Archivio Autore: Palau Giovannetti Pietro - Pagina 10

MASSOMAFIA GIUDIZIARIA TRIESTINA. LA SENTENZA DEL GIUDICE PICCIOTTO

Trieste: nuova sentenza di condanna civile per gli ambientalisti che “non piacciono” alla Mafia

 Nuova pesante condanna civile per gli ambientalisti dell’ex gruppo locale degli Amici della Terra Trieste*. La pena è stata loro inflitta dal giudice Monica Pacilio del tribunale di Trieste che ha rigettato il loro ricorso contro l’ordinanza cautelare con cui, su richiesta dell’associazione nazionale (Amici della Terra Italia), era stato vietato al gruppo locale di utilizzare il nome e il logo dell’associazione. Si era trattato in pratica dell’espulsione del combattivo gruppo locale dall’associazione Amici della Terra – Friends of the Earth. Un gruppo troppo scomodo quello di Trieste. Scomodo perché indagava sul malaffare del potere. E quindi andava bloccato prima che potesse fare troppi danni. Ma anche punito per avere osato sfidare il sistema. Cause civili e denunce penali contro i rappresentanti del gruppo locale che si erano maggiormente distinti nelle lotte per la legalità. Questa la ricetta  per estirpare la cellula di legalità costituita dagli ambientalisti triestini.

Dopo essere stati condannati al pagamento delle spese nel giudizio cautelare (circa 5.000 Euro), con sentenza confermata da un collegio presieduto dal presidente del tribunale di Trieste Arrigo De Pauli, gli ambientalisti ribelli venivano denigrati pubblicamente sul quotidiano locale monopolista (Il Piccolo) e pure condannati – sempre dal tribunale di Trieste – al pagamento delle spese a favore del giornale per avere richiesto la legittima replica a norma di legge sulla stampa.

L’incredibile sentenza del giudice Arturo Picciotto veniva confermata in appello. Tredicimilacinquecento (13.500!!) Euro a favore del giornale inadempiente. Ed ora altri 9.000 Euro. Questo il costo dell’ultimo rigetto del tribunale di Trieste. Ventisettemilacinquecento (27.500!!) Euro di sole spese per le condanne civili. A cui si devono aggiungere quelle dei procedimenti penali. Procedimenti spesso intimidatori. Una quindicina in tutto. Concentrati contro quattro persone. Che prima o poi vengono colpite. E’ inevitabile. Così il sistema ha potuto festeggiare anche la condanna della “pecora nera” per eccellenza. Quel Roberto Giurastante (il sottoscritto) che con le sue inchieste e denunce alle istituzioni comunitarie aveva creato seri grattacapi alle massomafie. Quarantamila (40.000!!) Euro. Il reato? Diffamazione per avere denunciato pubblicamente una speculazione edilizia così offendendo un’amministrazione pubblica (Comune di Muggia) che la aveva autorizzata. Problema: l’illecito urbanistico era provato. Ma il giudice (già candidatosi alle elezioni nello stesso partito dei querelanti…) condannava l’ambientalista e chiudeva gli occhi sull’illecito urbanistico. Uno dei tanti inutili centri commerciali che sorgono come funghi nell’estremo Nord Est italiano. Un Nord Est appetito alle mafie del cemento (http://www.greenaction-transnational.org/index.php?option=com_content&view=article&id=135:la-mafia-ordinata-del-nord-est-un-sistema-di-governo-perfetto-di-roberto-giurastante&catid=37:le-inchieste&Itemid=2).

Complessivamente la persecuzione giudiziaria (ancora in corso) è costata fino ad ora ai “reietti” ambientalisti triestini circa 100.000 Euro.

Personalmente sono stato sottoposto ad otto procedimenti penali e ho dovuto subire condanne preventive con totale privazione dei miei diritti difensivi. Nel contempo tutte le nostre denunce sul malaffare locale venivano archiviate. Spesso senza nemmeno indagini.

Ambientalisti “legalitari” KO grazie all’intervento interforze messo in atto per bloccarne le azioni. Con le buone o con le cattive.

Ma cosa aveva scoperto la nostra Associazione per scatenare una simile controffensiva del “sistema”? Una verità pericolosa, troppo pericolosa da potere essere resa pubblica. Dietro al disastro ambientale realizzato a Trieste e provincia, si nascondeva in realtà la mano dello Stato. Uno Stato che vedeva queste come terre di conquista. Lande straniere occupate e di cui fare scempio. Distruggere il porto e inquinare tutto quello che era possibile. Questa la missione (http://www.greenaction-transnational.org/index.php?option=com_content&view=article&id=136:d-come-discariche&catid=36:campagna-inquinamento&Itemid=41).

Un ruolo non certo marginale nella “eliminazione” degli ambientalisti scomodi lo ha avuto, come detto, l’associazione Amici della Terra Italia. Il colpo finale lo hanno dato loro. Espellendo e trascinando in causa il gruppo locale già sotto assedio giudiziario. Un tradimento nel nome della migliore realpolitik. Inconciliabile la presenza dei “giustizialisti” (così vengono sprezzantemente indicati in Italia i cittadini che si appellano alla legalità) in un’associazione votata all’ambientalismo del compromesso. Anche con quei poteri forti che spesso in Italia si identificano nelle massomafie. Accordi che prevedono una pacifica convivenza in aree ad alta densità criminale. Calabria, Campania, Sicilia. Qui prosperano gli Amici della Terra. Che vivono in perfetta simbiosi con le amministrazioni locali (che dalle cronache risultano avere non raramente caratteristiche prettamente mafiose), le quali ricompensano gli ambientalisti “buoni”: quelli che non “rompono”.

Ecco così che nella Campania della camorra l’ambientalismo soft degli Amici della Terra  ha fruttato la nomina di un loro dirigente a direttore dell’ente turismo della provincia di Avellino. La nomina è stata decisa dal presidente della provincia di Avellino il senatore Cosimo Sibilia, uomo di fiducia di Nicola Cosentino potente coordinatore regionale del partito del premier Berlusconi, nonché sottosegretario di Stato all’Economia, indagato per collusione con i clan camorristici. Nel novembre del 2009 contro Cosentino veniva spiccato un mandato di arresto che l’autorità giudiziaria non poteva eseguire data l’immunità parlamentare del sottosegretario. Il testo del mandato di arresto riportava le seguenti motivazioni: “Cosentino contribuiva con continuità e stabilità, sin dagli anni ’90, a rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista che faceva capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone, dal quale sodalizio riceveva puntuale sostegno elettorale […] creando e co-gestendo monopolii d’impresa in attività controllate dalle famiglie mafiose, quali l’Eco4 spa, e nella quale Cosentino esercitava il reale potere direttivo e di gestione, consentendo lo stabile reimpiego dei proventi illeciti, sfruttando dette attività di impresa per scopi elettorali”.  Cosimo Sibilia, figlio del noto costruttore Antonio, ex presidente dell’Avellino calcio, era a sua volta assurto agli onori della cronaca nel 1981 per avere omaggiato il boss della camorra Raffaele Cutolo facendogli consegnare da un giocatore una medaglia d’oro a nome dell’intera squadra irpina.

E che dire dell’autorità giudiziaria? Quando abbiamo denunciato per la prima volta al Ministero di Giustizia le pesanti violazioni dei nostri diritti e gli abusi commessi nei nostri confronti dai magistrati del tribunale locale abbiamo capito definitivamente come funziona il “sistema” Italia. I magistrati da noi segnalati sono stati immediatamente avvisati dall’ufficio ispettivo che li avrebbe dovuti indagare. Dell’inchiesta nessuna traccia. Dei magistrati si: ce li siamo ritrovati poco dopo assegnati alle nostre cause che abbiamo inesorabilmente perso. Poi abbiamo scoperto che il responsabile dell’ufficio ispettivo del Ministero di Giustizia a cui ci eravamo fiduciosamente rivolti era tra gli indagati, lui stesso, della loggia pseudo massonica P3…

Dalla testimonianza resa nel procedimento civile (causa 4178/07 Amici della Terra Italia Vs Amici della Terra Trieste) dal giornalista investigativo Paolo G. Parovel:

“… l’Associazione di Trieste ha dovuto ridurre la propria attività istituzionale perchè le attività difensive hanno assorbito la gran parte delle sue risorse ed energie, al contenzioso principale si sono aggiunti procedimenti penali. Il contenzioso è emerso dalla sede giudiziaria civile attraverso note stampa diffuse ai media dalla Presidente dell’Associazione Nazionale Rosa Filippini ed attraverso un esposto-denuncia della medesima alla Procura della Repubblica di Trieste. Questo ha determinato discriminazione da parte dei media locali ed in particolare del quotidiano Il Piccolo che ha iniziato a non pubblicare le notizie sull’attività dell’associazione giustificandosi ufficiosamente con la motivazione professionalmente inconferente della contestazione circa la legittimità del nome. Su ciò vi è stata anche una causa per omessa rettifica da parte del quotidiano. Contemporaneamente la Procura della Repubblica di Trieste e personalmente il Procuratore dott. Maria Nicola Pace ha avviato ed ha incoraggiato una serie di iniziative per contestare all’Associazione di Trieste l’uso del nome anche sotto il profilo penale, assumendo ciò pure a motivo di archiviazione di denunce ed esposti nei confronti di influenti ambienti cittadini per rilevanti reati ambientali presentate dall’Associazione di Trieste. Preciso che si trattava di reati perseguibili d’ufficio… In sostanza sul contenzioso iniziato dall’Associazione nazionale in concomitanza e quale origine delle altre ostilità ambientali sopra citate ha paralizzato l’attività dell’Associazione ambientalista forse più attiva nell’indagare e denunciare reati ambientali urbanistici ed edilizi di responsabilità dei c.d. poteri trasversali locali…”

Per approfondimenti sulle massomafie rimando all’intervento di Pietro Palau Giovanetti Presidente di Avvocati senza Frontiere (http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=205&titolo=LEGA%20NORD%96MAFIA%20LOMBARDA.%20CIO%92%20CHE%20SAVIANO%20NON%20DICE%20O%20NON%20SA?%20%ABSTATO%20E%20MASSOMAFIE%20COME%20UNICO%20SISTEMA%BB.) e al documento allegato (Fratellanza giuridica).

Roberto Giurastante 

*Le vicende delle battaglie sostenute dagli Amici della Terra di Trieste sono raccontate nel libro “Tracce di legalità”, Autorienediti, 2011

ROMA 19 FEBBRAIO 2011: «LA MALAGIUSTIZIA VISSUTA DAI CITTADINI». CONVEGNO NAZIONALE

Comunichiamo a tutti i nostri Associati e sostenitori che il prossimo 19 Febbraio 2011, dalle ore 10,00 alle ore 18,00, presso la Sala Convegni “CONVOGLIA”, Via Giolitti n. 36 ROMA (Ristorante nei pressi Stazione Termini), si terrà il 1° Convegno nazionale dal tema «La Malagiustizia vissuta dai Cittadini».

L’iniziativa partita da un Comitato spontaneo di vittime della malagiustizia è patrocinata dal Movimento per la Giustizia Robin Hood e Avvocati senza Frontiere, con il sostegno della Camera di Giustizia di Napoli – Camera Europea di Giustizia e della Fondazione per la Giustizia Enzo Tortora. 

Il Comitato promotore, cosciente della necessità di costruire un dialogo aperto e permanente con le istituzioni sui temi delicati della malagiustizia vissuta dai comuni cittadini – che non hanno televisioni e sciami di studi legali cui affidare la loro difesa – ha sollecitato la partecipazione delle massime Autorità dello Stato, della Magistratura e dell’Avvocatura, nonché dei partiti, senza distinzione di colore politico, invitando la stampa e tutte le Associazioni e i gruppi della Società civile che si occupano della tutela dei diritti umani (madri coraggio, malasanità, Giustizia giusta, sottrazione di figli, padri separati, vittime di usura, ecc…).

Il Convegno-Conferenza sarà teletrasmesso da “Justice TV” sul Canale 586 di Sky, Radiotrasmessa, oltre a un video-collegamento diretto tramite Internet.

Oltre alla ex moglie di Enzo Tortora, Francesca Scopelliti, che aprirà il Convegno, è prevista la partecipazione del sociologo milanese Pietro Palau Giovannetti, Presidente del Movimento per la Giustizia Robin Hood e di Avvocati senza Frontiere. 

Le vittime della malagiustizia provenienti da ogni parte d’Italia esporranno sinteticamente i loro casi mettendo in evidenza i tratti comuni che inducono a considerare che la giustizia e lo Stato di diritto restino un miraggio a cui solo i potenti possono accedere. 

Diamo quindi il pieno sostegno alle vittime di questo sistema politico-giudiziario massomafioso asservito agli interessi di poteri corrotti e criminali che pioneristicamente andiamo denunciando da oltre 25 anni attraverso il nostro continuo impegno in difesa dei soggetti più deboli.

Quale contributo alla migliore riuscita dell’iniziativa segnaliamo la possibilità per tutti gli aderenti vittime di abusi giudiziari di farci pervenire i loro casi che provvederemo alla tempestiva pubblicazione nella mappa della malagiustizia, onde rendere più visibili le singole vicende e meno vulnerabili e isolati i vari protagonisti.

Per segnalare il tuo caso: movimentogiustizia@yahoo.it

Il sito di Avvocati senza Frontiere è uno dei primi siti giuridici in Italia con una media di 45.000 contatti al mese e 3000 utenti.

Per saperne di più sul convegno e proporre ulteriori tematiche e proposte:

www.luigiiovino.it/newAdmin/my_documents/my_files/586DZ_richieste-e-proposte-alle-istituzioni.pdf  

Per confermare la propria presenza http://www.facebook.com/event.php?eid=193305914013329

Per prenotarsi per il pranzo/Buffet http://www.facebook.com/event.php?eid=172871536090171 Pranzo

Per prenotarsi a parlare (Video registrati) nella seconda parte del convegno

http://www.facebook.com/event.php?eid=188353977850735

Denuncia sprechi e inefficienze dell’Agenzia delle entrate sul web: licenziata dipendente

PAVIA. LICENZIATA “SENZA PREAVVISO” FUNZIONARIA DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE PER DEI COMMENTI SCRITTI SUL SITO “UGUALE PER TUTTI” www.toghe.blogspot.com  RITENUTI “altamente lesivi dell’immagine e della professionalità dell’Agenzia delle Entrate, dei suoi addetti, nonché del sistema fiscale del nostro Paese”.


Il dissenso, manifestato su un blog, nei confronti della gestione del sistema fiscale del paese non è stato ben digerito dalla Direzione generale della Lombardia dell’Agenzia delle entrate che ha deciso di rimuovere Rosa Grazia Arcifa dal posto di lavoro.

Il provvedimento le comunica “il licenziamento senza preavviso per giusta causa” per il fatto, secondo l’ente, che quelle frasi, firmate con nome e cognome veri, sarebbero “lesive dell’immagine e della professionalità dell’Agenzia delle entrate e dei suoi addetti”. Alcuni interventi, in particolare sull’amministrazione della giustizia in Italia con riferimenti anche alla normativa tributaria e all’amministrazione finanziaria, sono stati giudicati dai vertici dell’Agenzia eccessivi rispetto ai criteri di libertà di manifestazione del pensiero.

Rosa Grazia Arcifa, che svolgeva mansioni di grande rilievo proprio perché legate agli accertamenti fiscali, aveva parlato di sprechi, inefficienze e ingiustizie del sistema fiscale. In seguito al licenziamento, ha deciso di appellarsi alla libertà di critica garantita dalla Costituzione: “Andrò avanti a far valere le mie ragioni. La mia critica non era finalizzata a informare ma a stimolare un dibattito. Al dipendente- ha detto la funzionaria- deve essere riconosciuto il diritto di critica, anche aspra, nei confronti del datore di lavoro, con riferimento a fatti oggettivamente certi e comprovati”.

Il Direttore generale dell’Agenzia, Carlo Palombo ha, invece, fatto sapere che “la dottoressa ha dimostrato grave disprezzo nei confronti del datore di lavoro, esprimendo considerazioni infondate che lasciano intendere che vi sarebbe un’attività istituzionale che vede nei contribuenti vere e proprie vittime di un mero intento degli uffici dell’Agenzia di raggiungere obiettivi di produzione. Questa condotta impedisce di poter riporre nei confronti della dottoressa alcuna fiducia sul futuro adempimento della prestazione lavorativa. Peraltro l’amministrazione potrà dimostrare la legittimità del proprio operato in qualsiasi sede”.

La battaglia è appena cominciata.

*Scuola di Giornalismo Luiss

24 febbraio 2010 | 11:32

http://www.blitzquotidiano.it/economia/gli-sprechi-dell%e2%80%99agenzia-delle-entrate-denunciati-sul-web-da-una-dipendente-licenziata-258164/
Tratto da Uguale per tutti.
http://toghe.blogspot.com/2010/03/licenziata-per-dei-commenti-scritti-sul_24.html

La dott.ssa Rosa Grazia Arcifa (nella foto sopra), funzionario dell’Agenzia delle Entrate, in servizio a Pavia, è stata licenziata “senza preavviso” per dei commenti scritti sul nostro blog ritenuti “altamente lesivi dell’immagine e della professionalità dell’Agenzia delle Entrate, dei suoi addetti, nonché del sistema fiscale del nostro Paese”.
A questo link un articolo di stampa che riferisce il fatto.
http://laprovinciapavese.gelocal.it/dettaglio/pavia-critica-sul-web-il-sistema-fiscale-e-viene-licenziata/1867757

A questo link il provvedimento con il quale è stato disposto il licenziamento.
http://docs.google.com/View?id=dcczhzpx_212hmqpvm6v

A questo link una interrogazione parlamentare con risposta scritta su questa vicenda.
http://nuovo.camera.it/417?idSeduta=301&resoconto=bt52¶m=n4-06574#n4-06574

Bisogna riflettere molto sulla condizione di un Paese nel quale le più alte cariche dello Stato insultano abitualmente e senza ritegno, in piazza, in televisione e sui giornali, interi apparati dello Stato e singoli specifici funzionari (gli ultimi in ordine di tempo sono il Presidente del Consiglio che dà degli eversori ai magistrati e il Presidente dei Senatori della maggioranza che dà del bugiardo e dell’alcolizzato al Questore di Roma) e un impiegato viene licenziato senza preavviso per i commenti fatti su un blog.

Evidentemente ormai anche l’onore e la dignità non sono uguali per tutti.

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Aggiungiamo che siamo vermanente al paradosso: La signora Arcifa è stata licenziata perché con le sue critiche avrebbe leso l’onore dell’Agenzia delle Entrate. Invero, la funzionaria Arcifa ha assunto un comportamento esemplare che non solo non lede l’onore dell’Agenzia delle Entrate, ma che al contrario le dà lustro.
Perché se i cittadini continuano ad avere fiducia nello Stato, è grazie al fatto che talvolta, in un ufficio statale, incontrano ancora persone come Rosa Grazia Arcifa, come ha affermato nel suo blog l’Avv. Paolo Franceschetti.

Quanto al comportamento dell’Agenzia delle Entrate, è noto a tutti… e non c’è bisogno della signora Arcifa per lederne l’onore. L’onore di questa agenzia è stato già leso da tempo con le cartelle pazze, con Equitalia che distrugge la vita di migliaia di contribuenti portandogli via la casa a loro insaputa, e con una legislazione nazionale che ha di fatto permesso all’Agenzia delle Entrate e ad Equitalia di porre sistematicamente in essere dei comportamenti criminali, con la garanzia dell’impunità.
La signora Arcifa, per fortuna, restituisce un minimo di dignità ad un ente statale.
Vorremmo che nello stato ci fossero solo dipendenti come la signora.

http://paolofranceschetti.blogspot.com/2010/05/tratto-da-uguale-per-tutti.html

CATANIA LA CITTA' SENZA MAFIA. ASSOLTO IL P.G. DOMENICO PLATANIA

 

Assoluzione del sostituto PG di Catania, Dott. Domenico Platania

pubblicata da Giovanni Pancari il giorno venerdì 31 dicembre 2010 alle ore 19.52
Tribunale di Messina. Assolto l’ex Procuratore della Repubblica di Modica, Platania, dall’abuso d’ufficio. Pubblicata alle ore 23:03:06 – Fonte: saro cannizzaro – 241 letture.Assolto dall’accusa di abuso d’ufficio l’ex Procuratore della Repubblica di Modica, Domenico Platania, oggi Sostituto Procuratore Generale a Catania, Il magistrato è stato processato dalla seconda sezione penale del Tribunale di Messina, a cui compete ogni vicenda quando di mezzo ci sono magistrati del Distretto di Catania, cui Modica fa parte. Il reato contestato era riferito al 2007 quando Platania era ancora a capo della magistratura inquirente di Piazzale Beniamino Scucces. L’assoluzione è stata piena: “il fatto non sussiste”, nonostante il pubblico ministero avesse invocato la condanna a sei mesi di reclusione, pena sospesa. Platania era stato rinviato a giudizio lo scorso 12 febbraio dal Giudice per le Udienze Preliminari, Massimiliano Micali. La questione penale era scaturita a seguito di un esposto presentato da alcuni soci della ‘Sampieri srl’, società che si occupa di strutture ricettive turistiche. Secondo l’accusa, il 31 maggio del 2007 Domenico Platania avrebbe preso in consegna dal Sostituto Procuratore, Maria Letizia Mocciaro, il fascicolo riguardante la società interessata per riconsegnaglielo otto mesi dopo, vale a dire il 29 febbraio del 2008. L’ex Procuratore della Repubblica di Modica, secondo il piemme “avrebbe impedito l’adozione di atti urgenti che furono chiesti dal suo Sostituto il 25 giugno 2008 e concessi dal giudice di pace il giorno dopo”.L’accusa ha ipotizzato, in buona sostanza, la possibilità che Platania avesse interessi verso la “Sampieri srl” per “alcuni soggiorni” di cui avrebbe usufruito insieme a componenti della sua famiglia presso una struttura ricettiva gestita dal sodalizio che gli avrebbe “riservato un trattamento di favore sul pagamento”. 
  
Giovanni Pancari commenta che il Dott. Domenico Platania è lo stesso magistrato che, come sostituto PG, ha avuto assegnato i suoi 4 esposti presentati al Procuratore Generale della Repubblica di Catania, Dott. G. Tinebra.
Il caso Pancari è pubblicato insieme a quello del Prof. D’Urso che denunciava le collusioni tra mafia, magistratura e potere politico sin dagli anni ’60 del novecento. Inascoltamente come accade ancora oggi perché i gangli vitali delle istituzioni e del C.S.M. sono nelle mani della «Massomafia».
 

CASO PANCARI. LETTERA APERTA AL DOTT. G. TINEBRA PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA DI CATANIA

LETTERA APERTA AL DOTT. G. TINEBRA PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA DI CATANIA

Ho inviato la sotto riportata missiva al Dott. Giovanni Tinebra – Procuratore Generale della   Repubblica c/o la Corte d’Appello di Catania – a mezzo RACC.A.R. n.136398972120 del 14/10/2010.
In allegato i quattro esposti presentati al Dott. G. Tinebra.
Sono disponibile a fornire altri documenti se richiesti.
Desidero dare adeguata risonanza e diffusione al mio caso di “continuata, denegata Giustizia”!
Distinti saluti.
Giovanni Pancari
Corso Sicilia, 71
95131 Catania
tel.: 095327245
 
                                              ****************************

 S.E. Dott. Giovanni Tinebra – Procuratore Generale c/o Corte d’Appello di Catania e altri.                                                                             

Catania lì, 13-10-2010.

Egr. Dott. G. Tinebra,

la presente per esprimerLe la mia cocente delusione per come Lei ed il Suo ufficio ha trattato la mia vicenda per la seconda volta. La prima, come Lei ben sa, risale al 11/06/2007, e anch’essa non ebbe alcun seguito.

Ciò mi spinge ancor più a perseverare nella mia lotta. In un modo o nell’altro otterrò Giustizia !

I torti, le angherie e le sopraffazioni da me subiti nel corso degli anni (oltre 4 decenni!), sono tutti nero su bianco: esistono e sono state fornite alla Magistratura, le prove di ogni mia lagnanza, eppure, incredibilmente, Lei (ed il Suo ufficio), come altri, non si è mosso.

Ha preferito ignorare, non vedere, passare oltre, schierandosi, così, apertamente con il “clan” Iacono,  protetto, evidentemente, oltre che dai politici, anche dalla Magistratura.

— Sono state fornite le prove del blocco imposto dalla mafia delle famiglie Iacono, di Vittoria e Catania, sul mio patrimonio e su quello di mia moglie;

— sono state fornite le prove delle connivenze, col clan Iacono, di alcuni uomini delle Istituzioni, degli Uffici Statali, della Forza Pubblica, delle Associazioni Antimafia, ecc.;

— sono state fornite le prove di connivenze di alcuni magistrati col “clan” Iacono, ma ogni denunzia da me (e da mia moglie) presentata nel corso di oltre 40 (quaranta!) anni, è stata sempre disattesa ed elusa.

Eppure erano tutte corredate di prove (perizie tecniche giurate, foto ed indirizzi, numeri di targa, nomi e cognomi, registrazioni telefoniche asseverate, dichiarazioni di testimoni, ecc.) che, se non ignorate, avrebbero portato immancabilmente ai responsabili.

Se, pur in presenza di valide prove, dovessero ancora sussistere dubbi sulla credibilità di alcuni fatti da me denunciati (corruzioni, omertà, minacce, violenze) basterebbe dare una scorsa al libro, da me omaggiatoLe (“L’affare Pancari di Vittoria. Odi politici, intrighi e violenze dopo l’Unità d’Italia – 1871/1877. “, autore l’on. Paolo Monello, studioso ed esperto di storia locale e nazionale), per dissolverli e fare delle circostanze, apparentemente incredibili, dei fatti “veri” !!!        

A questo proposito Le richiamo, per intero, il contenuto del mio esposto, a Lei presentato, portante la data del 30/11/2009 procedimento n.39/09 Reg. prot., (a Sua conoscenza già dal giorno del nostro incontro avvenuto il 26/11/2009), a cui fanno seguito i contenuti di quelli del 19/01/2010, del 11/02/2010 e del 09/07/2010, ove sono riportate parzialmente una incredibile quantità di scorrettezze, incoerenze ed assurdità, messe in atto dalla Magistratura (e altre Istituzioni) che hanno avuto come unico effetto quello di coprire il “clan” Iacono e consentire che il criminale intento di togliermi tutto (immobili, mobili, valori, ecc.), fosse portato a termine.
Le riporto anche, per Sua migliore conoscenza, una parte, degli esposti, segnalazioni, denunzie, ecc. che io e mia moglie abbiamo presentato nel corso di oltre 40 (quaranta!) anni:

1) denuncia contro ignoti (soggetti individuabili) del 29-09-1992, n.6524/92 R.G.N.R. presentata al Procuratore della Repubblica di Ragusa per deviazione di acque, minaccia di morte (23-09-1992, h.21,15 c.a.), pascolo abusivo, danneggiamenti al mio fondo Tremolazza, confinante col fondo Buffa del sig. Iacono Ferdinando. I fondi fanno parte entrambi della R.N.O. Pino d’Aleppo.

Non se ne fece nulla fino alla 2^ denuncia del 1993. (v.: n.2 a seguire)

2)  denunzia contro il sig. Iacono Ferdinando presentata al Procuratore della Repubblica di Ragusa il 27-11-1993  n.7197/93 R.G.N.R. per deviazione di acque e danneggiamenti, destabilizzazioni volontarie, ecc., al mio fondo Tremolazza confinante col fondo Buffa del sig. Ferdinando Iacono, siti nella R.N.O. Pino d’Aleppo. Riunita alla denuncia n.6524/92 R.G.N.R. (v. sopra n.1) dal Pretore di Ragusa all’udienza dibattimentale del 09/07/1998 .

Condannato in 1° grado e pena riconfermata in Appello.   

Unica condanna subita dallo Iacono, però solo per deviazione di acque!

3) denunzia contro ignoti (noti da identificare – soggetti (facilmente) individuabili) presentata alla Procura di Ragusa il 31-12-1997, n.310/1998 R.G.N.R. per danneggiamenti (sbarramenti all’accesso al fondo, incendio, costruzione di una stradella in terra battuta che diparte dal confine col fondo Buffa – proprietà Iacono Ferdinando -, omissioni di atti d’ufficio, minaccie, deviazione di acque, lavori di spostamento terra e creazione non autorizzata di un laghetto artificiale, pascolo abusivo, ecc.) e altri reati, tutti consumati all’interno della R.N.O. Pino d’Aleppo (!), con lo scopo di impedire le vendite,  e “legati da un unico, più ampio, disegno criminoso già iniziato da tempo ed almeno dal 1989”.  

Il Procuratore della Repubblica, dott. Agostino Fera, il 29-01-2003, chiede l’archiviazione.

Il GIP, dott. Vincenzo Saito, il 12-03-2003, decreta l’archiviazione perché “i reati sono prescritti”. 

Le indagini (?) sono terminate dopo ben 6 anni e non è stata considerata la continuità (!) degli illeciti penali.

E tutto finisce! 
 

4) denuncia contro ignoti (noti da identificare, soggetti individuabili) presentata alla Procura della Repubblica di Catania il 08-01-1998, n.480/1998 R.G.N.R. per molestie  e minaccia di morte (nella quale viene, fra l’altro, utilizzato il termine “sbirru” = “spione”,   che deve essere punito per avere denunciato “soggetti individuabili”). Ricevetti, infatti, la minaccia dopo soli 6 giorni dalla presentazione della denuncia di cui  al superiore n.3.

Si avvicendano ben tre PM (dott.ssa Scalise, dott.ssa Pellizzeri, dott.ssa L. Di Gesu) tanto che le indagini si sono chiuse dopo oltre 7 anni!

La denunzia viene archiviata il 13-07-2006 perchè “Considerato che il fatto in oggetto del presente procedimento (minaccia di morte) è di particolare tenuità in quanto, avuto riguardo alla esiguità del danno e del pericolo che ne è derivato per la persona offesa, nonché la sua occasionalità ed il modesto grado di colpevolezza dell’indagato, non pare giustificato l’esercizio dell’azione penale”  (sic!)

Una seconda minaccia di morte (che conteneva sempre il termine “sbirru” !),  è stata da me ricevuta il 13-01-1998 (dopo appena 5 giorni dalla presentazione di questa denuncia), e fu portata immediatamente alla conoscenza del PM dell’epoca, dott.ssa Scalise. (v.: n.8 esposto a Tinebra).

E’ evidente che le notizie delle presentazioni delle due denuncie sono trapelate sia dalla Procura di Ragusa (per la prima denuncia) e sia dalla Procura d Catania (per la seconda denuncia)!!!

Le Procure “colabrodo”  reiterano le loro tradizioni, così come per le  indagini per la 2^ segnalazione alla DNA.  (per la fuga di notizie, vedere anche n.15 a seguire). 

5) denuncia contro Marianna Pancari, presentata alla Procura di Ragusa il 10/10/2000 n.4574/00, R.G.N.R. per diffamazione.

Il PM richiede l’archiviazione perché “ — il reato di calunnia si è estinto per prescrizione, essendosi consumato l’11.11.1992 data in cui è stata presentata querela alla Procura dell Repubblica.

–- la querela di falso datata 23.3.2000 cui fa riferimento Pancari Giovanni Battista è atto di natura esclusivamente civilistica che non ha alcun rilievo penale.” (sic!)

Il 18/02/2004 il GIP, dott.Vincenzo Ignaccolo, dopo una “logorroica” motivazione, dichiara, sul punto, “inammissibile l’opposizione”, accettando la tesi del PM, a dir poco “illetterato”, secondo cui la 2^ denuncia (“denuncia civile di falso”), da me subita per lo stesso ipotetico reato della 1^, aveva natura prettamente civilistica !

In entrambe le denuncie, furono eseguite CTU che confermarono, con assoluta certezza,  l’autenticità delle firme che nelle denuncie si asserivano “false”!!!  

6) denunzia contro dott.agr. Alberto Fasiol (figlio di mia sorella Marianna Pancari e tecnico del mio confinante, sig. Iacono Ferdinando) presentata alla Procura di Ragusa il 15/09/1998, n.5084/98 R.G.N.R. per il reato di cui all’art.637 c.p. e per ogni ulteriore illecito che sarà riscontrato (falsità della consulenza tecnica redatta a favore di Iacono Ferdinando, mio confinante). 

Assolto.

7) denuncie per opere abusive nella riserva Pino d’Aleppo del 24-07-1999 del  09-09-1999 e del 20/10/1999, rispettivamente: n.380/99  N.N.R. + n.440/99 N.N.R. + n.1190/99  R.G.N.R.

Archiviata il 07/10/2000 perché “non sussistono elementi di ..illegibile..”.

8)  denuncia contro ignoti presentata alla Procura della Repubblica di Ragusa (e ai CC. di Vittoria e ai VV.UU. di Vittoria) il 03-02-2000 (04-02-2000) n.837/2000 R.G.N.R.  per i ripetuti atti vandalici, danneggiamenti e furto nel Palazzo di Vittoria, sito in pieno centro, e atti criminosi legati da un unico filo conduttore.

Richiedo, altresì, che si effettui la vigilanza e il controllo del territorio (art.42 della Costituzione).

Il PM, dott. Corrado Fasanelli, il 25-10-2000 chiede l’archiviazione perché dalle indagini (?) “non sono emersi elementi utili per l’identificazione dei responsabili o comunque per l’ulteriore prosecuzione delle indagini preliminari”.

Il GIP, dott. Vincenzo Ignaccolo, il 18-01.2001 archivia perché “non sono stati identificati i responsabili e che non si prospetta allo stato l’utilità di ulteriori indagini.”

E tutto finisce senza che io fossi stato mai sentito!

9) denuncia contro Provincia Regionale di Ragusa del 05-10-2002 (07-10-2002) n.2817/2002 R.G.N.R. presentata alla Procura della Repubblica di Ragusa per allargamento di strada provinciale che attraversa il mio fondo Tremolazza, già compromesso da degrado ambientale, sito nella R.N.O. Pino d’Aleppo.

Dopo le indagini espletate dal M.llo Salvatore Cugnata (definito super partesdal PM, dott.ssa Monego nella denuncia n.277/2004 R.G.N.R. del 05-01-2004 (27-01-2004) e  autodefinitosiesperto delle questioni Pancari-Iacono” !), il PM, dott.ssa Nicoletta Mari, il 22/05/2003, chiede l’archiviazione “ritenuto che la notizia è infondata perché non emergono estremi di reato”.  Il GIP, dott. Vincenzo Saito, il 27/08/2003 decreta l’archiviazione perché “difettano elementi di reato”.

10) denuncia contro il sig. Iacono Ferdinando presentata alla Procura della Repubblica di Ragusa il 05-01-2004 (27-01-2004) n.277/2004 R.G.N.R. per danneggiamenti di vario genere e natura al fondo Tremolazza, stravolgimento dell’assetto naturale dei luoghi, danneggiamento aggravato ex art.635 comma 2° nn.4 e 5 c.p. e deturpamento di bellezze naturali con conseguente disastro ambientale, ecc.

Tutti fatti, commessi nella R.N.O. Pino d’Aleppo.

Il PM, dott.ssa Monica Monego, il giorno 08-11-2004 chiede l’archiviazione perché: “rilevato che dalle indagini espletate è emerso che l’attività posta in essere dall’indagato e lamentata dal querelante, si è svolta in forza di precise autorizzazioni amministrative (?); ritenuto, pertanto che la condotta di danneggiamento non sia sostenuta dall’elemento psicologico, … illeggibile….  al più condotte colpose suscettibili di pretese risarcitorie in sede civilistica”. Alla mia opposizione del 17-02-2004 fa seguito il decreto di archiviazione del GIP, dott. Vincenzo Saito, del 03-03-2005 perché: “difettano elementi …illegibile………….ai sensi dell’art. 125 …… anche per le osservazioni … illegibile …, mentre l’opposizione proposta è all’evidenza inammissibile e infondata” .

Un esame di laboratorio delle acque del mio fondo Tremolazza, effettuato a breve da interessati al suo acquisto, attestò la presenza di “coli fecali, streptococchi fecali, ecc.”, sbugiardando le indagini svolte e la conseguente motivazione dell’archiviazione della denunzia. (v.: n.3, esposto a Tinebra)

E’ da notare che le indagini, ancora una volta, furono affidate al “super partes” (a dire della dott.ssa M. Monego), M.llo Salvatore Cugnata (che si autodefinisce “esperto delle questioni Pancari-Iacono”)!

Tutto finito!

11) denuncia contro ignoti datata 03-03-2005 (07-03-2005), n.332/2005 R.G.N.R.  inviata al Procuratore  della Repubblica di Ragusa (e al Commissariato di P.S. di Vittoria), per ennesimo scasso con furto nel mio palazzo sito in Vittoria.

Il PM, dott. Agostino Fera, il 17-05-2005 ne chiede l’archiviazione perché “le indagini attivate non hanno consentito di identificare gli autori del fatto criminoso né, a tal fine, appare utile intraprendere ulteriori percorsi investigativi”.  

Il GIP, dott. Vincenzo Saito, archivia perché “non sono stati identificati i responsabili (!) e che non si prospetta allo stato l’utilità di ulteriori indagini.”  

Tutto finito!

12) denunzia contro ignoti (noti da identificare-soggetti individuabili) datata 02-082005 (18-08-2005) n.2385/2005 R.G.N.R. presentata alla Procura della Repubblica di Ragusa, per: furto, danneggiamenti, destabilizzazioni, minacce, intimidazioni (p.es.: arca sepolcrale rinvenuta all’interno del mio palazzo di Vittoria; 5 morti ammazzati scaricati nel cortile del caseggiato del mio fondo Tremolazza con conseguente fuga dei promittenti compratori; cane appeso ad un albero all’ingresso dello stesso fondo; ecc.), tentato omicidio (o, comunque, violenza privata), esistenza di un ampio progetto criminoso volto ad impedirmi le vendite, ecc.!

Il PM, dott. E. Di Quattro, richiede l’archiviazione il 22-09-2005 (dopo appena 35 gg. dalla data di carico alla Procura) perché “le indagini attivate (?) non hanno consentito di identificare gli autori del fatto criminoso né, a tal fine, appare utile intraprendere ulteriori percorsi investigativi”.

Il G.I.P., dott. Vincenzo Ignaccolo, decreta l’archiviazione il 22/11/2005 perché “non emergono elementi per attribuire le responsabilità a persone note” (!).

Il tutto in poco più di un mese ivi compreso il periodo feriale del mese di Agosto e avendo anche fornito il numero di targa di uno dei tre mezzi (moto, auto, fuoristrada) che ci sbarrarono la strada  all’uscita dal fondo Tremolazza!

E tutto, come sempre, finisce!

13) denuncia contro ignoti (noti da identificare) datata 02-08-2005 (18-08-2005) n.640 e 946/2005 R.G.N.R. presentata alla Procura della Repubblica di Ragusa (la stessa denuncia di cui al superiore n.12, n.2385/2005 R.G.N.R.)  per: asporto di parti fisse, furto, danneggiamenti, destabilizzazioni, minacce, intimidazioni (p.es.: arca sepolcrale; 5 morti ammazzati scaricati nel cortile del caseggiato del mio fondo Tremolazza; cane appeso ad un albero; ecc.), fuga dei promittenti compratori, tentato omicidio (o, comunque, violenza privata), esistenza di un ampio progetto criminoso volto ad impedirmi le vendite, ecc.!

Il PM è, però, il Procuratore della Repubblica, dott. Agostino Fera che, dopo avere richiesto ed ottenuto una proroga di 6 mesi alle indagini, chiede l’archiviazione in data 10-03-2006 (deposito in Cancelleria il 27-09-2006) perché “le indagini attivate (demandate ai VV.UU. di Vittoria! – v. n.27 a seguire) non hanno consentito di identificare gli autori del fatto criminoso né, a tal fine, appare utile intraprendere ulteriori percorsi investigativi”.

Il GIP, dott.vincenzo Ignaccolo, decreta l’archiviazione il 10-10-2006.

La mia denuncia del 02-08-2005 R.G.N.R. (v.: superiore n.12) viene iscritta e istruita per ben tre volte dalla stessa Procura (n.2385/2005 R.G.N.R. n.640 R.G.N.R. e 946/2005 R.G.N.R.)!

E tutto finisce!

14) 1^ segnalazione alla DNA di Roma del 18-08-2005 (15-09-2005), n.224/05 R.G.N.R., per impossibilità a vendere (v.: n.2 esposto presentato al Procuratore Generale di Catania, dott. G. Tinebra, il 30-11-2009).

La DNA delega la Procura Antimafia di Catania a esperire indagini per accertare eventuali infiltrazione mafiose. Viene incaricato il dott. F. Falzone che, dopo aver delegato la Squadra Mobile di Ragusa, riferisce alla DNA (23-12-2005) che si tratta di diatribe familiari ……. e di interessi particolari di proprietari di fondi confinanti alle proprietà del  Pancari” i cui “fatti non sono connessi alla criminalità organizzata”(!). Alla richiesta di archiviazione del PM di Ragusa, dott. E. Diquattro, del 10-02-2006 (17.02-2006), perché “le indagini svolte (?) non hanno consentito di identificare gli autori del reato”  segue il decreto di archiviazione del 22/03/2006 con le seguenti motivazioni: “gli eventi esposti appaiono estremamente confusi e tali da non consentire di formulareillegibile ipotesi di penale responsabilità a carico di alcuno, senza dire che per diversi fatti ogni eventuale ipotesi di reato, risalenti nel tempo, risulta estinta per prescrizione.” !

Anche in questa archiviazione non si tiene conto della “continuità” dei fatti criminosi!

E tutto finisce !

15) 2^ segnalazione alla DNA di Roma del 08-10-2005 (23/11/2005), n.3957/05 R.G.N.C.R., per riaprire le indagini relative alla denuncia presentata a Ragusa il 02-08-2005 (18-08-2005) n.2385 R.G.N.R. (v. sopra n.12 e 13) e dalla stessa archiviata perchè “non emergono elementi per attribuire le responsabilità a persone note”.

La DNA di Roma delega la Procura Antimafia di Catania facendo espresso riferimento a sentire nuovi pentiti e riferendosi, inoltre, ad un allegato “supporto informatico” contenente dichiarazioni di pentiti a conoscenza della DNA, di cui però si è persa ogni traccia.

Viene incaricato sempre il dott. F. Falzone che, riunisce questa denuncia alla 1^ e invia nuovamente, per competenza, alla Procura di Ragusa (!). Dopo il risultato delle indagini svolte (?) a Catania dal dott. Falzone, perché nuovamente incaricato da Ragusa (!), questi, il 23-12-2005, riferisce alla Procura di Ragusa che si tratta di beghe familiari” (come se ciò escludesse azioni criminose), mentre la denuncia riaperta dalla DNA viene archiviata a Ragusa (per la 2^volta!) il 22-03-2006 perché “gli eventi esposti appaiono estremamente confusi e tali da non consentire di formulare …illegibile… ipotesi di penale responsabilità a carico di alcuno, senza dire che per diversi fatti ogni eventuale ipotesi di reato, risalenti nel tempo, risulta estinta per prescrizione”!

Questa volta, però, le motivazioni sono, almeno, differenti da quelle della 1^ archiviazione. Inoltre l’archiviazione avviene in 4 mesi e non in 39 gg come la 1^!

Può la Procura di Catania demandare le indagini, per una denuncia “riaperta” dalla DNA di Roma, alla stessa Procura che l’ha già archiviata?

Tuttavia tutto finisce!

La notizia che erano in corso indagini da parte di due Procure (Ragusa e Catania), era nota al “clan” Iacono, in quanto, nel periodo in cui erano ancora aperte le indagini, fui avvicinato da certo ing. Gianfranco Barone (abitante a Siracusa ma originario di Vittoria) che, oltre a “consigliarmi” di lasciare tutto e andare via da Catania, mi disse anche:”….è inutile rivolgersi alla giustizia tanto ….. quando il movimento (indagini) finisce, tutto ritorna come prima..”.

E’ evidente che la notizia è trapelata o dalla Procura di Catania o da quella di Ragusa o da entrambe. A tal proposito vedere la denunzia del 08-01-1998, n.480/1998 R.G.N.R., da dove si evince un’ altra disonorevole fuga di notizie! 

Se simili fatti avvengono, perché il mio caso, a dire di certi Magistrati, non è di rilevante criminalità?

Inoltre, a mio  parere, sarebbe stato sufficiente sfruttare le dichiarazioni dei c.d. pentiti e, su tali basi, sentirne di nuovi, per venire a capo di tutta la vicenda. Dichiarazioni che, al contrario, o non sono state prese in considerazione, o comunque, non sono state bene utilizzate non avendomi informato e  messe al vaglio di altri fatti a me noti!

Lasciarmi allo scuro delle dette dichiarazioni non mi ha consentito di potere decidere ulteriori azioni giudiziarie a tutela dei miei interessi!  

16) denuncia contro ignoti (noti da identificare fra i confinanti del mio fondo Raffoscolaro), corredata da foto, datata 28-10-2005 n.3708/R.G.N.R. alla Procura di Ragusa (e CC. di Santacroce Camerina, Provincia Regionale di Ragusa, ecc.) e precisazioni del 29-11-2005 n.51/2006 R.G.N.R. ignoti, per l’apertura di un varco, demolizione del cordolo stradale, impedimento di accesso al mio fondo Raffoscolaro a causa di realizzazione di sbarramento con grossi tubi in ferro con le basi annegate in calcestruzzo interrati e chiusi da catenaccio, collocazione di due grossi massi sulla sede stradale atti ad impedire l’accesso al fondo ma, soprattutto, gravissimo pericolo per l’incolumità pubblica (utenti della strada).

I CC. di piazza Dante, in Catania, dopo avermi stilato verbale di sommarie informazioni (28-08-2007) in merito alla denuncia già da me riconfermata presso i CC. di piazza Verga (28-10-2005), in Catania, richiedono, per i CC. di Santacroce Camerina, i dati anagrafici dei confinanti a me noti. Quanto richiesto viene comunicato con racc.a.r. 155824185994 del 06-09-2007 anticipata via fax il 04-09-2007 al n.tel.:095322459.

Il PM, dott. E. Diquattro, chiede l’archiviazione perché: “rilevato che gli autori del reato sono rimasti ignoti (uno di due confinanti!) e che appaiono inutili ulteriori indagini” !

L’archiviazione pare basarsi esclusivamente su ambigue, distorte e fuorvianti comunicazioni della Provincia Regionale di Ragusa, fornite p.c. al Procuratore della Repubblica, datate 14-11-2005 prot.60443 e 16-02-2006 prot.11830.

A nulla è servita la mia precisazione (29-11-2005) alle comunicazioni della Provincia inviate p.c. anche al Procuratore e di avere fornito elenco di confinanti, unici possibili autori dei reati denunziati!

Ancora una volta, tutto finisce!

Allorquando gli indizi degli atti criminosi commessi per impedire la vendita delle mie proprietà possono far risalire al “clan” Iacono, ogni segnalazione o denuncia viene archiviata o abbandonata ! 

Infatti, potei rilevare gli illeciti di cui sopra durante una visita sui luoghi effettuata assieme a interessati,  venuti appositamente da Roma, perché erano in corso trattative per le vendite !

Facile immaginare come si finirono le trattative !!!!!!!

17) Stralcio da sentenza civile n.129/2005, n.184 Cron. C.; n.232 Rep. nella causa per lesione di legittima da me (diseredato da mia madre!) intentata a mia sorella, Marianna Pancari (erede universale di mia madre e socia in affari di Iacono Ferdinando),  emessa dal dott. Michele Duchi, Presidente del Tribunale di Ragusa:

“Nell’affrontare, dopo una vita intera impegnata a scrivere sentenze, l’ennesima defatigante controversia ereditaria fra discendenti di facoltosi possidenti, l’estensore non può non meditare sul vantaggio che la società e la giustizia in particolare avrebbero se i legislatori seguissero il buon consiglio del filosofo inglese Bertrand Russel, che giustamente riteneva l’istituto dell’eredità immorale e come tale da abolire. L’istituto è però ancora lì e quindi bisogna affrontare questo impegno di giustizia.” (sic!)

Parere di un alto Magistrato:

SENTENZA MICHELE DUCHI (n.129/2005) n.184 Cron. C.; n.232 Rep.:

Sentenza dichiarativa.

Tono della sentenza è totalmente accusatorio nei confronti dell’attore  per cui è una sentenza fatta con animosità e non con spirito di giustizia.

Gran parte delle motivazioni sono espresse con criteri totalmente accusatori, degni di una requisitoria di un pubblico accusatore (PM).

Chiaro scopo di diffamare e di demolire. 

18) denuncia contro ignoti datata 11-03-2006 n.353 R.G.N.R. presentata alla Procura di Ragusa (e ai CC. di Vittoria e al Prefetto di Ragusa) per furti con effrazioni delle finestre del mio palazzo sito in Vittoria, destabilizzazioni volontarie e danneggiamenti (demolizione di intonaci, abbattimento di alcune volte, asporto di intonaci con affreschi, ecc.), mancanza di sicurezza e di igiene nel quartiere (bottiglie, escrementi, rifiuti varii, ecc.). Tutti atti volti ad impedire le vendite e facenti parte di un più ampio disegno criminoso progettato e posto in essere da più persone d’accordo tra loro e l’illegittimo innalzamento dell’impalcatura, eretta attorno al palazzo dal Comune di Vittoria, ha favorito i detti atti delittuosi. 

Il PM, Procuratore della Repubblica dott. Agostino Fera, il 09-06-2008, chiede l’archiviazione perché: “le indagini attivate (?) non hanno consentito di identificare gli autori del fatto criminoso”.

Non ho più saputo altro! So solo che, come sempre,  non sono stato sentito, per cui non mi è stata data la possibilità di produrre prove, così come richiesto in denuncia!

E tutto finisce!

 

19) esposto al dott. Angelo Sinesio, vice-prefetto antimafia di Catania, datato 03-04-2006 e inviato con racc.a.r., n.129449740312, anticipata via e-mail, per ribadire le mie e sue convinzioni sui responsabili del blocco delle vendite del mio patrimonio e di quant’altro mi  tormenta e mi perseguita (responsabili: la mia ex-moglie sig.ra Carmela Iacono, la sua famiglia d’origine, i miei figli e l’intero gruppo parentale Iacono, con particolare rilievo alla persona di Ferdinando Iacono). (v. n.3 dell’esposto al dott. Tinebra del 30-11-2009).

20) esposto del 08-08-2006 n.2757/2006 R.G.N.R. contro il Sig. Iacono Ferdinando per sconfinamento  e occupazione di suolo demaniale, presentato al dott. Agostino Fera, Procuratore della Repubblica di Ragusa; al Genio Civile di Ragusa; al Prefetto di Ragusa; al Presidente della Provincia Regionale di Ragusa; al Comune di Vittoria; al Comune di Ragusa, ecc.

Il denunziato fu incriminato solo per sconfinamento nei confronti del mio fondo Tremolazza ma non per l’occupazione del suolo demaniale, per cui il processo, già iniziato, fu invalidato perché il mio esposto non era una denunzia ! Preciso che la richiesta di non luogo a procedere non fu avanzata dall’imputato ma dal PM! (v.: n.1 esposto al dott. Tinebra) 

21) richiesta di intervento ai Prefetti di Palermo, Catania e Ragusa del 19-03-2007 (anche a firma dell’avv. F. Bocchieri) rimasta senza riscontro. (v. n.3 dell’esposto al dott. Tinebra del 30-11-2009). 

22) 2^ richiesta di intervento ai Prefetti su detti del 30-04-2007, rimasta anch’essa senza riscontro. 

23) reitera della su detta richiesta presentata a firma dell’avv. F. Bocchieri al Prefetto di Catania in data 04-07-2007.

Il dott.Marco Rota, Sostituto Procuratore della Repubblica c/o Tribunale di Ragusa incarica la Sezione P.G. Forestale di Ragusa e le indagini vengono affidate al solito M.llo, ora  Commissario Superiore, Salvatore Cugnata (“super partes” ed  “esperto delle questioni Pancari-Iacono”), il quale mi convoca (N°108/07 Reg.Sez.), per il giorno 22-10-2007, assieme al mio (?) legale dell’epoca, avv. F. Bocchieri, per essere sentito come persona informata sui fatti.

Il verbale fu “sofferto”: dovette essere stilato ben tre volte! Rifiutò anche alcuni documenti che volevo produrre, fra cui un ritaglio di giornale riguardante un incendio sviluppattosi “spontaneamente” nella cucina di un compratore del Palazzo ma che dopo l’incendio, altrettanto “spontaneamente”  si dileguò!

Da allora non ho più saputo nulla !!!    

24) denuncia contro la mia ex-moglie, sig.ra Carmela Iacono, la sua famiglia di provenienza e i miei due figli, presentata il 24-09-2007, n.4333/07 FNCR, alla Procura di Catania, per impedimenti alle vendite del mio patrimonio.

Alla presentazione della denuncia, avvenuta con l’assistenza dell’avv. Francesco Bocchieri, presente anche mia moglie, si chiese di parlare col dott. Scavone Fabio Ignazio (unico magistrato al momento disponibile), il quale ricevette l’avv. Bocchieri ma non volle ricevere noi. Terminato il colloquio, l’avv. Bocchieri ci riferì che avevamo poche speranze sull’esito positivo della denuncia perché il dott. Scavone era fermamente convinto che “ i colletti bianchi di Vittoria non hanno nulla a che fare con la mafia” (sic!).

La denuncia fu assegnata al dott. Scavone.

Di questa denuncia nulla ho più saputo, sebbene si tratti di una denuncia “ad personam” !!!

25) denunzia contro Stabile Mario presentata da mia moglie alla Procura di Catania il 30/04/2007, n.6819/2007 R.G.N.R. per violazione dell’ artt.348 (abusivo esercizio di una professione), 498 (usurpazione di titoli ed onori), 640 (truffa) e quant’altro … (attentato alla nostra incolumità: vedere pag.7-8 della CTP giurata, redatta dall’ing. Giuseppe Orazio Mauro, allegata alla denunzia; vedere anche opposizione all’archiviazione del 04/02/2008 al punto I, n.4; e vedere alla pag.8, n.3, la seconda CTP giurata, redatta dallo stesso ingegnere e prodotta allegata all’opposizione all’archiviazione del 04/02/2008: “La presenza di pericoli occulti all’impianto elettrico avrebbe potuto creare veri e propri attentati alla vita dei residenti nonché ad eventuali visitatori” (sic!).

Ciononostante viene archiviata dal GIP, dott. Rodolfo Materia, il 05/07/2008 ma con motivazioni degne di un “cantastorie”!

Di lì a poco, inoltre, ci è stato fatto sapere dalla presidente, Sig.ra Gabriella Guerrini, della Associazione Antimafia di Catania (ASAAE), che, l’architetto (?) STABILE MARIO, stava scontando una pena detentiva subìta in seguito a condanna per una denuncia di terzi !

Il che è tutto dire!!!

Lo Stabile Mario, “incaricato”(?) di ristrutturare l’appartamento in cui abitiamo, ci lasciò senza acqua, senza energia elettrica, senza gas, senza finestre e con buchi in varie pareti (anche esterne), avendo abbandonato i lavori senza apparente motivo. Dopo di lui, furono contattate oltre 20 ditte o singoli artigiani ma costoro, dopo avere accettato,  si dileguavano! Vivemmo peggio dei baraccati per oltre due anni, pur avendo informato varie Istituzioni e Forza Pubblica !

 26) denunzia contro ing. Marcello Minafra a nome di mia moglie ma presentata dall’avv.Bocchieri alla Procura di Ragusa il 16/05/2007 n.2984/2008 R.G.N.R. per i reati di omissione di atti di ufficio e di falsa perizia o interpretazione, nonché per quegli altri eventuali che emergeranno dalla istruttoria.

Non se ne sa più niente. 

27) denuncia contro ignoti (noti da identificare, soggetti individuabili) datata 08-04-2008, presentata il 09-04-2008, n.476/2008 R.G.N.R. alla Procura della Repubblica di Ragusa per violazione di domicilio, furto di pertinenze fisse (mattonelle antiche e altro), danneggiamenti, ecc. Reati commessi nel mio palazzo di Vittoria.

Il PM, dott.ssa Nicoletta Mari, in data 07-05-2008 ne chiede l’archiviazione. Propongo opposizione il 30-05-2008 perché il teste Guastella Marco, nella sua telefonata fattami e da me registrata, mi aveva anche detto che “chi è preposto a vedere non deve vedere”, riferendosi ai VV.UU. di Vittoria che, all’epoca, piantonavano quotidianamente il mio palazzo, mentre nel suo interrogatorio non si fa cenno a tale gravissima asserzione.

Il Giudice, dott. Vincenzo Ignaccolo, il 10-07-2008 fissa udienza per il 29-10-2008 nella quale il mio legale, avv. Bordonaro (uno degli avvocati transfughi!), produce un cd con riportata la su detta esplosiva frase del Guastella. Tutto inutile: il 31-12-2008 il dott. Ignaccolo emette sentenza di archiviazione senza neanche imputare di reticenza il teste Guastella Marco e, tanto meno, riascoltarlo!

Le motivazioni dell’archiviazione sono: “ritenuto che in base alla annotazione di pg. del 07-05-2008 non appare possibile identificare gli autori dei delitti denunciati non essendo state utili allo scopo le indicazioni del teste Guastella Marco; che non appare necessario neanche procedere ad una formale ri-escussione dello stesso in base ai rilievi formulati dalla p.o., tenuto conto che quest’ultima, riguardo al c.d. depositato, non ha fornito alcuna trascrizione della pretesa (?) conversazione o valido elemento (?) per potere affermare che il Guastella possa utilmente fare sviluppare le indagini (!); che  il processo deve essere  archiviato.

P.Q.M. dispone  l’archiviazione”.

Domando: un qualunque magistrato che viene a conoscenza di reati estremamente gravi (in specie quelli che riguardano reati commessi dalla Forza Pubblica), non ha il dovere di perseguire i colpevoli previa loro individuazione?  

Come sempre, tutte le tracce che potrebbero far risalire al “clan” Iacono e/o ai loro “amici”, vengono sistematicamente abbandonate!

Anche questa denuncia finisce ‘in gloria’!

28) denuncia contro ignoti (poi identificati: Amariei Liviu + Ciobanu Vasile) presentata alla Procura della Repubblica di Ragusa dall’avv.Francesco Bocchieri il ?-?-2006, n.1624/2006  R.G.N.R. per incendio, danneggiamenti e quant’altro …… subiti nel Palazzo di Vittoria!

Per l’udienza del 29-01-2009 sono assistito dall’avv. Maria Elisa Aloisi, subentrata al “dimissionario”, avv. F. Bocchieri, ma non so come il processo sia stato chiuso!

So soltanto che, sia un ufficiale dei VV.UU. e sia l’avv. Aloisi, mi “caldeggiarono” più volte l’abbandono di p.c. nel processo (“..spende solo soldi senza ottenere nulla…sono nullatenenti e…malagente“–“…spende ancora altri soldi e non ottiene niente” !

Credo che l’avv. Aloisi, all’ udienza del 29-01-2009, abbia agito in tal senso pur essendo stata pagata ben €.250,00 e pur avendole rammentato che il mio interesse non è solo economico ma è, anche e soprattutto, quello di ottenere una condanna per gli esecutori dei crimini, affinchè si possa risalire ai mandanti!

29) denuncia contro ignoti (noti da identificare: Botezatu Catalin e Antoci Soria Dan) datata 27-02-2007 n.888/2007 R.G.N.R. per furti, danneggiamenti e quant’altro ……in danno del palazzo di Vittoria.

Il  PM, dott.ssa N. Mari, chiede archiviazione il 03-08-2007.

Propongo opposizione ma il GIP, dott. Vincenzo  Ignaccolo, il 10-05-2008 “ritenuto che …. l’immobile è in completo stato di abbandono dai proprietari, sicchè,  …… il delitto di violazione di domicilio …….deve escludersi la sussistenza del reato ipotizzato ex art.614 c.p.; che ….. l’incendio è di natura colposa, ……. che non ricorre la prova riguardo alla commissione di altri reati da parte dei due indagati, né possono estendersi le indagini in relazione ad altri fatti criminosi oggetto di separati procedimenti penali”, archivia!

Il GIP, però, non considera che Botezatu Catalin, identificato come uno degli autori dei reati commessi a mio danno, fu trovato ucciso dopo essere stato sentito dai VV.UU. e poi indicato quale teste nel processo istruito a Siracusa, per l’omicidio di un suo connazionale.

Non credo sia normale che soggetti di tale spessore criminale possano essere lasciati liberi di disporre dei beni altrui, anche se Pancari!

Non credo, inoltre, che i Magistrati che hanno trattato la superiore denuncia, non intuiscano che gli stessi soggetti siano stati, se non gli autori dei reati, quantomeno testi “scomodi” per i criminali che avevano agito all’interno del fabbricato, con la non remota possibilità di risalire ai mandanti!   

30) ultima denuncia contro ignoti del 30-10-2008 (con avv. Blanco) presentata ai CC. di Vittoria, per danneggiamenti, furti, asportazioni di parti fisse del palazzo (ben 7 rampe di scale e relative ringhiere antiche, c.a. 100 mq. di mattonelle antiche), ecc.!

Nel sopralluogo fu fatto rilevare la presenza di indumenti vari, di un borsone, di due brandine con materassi e coperte, in uso al momento dell’ ispezione con i CC. di Vittoria.

Non ne so assolutamente nulla ma tutto lascia prevedere che non avrà corso, così come le altre, e così come riferitomi (riguardo all’ atteggiamento che i CC. di Ragusa tengono nei miei confronti) dal tassista Felice Ruggeri (cel. 3487678837) di cui alla 2^ segnalazione al dott. Tinebra del  19-01-2010.

31) denuncia contro Seggio Cono presentata alla Procura di Catania, datata  29-10-2009 per minaccia di morte (e diffamazione). 

Uno degli avvocati presenti alla minaccia è stato convocato dai CC., mentre l’avv. F. Blanco è stato sentito telefonicamente per sapere se confermava i fatti,  ottenendo l’assenso dello stesso.

Non ne so ancora nulla.

32) elenco di alcune delle tante denuncie sporte a C.C. e Polizia di Stato per effrazioni di catenacci, furti e danneggiamenti di vario genere e natura, destabilizzazioni volontarie, ecc., subiti nel Palazzo e nel fondo Tremolazza: Maggio 1977 (1° di oltre 20 furti subìti e denunciati al Palazzo di Vittoria, tutti finiti a niente pur essendo stati asportati ben tre camion di refurtiva), 16-04-1991, 28-07-1992, 05-08-1992, 13/28-05-1993, 27-12-1993 (da avv. Zorzi), 14/23-02-1994, 14/20-04-1994, gennaio 1995 (da avv. Zorzi), 08-01-1997, 31-12-1997, 14-01-1998, 21-09-1999, 03-02-2000, 05-06-2004, 03-03-2005.

Tutte senza esito, sin dagli inizi della mia vicenda !

                                                    **************

Appare evidente, a questo punto, che la Magistratura mi considera non solo “scomodo” ma addirittura un nemico da abbattere: i miei telefoni sono costantemente sorvegliati come se fossi io il criminale! (v. verbale del dott. U. Scelfo redatto per il mio interrogatorio del 28-01-2010).  

L’esito della mia ultima richiesta di Giustizia, avanzata fiduciosamente ma ingenuamente a Lei, dott. Tinebra, dimostra ancora una volta che la Magistratura non vuole interessarsi del mio caso!

Come può Lei, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Catania, avallare il comportamento di magistrati compiacenti e/o collusi con la mafia?

Hanno dunque ragione coloro che mi hanno detto che “vengo dalla luna se penso che un magistrato possa venire condannato” e che “lupo non mangia lupo”!

Basta qui citare l’esempio della motivazione dell’archiviazione della mia denunzia per molestie (minaccia di morte) presentata alla Procura di Catania contro ignoti (soggetti identificabili) il 08/01/1998, n.480/98 R.G.N.R. meglio descritta al superiore n.4: “Considerato che il fatto in oggetto del presente procedimento è di particolare tenuità in quanto, avuto riguardo alla esiguità del danno e del pericolo che ne è derivato per la persona offesa, nonché la sua occasionalità ed il modesto grado di colpevolezza dell’indagato, non pare giustificato l’esercizio dell’azione penale” (sic!).

L’indagato, però, è stato successivamente arrestato per vari infamanti e gravi reati, fra cui quello di “associazione a delinquere di stampo mafioso” ! 

Le chiedo, dott. Tinebra, può essere una minaccia di morte più o meno tenue? Più o meno occasionale? Più o meno dannosa? Più o meno pericolosa?

Inoltre la seconda minaccia di morte, ricevuta a soli 5 giorni dalla presentazione della su detta denuncia, fu portata immediatamente a conoscenza del PM dell’epoca, dott.ssa Scalise. (v.: n. 8  esposto a Tinebra) ma di questa ulteriore minaccia di morte pare non vi sia traccia nel fascicolo, come pure della bobina allegata alla denuncia.

La Sua inerzia, dott. Tinebra, avalla assurdamente simili risibili, incredibili, stravaganti, grottesche motivazioni e tutto il vergognoso comportamento di certa Magistratura (e di certi uomini delle istituzioni), pro Iacono e contro di me !

Tutte le strade che conducono agli Iacono non vengono seguite, anzi, vengono abbandonate!

Adesso so di avere mal riposto la mia fiducia, eppure, Lei stesso al nostro primo incontro, ebbe a dirmi: “le do il migliore” , il dott. Ugo Scelfo!

Non sapeva che da lì a qualche settimana il dott. U. Scelfo sarebbe andato in pensione?!

E perché il dott. Scelfo ha voluto iniziare con lo “sbloccare le vendite” (non di sua competenza) e non agire contro i magistrati “deviati” e gli uomini delle Istituzioni o collusi o compiacenti?

Il deleterio comportamento tenuto, poi, dal dott. Domenico Platania (successore del dott. Scelfo) di certo non è il “migliore” né dal punto di vista sostanziale né, tanto meno, dal punto di vista formale, dato che, ad oggi, non si è minimamente preoccupato di dare riscontro alla mia istanza del 09/07/2010  volta, fra l’altro, ad avere notizie sulle indagini, se mai ve ne siano, susseguenti ai miei ultimi esposti.

I danni subiti, da me e poi anche da mia moglie, sono inestimabili !

Basti considerare soltanto le spese  per legali e tecnici, affrontate per ogni pratica archiviata! La condanna di cui al superiore n.2), non solo è rimasta unica ma sono state, anche, liquidate in modo del tutto irrisorio!

Questa, dott. Tinebra, non è Giustizia !!!

Devo concludere che neanche l’intervento, da me sollecitato, di politici di destra, di centro e di c.d. sinistra (Rita Borsellino, Leoluca Orlando, Luca Assirelli (IdV), Salvo Raiti, Claudio Fava, Giulietto Chiesa, Susanna Anvar, Mimmo Sudano, Pippo Scalone, ecc.), ha spinto la Magistratura ad intervenire.

Ciò fa, però, maggiormente capire la “serietà”, sia a livello regionale che nazionale e anche internazionale, della mia vicenda non caldeggiata e poi addirittura osteggiata anche da, pressoché, tutte le c.d. Associazioni Antimafia (come p.es.: sig.ra Gabriella Guerrini della “ASAAE”; dott. Mazzeo di “terrelibere/terrediconfine.org”; “Censurati”; Enrico Natoli di “Cuntrastamu”; Giorgio Bongiovanni di “AntimafiaDuemila”; Don Luigi Ciotti di “Libera” (!); ecc.) e da alcuni giornalisti od “opinionisti” (Fabrizio Gatti, Carlo Ruta, Concita Occhipinti, Salvatore Cosentino, ecc.), e ciò a riprova che chi ha contro la ‘vera’ mafia, quella ad alto livello, si ritrova contro la Magistratura, i politici, la stampa, le Forze dell’Orine, gli Uffici Statali, e, “dulcis in fundo”, anche le Associazioni Antimafia!   

Non mi resta che porgerLe i miei saluti, scusandomi per i termini non tecnici di questa mia missiva, dovuti al fatto che, sia io che mia moglie, non riusciamo più a reperire né avvocati né tecnici disposti a difendere onestamente noi e i nostri interessi. Chi ha il coraggio di rompere il muro del silenzio e dell’omertà, riesce a dire:“Io qui ci lavoro” – “Io non lavoro per un cadavere” !

Come vede, dott. Tinebra, “la morte è morte anche se non c’è un cadavere”!

Giovanni Battista Pancari

CAUTILLO. IL MARESCIALLO DEI CARABINIERI PERSEGUITATO DALLO STATO OMERTOSO

LO STATO COMPLICE OMERTOSO

Vi abbiamo già parlato di quello che é ormai un giallo italiano: il caso del Maresciallo dei Carabinieri Antonio Cautillo e dell’’insolita situazione che lo vede di continuo “inquisito”.

Vicenda che definimmo “imbarazzante” che si trascina da 3 legislature, di cui si sono occupati ben 14 parlamentari di Camera e Senato, oltre dieci anni tra procedimenti di vario tipo, in cui il Maresciallo ha superato numerosi processi nei Tribunali nonché una sequela di procedimenti disciplinari “a pioggia” come li definisce il suo legale, una cinquantina circa, con stima per difetto, discriminazioni, minacce di destituzione dall’Istituzione, una serie di repentini trasferimenti d’autorità) tutti fatti che se da un lato lo hanno sempre visto dalla parte della ragione lo hanno anche notevolmente prostrato.

Cifre da guiness dei primati quelle del Maresciallo: mai nessun militare aveva resistito tanto; tra i ben 10 ricorsi al TAR Sardegna, tramite l’Avv. Prof. Gian Luigi Falchi, Preside dalla P.U.L., balza agli occhi uno “contro il Ministero della Difesa in persona del Ministro per l’annullamento della sanzione disciplinare di Corpo di un giorno di consegna”, secondo quanto dichiara il legale del M.llo la punizione gli è stata inflitta per aver portato a conoscenza della Presidenza della Repubblica un esposto querela, concernente la propria situazione personale pertinente il rapporto di pubblico impiego nell’ambito dell’Arma dei carabinieri, caratterizzata da atteggiamenti chiaramente persecutori, ed oggetto di interrogazioni parlamentari e anche pertinenti diversi processi penali, contro di lui intentati e conclusisi tutti con la di lui assoluzione con formula piena.

Punizione per cui lo stesso Maresciallo aveva chiesto di conferire con il superiore Comandante Generale dell’Arma ed il Ministro della Difesa con ben due istanze (rimaste senza esito) allo scopo di sollecitare dalla Autorità ex legge preposta in sede giustiziale l’annullamento del procedimento disciplinare  in sede di autotutela ma ottenne: il silenzio.

Da guiness dei primati le assoluzioni a seguito del “diluvio” di incriminazioni penali “ammucchiate” nei confronti del Maresciallo dal 1997 ai giorni nostri che sarebbe davvero lungo anche solo elencare in forma analitica: 13 anni di inferno.

Tra tutti i precedenti penali risoltisi a totale favore del Maresciallo “spicca”, se così si può dire, una denuncia penale (10.6.02) del Gen. Gasparri nei suoi confronti per cui é stato incriminato per “diffamazione aggravata” (p.p. 0576/02 Procura Militare) ed assolto il 4.2.03, sentenza n. 13/03 “perché il fatto non sussiste”.

Generale che gli ha anche inflitto una sanzione disciplinare di “10 giorni di consegna di rigore” che il Maresciallo ha, nel lontano 2002, impugnato con ricorso giurisdizionale nanti il TAR, tuttora pendente.

Il Generale Gasparri é fratello del più noto Onorevole Maurizio Gasparri, capogruppo dei Senatori del Popolo delle Libertà, in quota ex AN, come l’attuale Ministro della Difesa Ignazio La Russa.

Promana ora da tutti i partiti, indipendentemente dalle singole e diverse ideologie ed appartenenze, una richiesta di far luce sulla vicenda mediante “l’avvio di una indagine interna al fine di accertare le motivazioni e responsabilità dei fatti in premessa,” nonché dall’interessato 18 istanze di verità e giustizia “per difendere la dignità professionale e il proprio lavoro” al Ministro della Difesa: il silenzio.

Antonio Cautillo, uomo delle Istituzioni, di certificata onestà e rettitudine morale, correttamente, ripone fiducia nelle medesime e stigmatizza “chi fa ogni giorno a caro prezzo il proprio dovere ed ha senso dello Stato confida nelle Istituzioni di garanzia poste a tutela del cittadino onesto da cui deve poter avere risposte”.

Di seguito aggiornamenti sull’attualità di un onesto servitore dello Stato che lo Stato deve difendere.

Ecco cari amici e lettori; una volta letto questo post molto formale che racchiude in un brevissimo sunto la travagliata storia del M.llo Cautillo, mi auguro di aver fatto riflettere, di aver colpito il cuore e, prima di tutto ciò, mettervi nella condizione di dire “Potrebbe capitare a chiunque. E’ un onesto lavoratore e come tale deve essere aiutato”

Il mio modesto ed umile aiuto si sta rivelando importante, ma solo grazie al vostro appoggio ed aiuto possiamo fare sempre più “grossa” questa voce.

Antonio ha sete di giustizia ed in quanto figlio della stessa bandiera e quindi nostro fratello, merita tutta la nostra solidarietà ed aiuto.

http://informarexresistere.fr/il-silenzio-complice-dello-stato-italiano.html

http://christianfiore.wordpress.com/2010/07/27/l%E2%80%99ingiustizia-italiana-antonio-cautillo-silenzio-di-stato/

IL MALAFFARE A TRIESTE E COME DIFENDERSENE

Disponibile il libro-inchiesta sul malaffare a Trieste, e come difendersene
31 Gennaio 2011 19:15
Il 29 gennaio è stato presentato presso la Libreria Minerva di Trieste , l’atteso e straordinario libro-inchiesta di Roberto Giurastante sul malaffare a Trieste, TRACCE DI LEGALITÀ. Sinora ne circolavano solo delle pre-edizioni, in particolare tra coloro che si occupano dell’argomento a vari livelli professionali o di impegno civile. Anche se per la mancanza di un editore locale abbastanza coraggioso si è dovuti ricorrere all’autoedizione molto lontano da questa città.

Ora il libro (526 pagine, 20 euro) può essere finalmente acquistato alla stessa libreria Minerva di via San Nicolò 20, oppure ordinato versando 25 euro (5 sono per spese di spedizione) sul conto corrente postale 83762187 intestato a Greenaction Transnational, specificando come causale «libro tracce di legalità» ed indicando esattamente l’indirizzo al quale dev’essere spedito.

Roberto Giurastante è da anni la personalità senza dubbio più energica ed attiva dell’ambientalismo triestino, per il quale ha operato prima come responsabile locale e regionale dei Friends of the Earth – Amici della Terra, FoE-AdT, e da alcuni anni con Greenaction Transnational, GT, e con l’internazionale Alpe Adria Green, AAG, di cui è anche il portavoce per l’Italia.

Le sue clamorose inchieste, scoperte e battaglie hanno segnato le cronache ambientali triestine e transconfinarie di questi anni, perché non ha mai avuto paura di indagare, documentare e denunciare i fatti, né di affrontarne le conseguenze tanto più pesanti ed anomale quanto più potenti erano i personaggi o gli ambienti responsabili denunciati, né di reclamare presso l’Unione Europea per inadempienze od abusi delle autorità italiane.

Mentre le sue azioni per la difesa dell’ambiente e della legalità, che si sono sempre confermate fondate, ottenevano successi in sede europea, nell’ambiente triestino è stato sottoposto a ritorsioni altrettanto significative che vanno dai silenzi stampa alle minacce di stampo mafioso (come di recente una testa caprina mozzata e martoriata, messa davanti l’uscio di casa), a vicende giudiziarie anomale, sino a pesanti ostilità della sede romana di AdT, sollecitate da politici locali. E non sono mancate le campagne di delegittimazione per presentarlo come estremista nemico di una società perbene, con accuse analoghe a quelle che vediamo rivolte ad altro Roberto, Saviano, impegnato ed esposto in prima persona contro tutte le mafie.

Il paragone non è fuori luogo, poiché anche a Trieste e nei settori affrontati da Roberto Giurastante ci sono tracce sensibili delle mafie tradizionali, cui si aggiungono i traffici di pseudo-massonerie, sette satanistiche e giri di perversioni illegali e droga anche ai livelli che contano. E pure qui, anzi forse più che altrove, il tutto è coperto e protetto da un’incredibile cappa di silenzi ed omertà che proietta la falsa immagine di una tranquilla, storica città benestante di confine dove non succede mai nulla. Invece anche qui la miseria cresce, succede (non da oggi) di tutto, ed il fatto che la criminalità comune sia a livelli minimi non esclude affatto quella organizzata, né quella “perbene”.

Alla presentazione del libro, introdotta e moderata dal nostro direttore Paolo G.Parovel, Giurastante dopo aver illustrato i contenuti più clamorosi del libro, ha spiegato il proprio impegno con le parole di J.F.Kennedy: «In qualsiasi sfera dell’esistenza un uomo può essere costretto al coraggio, quali che siano i sacrifici che affronta, seguendo la propria coscienza: la perdita dei suoi amici, della sua posizione, delle sue fortune e, persino, la perdita della stima delle persone che gli sono care.» E quanti lo conoscono sanno che gli si attagliano perfettamente.

Il libro di Roberto non ha precedenti a Trieste e contiene la cronistoria documentata di tutte le sue inchieste sinora svolte o connesse, più un prontuario utilissimo su come difendersi dagli abusi locali e nazionali ricorrendo alle Autorità europee. La sintesi più efficace e diretta che ve ne possiamo dare sono i capitoli principali dell’indice, che trascriviamo perciò qui di seguito, con la raccomandazione di non farvi sfuggire questo quadro straordinariamente preoccupante, proprio perché autentico, di ciò che si agita veramente dietro i palcoscenici pubblici della nostra città:

Parte prima
Il sistema delle discaricheUna zona industriale sopra una discarica – Il disastro ambientale della Valle delle Noghere .- Come funziona il sistema delle discariche – Il terrapieno di Barcola: discarica di diossina in zona balneare  – La discarica di Trebiciano – Grotte come discariche: l’inquinamento ipogeo  L’inquinamento del Golfo di Trieste: i depuratori – Emergenza sicurezza alimentare: branzini e orate al mercurio, latte ai pesticidi . L’affare delle bonifiche – Rifiuti radioattivi: il caso Ecormed  – Quelle strane società in odor di ‘servizi’ – Quei traffici di materiale nucleare – La Balkan Route – Da Trieste alla Somalia: il traffico internazionale di rifiuti tossici.

Parte seconda
Il sistema degli appaltiGli affari del cemento – Un parcheggio di ‘scambio’: il caso Caliterna – Il ‘cartello’ dei costruttori (CIET) – Dai parcheggi alle concessioni demaniali – Affari di famiglia – Appalti di Stato: il caso Sviluppo Italia – Il futuro degli appalti: tra parchi marini e TAV.

Parte terza
Il sistema dei villaggi ‘turistici’ – Progetti di sviluppo ‘turistico’: i collettori dei finanziamenti pubblici -Il grande affare della baia di Sistiana – Primo intervento della Commissione Europea – la compravendita della cava di Sistiana: come escludere dall’affare gli intrusi – Nuovi affari su Sistiana – Baia degli Uscocchi: l’altra speculazione tentata dal ‘sistema’ – Da una parte all’altra del Golfo: Porto San Rocco – Un parco giochi per bambini sopra una discarica – Rinviato a giudizio per avere denunciato la discarica-parco giochi – Uno stabilimento balneare sopra una discarica di mercurio e idrocarburi: il caso Acquario – L’intervento della Commissione Europea.

Parte quarta
Il sistema del rischio nucleare e industriale Il rischio nucleare a Nord Est: il caso Krško – 4 giugno 2008: l’allarme nucleare in Europa – La violazione della legge Seveso e i rigassificatori – L’aggravamento del rischio: il terminale di rigassificazione Gas Natural – L’affare dei rigassificatori: interessi privati o di Stato?

Parte quinta
Il sistema della repressione – Nemici pubblici – Primo livello: minacce agli ambientalisti – Secondo livello: l’aggressione giudiziaria – Interruzione di servizio pubblico – Condannate l’ambientalista ‘cattivo’ – I cittadini non hanno gli stessi diritti dei politici – L’aggressione interna – La delegittimazione e la censura stampa – L’effetto delle delegittimazione – Condannato per avere denunciato l’inquinamento – Senza possibilità di difesa – Le barriere della giustizia.

Parte sesta
Il sistema del contropotere – Tra pseudo-massonerie e satanismo –  L’ombra di Gladio 2 – Operazione foibe: la mano di Gladio 2 – Operazione cittadinanza: destabilizzare i Balcani, e non solo – Quegli affari pericolosi: il crack della TKB.

Parte settima
Come si mantiene un sistema di potereI pilastri del ‘sistema’ – Gli organi di informazione – L’autorità giudiziaria – Il controllo della classe politica – L’appoggio dei servizi – I limiti ambientali del ‘sistema’: il disastro ecologico e le sue conseguenze.

Parte ottava
Difendersi dal sistema: le istituzioni comunitarie Come esercitare i propri diritti di cittadini europei Le istituzioni comunitarie – Come ricorrere all’Unione Europea: funzionamento del Parlamento Europeo – La petizione al Parlamento Europeo – La denuncia alla Commissione Europea – La denuncia alla Corte di Giustizia Europea – Ricorso al Mediatore Europeo .- Denuncia all’ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (OLAF) – Ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo – Esempi di ricorsi.

http://www.lavoceditrieste.info/index.php?option=com_content&view=article&id=237:finalmente-disponibile-lo-straordinario-libro-inchiesta-di-rgiurastante-sul-malaffare-a-trieste-e-su-come-difendersene&catid=40:inchieste&Itemid=27

MOBBING E MALAGIUSTIZIA

MOBBING E MALAGIUSTIZIA

Pubblichiamo il caso eclatante di Gianni Favro, un insegnante di musica mobbizzato dalla scuola e calpestato dalla magistratura. Egizio Trombetta che ha realizzato il servizio tiene a sottolineare che le sue interviste sul mobbing non hanno la pretesa di essere delle vere e proprie inchieste. Si tratta per intero ogni vicenda per tentare di individuare le cause che hanno successivamente scatenato le aggressioni subite dagli intervistati.

SAN MICHELE AL TAGLIAMENTO (27 gennaio 2010)

Intevistatore: Gianni, quando nasce la sua storia?

Gianni: “Inizia quattro anni fa quando cercai di studiare e aggiornarmi professionalmente. Io sono un insegnante di scuola media, insegno clarinetto. Da quel momento nasce il mio calvario, invece di essere tutelato dalla scuola per cui lavoro e dall’università dove vado a studiare, mi sono visto ostacolare in un modo che non avevo previsto. Ho avuto grandi difficoltà ad ottenere da parte della scuola le agevolazioni che mi spettavano, le centocinquanta ore. Grandi difficoltà le ho avute anche da parte del conservatorio dove stavo conseguendo altre Lauree. Sono arrivato quasi alla quinta Laurea.

”Centocinquanta ore? Di cosa stiamo parlando?

“Sono un diritto del lavoratore ad usufruire di centocinquanta ore durante l’anno scolastico per poter studiare ed aggiornarsi. Si in tratta in sostanza di permessi, ore retribuite. E’ dunque lo Stato che garantisce la formazione. Queste normative, nel nostro caso, sono garantite da Contratto Collettivo Nazionale e dal Contratto Collettivo Regionale Integrativo.

Quindi ha subito pressioni orientate a non farle prendere questi permessi straordinari

“A tal proposito è stata una denuncia pubblica da parte della Cigl di Pordenone dove si legge: pressing psicologico per evitare le assenze dei docenti attivato dai dirigenti o dai direttori amministrativi per evitare il problema delle sostituzioni. In pratica si vogliono risparmiare dei soldi sulla pelle degli insegnanti che vogliono aggiornarsi. I dipendenti pubblici che hanno intenzione di aggiornarsi stanno subendo delle vessazioni ”

Che tipo di comportamenti ha subito da parte dei suoi superiori e da parte dei suoi colleghi?

“Ho ricevuto pressioni di tipo psicologico. Le pressioni si sentono nell’aria, ma ho subito anche delle negazioni vere e proprie ad ottenere i permessi dal punto di vista burocratico. Da parte dei colleghi non posso dire che c’è stata neutralità. Il mobbizzato viene sempre lasciato solo, separato dagli altri colleghi”.

”E quindi?

“E quindi nessuno ti aiuta” Mi faccia un esempio “Lo scenario è questo, io vado a scuola e trovo degli insegnanti che nei corridoi non ti salutano,  ti evitano, anche se vuoi parlare loro di problemi didattici. Parlare col mobbizzato vuol dire esporsi, correre dei rischi, compromettersi”

Non la invitano nemmeno a prendere il caffè?

“Assolutamente no. Avevo dei grandi amici all’interno della scuola, queste amicizie sono andate perse”

Cosa intende lei per amicizia?

“Voleva dire che prima che iniziassi a studiare, più di quattro anni fa, andavamo a mangiare una pizza insieme, si collaborava nei vari progetti per la scuola e oggi mi ritrovo assolutamente isolato”

Quindi adesso va a mangiare la pizza da solo?

“Adesso sicuramente non frequento queste persone, ma non per mio volere”

Lei ha subito più mobbing verticale, da parte dei suoi superiori, o più mobbing orizzontale?

“Il mio mobbing è soprattutto verticale, in quanto sono stato licenziato  con dei pretesti inventati. Subii uno shock da licenziamento.  Trascorsi quattro giorni dal mio licenziamento ricevo una missiva che mi notifica la condanna a quattro mesi e quindici giorni di reclusione, senza processo, per danno all’erario. Secondo un dirigente io non avrei giustificato le mie assenze”

La motivazioni del licenziamento sono state dunque le assenze?

“ Le motivazioni del licenziamento sono complesse. Ci sono sei assenze considerate ingiustificate che non c’entrano con le centocinquanta ore, sono permessi di studio che avevo chiesto per sostenere esami di stato. Noi insegnanti abbiamo otto giorni all’anno di permesso per sostenere esami riconosciuti dallo Stato. Io mi sono presentato a questi esami e stranamente all’Università non mi hanno consentito di sostenerli. Quando mi sono presentato  a scuola ho giustificato le assenze come gravi problemi personali. Il preside della scuola non ha tenuto conto di queste giustificazioni e ho subito una contestazione di addebiti”

Quando è stato licenziato?

“Il 4 giugno del 2010 ho ricevuto una lettera di licenziamento”

Immagino che avrà già fatto  vertenza?

 “Ho fatto un ricorso d’urgenza prima di fare la vertenza vera e propria. Ho chiesto di tornare a lavorare prima di andare in causa in quanto il mio licenziamento è illegittimo. Ho avuto delle difficoltà. L’altro giorno ho avuto udienza dal consiglio del tribunale perché ho fatto ricorso su quanto il giudice aveva emesso in sentenza”

Ci può parlare delle cause fisiche provocate da questo periodo di stress?

“La pressione psicologica che inizia già con le prime remissioni ad attenere i permessi, credetemi è veramente dura. Dopo una prima fase si comincia ad andare dal medico per chiedere dei sonniferi, dei tranquillanti, ma anche supporto tecnico, quindi da uno psicologo o da uno psichiatra per poterti sostenere in questa situazione. Sono stato monitorato dal centro del sonno perché non riuscivo più a dormire. E’ un danno fisiologico veramente grave”.

Lei ha delle carte da mostrarmi mi sembra di capire…

“Io ho qui una mia richiesta per iscrivermi ad un corso abilitante dove il ministero mi scrive: caro professor Favro, non risulterebbero sussistere i requisiti previsti dalla normativa e per partecipare al corso abilitante”

Senta professor Favro, ma qualcuno le ha mai fatto capire che se non si fosse aggiornato avrebbe messo a repentaglio la sua stabilità lavorativa?

“Assolutamente no. Questa mia volontà di autoaggiornamento è data sicuramente dal fatto di essere musicista. Il musicista studia costantemente con lo strumento. Sarà anche una questione innata perché sono arrivato alla mia quinta Laurea. Questa mia motivazione  è stata riconosciuta intanto dalla avvocatura di stato, ma è stata anche data dagli auspici del Ministro Brunetta ”

Ma nel 2006 Brunetta non c’era ancora… “Non c’era Brunetta ma essendoci delle possibilità si cerca di sfruttarle. Fa parte dell’individuo migliorarsi ”

Quindi l’ostacolo maggiore l’ha incontrato a livello economico, per i costi che l’istituto si trovava a fronteggiare a seguito dei permessi che lei intendeva prendere. Non fu preso di mira personalmente per qualche motivo legato alla sua persona.

“Si questo è vero. Nel mio piccolo posso dire di essere stato un buon insegnante, di aver portato tanti allievi ai concorsi, la mia attività è stata certamente apprezzata anche dai genitori. Le vincite dei concorsi da parte dei miei allievi ne sono le prove. Sono diventato un insegnante scomodo perché mi sono opposto a queste negazioni”

Ma non le mai venuto mai in mente di aver tirato un po’ troppo la corda?

“Mah, se avessi preso tutte le centocinquanta ore ogni anno e avessi speculato  posso capire. Ma io ne ho prese la metà oppure ho chiesto l’adeguamento dell’orario di servizio”

Lei ha mai cercato un confronto diretto col suo dirigente? “Credo di avergli mandato un centinaio di lettere…”

In generale, le vessazioni al corpo insegnati, sono frequenti?

“L’Istat tempo fa ha fornito dei dati impressionanti per quanto in Italia sia grave questo problema. Le posso mostrare il Contratto  degli insegnanti del 2006, all’articolo 98, dice che proprio per ostacolare il Mobbing avrebbe dovuto esserci l’istituzione di un comitato paritetico sul Mobbing e uno sportello di ascolto direttamente nelle scuole. Siccome il Contratto Collettivo è legge e questi comitati paritetici non sono stati ancora organizzati, significa che le attività scolastiche sono fuori legge. Serve una figura di mediazione fra docente e dirigente. Se non vengono attivati questi comitati anti-mobbing ci sarà sempre questo grosso problema. Un plauso alla Lombardia che ha istituito un giudice di pace fra docenti e dirigenti. C’è la denuncia su La Repubblica del segretario nazionale della Gilda, un altro sindacato, secondo cui le scuole in Italia sono diventate come caserme. Chi non ubbidisce, chi cerca di far valere le proprie ragioni e i propri diritti, viene anche vessato”

Guardi la voglio tranquillizzare… non è così solo nelle scuole. “Certo ma abbiamo l’articolo 2087 del Codice Civile che parla della salute e della personalità morale del dipendente. Quindi il datore di lavoro è dovuto a salvaguardare la salute e la personalità morale del dipendente. Questo è assolutamente mancato nel mio caso e manca in tutti i casi dove si verifica una situazione di Mobbing”

Nel dicembre 2010 c’è stata una sentenza importante “La Corte di Cassazione nella sentenza numero 44083 depositata il 21 dicembre 2010 dichiara espressamente: il comportamento vessatorio continuato in pregiudizio di un lavoratore non costituisce ne maltrattamenti ne Mobbing, ma violenza privata continuata aggravata.  Quindi questa è una sentenza che apre molte porte, che apre molte possibilità di difesa per il lavoratore. Adesso, mancando una legge sul Mobbing a differenza della Francia, ad esempio, c’è però questa sentenza che però è una pietra miliare i cui giudici non possono ignorare”

Ecco ma l’aggredito come se ne può avvalere?

“Il lavoratore, appena viene aggredito si rivolga ad un avvocato e faccia valere le sue ragioni attraverso il suo avvocato prima di arrivare alle denuncie. Non esitare a denunciare il tutto alle autorità preposte”

Ma l’aggredito per far valere i suoi diritti, che tipo di contratto deve avere? “Deve armarsi di pazienza…”No no, intendo che contratto di lavoro deve avere “A tempo indeterminato”

E tutti quelli che hanno contratti a progetto non possono fare nulla “Ah no, non sono informato, non so se per i precari esiste la stessa tutela”  

Fra le sue carte ho notato l’immagine di Sakineh. Mi spiega?

“Si tratta di un messaggio che io sto inviando . Sono stato a Roma per dodici giorni a protestare nei vari ministeri per chiedere giustizia  e di chiedere di risolvere la mia problematica. Andando in giro per i vari palazzi di Roma non ho potuto non notare affissa per i muri della capitale l’immagine di Sakineh. Per lei si sono mobilitate tutte le istituzioni. Per Gianni Favro, insegnante, perseguitato da quattro anni dalle istituzioni pubbliche dello Stato Italiano, definito democratico e civile, è ora considerato un fuori legge. Per Gianni Favro non si è mobilitato nessuno o quasi”

Mi perdono Favro, a me risulta che Sakineh stia rischiando la vita… “Io credo di aver pensato almeno cento volte al suicidio, almeno nei momenti gravi”

Come viene considerato un mobbizzato dagli amici e dai colleghi?

“Ma non solo dagli amici e dai colleghi, anche dai familiari. Viene considerato come una persona che si è fissata nei suoi diritti. Allora, intanto, non si capisce la problematica. In questo periodo ho perso tanti amici e non solo quelli di scuola. Ci si ritrova spesso ad essere incompresi. Ho perso anche la morosa, le ragazze mi stanno lontano perché capiscono che io sono in tensione, ma forse avranno anche paura della mia problematica. Con i miei amici ci si rivede davanti ad un bicchiere di vino, sono incuriositi dalla mia vicenda , ma niente possono fare. Non c’è un amico che si sia interessato veramente della mia problematica, tanto meno i miei familiari che secondo loro bisognerebbe lasciar perdere. Ma arrivati a questo punto non si può”

Senta ma i quattro mesi di reclusione li ha mai scontati?

“C’è un procedimento penale in corso, sto difendendomi in tribunale anche senza l’avvocato perché gli avvocati non stanno facendo niente per me. Gli avvocati in udienza scappano, non mi danno la possibilità di difendermi. C’è una grave debolezza degli avvocati verso le amministrazioni pubbliche. Il dipendente pubblico non viene tutelato in tribunale, dagli avvocati, ma anche dai magistrati”

Prima di iniziare l’intervista mi ha mostrato il Kit del mobbizzato. Me ne parla brevemente? Può riassumerci in cosa consiste questo Kit? “Il mio è un Kit del mobbizzato manifestante. E’ composto da megafono, le bandiere italiane, e tutta una serie di cartelloni con su scritto frasi come “Gli avvocati difendono i criminali ma non i docenti dagli abusi della scuola,  Docente in autoaggiornamento condannato illecitamente a quattro mesi di reclusione con falsità e senza processo”.

di Egizio Trombetta

http://www.egiziotrombetta.com/index.php?option=com_content&task=view&id=316&Itemid=1

LE MANI DELLA 'NDRANGHETA SULLA LOMBARDIA. ARRESTATI POLITICI, IMPRENDITORI E APPARTENENTI ALLE FORZE DELL'ORDINE

 
Tra gli indagati anche politici ed  appartenenti alle forze dell’ordine Volevano infiltrarsi nell’Expo 2015.
Maroni: “colpito cuore del sistema”.
ROMA
Trecento arresti tra la Calabria e il Nord Italia: è la maxi operazione più grande mai eseguita dalle forze dell’ordine (Carabinieri e Polizia) contro la ’ndrangheta. Impegnati per il blitz 3000 uomini, gli arrestati sono accusati di associazione di tipo mafioso, traffico di armi e stupefacenti, omicidio, estorsione, usura ed altri gravi reati.

Secondo gli investigatori l’indagine ha messo in evidenza una direzione strategica nella città di Reggio Calabria, cui farebbero capo i «mandamenti» della ’ndrangheta della provincia e quelli del nord Italia e dell’estero, dalle Americhe all’Australia. In pratica è stato colpito lo schema organizzativo della mafia calabrese, mutuato dalla mafia siciliana. Centoventi i fermi disposti dalla Dda di Reggio Calabria; 180 gli arresti disposti dalla magistratura di Milano. Nella rete degli investigatori sarebbero finiti tutti i capi dei clan del reggino. In manette oltre ai vertici delle cosche calabresi, anche 4 carabinieri, un direttore della ASl di Pavia.

Secondo i magistrati di Reggio Calabria e di Milano la ’ndrangheta, dopo un lento processo evolutivo, già delineato da alcuni collaboratori di giustizia nei primi anni ’90, ha raggiunto una nuova configurazione organizzativa, in grado di coordinare le iniziative criminali delle singole articolazioni, soprattutto nei settori del narcotraffico internazionale e dell’infiltrazione negli appalti pubblici. È stato documentato tecnicamente come le cosche della provincia di Reggio Calabria costituiscano il centro propulsore delle iniziative dell’intera organizzazione mafiosa, nonchè il punto di riferimento di tutte le proiezioni extraregionali, nazionali ed estere. Le indagini sarebbero partite dall’omicidio di Carmelo Novella, detto compare Nuzzo, nominato capo di questo organismo, ma fatto uccidere, il 14 luglio del 2008 in un bar di San Vittore Olona, dai calabresi per le sue tendenze giudicate eccessivamente autonomiste.

Tra gli indagati ci sono anche quattro, tra brigadieri e appuntati dei carabinieri di Rho (Milano), l’ex assessore provinciale di Milano Antonio Oliviero (per corruzione e bancarotta) e l’assessore comunale di Pavia Pietro Trivi (per corruzione elettorale). Arrestato per associazione mafiosa e corruzione anche il direttore dell’Asl di Pavia, Carlo Antonio Chiriaco. Le indagini hanno anche portato all’arresto di Francesco Bertucca, 57 anni, imprenditore edile di Pavia, e di Rocco Coluccio, biologo e imprenditore. Insieme al direttore dell’Asl di Pavia sono accusati di essere stati organici alla ’ndrangheta e di essere il punto di congiunzione con l’organizzazione agli ordini del boss Pino Neri. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, si è congratulato con il Capo della Polizia-Direttore generale della Pubblica Sicurezza Antonio Manganelli, e con il Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, «per l’eccezionale operazione antimafia condotta oggi in varie regioni d’Italia». «Si tratta in assoluto – afferma Maroni – della più importante operazione contro la ’ndrangheta degli ultimi anni, che oggi viene colpita al cuore del suo sistema criminale sia sotto l’aspetto organizzativo che quello patrimoniale».

Nell’inchiesta emerge il tentativo di mettere le mani sugli appalti dell’Expo 2015. E’ stato ricostruito il tentativo di assorbire nell’organizzazione criminale importanti aziende lombarde operanti nel settore edile che versavano in condizioni di difficoltà economica, allo scopo di costituire imprese ad hoc, in grado di partecipare direttamente all’affidamento degli appalti per l’Expo 2015. Un progetto ambizioso che non si è concretizzato a causa del mancato risanamento della Perego, società attualmente sottoposta a procedura fallimentare. Nell’inchiesta, inoltre, emerge un radicamento sempre maggiore della ’ndrangheta in Lombardia e nell’hinterland. Da alcune intercettazioni e a detta degli stessi indagati, «sarebbero operativi in Lombardia 500 affiliati della ’ndrangheta».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201007articoli/56668girata.asp
Blitz anti-‘ndrangheta, 300 gli arresti. Le mani delle cosche sulla Lombardia.

MASSOMAFIA IN UMBRIA. IL SUO GHOTA E LE INFLITRAZIONI NELL'ITALIA CENTRALE

“La Mafia, Il suo Ghota e le infiltrazioni nell’Italia centrale”

Pubblichiamo uno stralcio del documento a cura della Confesercenti di Terni-Sos Impresa che rivela la presenza della massofia nel territorio umbro e nell’Italia centrale. 

Dalla banda degli Ex pentiti all’Operazione Naos

Indagando sul traffico di stupefacenti, intimidazioni e incendi, rapine e altri traffici illeciti, la Dda di Perugia scopre quello che verrà definito dagli stessi inquirenti il clan degli ex-pentiti, che ha agito sul territorio umbro nel biennio 2006-2007. Dalle indagini è emerso che, nel carcere di Voghera, un ex-collaboratore di giustizia, Salvatore Menzo appartenente al clan mafioso di Niscemi, avrebbe deciso, insieme ad altri detenuti, di andare a vivere, al termine della pena, a Perugia, dove aveva una serie di conoscenze utili sia negli ambienti malavitosi, sia nella finanza. Scelta rivelatasi vantaggiosa per il neo gruppo criminale che, da subito, è riuscito a imporsi sul territorio, attraverso il traffico di stupefacenti (soprattutto cocaina dalla Lombardia), di armi, il controllo della prostituzione e il riciclaggio di denaro sporco, entrando in contatto con il clan Farao-Marincola di Cirò Marina.

Anche una seconda indagine, condotta dal PM di Perugia Duchini, vedono al centro le attività illegali di Menzo e del suo gruppo, nonché il night club Kristall di Perugina, oltre a numerose altre insospettabili società. Un’inchiesta partita dallo sfruttamento della prostituzione e arrivata al riciclaggio di denaro sporco che vede Menzo, secondo gli inquirenti, al centro di un’intensa attività di riciclaggio nei settori finanziario e immobiliare. Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio clan mafioso, legato ai rispettivi clan di origine e a nuove cellule residenti in Lombardia. Oltre a Menzo nel gruppo troviamo Marcello Russo, pugliese ex-pentito, e Salvatore Conte, casalese, anche lui ex-collaboratore di giustizia, affiliato al clan camorristico La Torre. Quest’ultimo è ucciso, nel marzo 2007, all’interno di una faida interna, perché diventato “inaffidabile”. L’omicidio, strano a dirsi, è avvenuto proprio sul territorio umbro e il cadavere verrà ritrovato in un bosco di Carpiano di Monteurbino, nel novembre 2007.

A raccontare tutto Paolo Carpissati, un imprenditore, che, dopo una serie di disavventure, è entrato in contatto con il clan e un gruppo criminale albanese dedito al traffico di stupefacenti. Dalla collaborazione di Carpissati e dopo l’arresto di Marcello Russo emergono anche altri aspetti inquietanti dell’intera vicenda. Il clan agiva in territorio umbro, mantenendosi però in stretto contatto con camorristi campani, stanziati nel capoluogo lombardo.

Le indagini infatti si snodano tra l’Umbria, la Lombardia, ma anche la Toscana e la Sicilia.

A svelare i fitti intrecci e la pericolosità del gruppo, un’indagine della Procura di Firenze su una serie di truffe telefoniche, che ha visto coinvolti il presidente dell’Arezzo calcio Piero Mancini, titolare della Fly Net di Arezzo, Giuseppe Cimieri, calabrese di Ciro’ Marina, residente a Perugia, il fratello Fancesco Cimieri, residente a Londra, e Carlo Contini, residente a Perugia.

I tre avrebbero costituito a Londra due societa’, la Plug Easy e la Global Management Trade Ldt, dove venivano trasferiti i soldi provento delle attività illecite. Ed è proprio con Salvatore Menzo, capo del clan degli ex pentiti, che i calabro umbri Cimieri e Contini, avrebbero avuto contatti diretti.

Nel febbraio 2008 scatta l’Operazione Naos, considerata la prima e più grande operazione an- timafia nel territorio umbro: cinquantasette arresti, di cui venti in Calabria, tra gli arrestati amministratori e dirigenti locali, accusati di poggiare politicamente un accordo imprenditoriale tra ‘ndrangheta e camorra per controllare e gestire gli appalti in Umbria, impossessarsi di aziende pulite, ed espandere le proprie capacità aziendali e di business. A svelare l’accordo oscuro i carabinieri del Ros che, al termine di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Perugia, hanno eseguito gli arresti nei confronti dei presunti appartenenti al sodalizio mafioso collegati al clan dei casalesi e alla ‘ndrina dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti, una delle cosche calabresi più forti e pericolose. Le indagini sono state divise in due parti, la prima ha riguardato le cosche calabresi, la seconda, invece, ha permesso di mettere in evidenza, proprio nel territorio umbro, dell’esistenza di un sodalizio legato al clan dei casalesi che, pur mantenendo contatti con l’organizzazione di appartenenza, ha operato in totale autonomia e in collaborazione con la criminalità umbra per gestire il traffico di stupefacenti e di autovetture rubate e clonate, per riciclare il denaro sporco in attività edilizie e gestire un giro di assegni falsificati. A siglare gli affari calabro-umbri una sostanziale pax mafiosa, in grado di tenere lontana l’attenzione delle forze dell’ordine. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Antonella Duchini, ha evidenziato quelle che nell’ordinanza di custodia cautelare del gip perugino vengono definite le nuove strategie del gruppo criminale, miranti a spostare, dagli storici territori di appartenenza, l’attività soprattutto economica delle famiglie. Riguardo al presunto sodalizio costituito in Umbria, nell’ordinanza è rilevato il suo elevatissimo spessore criminale tenuto conto della rete di intese con i vertici delle famiglie della ‘ndrangheta del versante ionico e con i loro emissari. Nel provvedimento si fa inoltre riferimento all’accordo tra alcuni degli arrestati per costituire a Perugia una serie di società pulite attraverso le quali aggiudicarsi appalti pubblici e privati mediante concessioni ottenute con intimidazioni e corruzioni. In particolare, le ‘ndrine calabro umbre, si apprestavano a investire in un centro turistico a Norcia, fra i monti sibillini: un villaggio turistico, comprensivo di campeggio, albergo, ristorante, minimarket e una cinquantina di mini appartamenti nel bel mezzo del Parco nazionale. Gli inquirenti, poi, hanno individuato sul territorio, fra Perugia e Ponte San Giovanni, imprese, intestate a prestanome, nate esclusivamente per la partecipazione ai bandi di gara. Alcune di queste aziende contenute nell’ordinanza di custodia cautelare sono: Teti spa, Bnn costruzioni srl, Emmebì costruzioni srl, Italappalti, Imextra spa, IV millennio, Magliulo Costruzioni, Edil Benny. Gli appalti erano concentrati in gran parte nel comune di Marsciano (Pg) dove per realizzare un lavoro sarebbero stati utilizzati materiali scadenti, all’insaputa della ditta pulita che ne copriva l’appalto e che a sua volta lo aveva subappaltato ad altre due ditte: la EdilBenny e la IV Millennio.

Al centro del sodalizio Giuseppe Benincasa, calabrese di origine residente da anni sul territorio umbro, già noto agli inquirenti come pregiudicato, che era riuscito a porsi grazie alle sue amici- zie in noti ambienti calabresi e umbri come interfaccia, locale e mafiosa, sul territorio.

Dalle attività d’indagine –ha scritto il gip – emergeva come i guadagni illeciti dell’organizzazione venivano reinvestiti dai singoli in attività all’apparenza legali, che permettevano di ripulire enormi quantità di denaro.

A gestire il cartello d’imprenditori sempre Giuseppe Benincasa, ma nelle compagini societarie, oltre a nomi di comodo, figurano altri indagati che, in una sorta di rete d’incarichi di rappresen- tanza, da un lato rendono problematica dall’esterno la ricostruzione del gruppo societario, dall’altra hanno consentito al sodalizio di gestire, in maniera unitaria, gli interessi comuni.
L’intera operazione, la prima che sancisce la presenza della mafia, così come la connota il 416 bis, è la dimostrazione che non sono infondati gli allarmi riguardanti soprattutto l’intensificarsi del traffico di stupefacenti e come sia in atto, da tempo, il tentativo di esportare e radicare in Um- bria una pratica del malaffare da estendere poi a settori dell’economia e della società umbra.

A cura: Confesercenti di Terni-Sos Impresa-Camera di Commercio di Terni