono nel 1988: una di possesso che lo statale finirà per perdere in tempi relativamente rapidi (l’appartamento resterà di proprietà dell’immobiliare), l’altra di merito in cui ci si contende acconti, lavori effettuati, spese, interessi (fra cui i famosi tre milioni di lire). I rapporti tra le parti si deteriorano fin da subito. Non sono nemmeno passati sei mesi dall’inizio del contenzioso di possesso che la società cambia la serratura dell’abitazione. «Noi avevamo già iniziato il trasloco – ricorda Di Lorenzo -, dentro c’erano alcuni oggetti di valore affettivo, nonché suppellettili ed elettrodomestici nuovi di zecca, tutta roba che non fu più ritrovata». Qualche tempo dopo il dipendente statale ricambierà il blitz, procurandosi la chiave e andando a vivere in quell’appartamento per qualche mese. «Io e mia moglie non sopportavamo che tutti i lavori che avevamo deciso e pagato di tasca nostra andassero a beneficio di un altro (l’abitazione stava per essere affittata, ndr) – racconta il signor Francesco -. Rimanemmo lì con l’incertezza e il disagio di chi è privato della certezza di vivere in casa propria, fino a quando non scattò il sequestro conservativo». il legale gli fa causa È lì che Di Lorenzo comincia a infilarsi nell’imbuto della sua odissea giudiziaria. E dire che, alla prima udienza della causa di possesso, il pretore aveva invitato le parti a raggiungere un accordo. «Io ero quasi propenso a versare i tre milioni di lire – confida oggi il signor Francesco -, ma il mio avvocato (il secondo, dopo che il primo aveva lasciato l’incarico per subentrati impegni, ndr) continuava a insistere: c’è un contratto che va rispettato. Mi sono fidato di lui, ho pensato: è uno rinomato, saprà certo quel che fa. Col tempo ho cominciato a sospettare che lui agisse contro i miei interessi e che fosse d’accordo con il collega di controparte per tirarla per le lunghe e guadagnarci. Anche per questo motivo l’ho denunciato all’ordine degli avvocati, che però lo ha scagionato». Saranno i dissidi col suo legale a rappresentare la seconda tegola economico-giudiziaria. Perché, nel ’94 (a causa ancora in corso), quando il cliente decide di sollevarlo dall’incarico, l’avvocato presenta una parcella da 40 milioni di lire, due anni dello stipendio del signor Francesco. Così, quando manifesta l’intenzione di non pagare, Di Lorenzo si ritrova con un altro contenzioso sul gobbone, intentato dal suo ex difensore e risoltosi con una sconfitta: lo statale viene condannato a risarcire 25 mila euro, che si affretta a reperire tramite prestiti di amici e di una finanziaria, nel momento in cui intuisce che metà della sua casa rischia di andare all’asta. verdetto ribaltato in appello Sul fronte dell’altro contenzioso, però, arrivano buone notizie. È il 2002 e Di Lorenzo vince la causa di merito. Il tribunale civile gli riconosce un risarcimento di 50 mila euro. La controparte impugna il verdetto e nel luglio del 2007 (19 anni dopo l’avvio) la Corte d’appello decreta che è lui a dovere 45 mila euro all’immobiliare. Per il signor Francesco il verdetto è ingiusto perché i giudici non hanno tenuto conto di una cosa: il post scriptum sparito dalla sua lettera. L’ex dipendente delle Entrate assicura che, in primo grado, la controparte – per dimostrare che non era stato lui a ventilare per primo la richiesta di messa in mora, un dettaglio fondamentale per vincere il contenzioso – aveva prodotto la sua missiva dopo aver debitamente cancellato la coda. Per questo motivo ha presentato una denuncia di falso, un atto che, in virtù di una sentenza della Corte suprema, sarebbe determinante per l’esito del processo civile e che, invece, in appello – per il signor Francesco – sarebbe stato liquidato come puro rilievo penale, e dunque estraneo al contendere. Si potrebbe ricorrere in Cassazione, ma l’ormai pensionato Di Lorenzo non ha più un avvocato: il suo terzo legale gli ha dato il benservito dopo che, ritenendolo involontario responsabile di alcuni errori, l’ex dipendente statale aveva denunciato pure lui all’Ordine. Tenta così di contattare altri avvocati, ma gli viene risposto che per il terzo grado occorrono molti soldi. E lui non ne ha. incatenato davanti al tribunale Da allora ha provato a smuovere le acque con una denuncia in Procura e poi con alcune lettere alla presidenza della Repubblica, a quella del Consiglio e al Csm, che hanno sortito silenzi o risposte di cortesia. La casa dove vive, nel frattempo è stata pignorata. La controparte che reclama i 45 mila euro dovuti per legge ha chiesto l’esecuzione forzata e lunedì in via Manzoni busserà il consulente tecnico d’ufficio per un sopralluogo finalizzato «alle operazioni di perizia». Lui, il signor Francesco, pensionato con a carico due figli adulti senza lavoro, facendo violenza al suo pudore e alla sua dignità di funzionario di Stato, ieri ha portato la sua storia fuori dal tribunale, dove s’è incatenato esibendo il cartello «La giustizia ci ha tolto la vita». Il presidente del tribunale Ezio Siniscalchi è sceso per confortarlo, mentre il carabiniere di piantone, con una delicatezza impacciata per la commozione, non riusciva a far altro che manifestargli la sua solidarietà e a ringraziarlo per i toni educati della protesta. 19 anni per una sentenza Lui, intanto, raccontava dei torti che ritiene di aver subito e dello scandalo dei 19 anni che la giustizia civile ci ha impiegato per sfornare la decisione su un tipo di questione molto comune e apparentemente non complicatissima. E di quei tre milioni di lire che, mannaggia, se li avesse pagati subito… Ma in quel lontano ’88 – quando il Muro di Berlino era cemento e non solo storia e quando il Quartetto Cetra ancora teneva concerti – quella cifra per il signor Di Lorenzo era una questione di principio. Mai si sarebbe immaginato che quei soldi erano l’anticipo di un mare di guai. Ieri chiedeva soltanto come può salvare la sua casa. Legato a un cancello e in compagnia della sua disperazione: perché quella non gliela può p
ignorare nessuno.

da “Eco di Bergamo”, del 05-03-2009

http://www.mauronovelli.it/COG.EU/B%20Gius%205-3-09.htm#4254-26785332

Manifestazione a Roma per tutti i malati di cfs fibromialgia e mcs

Manifestazione a Roma per  tutti i malati di cfs fibromialgia e mcs sotto al ministero.

Il 1°OTTOBRE PIAZZA CASTELLANI ( zona Trastevere) si svolgera’ una MANIFESTAZIONE dalle ore 14,00 alle ore 20.00 di tutti i malati di me/cfs, fibromialgia e mcs, per protestare contro l’indifferenza dello stato e denunciare la situazione di totale abbandono in cui i suddetti malati si trovano da anni nonostante le numerose petizioni e proposte parlamentari.

1) Si prega tutti i malati di partecipare e di chiedere ai propri familiari e amici di farlo e di cliccare su “partecipero'” solo se effettivamente ci sarete.

2) Di munirsi di striscioni e/o magliette con scritte di disappunto
ESEMPIO:
“Si al riconoscimento della cfs/me, mcs, fibromialgia”
” Non contate sul nostro silenzio ma solo sulla nostra rabbia”
“invalidi nella vita ma abili per l inps”
“no alla indifferenza del ministero”
” Lo stato viola l articolo 32 della costituzione italiana”
“Malati abbandonati e ignorati”……………

3) Chi avesse bisogno di un appoggio a Roma o nelle vicinanze, puo’ contattare via email tiziana.scotti@fatswebnet. it oppure v_vigano@hotmail.com

4) Chi abita a Roma o vicinanze e puo’ prestare ospitalita’ a chi viene da fuori
scriva a tiziana.scotti@fatswebnet. it o v_vigano@hotmail.com per dare la sua disponibilita’.

5) Chi conoscesse giornalisti e’ pregato di avvisarli della manifestazione

6) Mandare questo evento a tutti i gruppi di cfs(me fibromialgia e mcs che ci sono su facebook, a tutti i siti e a tutte le associazioni che si occupano delle suddette malattie.

7) Le associazioni che desiderano mandare materiale/volantini che verranno utilizzati per la manifestazione scrivere a v_vigano@hotmail.com per accordarsi.

RIMANIAMO TUTTI UNITI PER LOTTARE PER I NOSTRI DIRITTI!!!!

QUESTO IL COMUNICATO STAMPA CHE VERRA’ CONSEGNATO AI GIORNALISTI

– MANIFESTAZIONE 1°OTTOBRE 2010 PIAZZA CASTELLANI

Questa manifestazione è un’espressione del forte disagio e la disperazione di migliaia di malati di:
• ME /CFS – Encefalomielite mialgica/ sindrome da fatica cronica,
• MCS – sensibilità multipla chimica, e
• FM – Fibromialgia,

Questi pazienti sono completamente abbandonati dallo stato italiano!
La denuncia nei confronti dello stesso è di violazione dell’Art. 32 della Costituzione Italiana Art. 32: “ La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti…..”

Anche se da numerosi anni si susseguono proposte parlamentari e petizioni per chiedere i giusti diritti a questi malati, il Sistema Sanitario Nazionale ancora non prevede alcuna forma di riconoscimento e assistenza per queste patologie croniche e invalidanti e non esistono per esse adeguati protocolli clinico-assistenziali.

Considerando che :
1. L’ Organizzazione Mondiale della Sanità cataloga già da tempo:

• la CFS /ME con il codice ICD 10 G93.3 G93.3 = Postviral fatigue syndrome, Benign myalgic encephalomyelitis

• La MCS è inserita nell’aggiornamento tedesco dell’International Code of Disease (IDC l0-GM) , sotto il codice T 78.4.ed è classificata nell’elenco delle invalidità motorie del Ministro del Welfare Tedesco, mentre, dal 2005, grazie al lavoro dell’Agenzia per la Protezione Ambientale Europea, la Sensibilità Chimica è entrata a far parte delle patologie emergenti dovute appunto all’esposizione quotidiana ad agenti chimici.

• la Fibromialgia nell’International statistical classification of diseases and related health problems (ICD-10) alle voci M79, Other soft tissue disorders, not elsewhere classified, e M79.O, Rheymathism, Unspecified-Fibromyalgia-F ibrositis.

2. Ancora non sono stati istituiti piani di lavoro epidemiologici in Italia per valutare l’esatto numero dei malati mentre:

• In EUROPA, secondo la Dichiarazione del Parlamento europeo sulla Fibromialgia, approvata il 13 gennaio 2009, circa 14 milioni di persone nell’Unione europea e l’1-3% della popolazione mondiale soffrono di Fibromialgia.

• Gli studi hanno segnalato i numeri sulla prevalenza del CFS che variano ampiamente, da 7 a 3.000 casi di CFS per ogni 100.000 adulti, ma le organizzazioni nazionali di salute hanno valutato più di 1 milione di americani e circa un quarto di milione di persone nel Regno Unito hanno CFS.

• Lo scorso anno il Ministero della Salute della Danimarca ha aperto un osservatorio sulla MCS stimando in 50.000 il numero delle persone sensibili alle sostanze chimiche presenti in prodotti d’uso comune ovvero il 10% della popolazione è suscettibile a tali prodotti d’uso comune con una minima percentuale resa invalida da tale condizione. Le statistiche USA indicano che il 15% della popolazione americana soffre di una qualche sensibilità chimica e che l’1,5-3% abbia MCS grave In Italia non solo 4000 come riporta una dichiarazione del Centro per le Malattie Rare dell’ISS all’ANSA nel 2004.

3. La MCS è riconosciuta come malattia in Germania, Austria, Giappone, USA (parzialmente) e Danimarca. La CFS /ME in USA Australia, Gran Bretagna, e Canada.

4. I malati hanno un alto grado di disabilità, che non gli consente di essere indipendenti sotto tutti i punti di vista.

5. Mancano centri di ricerca, strutture ospedaliere, linee guida per la diagnosi, informazioni per operatori sanitari, un programma di sensibilizzazione su scala nazionale, l’ assistenza domiciliare e psicologica.

6. Gli ultimi studi descrivono che le cause delle malattie derivano da cause organiche, virali,genetiche:
La ME/CFS, la FM e la MCS sono malattie fisiche gravi e debilitanti, le ricerche mediche dimostrano che sono patologie complesse che coinvolgono molteplici fattori (sistema immunitario, alti livelli di tossine, disfunzioni mitocondriali, sistema nervoso danneggiato, disfunzioni neurologiche e cardiache …).

7. I malati hanno subito diagnosi scorrette e tardive, terapie psicofarmacologiche errate da parte della maggior parte del personale medico sanitario impreparato a causa di una assente informazione al livello nazionale che le associazioni e i malati richiedono da anni al Ministero della salute nonché umiliazioni, soprusi, violenze psicologiche e abbandoni da parte del ambiente sociale e familiare sempre a causa di una mancanza di informazione sul territorio richiesta sempre da anni con petizioni e proposte parlamentari.

Si fa presente che i malati necessitano con urgenza di:

• Riconoscimento e classificazione delle malattie con inserimento nelle patologie croniche invalidanti con diritto ad una pensione data l’impossibilità di svolgere una normale attività lavorativa;
• un centro nazionale di ricerca e studio epidemiologico che sia gestito da medici PRIVI DI CONFLITTI DI INTERESSI cioe’ medici chiamati ad aiutare i pazienti con MCS/FM/CFS-ME non abbiano legami con l’ industria o le assicurazioni.
• una struttura clinica-assistenziale adeguata in ogni Regione con creazione di Unita’ ambientali controllate per i pazienti affetti da MCS. Esistono diverse ricerche mediche e cliniche specializzate all’estero che trattano con successo la ME /CFS , la FM e la MCS.
• l’istituzione di linee guida per strutture ospedaliere.
• Promozione di un piano per l ‘Informazione della Comunità medico-scientifica per evitare diagnosi tardive e scorrette con conseguente somministrazione di cure errate che comportano aggravamento della patologie e corsi di specializzazione per il personale sanitario con stages nei centri più qualificati al estero per il trattamento di tali patologie.
• Campagne di sensibilizzazione per evitare che la malattie vengano sottovalutate e non comprese dai familiari e amici che non capendo il reale stato di salute non supportano il malato e “torturandolo” psicologicamente scatenano litigi, incomprensioni che portano a rotture, separazioni familiari e abbandoni.
• Assistenza domiciliare (con personale opportunamente decontaminato per i malati di MCS ) in quanto i malati a causa dei numerosi sintomi invalidanti sono costretti a vivere nella propria casa.
• Assistenza psicologica e strategie per evitare l’ isolamento sociale in quanto a livello internazionale si registra un alto tasso di suicidi tra i malati di ME/CFS, FM e MCS a causa dell’isolamento sociale, alla frustrazione, alla mancanza di sostegno,ai sintomi invalidanti e alle difficoltà finanziarie .
• Soluzioni professionali “su misura” per i malati ancora in parte autosufficienti, anche da svolgere nella propria abitazione o in ambiente opportunamente bonificato per i malati di MCS .

SALVO ACCOGLIMENTO PARZIALE O TOTALE DELLE SUDDETTE PROPOSTE A VALLE DI QUEST’INIZIATIVA, IL PASSO SUCCESSIVO SARA’ UNA CAUSA COLLETTIVA PER IL GIUSTO RISARCIMENTO PER DANNI MORALI, FISICI, ED ESISTENZIALI CAUSATI DALL’INDIFFERENZA CONTINUA DELLO STATO.

LISTA DI SITI E CONTATTI PER EVENTUALI APPROFONDIMENTI:

Sito web dei malati : http://cfsfibromialgiamcs. sitiwebs.com/page8.php
Gruppi su facebook :
http://www.facebook.com/gr oup.php?gid=361265148841&r ef=ts

http://www.facebook.com/gr oup.php?gid=361265148841&r ef=ts#!/group.php?gid=1083 87685882565&ref=ts